legislazione regionale e responsabilità sociale

La responsabilità sociale potrebbe orientare le scelte delle imprese relative al reclutamento e suggerire l'attuazione di "azioni positive" in favore di soggetti deboli (es. lavoratori con disabilità, anziani, donne, disoccupati di lungo periodo, ecc.). Su base locale non mancano azioni sperimentali in questo ambito, la stessa legislazione regionale spesso privilegia (e finanzia), tra le prassi socialmente responsabili, quelle dirette al miglioramento delle condizioni lavorative dei disabili e incentiva le assunzioni in misura superiore e/o aggiuntiva rispetto alla quota d'obbligo.
Un esempio è dato dalla legge regionale 17/2005 dell' Emilia Romagna che prevede sostegni ed interventi "diretti a realizzare condizioni migliorative per la piena integrazione lavorativa della persona con disabilità, o di impegno in misura aggiuntiva".
All' art.2 afferma che finalità della disciplina è quella di rafforzare la coesione e l'integrazione sociale; promuovere l'inserimento e la permanenza nel lavoro delle persone con disabilità, svantaggiate, a rischio di esclusione; superare le discriminazioni fra uomini e donne nonché le altre forme di discriminazione nell'accesso al lavoro, nello sviluppo professionale e di carriera nel rispetto della Costituzione e delle disposizioni dell'Unione europea in materia.

Sul tema, si può benissimo ricordare la Regione Veneto.
Questa era stata oggetto di polemiche: si era infatti lamentato il taglio in Veneto dei tirocini di inserimento lavorativo per i disabili e in un'intervista, abbastanza recente, l’assessore regionale alla Formazione e al lavoro, Elena Donazzan, riepilogava quanto la Regione si impegnava in realtà per l’inserimento lavorativo di invalidi e persone con handicap.
Infatti, oltre alla legislazione regionale, l'intervento di una regione si può svolgere in altri modi.
In questa intervista si è sottolineato come l'amministrazione persegue questo scopo sociale non solo impegnando i trasferimenti del Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili e le risorse del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili, ma anche impegnando risorse del Fondo sociale europeo. Con il Fondo sociale europeo sono stati infatti finanziati 11 progetti integrati pubblico-privato tra il 2014 e il 2015, che hanno coinvolto 140 disabili in tirocini lavorativi, retribuiti, e interventi formativi, con un investimento complessivo di quasi 5 milioni di euro tra Comuni, Province, Ulss e cooperative sociali.
Inoltre, a fine 2015, l'assessorato, di concerto con l’assessorato alla sanità, ha concordato un piano straordinario di 500 assunzioni di disabili nei servizi che le aziende sanitarie affidano alle cooperative sociali.

in merito vorrei aggiungere un ulteriore esempio, quello della regione Friuli Venezia Giulia che vede una florida produzione legislativa in merito alle pratiche di interesse sociale.

infatti sia a livello legislativo che attraverso bandi particolari vengono distribuiti incentivi economici particolamente ingenti in relazione alla realizzazione di opere o servizi volti al miglioramento e sviluppo delle condizioni sociali, integrazione dei soggetti con disabilità e tutela dell'ambiente.

In relazione agli esempi sopracitati presenta particolamente rilevanza la legislazione regionale in tema di sussidi e incentivi per i disabili tra le quali vorrei sottolineare:

- Art 1 comma 1 Legge Regionale 24 aprile 2015 n 10, in materia di Contributi a favore delle persone disabili per l’installazione di ascensori. Nell'indicato articolo viene definito il contributo di 100.000 euro per l'installazione di ascensori in tutte le costruzioni edilizie non ultimate all'entrata in vigore del decreto. L'unico requisito ulteriore posto è che queste costruzione siano di proprietà o gestite da Associazioni di volontariato onlus aventi finalità sociale di assistenza psicologica ed educativa extra-domiciliare a soggetti in condizioni di disabilità. In questo caso è evidente come è stato posto un bilanciamento di interessi, tra i quali la maggiore importanza è stata data allo sviluppo della coscienza sociale.

Non solo l'Emilia Romagna e il Veneto sono riuscite a conciliare legislazione regionale e responsabilità sociale d'impresa, ma anche la regione Liguria, attraverso la legge regionale 13 Agosto 2007 N.30, ha dato avvio ad una serie di norme per la sicurezza e la qualità del lavoro. Tra tutti gli articoli, quello che mi ha particolarmente colpito è stato l'articolo 8 bis (incentivi alle famiglie dei lavoratori deceduti a causa di infortunio sul lavoro) in cui si afferma che la Regione Liguria promuove l'inserimento al lavoro del coniuge o del convivente dei lavoratori deceduti a causa di infortunio sul lavoro, residenti in Liguria. Tali interventi però sono rivolti al coniuge o alla coniuge o convivente del lavoratore deceduto, a condizione che siano disoccupati o privi di reddito.
Al Capo III (interventi per la responsabilità sociale dei datori di lavoro) della medesima legge, l'art 14 propone degli incentivi in favore di responsabilità sociale, i quali, promossi dalla Regione, consistono in adozioni di:
a) pratiche socialmente responsabili nei confronti del mercato, delle risorse umane, della comunità e dell'ambiente;
b)codici di condotta etici;
c)sistemi di gestione della responsabilità sociale;
d)modelli di rendicontazione, quali bilanci sociali ed ambientali, che evidenziano l'assunzione della responsabilità sociale, secondo riconosciuti standard nazionali o internazionali.
Attraverso questi esempi possiamo constatare come le regioni italiane si stiano sempre più avvicinando alle esigenze dei loro cittadini, mostrando un forte coinvolgimento nei confronti delle categorie più deboli della regione.

Questa conciliazione tra le esigenze regionali e la responsabilità sociale dell'impresa è avvenuta,in effetti, in molte delle regioni che hanno preso parte attivamente all'Action Plan Nazionale e ai suoi progetti dando un contributo personale e arricchendo lo scenario nazionale. Con riferimento all'Action Plan 2013-2014 (in particolar modo le regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,Liguria,Lombardia,Marche,Piemonte,Puglia,Sardegna,Toscana,Umbria e Veneto) hanno segnalato iniziative im tema di rsi e hanno partecipato anche alla realizzazione del progetto interregionale "Creazione di uma rete per la diffusione della rsi". I progetti,alcuni conclusi,altri ancora in atto,seguono linee guida comuni,che sono la diffusione delle buone pratiche,il miglioramento e il monitoraggio del livello di fiducia nelle imprese,il miglioramento nei processi di autoregolamentazione,la trasparenza nelle informazioni sociali e ambientali,così come le integrazioni della rsi in tema di istruzione,educazione,formazione.