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RSI e opinione pubblica

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Messaggio  0000723134 Gio Mag 12, 2016 8:04 am

Leggendo gli interventi all'interno dei diversi argomenti ed esempi affrontati in questo gruppo ho trovato alcuni "denominatori" comuni tra i quali uno secondo me assume particolare importanza: la pubblicità delle pratiche di RSI.

In seguito mi sono posta alcuni quesiti e riflessioni che vorrei condividere per confrontarmi.

E' evidente come molte multinazionali e imprese pubblicizzino (spesso per finalità di incremento dei profitti) le pratiche adottate in merito all'impegno sociale dell'attività di impresa e ciò inevitabilmente ha una ricaduta positiva sul consumatore o sul pubblico in generale.

Ognuno quindi è in grado di identificare una pratica socialmente responsabile quando se la trova di fronte, ma ritengo sia molto più difficile per un cittadino medio concepire una nozione generale di "responsabilità sociale di impresa".

Pertanto mi chiedo quanto potrebbe incidere nello sviluppo della RSI un cambiamento di coscienza che porterebbe i consumatori a "cercare" le imprese socialmente responsabili avendo quindi un ruolo attivo e non solo passivo di ricezione di informazioni.

In relazione a questo tema mi viene in mente il sistema delle pubblicità progresso attraverso le quali la Fondazione per la Comunicazione Sociale ha proposto un cambiamento alla radice ponendo lo spettatore televisivo in piccoli break di fronte a tematiche importanti e delicate di cui prima si parlava molto meno ad un livello così trasversalmente diffuso. Sarebbe possibile secondo voi creare o per lo meno concepire in astratto un analogo sistema per quanto riguarda la RSI?

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RSI e opinione pubblica Empty Incentivi della RSI e modalità di diffusione

Messaggio  0000725640 Gio Mag 12, 2016 9:18 am

Come parecchie storie di successo indicano, le imprese socialmente responsabili sono quelle che più efficacemente riescono ad utilizzare a proprio vantaggio il meccanismo della persuasione nei confronti di tutti coloro che con essa intrattengono rapporti. Si consideri l’esempio del lavoratore. Cosa fa sì che il collaboratore percepisca che il rapporto di impiego sia un esempio di scambio sociale piuttosto che di scambio di mercato? L’equità percepita, la quale incoraggia la cittadinanza d’impresa. Se il lavoratore osserva che i canoni di equità giocano un ruolo centrale nei
rapporti fra impresa e stakeholders, egli arriverà a concludere che l’equità è un tratto dominante della cultura d’impresa e dunque che anche il suo contratto di lavoro è equo, un contratto cioè basato sui principi dello scambio sociale. E il dipendente che è persuaso di essere trattato equamente tenderà a reciprocare. Ma sappiamo anche che, alla lunga, chi pratica la reciprocità finirà, con il considerare questo suo comportamento come un tratto caratteristico della propria identità. Viceversa se i collaboratori percepiscono che c'è incoerenza tra principi conclamati dall'autorità di impresa e ordini
impartiti, si arriva al caos organizzativo. Di conseguenza , penso che la pubblicità progresso come madalità di diffusione potrebbe andar bene, sebbene la vera pubblicità della responsabilità sociale dell'impresa sia data dall' efficacia e competitività che il modello stesso fornisce alle imprese .

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Messaggio  0000726160 Gio Mag 12, 2016 9:22 am

Caro collega credo che la sua proposta sia davvero interessante. Certo educare attraverso spazi pubblicitari potrebbe funzionare come primo approccio alla tematica.
È pur vero però che ,non potendosi esaurire la trattazione di questo tema in piccoli break, è necessario un approfondimento in determinate sedi. Si potrebbero promuovere dei seminari presso le facoltà di economia e di diritto ,come anche presso scuole o diversi istituti adibiti all'istruzione. Questi "convegni" / conferenze o seminari ovviamente dovranno essere tenuti da professori che abbiano coscienza del pubblico che si trovano davanti. È importante sensibilizzare il consumatore al fine di educarlo alle scelte più opportune per lui e per l'ambiente. Ritengo che questa pseudo formazione ,non debba però essere strumentalizzata da parte di enti che dipendono da imprese o aziende . Altrimenti qualsiasi sincero tentativo di sana informazione si trasformerebbe in un indottrinamento mirato.

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Messaggio  0000723896 Gio Mag 12, 2016 10:49 am

Le soluzioni proposte dai colleghi mi sembrano più che condivisibili. Tuttavia bisogna notare come ad oggi, la più importante pubblicità per la responsabilità sociale dell'impresa, sia stata fatta con l'esempio da parte delle imprese virtuose che hanno deciso di adottare questo modello. I risultati ma soprattutto i lavoratori di un'azienda socialmente responsabile, sono la pubblicità più forte, non solo per il passaparola che si può creare, ma perché la realizzazione di valori condivisi, rende un'azienda più umana e più vicina agli occhi del pubblico. Quando la presa di posizione è più marcata e coincide con il sostegno a cause più specifiche, si riesce a creare un rapporto ancora più stretto non solo con i lavoratori ma anche con i consumatori. Credo che aldilà delle campagne pubblicitarie, fare vedere ai cittadini e agli studenti (prima ancora che consumatori) come realmente opera un azienda socialmente responsabile, possa essere una grande pubblicità e un grande stimolo per fare in modo che simili realtà si sviluppino su tutto il territorio nazionale.

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Messaggio  0000688490 Gio Mag 12, 2016 3:56 pm

La mia opinione è che la RSI non sia altro che uno dei molti modi in cui la coscienza etica, che fino a pochi anni fa stava in capo ad una minoranza profetica, si sia diffusa ad ampio raggio nella società. Così come i singoli cittadini sono consapevoli di adottare un comportamento più o meno rispettoso di valori ambientali o umanitari, tanto essi hanno un concetto di come un'impresa socialmente responsabile agisca. Allo stesso modo penso che basti poco ad un consumatore per capire se i prodotti che acquistano vengano da aziende responsabili piuttosto che non. La pubblicità progresso è allora uno dei tanti modi con cui si può perseguire quello che secondo me è il vero scopo che la società di oggi si deve prefiggere: fare in modo che i virtuosi della responsabilità sociale siano premiati, tanto nel consumo quanto nella produzione. Sotto quest'ultimo aspetto è necessario che sia messo nero su bianco quanto un'impresa si impegna in ambito sociale, non bastando le dichiarazioni che le stesse pubblicano sui propri siti web. Dal lato del consumatore, una clientela con i mezzi finanziari sufficienti per sostenere il prodotto "responsabile", può far sì che si inneschi una spirale competitiva: l'azienda responsabile potrebbe diventare la norma innanzitutto per tali soggetti, giungendo infine a proporre prezzi capaci di attrarre anche le fasce di reddito più basse. Sono molti i fattori in gioco non citati, ad esempio lo sfruttamento di lavoro a basso costo e le variabili culturali e sociali; penso tuttavia che il raggiungimento dei due sopra elencati, giochi a favore dello sviluppo di una coscienza sociale, tanto dell'impresa quanto del cittadino.

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Messaggio  0000724464 Gio Mag 12, 2016 6:04 pm

Mi trovo in totale accordo con la collega per quanto concerne la difficoltà che un cittadino medio può incontrare nel concepire una nozione generale di RSI. Molto spesso le aziende mettono in luce il proprio impegno "socialmente responsabile" con importanti campagne pubblicitarie, ma a mio avviso, per la stragrande maggioranza dei consumatori, è difficile capire se si è in presenza di un'azienda autenticamente responsabile o meno, ammesso che ai consumatori interessi approfondire l'argomento. A tal proposito, mi viene in mente l'esempio riportato in un intervento in questo forum, dell'arcinota multinazionale di abbigliamento low cost, H&M, la quale, poche settimane fa, ha lanciato una campagna, la World Recycle Week, per promuovere il riciclo di abiti vecchi e quindi di tessuti e ridurre l'impatto che altrimenti essi avrebbero sull'ambiente.
Iniziativa senza dubbio ammirevole agli occhi dei più, ma definireste H&M una multinazionale socialmente responsabile alla luce delle condizioni disumane a cui sono costretti i lavoratori dei laboratori tessili in cui vengono realizzati i capi H&M, come denunciato dalle tre bloggers norvegesi che hanno vissuto per un mese a stretto contatto con gli operai cambogiani?
Sensibilizzare l'opinione pubblica su queste tematiche attraverso appositi spazi televisivi ed approfondirli attraverso seminari, convegni, rappresenterebbe un passo fondamentale per un'educazione al consumo, come sostenuto dal/dalla collega, e per un'acquisizione di coscienza del potere che i consumatori hanno nel dirottare pratiche di mercato discutibili.

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Messaggio  0000723134 Ven Mag 13, 2016 7:51 am

Dopo alcune ricerche compiute In relazione all'esempio che ho citato nel post di avvio di questo argomento, le pubblicità progresso, ho trovato un archivio molto interessante che vorrei condividere con voi.

Sul sito della Fondazione per la comunicazione sociale, ente che si occupa della realizzazione e promozione delle pubblicità progresso, è presente una sezione intitolata "mediateca" all'interno della quale è possibile consultare un archivio immenso di campagne di comunicazione sociale da tutto il mondo. In particolare esiste una sezione intitolata proprio alla responsabilità sociale di impresa in cui ho trovato delle iniziative davvero interessanti:

- quella che mi ha maggiormente colpito è stata una campagna della samsung proposta nel 2014 ed intitolata "what's your problem? sport doesn't care" in merito alle paraolimpiadi invernali, il video fa venire la pelle d'oca e sicuramente può essere considerato un esempio più che valido di promozione di responsabilità sociale di impresa di ampia diffusione trasversale. Vi allego di seguito il link : http://www.pubblicitaprogresso.org/news/whats-your-problem/

- un altra campagna molto interessante è quella proposta dall'azienda Mortierbrigade in Belgio in occasione dell'equal pay day del 2015 al fine di denunciare la differenza del 20% negli stipendi tra uomo e donna. In questo caso l'approccio è del tutto diverso dal primo esempio riportato in quanto viene utilizzata una forte ironia e del sarcasmo per denunciare quello che in realtà costituisce un forte problema dello sviluppo sociale del paese. http://www.pubblicitaprogresso.org/schede_mediateca/the-undubbed-truth/

Ritengo che entrambi questi esempi, e i molteplici altri riportati nel sito in questione, presentino metodi di approccio molto diversi ma altrettanto efficaci in quanto creano una relazione tra consumatore - impresa - problematica sociale abbastanza orizzontale e comprensibile a tutti i livelli, pertanto mi sento di poter affermare che sono sempre più convinta che questo genere di iniziative possano costituire un importante fattore nello sviluppo e nella diffusione della RSI.

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