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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente

Messaggio  626865 Ven Apr 01, 2016 8:56 am

Quanto una piccola o media impresa può competere con una multinazionale,e dedicare risorse finanziarie ad una politica di eco sostenibilità!?
Guardando alcuni siti,ho trovato un esempio nella Società Smeg.
Azienda italiana,nata in Emilia Romagna.

L'azienda dedica una parte della sua pagin web,a dare indicazione della sua politica in tema di eco compatibilità.

l'azienda ha ricevuto il premio Domotica 2007 nell'ambito della settimana della bioarchitettura. Dichiarata una delle più innovative d'Italia per la gestione intelligente dei consumi e per l’esempio di sviluppo sostenibile fornito.
Questo perchè  ha attuato negli ultimi 10 anni un decremento di quasi il 30% delle emissioni inquinanti nell’atmosfera e negli scarichi e una significativa diminuzione dei consumi idrici pari al 40% in rapporto alla produzione, nonché una riduzione di materiale, soprattutto negli imballaggi.  Un notevole impegno risulta  anche nella lungimirante gestione dei rifiuti: sono stati ridotti gli scarti prodotti, sia in termini di quantità che di pericolosità, ed è stata potenziata del 20% la raccolta differenziata degli avanzi di materiali da destinarsi al riuso o al riciclo.

Inoltre la società
Per migliorare l’impronta ecologica dei prodotti, oltre ad osservare scrupolosamente le indicazioni delle direttive europee, RoHs e REACH, attenendosi ben entro i valori minimi di legge,si è dotata di una REGOLAMENTAZIONE INTERNA che amplia ulteriormente le restrizioni nell’uso di sostanze considerate potenzialmente NOCIVE.

questo è un esempio di azienda,che pur essendo di piccole-medie dimensioni,dedica ampio spazio  e attenzione all'ambiente,e le Multinazionali?

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Eco sostenibilità smeg

Messaggio  626865 Ven Apr 01, 2016 9:13 am



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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty utilità politiche ecosostenibili per le multinazionali

Messaggio  0000689864 Ven Apr 01, 2016 9:20 am

L'utilizzo di politiche eco sostenibili sono necessarie anche per le multinazionali. Esse, infatti, a maggior ragione, dovrebbero attuare tali politiche sia nella casa madre che in tutte le sedi distaccate.
I fini dell'utilizzo di queste politiche sono sia la tutela (rispetto a possibili critiche internazionali sui processi di produzione e sulle condizioni lavorative dei dipendenti e rispetto a possibili effetti negativi sull'ambiente) e, secondo la mia opinione, anche la possibilità di realizzare profitti.
Quest'ultimo obiettivo certamente in un’ottica di lungo periodo, gettando le basi perché il profitto divenga possibile e sostenibile nel tempo.

Le multinazionali, così facendo, contribuiranno in modo più marcato di quanto non lo possa fare una piccola o media impresa allo sviluppo del benessere nella comunità, migliorando le relazioni di scambio con tutte le categorie di stakeholder. Di conseguenza aumenterà anche il valore reale della stessa impresa sul mercato, poichè aumenterà la fidelizzazione del cliente e dei collaboratori, il senso di appartenenza all’azienda e la motivazione da parte del personale interno, ecc.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Multinazionali ed ecosostenibilità: cosa accade davvero

Messaggio  0000726436 Ven Apr 01, 2016 12:56 pm

L’iniziativa delle multinazionali in tema di responsabilità sociale, ed in particolare di rispetto dell’ambiente, è fondamentale non solo nel nostro Paese ma anche in tutto il resto del mondo.
Ma i grandi colossi si stanno davvero muovendo in questa direzione?
Oggi l’attenzione per l’ambiente è in aumento e ci si aspetta di acquistare prodotti da imprese che facciano altrettanto. Pena, la perdita di clientela che, sempre più attenta al tema della sostenibilità,  si sta spostando  verso prodotti bio e produttori “verdi”.
Contenere l’impatto ambientale sembra essere l’obiettivo perseguito oggi dalle multinazionali. Dico “sembra” perché a mio avviso i grandi colossi non fanno ancora abbastanza; o almeno, non tutti.
Eppure non se ne parla a sufficienza e, a causa della pessima informazione, la “massa” si lascia adulare da “finti impegni –presi dalle multinazionali- verso una sviluppo sostenibile”.
Degli esempi? Ne cito due che ho trovato a EXPO 2015 il cui tema, per assurdo, era proprio la sostenibilità ambientale:
Coca-Cola ha partecipato a EXPO 2015 sulla base di tre principi:
-”territorialità” perché si dice che la bevanda sia prodotta (sul nostro Paese, s'intende) con materie prime italiane e da lavoratori italiani (ma pochi sanno che in Calabria i lavoratori- per lo più immigrati- si sono ribellati per le condizioni di sfruttamento disumano ai quali erano soggetti)
-“responsabilità”. Non sono molto d’accordo dal momento che Coca-Cola è stata querelata e sanzionata in diversi paesi a causa di gravi contaminazioni delle falde acquifere in India e spreco incondizionato di acqua (si pensi che nella fase di produzione, la compagnia utilizza quasi tre litri di acqua per ogni litro di prodotto finito!);
-“sostenibilità” grazie alla nuova bottiglia chiamata Plant Bottle che sarebbe riciclabile al 100%! Rolling Eyes
Altro esempio: McDonald’s responsabile della deforestazione dei boschi, dello sfruttamento dei lavoratori, e del maltrattamento di milioni di animali fatti ingrassare al punto che le zampe non sono più in grado di reggere il loro peso. Anche questa grande catena era presente ad EXPO 2015 quindi annoverata tra le "imprese che si muovono verso politiche ecosostenibili".

Ma allora mi chiedo: quanto le imprese stanno prendendo seriamente il tema dell’impatto ambientale? Ci basta una “Plant Bottle” per parlare di sviluppo sostenibile?

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Re: Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente

Messaggio  0000725243 Ven Apr 01, 2016 6:39 pm

Ritengo che un valido esempio di impresa caratterizzata da un’attenzione verso la tutela dell’ambiente è la Granarolo S.p.a., uno dei principali gruppi alimentari operanti in Italia.
Da alcuni anni è impegnata in un processo di modifica del proprio modello di business, che ha comportato la ridefinizione della strategia imprenditoriale in un’ottica di sostenibilità.
L’obiettivo ultimo dell’impresa passa dal mero profitto, alla capacità di limitare l’impatto ambientale creando relazioni con i principali stakeholders.
Per Granarolo “la responsabilità sociale non è semplicemente attività di charity o una strategia di marketing, bensì modo mediante cui governare il business dell’impresa: la sostenibilità è vista dunque come un diverso modo di fare impresa”.
La mission dell’azienda è coerente con questo percorso imprenditoriale che non si limita ai soli fattori economici, ma interiorizza un preciso sistema valoriale, caratterizzato da un impegno nella tutela e nella difesa dell’ambiente.
E’ proprio l’ambiente infatti ad entrare in maniera pervasiva nelle scelte aziendali legate alla responsabilità sociale tramite la gestione delle risorse in modo oculato e lungimirante.
Tra le azioni poste in essere rilevano quelle orientate ad un consumo contenuto delle risorse naturali come acqua ed energia; ad una riduzione del packaging nonché di carburante ed emissioni nocive; all’ osservanza delle norme di legge in materia ambientale.
L’ecosistema e il suo grado di salute diventano parametro essenziale nella valutazione della qualità del prodotto e dell’ intero ciclo produttivo.
E' opportuno ritenere che ciò che muove l’impresa, non siano soltanto le più nobili ragioni etiche o morali, ma anche la volontà di accrescere il valore della stessa, migliorandone l’immagine e fidelizzando la clientela?

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Ambiente e multinazionali

Messaggio  0000187903 Sab Apr 02, 2016 12:05 pm

si tratta di un tema sempre più importante che coinvolge la collettività nel suo insieme.purtroppo le multinazionali,molte volte,vengono affiancate a un'immagine negativa riguardo al rispetto dell'ambiente nell'ambito delle proprie politiche produttive.per
citare qualche esempio,basti pensare alla Nestlè,accusata varie volte di inquinamento;alla Gazprom,accusata di non tenere conto dei rischi ambientali derivanti dall'estrazione di idrocarburi in aree incontaminate del pianeta;alle aziende che utilizzano determinati prodotti come l'olio di palma.l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo,e in esso sorprende che rientrano anche aziende che non esercitano attività commerciale come la FIFA,la quale durante i lavori organizzativi del mondiale di calcio 2014 in Brasile,ha utilizzato attività quali deforestazione ed
Espropriazioni nelle città scelte come sedi per la costruzione di stadi ed impianti sportivi.
Alcune multinazionali insomma sembrano pensare più ai propri profitti che a investire parte del loro ricavato allo sviluppo/ricerca e all'attuazione di politiche aziendali ecosostenibili.tutto ciò è certamente dovuto al peso che hanno determinate multinazionali,forti del loro nome e della produzione di determinati prodotti che i consumatori sceglieranno a prescindere,nonchè tramite una falsa rappresentazione della propria immagine mediante sponsorizzazioni di eventi di massa.
un caso in senso opposto che invece mi ha colpito è relativo all'azienda automobilistica Ferrari:nel codice etico e di responsabilità sociale approvato qualche anno fa,l'azienda in questione presta particolare attenzione all'ambiente mediante il progetto "formula uomo".tale
Progetto vuole porre la persona al centro della realizzazione delle
Strutture lavorative,costruite badando prima di tutto al
Confort e alla sicurezza dell'ambiente di lavoro.la
Politica di rispetto ambientale dell'azienda,invece,si legge nel codice,viene realizzata,mediante l'uso di illuminazione naturale,uso di rifiuti riciclati,contenimento del rumore e recupero dei rifiuti industriali.ovviamente l'azienda effettua annualmente consistenti investimenti per migliorare progressivamente tali politiche.questo esempio dunque,soprattutto perché la Ferrari produce prodotti di per se inquinanti,può essere indicativo che il rispetto dell'ambiente da parte delle multinazionali dipende soprattutto dalla loro volontà,pensando anche al fatto che quest'ultime hanno a disposizione più mezzi rispetto alle medie e piccole imprese?

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Multinazionali e "doppio standard"

Messaggio  0000726825 Sab Apr 02, 2016 1:31 pm

Credo che in molti casi l'atteggiamento delle multinazionali riguardo al rispetto per l'ambiente sia ambivalente e vi possa essere spesso uno iato fra quanto effettivamente diffuso "coram populo" nelle attività di marketing e quanto viene fatto nel contesto globalmente inteso. Come si sa, le multinazionali hanno sedi in tutto il mondo sia nelle aree di più antica modernizzazione (dove le normative riguardo alla protezione ambientale sono più stringenti) sia nelle aree emergenti (dove c'è invece più lassismo in materia da parte dei governi locali): tendenzialmente nelle prime aree ci sono le sedi amministrative (ma anche quelle più spiccatamente produttive) mentre moltissimi  centri di produzione effettiva sono dislocati nelle seconde (e già questa prima considerazione, a mio avviso, implica che gli oneri che le multinazionali devono sostenere nella produzione dal punto di vista ambientale siano ridimensionati).
Premesso ciò le multinazionali devono piazzare i loro prodotti sul mercato e il vantato (e più o meno fondato) rispetto per l'ambiente è un ottimo elemento di attrattiva per i consumatori, in considerazione del fatto che il consumo più marcato è praticato delle aree sviluppate e quindi in quelle dove ci sono le normative più stringenti in ambito ambientale e dove il sentimento ambientalista è in molti casi nel cuore di molti consumatori.
Questo, a mio parere comporta un “doppio standard”: laddove le multinazionali producano nelle aree più sviluppate, qui potrà essere osservato un atteggiamento molto ligio alle normative in materia ambientale, andando anche al di là delle prescrizioni di legge (magari sponsorizzando anche iniziative a favore della protezione ambientale) creandosi così un 'immagine sociale positiva che si tradurrà in un ritorno positivo negli affari.
Ma le cose sono, a mio avviso, rovesciate laddove la produzione avviene nelle aree meno sviluppate: qui le multinazionali possono godere di normative ambientali più morbide (create magari ad hoc per sviluppare le attività industriali in quelle regioni magari su impulso delle multinazionali stesse) e quindi possono portare avanti un metodo di produzione obsoleto, e quindi anche molto più inquinante (e naturalmente molto meno oneroso economicamente) di quanto avvenga invece nelle aree sviluppate (ma si aggiungono anche altri problemi: sfruttamento della manodopera locale...). La cosa che a mio avviso è preoccupante è che in queste aree meno sviluppate si potrebbe creare un circolo vizioso: questo perché magari quelle regioni che si stanno industrializzando non riescono ancora ad avere una industria nazionale abbastanza solida e quindi le attività economiche dipendo in maniera preponderante dalle delocalizzazioni operati delle multinazionali, le quali , forti della loro posizione, possono esercitare pressioni sui governi locali per ammorbidire ulteriormente la normativa in materia ambientale e così via... Quindi a mio avviso molte multinazionali tendono a condurre politiche aziendali in questo modo in un' ottica di prioritario conseguimento del profitto anche perché sono un tipo di impresa in cui i rapporti umani e col territorio tendono a essere molto più evanescenti (se non inesistenti)  rispetto ad altri tipi di imprese sopratutto di piccole dimensioni dove i rapporti umani tendono a essere più presenti e (sopratutto nel caso delle piccole imprese) vi è un forte rapporto con il territorio che ospita la sede o le pochi sedi, rapporto che si esprime in una più marcata attenzione all'ambiente (anche se i due tipi di impresa, piccola e multinazionale sono difficilmente comparabili analiticamente per una serie di variabili diversissime fra loro: diversa entità dei profitti, diverso numero di addetti e loro collocazione geografica...)


Ultima modifica di 0000726825 il Mar Apr 12, 2016 9:28 pm - modificato 1 volta.

0000726825

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Diritto all'ambiente salubre e "Volontarietà" dell'RSI

Messaggio  0000723134 Sab Apr 02, 2016 2:16 pm

Parlare del versante relativo all’attenzione all’ambiente trattando l’argomento della responsabilità sociale d’impresa richiede alcune considerazioni ulteriori oltre a quelle strettamente collegate all'importanza teorica e sostanziale che caratterizza le azioni delle aziende, di qualsivoglia misura, volte a diminuire il proprio impatto ambientale.

In primo luogo si può partire dalla stessa definizione di RSI posta dal Libro Verde del 2001 che ne indica la “volontarietà” come uno dei caratteri principali; tuttavia per quanto riguarda l’interesse ambientale l’adesione a pratiche e modelli di attenzione sociale-ecologica non può essere definita completamente spontanea. Infatti il diritto all’ambiente salubre è entrato a far parte del novero dei cosiddetti “nuovi diritti” di terza generazione sia a livello sovranazionale con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sia a livello interno con sentenze sia della Corte di Cassazione che della Corte Costituzionale a partire dalla fine degli anni ’70.
Pertanto attraverso la giurisprudenza il diritto all’ambiente salubre assume connotazioni di tipo sociale in quanto diritto finalizzato alla tutela di altri diritti inviolabili della persona (primo fra tutti il diritto alla salute)

Con queste premesse si può comprendere come l’adesione a pratiche “ecologiche” da parte delle aziende vada oltre agli obiettivi della cooperazione strettamente collegati alla RSI (giovamento alla società che fa propria la concezione di responsabilità sociale e l’aumento della competitività e produttività dell’impresa stessa sul mercato) grazie ad un impianto giurisprudenziale e normativo sempre più ampio ed attento a queste tematiche.
Pertanto una volta assunta l’idea che l’utilizzo di politiche eco sostenibili sia necessario per le imprese di ogni dimensione, sia nazionale che multinazionale, secondo me per questo settore della materia è necessario uscire dalla concezione volontaria di adesione al sistema dell’RSI soprattutto a causa dello sviluppo che lo stesso diritto ha avuto nel corso degli ultimi decenni, che impedisce che questo sia ritenuto una finalità “opzionale” dell’attività imprenditoriale.

[fonti giurisprudenziali: Corte di Cassazione 1463/1979 e 5172/1979, correlazione diritto alla salute e diritto all’ambiente salubre. Corte Costituzionale 210/1987 sui poteri attribuiti all’allora neoistituito Ministro dell’ambiente in materia di valutazione di impatto ambientale, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sentenza Oneryildiz c. Turchia del 2002 in materia di responsabilità statale per violazione art 2CEDU in caso di inquiamento ambientale che mette in pericolo la persona.]

0000723134

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente

Messaggio  724859 Lun Apr 04, 2016 3:36 pm

Corporate social responsibility: la nuova sfera che implica preoccupazioni etiche nella visione complessiva di un’azienda. Negli ultimi anni essa ha fatto breccia anche tra le imprese italiane che per lavorare sulla propria immagine scelgono di intraprendere una via che faccia leva sul fattore ambientale. Il sesto rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia curato dall’osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione in collaborazione con Ixè ha rilevato che se prima le imprese italiane puntavano sulle donazioni, oggi il 54% dei soggetti intervistati si è impegnato in alcune misure volte ad eliminare sprechi di acqua,carta, illuminazione e avanzi di cibo. Risultano poi investimenti per il risparmio energetico, per l’introduzione o l’implementazione della raccolta differenziata, e nuovi strumenti per contenere l’inquinamento e lo smaltimento di rifiuti. “ Questa rilevazione-ha detto Roberto Orsi,direttore dell’osservatorio Socialis- ci restituisce l’immagine di un tessuto imprenditoriale che dalla crisi ha assimilato soprattutto questo:le risorse sono preziose,i processi determinanti, orientare l’impatto sociale di impresa richiede una strategia precisa.” La somma destinata a questo ripristino sull’onda del green risulta essere in media 169mila euro: in totale nella nazione quasi un miliardo di euro. Si tenta di collocarsi non solo all’interno dell’azienda ma anche a livello locale: “ la prima parola sollevata dai dati di questo rapporto è attenzione:attenzione agli sprechi, ai dipendenti,all’ambiente in cui viviamo e che lasciamo ai figli e ai nipoti,al territorio nel quale operiamo. Sta emergendo con chiarezza un nuovo modo di fare ed essere impresa-ha aggiunto Orsi-l’altra parola chiave è risparmio che in questi anni è diventato obbligatorio ma che è anche uno dei vantaggi dell’agire responsabile, un volano per lo sviluppo della Crs e dell’impresa stessa”. Tra le finalità di certo la prima risulta essere quella della reputazione utile al fine del collocamento e dell’immagine stessa dell’azienda ; ma non solo: tra gli scopi ci sono anche la volontà di attrarre clientela e di mitigare il clima interno. Ci si è chiesti cosa conduca le imprese ad intraprendere questa strada e la risposta la troviamo nell’opinione pubblica e nel terzo settore. Secondo alcuni questo non basterebbe per creare un’onda di propagazione in modo tale da coinvolgere più imprese possibili: si chiedono riconoscimenti e sgravi fiscali per ottenere un maggiore sostegno. Credo che al giorno d’oggi in un mondo globalizzato come il nostro e permeato ormai profondamente dall’attività umana, si necessiti di uno sguardo all’ambiente che vada oltre il riscontro a livello di mercato dell’immagine dell’azienda e della sua collocazione: è vero che utilizzare forme di energia alternativa così come dotarsi di strumenti tecnologici a minore impatto ambientale grava sul patrimonio delle aziende e richiede un dispendio di denaro maggiore; tuttavia, così come ha giustamente affermato Roberto Orsi, ciò che la terra ci sta gridando ultimamente è la parola attenzione. Attenzione all’ambiente, agli sprechi, a ciò che lasceremo ai nostri figli, al mondo in cui viviamo: spesso maggiori sacrifici possono portare a grandi risultati e benefici,soprattutto se considerati a lungo termine.

724859

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty 'Save the environment': il motto delle multinazionali che fingono di amare l’ambiente

Messaggio  0000724338 Lun Apr 04, 2016 5:12 pm

Il termine “greenwashing”, coniato dall’ambientalista Jay Westerveld nel 1986, si riferisce alla pratica diffusa da alcune catene alberghiere di incentivare il riuso di asciugamani al fine di ridurre le spese del pianeta in termini di detersivi ed elettricità, e, al contempo, di incrementare il profitto degli hotel. Oggi il termine è utilizzato per indicare quelle aziende che fingono di ‘amare’ l’ambiente, tra le quali un gruppo di multinazionali dell'agro business, tra cui Unilever, accusate da gruppi ambientalisti per aver collocato sul mercato migliaia di tonnellate di soia transgenica, certificandola come 'soia responsabile'. Associazioni tra cui Greenpeace hanno lanciato un appello ai consumatori europei e nordamericani a non lasciarsi ingannare da queste etichette manipolate dalla grande industria nei supermercati. Unilever, inoltre, è stata accusata di mettere a rischio le foreste pluviali dell’Indonesia a causa della produzione dell’olio di palma. Anche la Nestlè è stata a lungo bersagliata in quanto esaltava attraverso degli spot pubblicitari le caratteristiche della bottiglia utilizzata, descrivendo l’acqua imbottigliata come il prodotto più rispettoso dell’ambiente al mondo. Ma l’associazione ambientalista Greenpeace non si è fermata e ha continuato ad attaccare grandi multinazionali quali Nike e Adidas che hanno i propri stabilimenti produttivi in Cina, ove, scaricando sostanze tossiche nei fiumi cinesi, contribuiscono in maniera consistente all’inquinamento .. basti pensare ai milioni di milioni di scarpe che la Nike produce e vende in tutto il mondo .. chi di noi non ha almeno un paio di scarpe Nike o Adidas? Eppure sono praticamente sconosciuti i risvolti negativi che tale produzione ha a livello ambientale. Le aziende cinesi connesse agli impianti produttivi dove Greenpeace ha effettuato i campionamenti hanno un approccio diverso verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale rispetto ad altre aziende internazionali quali Abercrombie & Fitch; quest’ultima pubblicizza poco il suo impegno su temi ambientali e sociali, contrariamente a quanto avviene per Nike, Adidas, Puma, H&m. Queste multinazionali, invece, leader nella sostenibilità, per Greenpeace non si preoccupano affatto di come vengono realizzati i loro prodotti a livello locale, anche se questo dovesse comportare il rilascio in acqua di sostanze nocive da parte dei fornitori. Secondo l’associazione della “pace verde” le multinazionali che acquistano prodotti cinesi hanno l'obbligo di assumersi la responsabilità degli scarichi tossici rilasciati localmente per produrli. Greenpeace ha, inoltre, effettuato delle analisi sulla carta utilizzata per il packaging delle più importanti marche di giocattoli, tra le quali Mattel e Lego, dalle quali emerge un legame con Asia Pulp and Paper App, la più grande e nota azienda produttrice di polpa di cellulosa e carta in Indonesia. La Lego, infatti, ha annunciato formalmente di aver interrotto i propri rapporti commerciali con tale azienda. Sono numerosi i passi avanti compiuti nell’ambito della ricerca ambientalista e della responsabilità sociale da Greepeace, le cui campagne di sensibilizzazione sono ad oggi essenziali per spingere i rivenditori ed i consumatori a non lasciarsi influenzare ed abbindolare da spot pubblicitari che descrivono i prodotti come rispettosi dell’ambiente e che, forse un giorno, indurranno anche noi ragazzi, prima di acquistare quel bel paio di scarpe, ad informarci sugli effetti ambientali negativi che la loro produzione provoca.

0000724338

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty RSI e caso Ilva

Messaggio  0000722329 Mer Apr 06, 2016 9:13 pm

Sembra scontato che le imprese, soprattutto quando si tratta di multinazionali, preferiscano la strada della ecosostenibilità. Nel momento in cui un'impresa si professa ecosostenibile, cioè rispettosa dell'equilibrio ambientale in cui è inserita, deve anche adoperarsi per mantenere attivi ed efficienti tutti gli strumenti, siano essi depuratori per le scorie o filtri per i gas. Tuttavia tale percorso non è sempre facile da intraprendere.
Cosa accade quando la RSI si scontra con il diritto dei cittadini ad avere un lavoro?
Il caso che più rappresenta tale problematica è quello relativo dell'acciaieria Ilva, una S.p.a. del gruppo Riva, che vanta di essere una delle più grandi acciaierie d'Europa, oltre ad essere la più grande d'Italia. I suoi stabilimenti sono situati in varie parti della penisola, ma a destare più preoccupazioni è quello di Taranto, in quanto è situato in pieno centro urbano. Solo nel 2010 sono state immesse nell'ambiente 4159 tonnellate di polveri, 11000 di diossido di azoto e anidride solforosa, anidride carbonica, arsenico, cromo, cadmio, nichel, piombo e numerosi altri materiali dannosi. Ciò ha provocato e provoca tuttora danni irrevocabili non solo all'ambiente , ma anche e soprattutto a coloro che vivono nei pressi dello stabilimento e ci lavorano.
Prima della "presa di coscienza" di ciò che l'acciaieria stava provocando, disseminando malattia e morte, ha a lungo continuato la sua attività indisturbata, guidata dal mero obiettivo della produttività.
Quanto detto è disgustoso, senza dubbio, ma i dipendenti dell'Ilva, quai 40000 in tutta Italia, devono poter vedere tutelato il loro diritto del lavoro. Le autorità non possono ignorare, a fronte dell'alto numero di dipendenti, il contributo che tale impresa dà sul campo occupazionale, ma non possono neanche dimenticarsi della necessità di avere cura dell'ambiente e della vita degli uomini.
La soluzione che più converrebbe mira al bilanciamento tra il diritto del lavoro e il diritto alla salute, che mantiene integra un'impresa come l'Ilva, ma cercando di modificarne alcuni impianti in modo da trasformarla in una "ecoimpresa".
Tutto ciò contribuisce non solo a rispettare la legge, ma soprattutto a salvaguardare l'ambiente e la vita dei presenti e futuri, oltre a rendere molto più sicura ed efficiente l'attività dei suoi dipendenti.

0000722329

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty RE: ecosostenibilità e SMEG

Messaggio  0000722279 Dom Apr 10, 2016 8:43 am

"Ecologia per Smeg significa non solo produrre elettrodomestici dal basso impatto ambientale, ma anche seguire un processo produttivo che rispecchi, o addirittura migliori, le norme già in vigore nel campo della tutela ambientale: attività industriale più onerosa, ma ritenuta una priorità inderogabile"
Questo è ciò che ecologia significa per una delle eccellenze italiane produttrici di elettrodomestici. Quello che mi colpisce delle politiche ambientali di SMEG è il fatto che coinvolgano ogni passaggio del processo produttivo: alla base della piramide del ciclo produttivo, questa grande azienda pone particolare attenzione alla materia prima, vengono infatti scelti fornitori che attuino essi stessi orientamenti aziendali ecocompatibili e materiali, oltre che imballaggi, facilmente riciclabili. Per quanto riguarda il prodotto stesso e la sua creazione, le emissioni inquinanti, come è già stato riportato poco prima, sono state ridotte drasticamente negli ultimi dieci anni. Inoltre SMEG racchiude la sua politica di ecosostenibilità negli elettrodomestici che produce: essi sono in grado di offrire prestazioni elevate con il minimo del consumo, configurandosi nelle classi energetiche più alte.
Il caso di questa eccellenza italiana mi sembra emblematico, perché offre un esempio di come l'attenzione all'ambiente debba essere 'a tutto tondo', e quindi come debba coinvolgere ogni fase del ciclo produttivo. Solo con una scelta del genere, a mio parere, si può infatti parlare coerentemente di sostenibilità ambientale.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty ''Irresponsabilità sociale'': caso Ilva

Messaggio  0000726366 Mer Apr 13, 2016 11:44 am

0000722329 ha scritto:Sembra scontato che le imprese, soprattutto quando si tratta di multinazionali, preferiscano la strada della ecosostenibilità. Nel momento in cui un'impresa si professa ecosostenibile, cioè rispettosa dell'equilibrio ambientale in cui è inserita, deve anche adoperarsi per mantenere attivi ed efficienti tutti gli strumenti, siano essi depuratori per le scorie o filtri per i gas. Tuttavia tale percorso non è sempre facile da intraprendere.
Cosa accade quando la RSI si scontra con il diritto dei cittadini ad avere un lavoro?
Il caso che più rappresenta tale problematica è quello relativo dell'acciaieria Ilva, una S.p.a. del gruppo Riva, che vanta di essere una delle più grandi acciaierie d'Europa, oltre ad essere  la più grande d'Italia. I suoi stabilimenti sono situati in varie parti della penisola, ma a destare più preoccupazioni è quello di Taranto, in quanto è situato in pieno centro urbano. Solo nel 2010 sono state immesse nell'ambiente 4159 tonnellate di polveri, 11000 di diossido di azoto e anidride solforosa, anidride carbonica, arsenico, cromo, cadmio, nichel, piombo e numerosi altri materiali dannosi. Ciò ha provocato e provoca tuttora danni irrevocabili non solo all'ambiente , ma anche e soprattutto a coloro che vivono nei pressi dello stabilimento e ci lavorano.
Prima della "presa di coscienza" di ciò che l'acciaieria stava provocando, disseminando malattia e morte, ha a lungo continuato la sua attività indisturbata, guidata dal mero obiettivo della produttività.
Quanto detto è disgustoso, senza dubbio, ma i dipendenti dell'Ilva, quai 40000 in tutta Italia, devono poter vedere tutelato il loro diritto del lavoro. Le autorità non possono ignorare, a fronte dell'alto numero di dipendenti, il contributo che tale impresa dà sul campo occupazionale, ma non possono neanche dimenticarsi della necessità di avere cura dell'ambiente e della vita degli uomini.
La soluzione che più converrebbe mira al bilanciamento tra il diritto del lavoro e il diritto alla salute, che mantiene integra un'impresa come l'Ilva, ma cercando di modificarne alcuni impianti in modo da trasformarla in una "ecoimpresa".
Tutto ciò contribuisce non solo a rispettare la legge, ma soprattutto a salvaguardare l'ambiente e la vita dei presenti e futuri, oltre a rendere molto più sicura ed efficiente l'attività dei suoi dipendenti.

Parlando di RSI, di ''Responsabilità sociale d'impresa'', di attenzione dell'azienda alla salvaguardia dell'ambiente in cui essa è inserita e di tutela dei soggetti che vi operano certamente il caso dell' Ilva di Taranto è uno degli esempi più cupi del panorama italiano.
Concordo pienamente con l'idea che sia impensabile e addirittura riprovevole il fatto che un operaio debba trovarsi difronte la disperata richiesta di avere un lavoro sebbene sia consapevole che esso potrebbe portarlo addirittura a condizioni di salute irreversibili.
Lo sciopero degli ottomila lavoratori, che nel 2012 invasero le strade della città di Taranto, è uno dei casi più tristi dello scenario socio-economico italiano, ammettere un lavoro, purché sia tale, a qualunque costo anche contro i propri interessi primari dovrebbe essere oramai storia vecchia, un lontano ricordo dei tempi in cui le lotte sindacali erano l'unico modo per avere diritti.
Una marcia ed uno sciopero che dovrebbero farci riflettere: non si può e non si deve permettere che migliaia di lavoratori siano costretti a scegliere tra vita e lavoro.
Non c'è scelta, ed è un fatto gravissimo, per quei lavoratori che -pur sapendo di pagarlo con la vita- vogliono tenersi stretto il proprio lavoro: il proprio Diritto al Lavoro sancito dalla Costituzione Italiana, spiace dirlo, solo sulla carta.
L' Ilva racchiude in se la mancanza di tutto ciò che rende un'azienda "responsabile": mancanza di rispetto per l'ambiente, per i dipendenti, per la salute pubblica. E' un esempio in negativo di come la responsabilità sociale non sia solo un adempimento burocratico, ma di come la sua assenza possa trasformarsi, negli anni, in una vera e propria tragedia.

Qui di seguito riporto un articolo del 2012 che tratta delle condizioni disastrose del caso Ilva.

''Un mare color petrolio ed una perenne foschia che, con la chiusura di sei stabilimenti e la produzione ferma, guardacaso, hanno cominciato a svanire.
Ma andiamo con ordine: da troppo tempo a Taranto si denunciava la pericolosità dell'Ilva, per l'ambiente e la salute umana: già mesi fa una perizia aveva confermato il nesso di causalità tra qualcosa come 650 ricoveri l'anno per malattie cardio-respiratorie e le emissioni di sostanze tossiche dell'Ilva, responsabile di circa 90 morti l'anno.
Infine ieri, nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale in cui sono indagati i vertici dell'azienda, sono stati emessi 8 ordini di arresti domiciliari; oltretutto sei reparti, tutta l'area degli impianti a caldo, sono stati posti sotto sequestro.
Non si parla di bazzecole dunque: chi lavora ed anche chi vive vicino alla fabbrica rischia di ammalarsi gravemente, senza se e senza ma.

Le parole del giudice che hanno motivato il sequestro non lasciano adito a dubbi:  “Non può più essere consentita una politica imprenditoriale che punta alla massimizzazione del risparmio sulle spese per le performances ambientali del siderurgico, i cui esiti per la comunità tarantina ed i lavoratori del siderurgico, in termini di disastro penalmente rilevante (…) sono davvero sotto gli occhi di tutti, soprattutto dopo i vari, qualificati e solidissimi contributi tecnico-scientifici ed investigativi agli atti del procedimento”.
E, rincarando la dose, “L’imponente dispersione di sostanze nocive nell’ ambiente urbanizzato e non ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute (pubblica)”, ma “addirittura un gravissimo danno per le stesse, danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte”.

Malattia e morte. In primis per gli operai che all' Ilva ci lavoravano. E che ora, per forza di cose, sono senza lavoro. Ma lo sappiamo: in questi luoghi ed in questi tempi l'alternativa non c'è. (...)

Maria Amatulli''.

0000726366

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Eco-imprese e tutela ambientale

Messaggio  0000726481 Sab Apr 16, 2016 2:56 pm

Ricollegandomi all’esempio della società SMEG, illustrato dalla matricola 626865, ritengo positivo il fatto che anche imprese di piccole-medie dimensioni si mostrino sensibili alla tutela dell’ambiente, decidendo di investire parte delle loro risorse economiche in pratiche ecologiche. Sono infatti chiamate “eco-imprese”perché includono tra le proprie priorità il rispetto dell’ambiente, ad esempio attraverso il risparmio energetico e una corretta gestione dei rifiuti. In questo modo riescono a coniugare sapientemente la logica del profitto con la sostenibilità ambientale.
Nel nostro Paese esistono aziende che usano fanghi e scarti di lavorazione delle concerie per produrre fertilizzanti organici impiegati in agricoltura.
Altre utilizzano plastiche miste, di per sé materiale difficile da recuperare, la lavano e le rafforzano grazie a sistemi innovativi, dopo di che le trasformano in materiali di ampio utilizzo sociale (ad esempio le panchine).
Nel mercato enogastronomico vengono ampiamente utilizzati sacchetti e stoviglie monouso biodegradabili e soggetti a compostaggio in conformità con le norme europee. Si tratta di prodotti che nascono da risorse rinnovabili di origine agricola; grazie al loro uso diminuiscono le emissioni di gas a effetto serra (ossia gas che contribuiscono ad aumentare in modo anomalo l’effetto serra), si riduce il consumo di energia e di risorse non rinnovabili e le materie prime di origine agricola tornano alla terra attraverso processi di biodegradazione o di compostaggio senza il rilascio di sostanze inquinanti.
Inoltre, si diffondono sempre più le imprese edilizie che hanno come obiettivo la sostenibilità ambientale degli edifici. Ciò viene realizzato innanzitutto attraverso la rinuncia a fonti energetiche esterne: gli immobili costruiti devono essere autosufficienti nella produzione di energia pulita attraverso impianti fotovoltaici e turbine eoliche. Non devono inoltre produrre emissioni nocive e devono risultare riciclabili, nel senso che i materiali utilizzati per la loro costruzione devono essere separabili tra loro, riciclabili e riutilizzabili per costruzioni successive.


0000726481

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty adesione volontaria o coartata?

Messaggio  0000762944 Dom Apr 17, 2016 11:24 am

Lo scorso dicembre si è tenuta a Parigi la cop21 la conferenza mondiale sul clima alla quale hanno partecipato 159 delegati dei paesi di tutto il mondo. L'accordo che tali paesi hanno raggiunto riguarda,fra gli altri,il rispetto di due parametri principali:la limitazione delle emissioni di gas serra e il mantenimento della temperatura sotto i 2 gradi (1,5 ove possibile). L'accordo è stato criticato da molti,principalmente perché più che un accordo è una dichiarazione di impegni che non prevede sanzioni in caso di inadempimento,permettendo sostanzialmente ampi margini di manovra a quegli Stati che intendono sottrarsi al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il mio discorso sull'attenzione all'ambiente parte da qui perché,nonostante il complesso contesto legislativo -quale è quello odierno - nel quale la normazione interna deve necessariamente coordinarsi ed essere in armonia con le disposizioni di diritto europeo ed internazionale (legalmente vincolanti e non),gli Stati continuano ad "ignorare" o "aggirare" la spinosa questione dell'ecosostenibilità. Ecco perché a mio avviso i veri protagonisti dello sviluppo di politiche environment-friendly devono essere proprio le multinazionali. Non parlo di (coartata?) adesione a particolari pratiche (quali ad esempio l'ottenimento del marchio Ecolabel o l'adesione allo schema volontario EMAS),ma di quelle best-practices che possono,partendo da iniziative -giudicate dai più- mosse da logiche pubblicitarie,avere un impatto ecosostenibile. Gli esempi che riporto riguardano due multinazionali,rispettivamente operanti (non a caso) nel campo dell'energia e della mobilità. Enel dal 2010 ad oggi sta rivoluzionando il proprio parco macchine,dotando il proprio personale di vari veicoli elettrici,che hanno portato alla riduzione delle emissioni di c02 di ben 7mila tonnellate e della diminuzione,in due anni,del carburante utilizzato del 10,6%. In Spagna la Endesa,azienda appartenente ad Enel,ha fatto una scelta simile,come altre imprese emergenti del gruppo operanti in america latina. Parliamo quindi di pratiche aziendali trasversali che interessano non solo il nostro Paese,dove Enel ha il centro dei propri interessi. Altra multinazionale che sta agendo in maniera simile è Toyota,pioniera nel campo dell'ibrido. In primis,Toyota è una delle pochissime aziende che in numerose aree del pianeta pianta foreste per compensare la c02 emessa. Inoltre già da alcuni decenni ha sviluppato e porta avanti il Toyota production service,che ottimizza le risorse utilizzate nella produzione di automobili,in modo da eliminare gli scarti di produzione e ridurre al minimo l'impiego di materie prime. Oltre a ciò,fanno della Toyota pryus il loro veicolo di bandiera,sensibilizzando varie città all'impiego di taxi alimentate con la nuova tecnologia ibrida,nella quale toyota investe le proprie risorse in ricerca e sviluppo da più di venti anni.
Credo che il perseguimento di politiche aziendali (totalmente volontarie) di questo tipo,oltre che avere degli effetti di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini,possa rappresentare il punto di partenza per sviluppare una disciplina più efficace da parte degli Stati ed essere spunto per i codici di autoregolazione delle grandi imprese.

0000762944

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Cenni sulla Valutazione d'impatto ambientale

Messaggio  0000724030 Lun Apr 18, 2016 2:36 pm

Altro importane documento, espressione della responsabilità sociale d'impresa, è quello sulla valutazione d'impatto ambientale ( RSI "esterna" appunto ). Con riguardo al nostro ordinamento, essa è effettuata dalla PA in costanza di un'eventuale opera di costruzione o ristrutturazione di un impianto o altra apparecchiatura capace potenzialmente di recar danno all'ambiente circostnte.Nel rendere il giudizio di valutazione ambientale la Pubblica amministrazione esercita un'amplissima discrezionalità, che non si esaurisce in un mero giudizio tecnico, in quanto tale suscettibile di verificazione tout court sulla base di oggettivi criteri di misurazione, ma presenta, al contempo, profili particolarmente intensi di discrezionalità amministrativa e istituzionale in relazione all'apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti; neppure può revocarsi in dubbio che la valutazione di impatto ambientale abbia il fine di sensibilizzare l'Autorità decidente, con l'apporto di elementi tecnico-scientifici, idonei a evidenziare le ricadute sull'ambiente derivanti dalla realizzazione di una determinata opera, trattandosi di un forte vincolo procedimentale, che non determina l'automatico diniego di autorizzazione in caso di valutazione negativa, né il rilascio dell'autorizzazione in ipotesi di giudizio favorevole; nondimeno, la procedura in argomento è prettamente finalizzata alla tutela preventiva dell'ambiente inteso nella sua più ampia accezione, con riferimento alle sue varie componenti: paesaggio, risorse naturali, condizioni di vivibilità degli abitanti, aspetti culturali. (Esempio  importante in materia è quello raffigurato dalla sentenza n 404/2015 fra una società ( S.E.T srl) e la regione Molise)

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Gruppo Granarolo e tutela dell'ambiente

Messaggio  746267 Lun Apr 18, 2016 5:10 pm

Il Gruppo Granarolo rappresenta il primo gruppo agroalimentare a capitale italiano e uno dei più importanti operatori dell'industria alimentare in Italia, il quale ha peraltro manifestato nel corso degli anni particolare attenzione nei confronti della tutela dell'ambiente.
Granarolo ha infatti adottato un approccio alla sostenibilità ambientale basato su una serie di obiettivi strategici, quali prevenire, controllare e ridurre l’impatto ambientale definendo obiettivi aziendali concreti e misurabili; o ancora obiettivi che vanno dallo rendere sostenibile la sua intera filiera produttiva dalla stalla allo smaltimento, all'aumentare la consapevolezza ambientale delle parti interessate, incluso il consumatore.
All'interno degli allevamenti sono state messe in pratica diverse linee guida per gli allevatori finalizzate a promuovere una corretta gestione delle stalle, in modo da contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra; mentre per quanto riguarda il consumo energetico, Granarolo ha installato impianti di cogenerazione presso gli stabilimenti di Bologna, Pasturago Soliera e Gioia Del Colle e un impianto per la produzione di biogas mediante lo sfruttamento dei fanghi di depurazione presso lo stabilimento di Bologna.
Il Gruppo Granarolo partecipa inoltre al progetto europeo Life+Climate ChangE-R, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas effetto serra nei sistemi agricoli della Regione Emilia-Romagna; in particolare, Granarolo si impegna in progetti di riduzione dei gas serra emessi negli allevamenti dei bovini dei propri soci allevatori.
Granarolo ha guadagnato anche la prima certificazione di filiera controllata del latte in ambito europeo: il Disciplinare sul Benessere degli Animali messo a punto da Granarolo si ispira alle libertà fondamentali degli animali da reddito mediante facile accesso ad acqua fresca e pulita e adeguata alimentazione, che garantisca piena salute e vigore, o ancora mediante la predisposizione di un ambiente appropriato alla specie, con adeguati ripari e aree di riposo confortevoli.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Gucci e RSI

Messaggio  746267 Lun Apr 18, 2016 5:13 pm

Gucci è divenuta sostenibile anche nel nome: la maison fiorentina ha infatti presentato il proprio logo dedicato esclusivamente alle attività volte alla sostenibilità sociale e ambientale. Il logo riprende il simbolo della GG incrociata, dove la prima G è di colore verde; alla base del logo si trova la parola “responsibility”, la quale ribadisce l’importanza del valore della sostenibilità nella strategia dell’azienda.
Patrizio Di Marco, presidente di Gucci, ha manifestato l'esigenza di identificare l'impegno dell'azienda in quest’area con un logo dedicato, sottolineando come si tratti di valori che fanno parte del dna di quest’azienda da sempre e sempre con maggior forza portati avanti negli ultimi anni con politiche di sostenibilità sociale e ambientale in senso ampio.
Gucci è stata infatti la prima impresa italiana a firmare nel 2009 un accordo con Confindustria Firenze, Cna e parti sociali; in quell'occasione ha dato vita a un Comitato per le politiche di filiera per garantire all'azienda una produzione all'insegna della sostenibilità economica e l’adozione degli standard della responsabilità sociale in ogni fase della filiera stessa. E già nel 2004 Gucci si era distinta come una delle prime realtà nel suo settore ad avviare volontariamente un processo di certificazione in materia di Responsabilità Sociale d’Impresa lungo tutta la sua filiera produttiva.
L’impegno filantropico dell’azienda fiorentina si estende peraltro oltre l’Italia: Gucci ha infatti versato oltre 12 milioni di dollari in 7 anni di collaborazione con Unicef su progetti destinati a sostenere bambini e donne dell’Africa Sub-Sahariana. Tali iniziative fanno parte del sistema di valori dell’azienda, tanto quanto lo e l’attenzione verso l’ambiente. Nel 2010 è stato infatti avviato un programma di iniziative eco-friendly per la progressiva riduzione dell’impatto delle attività dell’azienda sull'ambiente.
Gucci ha anche presentato un ambizioso programma di attività sostenibili, che riguardano, tra l’altro, la progressiva sostituzione di materiali in carta, l’ottimizzazione del carico trasportato, al fine di ridurre il trasporto su strada e le conseguenti emissioni di anidride carbonica, l’ottimizzazione del parco macchine e un programma volto a limitare il consumo di energia nei negozi.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty attenzione all' ambiente

Messaggio  363220 Lun Apr 18, 2016 10:32 pm

L'utilizzo di pratiche rispettose dell’ambiente quali la riduzione dei consumi energetici, il riciclo dei rifiuti e l' uso di energie alternative è solo uno dei molteplici ambiti di applicazione della Rsi.
Si sono citati casi quali quello dell' Ilva ma, a mio modesto avviso, qui non si potrebbe neppure pensare di poter parlare di mancata applicazione di "buone pratiche" in tema di rispetto dell' ambiente in quanto in questi contesti si tratta più concretamente di violazione di norme di legge cogenti (prescrizioni di hard law e non soft law).
Per quanto riguarda, invece, il fatto che molte aziende stiano "cavalcando" l' onda del successo che la green economy sta sempre più riscuotendo tra i consumatori, mi sento di dire che, purchè queste prassi siano effettivamente verificate e certificate da organi terzi ed imparziali, sono sicuramente cosa positiva: a dispetto dell' intento (puro lucro) il risultato è comunque raggiunto o, comunque, si finisce col prestare maggiore attenzione a queste tematiche.
Dati i costi, in termini di investimento, necessari all'adozione di pratiche quali ridurre l’impatto ambientale dell’azienda, puntare al risparmio energetico, ottimizzare e riciclare i rifiuti, prevenire l’inquinamento (emissioni verso aria ed acqua, discariche, inquinamento acustico, ecc.) o valutare la possibilità di trasporto sostenibile mi chiedo, però, se effettivamente una piccola o media impresa possa farsi anch' essa farsi portavoce della cosiddetta Green Economy.

363220

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Ambiente , RSI e legge

Messaggio  0000724030 Dom Apr 24, 2016 6:45 pm

Altra regola rilevante sotto il profilo ambientale è costituita dalla normativa ambientale vigente (art. 4 comma 1 lett. b) d.lg. n. 22 del 1997 e art. 3 comma 1 d.m. 5 febbraio 1998) che prevede e disciplina le c.d. "materie prime secondarie", derivanti da attività di recupero e destinate in modo oggettivo ed effettivo all'utilizzo nei cicli di consumo o di produzione delle imprese. L'impossibilità di considerare sempre come un "rifiuto" il prodotto della attività di recupero trova oggi formale conferma ad opera del d.l. 8 luglio 2002 n. 138 (conv. con l. n. 178 del 2002), di "interpretazione autentica della definizione di "rifiuto". In particolare, non costituiscono rifiuti quei beni, sostanze e materiali residui di produzione che possano essere e siano effettivamente e oggettivamente reimpiegati nello stesso o in diverso ciclo produttivo, e ciò sia che si renda necessario, ovvero che non sia necessario, un qualche trattamento preventivo, purché non si tratti di una delle operazioni di recupero di cui all'allegato C del d.lg. n. 22 del 1997 (nella fattispecie il ricorrente aveva documentato, anche tramite perizia chimica, che il materiale in questione - c.d. "Dkr" - costituisce il prodotto di un procedimento di trasformazione di materie plastiche, eseguito all'estero presso una società specializzata nel riciclaggio della plastica, e caratterizzato da proprietà che lo rendono idoneo al reimpiego immediato senza ulteriori trasformazioni preliminari). Codesta norma tende a amplificare maggiormente il concetto di tutela ambientale da applicarsi alle imprese, circoscrivendo e identificando parte di essa, cioè quella relativa al concetto di rifiuto.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Appalti verdi

Messaggio  0000349987 Lun Apr 25, 2016 4:29 pm

In merito alla responsabilità sociale d'impresa e alla tematica della tutela ambientale vorrei sottoporvi una recente normativa del 2015 proprio in materia di "green economy" e che a mio avviso può costituire un importantissimo incentivo per le imprese e appunto per lo sviluppo di pratiche di RSI in relazione al diritto dell'ambiente.
La Legge 28 dicembre 2015, n. 221, recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, in vigore dal 2 febbraio, prevede una serie di misure volte ad agevolare il ricorso agli appalti verdi e a garantire l’effettività dei criteri ambientali minimi nei contratti pubblici, già oggetto di una serie di decreti ministeriali rimasti in gran parte inattuati.
La legge prevede che il Green Public Procurement diventi obbligatorio. Nello specifico, stabilisce che vengano adottati i criteri ambientali minimi previsti dal Piano d’Azione Nazionale per il Green Public Procurement per il 100% degli acquisti di beni e servizi che impattano sui consumi energetici e le emissioni di CO2 (attrezzature elettroniche, servizi energetici, illuminazione pubblica, IT, ecc.) e per il 50% degli altri acquisti delle altre categorie merceologiche e servizi per i quali i criteri ambientali minimi sono stati approvati o verranno in futuro approvati o aggiornati.
Il Collegato ambientale prevede anche misure per incentivare l’adozione delle certificazioni di prodotto (come ad es. Ecolabel, PEFC, Plastica Seconda Vita) o di sistema (come ISO14001/EMAS). L’art. 16 della L.221/2015 modifica l’art. 75 del Codice in materia di cauzione provvisoria, prevedendo benefici (in termini di decurtazione dell’importo cauzionale) tesi a incentivare la diffusione del sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e della certificazione ambientale ai sensi della norma UNI EN ISO 14001.
Consente di premiare il possesso di un marchio di qualità ecologica dell’Unione europea (Ecolabel UE) in relazione ai beni o servizi oggetto del contratto, in misura pari o superiore al 30 per cento del valore delle forniture o prestazioni oggetto del contratto stesso e la possibilità di valorizzare, nel quadro del c.d. “Life Cycle Costing”, le esternalità positive di tipo ambientale, accanto ai costi di utilizzazione e manutenzione e, in particolare, con riguardo ai consumi di energia e delle risorse naturali, alle emissioni inquinanti e ai costi complessivi, inclusi quelli esterni e di mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici, riferiti all’intero ciclo di vita dell’opera, bene o servizio, con l’obiettivo strategico di un uso più efficiente delle risorse e di un’economia circolare che promuova ambiente e occupazione.
Come già sottolineato lo ritengo un efficiente incentivo per promuovere e diffondere pratiche di responsabilità sociale, a mio avviso sono questi gli strumenti utili ed efficaci per lo sviluppo sempre maggiore ed intenso di pratiche di RSI.



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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Intimissimi goes green

Messaggio  724716 Mar Apr 26, 2016 12:09 pm

Come molte altre imprese attente alla salvaguardia dell'ambiente, Intimissimi dal 2011 ha iniziato un progetto di riciclo di vecchi capi di abbigliamento. Questa iniziativa è svolta insieme a I:CO, un'azienda con lo scopo di fornire soluzioni di riciclaggio nel campo dell'abbigliamento.
L'iniziativa è semplice. Si chiede alla clientela di portare presso un punto di vendita i vecchi indumenti che non vengono più usati. I negozi poi provvedono a redistribuirli, anche in altri paesi, con il fine di riutilizzarli. Lo scopo è ovviamente quello di aumentare la quantità dei “rifiuti” che possono essere utilizzati. In questo modo è possibile ridurre lo spreco di materiali e le emissioni di CO2 prodotte dalle fabbriche. I capi verranno poi sottoposti ad una selezione, in base alle loro condizioni, così facendo potranno essere riutilizzati al meglio. Vengono inviati anche in paesi stranieri e potranno essere indirizzati in industrie di diverso genere, come produzione di materiali isolanti per costruzioni, imbottitura dei giocattoli, carta pregiata e rivestimenti per le auto (questi sono solo alcuni esempi).
Dal sito di Intimissimi, dove viene presentato il progetto, vengono anche riportati alcuni dati tecnici riguardo ai risultati che si possono ottenere. Per ogni Chilogrammo riciclato si risparmiano 6.000 Litri di Acqua, 3,6 Kg di CO2, 0,3 Kg di fertilizzanti e 0,2 Kg di pesticidi. Dietro all'iniziativa però c'è anche un interesse di farsi pubblicità. Difatti per ogni indumento che viene consegnato in uno dei punti vendita viene dato ai clienti un Voucher (il cui valore dipende dalla tipologia di capi che vengono consegnati). Questi possono essere applicati sulla spesa che viene fatta nel loro negozio, in base anche ad alcuni limiti nell'applicazione dello sconto. Si tratta di un'offerta che gli permette di aumentare le vendite, visto che i consumatori sono attirati dalla possibilità di fare un'azione sociale e di ricevere degli sconti su futuri acquisti.

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty CAMBIAMENTO CLIMATICO, NECESSITA' DI TUTELA AMBIENTALE E MULTINAZIONALI ENERGETICHE

Messaggio  grazia.dic Mar Apr 26, 2016 12:59 pm

La necessità di un'attenzione forte e concreta alla tutela ambientale, in particolare da parte di multinazionali impegnate nel settore energetico combustibile-fossile, è dettata anche e soprattutto dalla prospettiva, ormai sempre più realistica e scientificamente accertata in un certo senso, di dover far fronte nell'immediato futuro a ingenti danni ambientali, economici, sociali e alla salute provocati dal cd "climate change". Alla luce della sottoscrizione da parte di 175 Paesi dell'Accordo di Parigi, notiamo come anche politicamente si stia dando sempre più attenzione al tema, ma basterà uno dei tanti accordi su carta per raggiungere davvero gli obiettivi di cui abbiamo bisogno? Come riporta anche l'IPCC, il Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici promosso dalle Nazioni Unite, stiamo assistendo al più imponente surriscaldamento degli ultimi 1000 anni, che trova il suo nesso eziologico nella produzione oltremisura di emissioni di CO2 nell'atmosfera: "A causa dell’uso dei combustibili fossili, la concentrazione di CO2 è passata negli ultimi 50 anni da un livello di 310 parti per milioni in volume (ppmv) a 380 ppmv. Questo livello è il più alto degli ultimi 400.000 anni e l’aumento si è verificato nel tempo più breve che la storia recente della Terra registri"- così riporta Unimondo. Senza entrare nel merito delle conseguenze dannose che potrebbero verificarsi, qualora non si procedesse a un contenimento della temperatura quantomeno entro i 2°C, mi premeva sottolineare quanto in realtà fossero più efficaci strumenti di tutela processuale civile per attaccare le multinazionali, inadempienti nella riduzione delle emissioni di CO2, con una legittimazione attiva non solo da parte dello Stato, come accade in Italia per la responsabilità civile da danno ambientale ad esempio, ma anche da parte dei privati sul modello della cd "climate change litigation", sperimentata in USA e in Canada. Questo tipo di azione civile consente di mettere in correlazione la causa dei cambiamenti climatici e il danno effettivamente provocato, ponendo così le basi per un'azione di questo tipo in ambito civilistico. Michael Byers, professore di diritto internazionale presso la British Columbia University a CBC News Canada, attraverso uno studio sulle quote di responsabilità per danni da cambiamenti climatici, è arrivato a quantificarli così: 591.000 milioni di dollari totali per cinque imprese (EnCana, Suncor, Canadian Natural Resources, Talisman e Husky). Concludendo, ritengo che l'attenzione delle multinazionali ai danni ambientali, in particolar modo a quelli ricollegabili al climate change, debba divenire da un lato un modus operandi in generale dell'impresa socialmente responsabile, ma dall'altro debba essere inserita in un più ampio sistema di controllo e tutela processuale adeguata, in genere ricollegabile alla cd "class action".

grazia.dic

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Vodafone e Ambiente

Messaggio  746267 Sab Apr 30, 2016 11:33 am

Navigando in rete mi sono imbattuta in un articolo particolarmente interessante sull'impegno mostrato da Vodafone nei confronti della tutela ambientale.
Da diversi anni Vodafone Italia ha implementato infatti un’attività di Mobility Management con lo scopo di ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti attraverso contributi alla diffusione della cultura della mobilità sostenibile, individuando soluzioni che consentano l’adozione di modalità di viaggio ecocompatibili.
Anche quest’anno, infatti, le attività del Mobility Management sono state incentrate sulla valutazione di forme alternative di trasporto per chi abitualmente utilizza l’auto per recarsi sul posto di lavoro.
Sono stati organizzati incontri anche con aziende leader nella realizzazione di veicoli elettrici al fine di valutare la possibilità di integrare o sostituire le navette aziendali utilizzate tra Milano e Ivrea con veicoli totalmente elettrici. L’operazione resta ad oggi troppo onerosa dal punto di vista finanziario e gestionale, ma è intenzione della Società vagliare tale opzione in futuro.
Tale scelta ha comportato una diminuzione complessiva dei consumi di carburante e delle emissioni di CO2. Sono infatti molto positivi i risultati di questa iniziativa:
-16% di viaggi in aereo rispetto al precedente fiscal year, pari ad una riduzione di circa il 21% di emissioni di Co²
-13,2% di Co² emessa dalla flotta auto aziendale rispetto al precedente fiscal year
+15% il tasso di adozione di viaggi in treno sulla tratta Milano-Roma, a fronte di un aumento di circa il 5% dei viaggi in aereo sulla stessa tratta.

746267

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente...tutta apparenza?

Messaggio  0000661040 Lun Mag 02, 2016 2:53 pm

Tutelare l'ambiente vuol dire assicurare il miglioramento continuo e consolidare strategie dirette a prevenire l'inquinamento.
Per fare ciò è importante diffondere i principi di politica ambientale attraverso strumenti di comunicazione e sensibilizzazione verso azionisti, fornitori, dipendenti, clienti e consumatori.
Affinchè tutto ciò possa realizzarsi gli operatori economici e sociali devono basarsi sulla trasparenza e la coerenza dei comportamenti.
Tutto ciò favorisce un ritorno di immagine per l'impresa che si mostri sul mercato socialmente responsabile.
Ma, questo non può ridursi a mera apparenza.
I miei colleghi hanno parlato del gruppo Granarolo.
Un pò di tempo fa ci fu lo scandalo delle "mozzarelle blu".
Il gruppo Granarolo parla di latte italiano "garantito e certificato", ma si è scoperto acquistare la materia prima dalla Germania.
In base alle notizie emerse, sarebbero stati individuate delle mozzarelle vendute in Italia e prodotte dalla Granarolo, contenenti il batterio Pseudomonas Fluorescens.
Le pubblicità dell'azienda relative al " Latte Alta Qualità" parlano di mucche italiane selezionate e di latte garantito e certificato ogni giorno con controlli numerosi e approfonditi.

0000661040

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Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente Empty Re: Responsabilità sociale e attenzione all'ambiente

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