Validità degli strumenti e delle modalità di manifestazione della RSI

La riflessione presente verte sulla effettività degli strumenti e le modalità con cui le imprese manifestano la loro RSI. Prima di tutto c’è una casistica, un elenco e una tassonomia di strumenti che possono essere usati volontariamente: l'adozione del codice etico aziendale, del codice di comportamento o di codici deontologici aziendali; oppure l' utilizzo del bilancio sociale, di "accountability" e di marchi di qualità sociale chiamati anche “bollini blu”.
Ma un problema per questi strumenti è quello della loro effettività. Fino a che punto quindi questi codici e strumenti sono validi? Non basta adottare un codice se poi questo non viene rispettato. Non basta usare un bilancio sociale se poi non sappiamo che i dati sono effettivamente reali o rimaneggiati. Non c’è una garanzia di terzietà dell’organo che rilascia la certificazione.
Che idea vi siete fatti quindi al riguardo? Avete idee, teorie o soluzione per dimostrare la validità e la sicurezza della RSI?

Penso che la domanda da te posta, sia una domanda comune e che ognuno di noi almeno una volta si sia fatto. Ho avuto modo di farmi un'idea personale in tema di Rsi e ritengo che uno dei rischi dell'adozione della responsabilità sociale sia proprio l'incoerenza tra quanto l'azienda dichiara e quelle che effettivamente persegue. Di fatti pur essendoci molti strumenti e modi per valutare le politiche di CSR di un'impresa quali certificazioni, marchi di qualità o riconoscimenti, il rischio che l'adesione alla Rsi sia solo uno strumento per accrescere la propria immagine e la propria reputazione resta "vivo". Non a caso, abbiamo avuto modo di leggere all'interno dello stesso forum, oltre che internet, che sono molte le aziende che adottano un comportamento etico, sostenibile e responsabile , ma alla fine vengono smascherate perché non è effettivamente così.

Indubbiamente il problema da te rilevato è di enorme importanza. Aggiungerei, personalmente, una ulteriore tematica che vada a rafforzare la tua tesi, prendendo spunto da un interessantissimo punto di vista di Matteo Dell'Olio, il quale, analizza con molte perplessità il contenuto stesso di questi strumenti della responsabilità sociale d'impresa. La SA 8000, come ben noto, "contiene dei requisiti sociali orientati all'incremento della capacità competitiva delle organizzazioni che volontariamente forniscono garanzia di eticità della propria filiera produttiva e del proprio ciclo produttivo."
Il problema, analizzato da Matteo Dell'Olio, è che alcuni principi espressi nel SA 8000 risultano "deludenti per la loro genericità ed ovvietà"; ad esempio, si afferma, che l'azienda responsabile deve adottare strumenti adeguati per la prevenzione degli infortuni o che i bagni devono essere puliti.
Nel caso dell'ordinamento italiano, norme giuridiche hanno riguardato, anni fa, queste tematiche che non risultano affatto nuove ed innovative.
Concluderei, riportando questa Sua emblematica espressione: "Insomma, mettere in un cofanetto in cui c'è scritto volontarietà quello che per noi è obbligatorio, da oltre un secolo, è francamente imbarazzante".