modelle o manichini? RSI nei parametri di bellezza

In ambito di responsabilità sociale d’ impresa si sono toccate tematiche inerenti al mondo della moda. Ci si è entusiasmati circa l’ utilizzo di materiali ecosostenibili in sostituzione alle pellicce o alle pelli di animali nella recentissima Milano fashion week. Questo c ha dato l’ impressione che qualcosa effettivamente stesse cambiando in meglio. Si è poi affrontato un’ ulteriore tema inerente ai capi d abbigliamento con l’ iniziativa “who made my clothes” per scoprire tutto sulla manifattura del nostro vestiario. Ma forse abbiamo dimenticato di considerare qual è l aspetto più tragico di questo mondo in apparenza stupefacente ,quanto in realtà effimero ed evanescente : l anoressia .Siamo continuamente bombardati da modelli plastici di corpi armoniosi ,dalle linee invidiabili .Chi di noi per una volta nella vita non ha desiderato di possedere addominali scolpiti e gambe kilometriche come quelle di modelle che vediamo pubblicizzate? Sarebbe tutto estremamente bello se non fosse per il fatto che come ogni cosa ,purtroppo, si cade nell’ esagerazione. Attualmente le case di moda cercano ”manichini”,poiché a risaltare non dev’ essere la bellezza naturale del soggetto che indossa ,ma il capo della collezione dello stilista di turno.A quel punto si delinea una vera e propria battaglia tra agenzie e case di moda in cui a rimetterci è inevitabilmente la salute psico-fisica della modella. Negli ultimi tempi non mi sembra più di vedere fisici dalle linee armoniose ,ma corpi spigolosi ed esangui che sembrano automi .Scommetto che la stragrande maggioranza di noi avrebbe piacere di riscoprire la bellezza della donna di un tempo , dalle curve generose ,in salute ,quella sulla quale un abito rendeva mille volte meglio. Non pensate sia necessario in questo senso promuovere politiche di RSI soprattutto relativamente a questa dimensione celata della moda?

Caro/a collega,
Il tema da te sollevato è molto più che attuale. Apprendo, tra le altre, della recente presentazione in California di un disegno di legge per imporre la visita medica al fine di confermare lo stato di buona salute delle modelle. In particolare, le ragazze dovranno dimostrare di non soffrire di disturbi del comportamento alimentare nonché sottoporsi a controlli periodici, consulti di nutrizionisti e regolari test sanitari. Come la California, anche la Francia ha presentato un disegno di legge anti-anoressia, prevedendo anch’essa controlli medici per le indossatrici e un indice minimo di massa corporea per poter sfilare sulle passerelle parigine.

Se i legislatori statali stanno cercando, dunque, di muoversi nella medesima direzione, anche le grandi case di moda (o, almeno, alcune di esse) hanno lanciato negli anni campagne e appelli di forte impatto sull’opinione pubblica. Per citarne solo una, nel 2007 Nolita lanciò la campagna pubblicitaria “No anoressia”: i manifesti ritraenti il corpo nudo e magrissimo della modella francese Isabelle Caro vennero affissi ai muri delle più grandi città italiane, suscitando grande scalpore proprio durante la settimana della moda di Milano.

Le case di moda dovrebbero fare di più? Forse sì. Nel caso di specie si tratta di lavorare, insieme, per ridefinire totalmente l’immagine ormai snaturata della donna moderna. Di certo l’anoressia non nasce nel mondo della moda, ma è fuor di dubbio che da questo è certamente appoggiata e influenzata. Dunque, prima di lanciarsi su campagne pubblicitarie che hanno tutto il sapore di una mera operazione di marketing, le più grandi firme dell’alta moda dovrebbero optare nelle sfilate, e non solo, per corpi sani e in salute, proponendo i giusti modelli alle nostre giovani ragazze. E come si potrebbe definire tutto ciò, se non Responsabilità Sociale?

Anche io sono venuta a conoscenza della legge francese che dice stop all'anoressia dal web e mi sono stupita che provenga proprio dalle passerelle parigine! Ormai le multinazionali e i grandi brand ci hanno imposti dei canoni di bellezza che sono lontani dai canoni di salute di una donna normale, di una donna SANA. E questo non lo dico per compiacermi del fatto che ho qualche kg in più, ma guardando la questione da un punto di vista di RSI. Le imprese e gli stilisti dovrebbero mirare a creare abiti per le donne, per gli uomini e non per i manichini! "Vuoi sfilare in passerella? Allora presenta un certificato medico e dimostra che non sei affetta da disturbi alimentari." dice la Francia. Il certificato medico dovrà provare che lo stato di salute della modella/o è compatibile con l’esercizio della sua professione. Chi non rispetterà la normativa (sia la modella che il responsabile dell’agenzia che la fa lavorare) rischierà fino a sei mesi di carcere e 75mila euro di multa. La legge comprende anche un’altra norma: l'indicazione "foto ritoccata" sarà obbligatoria nelle riviste e nelle pubblicità. E così, se si ricorrerà al photoshop, bisognerà ammetterlo. Finalmente smetteremo di deprimerci davanti alle pagine delle riviste patinate in cui le modelle appaiono senza kg di troppo, senza un'imperfezione o un filo di cellulite. Io penso che sia importante che le imprese e agenzie di moda si muovano in questa direzione (anche per il solo fatto di non incorrere in una sanzione). Ma non sarebbe stato ancora più apprezzabile se l'iniziativa fosse venuta dalle imprese o agenzie di moda stesse piuttosto che da un legislatore attento?

In merito a questo tema mi piacerebbe citare il famoso caso (chi non ne ha sentito parlare) del Calendario Pirelli che per quest'anno aveva deciso di fare posare una modella ''curvy'' per contrastare lo stereotipo della bellezza magra. Non nego di essere rimasta particolarmente divertita dall'episodio. Il tentativo della Pirelli, che a detta di molti si è trattato di un gesto nobile per promuovere un altro tipo di bellezza, non ha fatto altro che creare un nuovo stereotipo di bellezza.
Questo purtroppo è un tema lungi dall'essere superficiale e rientra decisamente nella categoria della RSI, perché la moda e le tendenze che questa diffonde influenzano le nostre vite più di quanto possiamo immaginare. Spesso (per non dire sempre) queste tendenze non sono nemmeno portatrici di modelli salutari e quindi influenzano le nostre (pur apparentemente banali) decisioni in maniera negativa.
Innanzitutto le imprese, le case di moda, le pubblicità, non dovrebbero proporre un modello nuovo o diverso di bellezza ma dovrebbero smetterla una volta per tutte di proporre modelli e stereotipi. Così facendo dirottano le nostre scelte verso i loro interessi e ancora una volta si lucra alle spese dei nostri interessi, della nostra salute e in questo caso addirittura a spese della nostra personalità.

Cari colleghi,non ero a conoscenza dell iniziativa promossa dalla Francia ,me ne compiaccio ma non mi convince. Mi riaggancio a quanto detto poco fa: promana (come è giusto che sia)dal legislatore ,ma non mi sembra che sia entrata nella coscienza delle case di moda .Navigando sul web ho scoperto che anche in Italia nel 2012 si è cercato di compiere passi in avanti in tal senso con il “manifesto contro l anoressia” griffato VOGUE. Il programma estremamente interessante era composto da sei punti cardine per un approccio più sano all’ immagine del corpo. Il “il patto in sei punti” prevedeva il no alle modelle al di sotto dei sedici anni ,soprattutto se sottopeso,no al lavoro notturno ,no al cibo spazzatura e alle taglie troppo striminzite. Da un altro lato questo codice internazionale dell’ appeal salutare si incentrava (grazie alla collaborazione di medici specializzati) a promuovere un immagine della donna in buono stato di salute .Il manifesto mirava a favorire donne in forma ma non in sovrappeso ,le quali avrebbero potuto dare consigli in merito al loro stile di vita anche a ragazze più giovani. Una parte era totalmente dedicata al rimprovero per gli stilisti , affinchè non adottassero taglie skinny (che letteralmente significa ridotto all’ osso)per le sfilate , dal momento che questo avrebbe richiesto naturalmente la presenza di modelle estremamente filiformi. Questi buoni propositi sembravano incrementare una proposta del passato non andata a buon fine nel 2007. L’ allora ministro Melandri aveva annunciato la costituzione di un “albo delle indossatrici” che avrebbe consentito solo alle modelle in sana e robusta costituzione di avere un “visto moda” cha garantiva loro la possibilità di sfilare .Son passati anni, ed ancora sentiamo parlare di continuo di questi bei progetti ,ma nella realtà non riesco a tastare il cambiamento. Io credo che tutte queste belle parole siano intrise di ipocrisia e che nessuno,nel mondo del fashion, vorrebbe cambiare le regole di una fiera della vanità che frutta così tanto.

Ovviamente non posso che essere in accordo con voi sul fatto che dare un'immagine sana e 'non surreale' del corpo della donna da parte delle grandi e meno grandi case di moda, sia importante tanto quanto, se non di più, realizzare abiti con materiali riciclati o che comunque più in generale rispettino l'ambiente e le varie specie animali e vegetali che ci vivono.
Oltre al già citato caso francese, ho da poco appreso che anche a Madrid, in occasione della Settimana internazionale della moda, verrà per la prima volta dato un forte segnale da parte degli organizzatori per combattere il dirompente fenomeno dell'anoressia. E' stato deciso infatti che le modelle per partecipare alla sfilata debbano avere un indice di massa corporea di almeno 18.5: se tale valore non viene raggiunto, niente sfilata. A ciò si aggiunge poi il divieto per le modelle di essere truccate in modo tale da apparire malate o comunque non in salute.
Risultato: un terzo delle modelle che si sono presentate a Madrid hanno ricevuto il divieto di sfilare.
Spero e mi auguro che iniziative di questo genere vadano incontro a una sempre maggiore diffusione; certo l'anoressia e i problemi di alimentazione hanno radici più profonde e spesso sono conseguenza di grandi sofferenze, ma altrettanto certo è che il mondo della moda, adesso come adesso, non rappresenta altro che uno strumento di avallamento di questi problemi.

Trovo molto interessante nonché attuale la tematica che state portando in rilievo. Naturalmente concordo con voi nel sottolineare l’importanza delle modelle nel rappresentare un esempio per tutte le donne; in particolare, vorrei soffermarmi proprio sul fatto che quasi sempre, i modelli che ci vengono presentati non rispecchiano la realtà ma rivestono un ruolo meramente funzionale all’esaltazione dei capi. Sembra dunque che le imprese della moda si siano dimenticate che gli abiti hanno la funzione di vestirci e che mandare in produzione taglie che non corrispondono alle effettive caratteristiche fisiche delle consumatrici non sia molto intelligente sia da un punto di vista economico dato che il “range” di possibili acquirenti è molto ristretto sia da un punto di vista sociale in quanto si incentivano le consumatrici ad adottare rimedi talvolta drastici a livello di salute per poter “entrare” nei capi che si trovano in commercio.
Questo, oltre ad essere un comportamento poco responsabile, se così si può dire, nei confronti dei consumatori, è anche tutt’altro che responsabile nei confronti delle modelle che lavorano per queste case di moda, le quali sono spesso sottoposte a regimi e ritmi assolutamente malsani.
Concordo soprattutto con chi dice che forse l’intento dei legislatori non è sufficiente e che l’iniziativa dovrebbe partire dalle imprese che operano nel mondo della moda per il semplice fatto che, attraverso le varie pubblicità, riviste, sfilate...potrebbero realizzare in modo diretto e sicuramente più efficace i fondamentali obiettivi di andare incontro alle esigenze delle consumatrici e di fornire modelli realistici ma soprattutto sani. Ciò non toglie, naturalmente, che l’intervento legislativo sia un ottimo punto di partenza per condurre le imprese all’abbandono degli stereotipi (a mio parere sbagliati) che si sono diffusi negli ultimi decenni. Tuttavia, trovo che eliminare dalla società la convinzione che essere bella implichi essere magra non sia affatto semplice e che, proprio per questo, sia necessaria la collaborazione di tutti.

Trovo molto interessante il dibattito in materia anche se la mia posizione purtroppo non è delle più fiduciose. Ritengo come uno dei colleghi che le evoluzioni legislative nonostante siano di buon auspicio continuino a costituire un mero involucro entro il quale nascondersi. Mi spiego, le aziende che producono vestiti nel mondo della moda hanno mutato il prototipo di bellezza richiesta per realizzare una sfilata rispetto al passato. Molti anni fa infatti, le passerelle erano intrise di ragazze bellissime e in ottima salute,e il cambiamento della tipologia di donna scelto per portare a conoscere le proprie creazioni si ispira ad un ideale tale per cui una donna con una bellezza più recondita e appariscente potrebbe incentrare l'attenzione degli spettatori su di sé e sul suo aspetto rischiando di lasciare in secondo piano, o comunque di far notare meno, la particolarità dell'abito. Questo, almeno stando a quanto ho letto, avrebbe portato nel tempo le case di moda a prediligere ragazze prive di ogni forma e con un fisico meno armonico per poter incentrare la totale attenzione sull'abito. Se questo dovesse essere l'ideale ispiratore, che giusto o sbagliato che sia è ormai consuetudine, temo che distogliere lo stesso da una collettività ormai a ciò abituata sia molto complesso e realizzabile solo attraverso controlli rigidi e sanzioni molto pregnanti che per il momento non sussistono. Un ulteriore problema è dato dal fatto che in epoca attuale l'ideale di promuovere una bellezza più sana è in corso di diffusione e al riguardo si sono anche create agenzie di mode per ragazze curvy. Nel merito di quest'ultimo punto il problema però è nel fatto che ciò che le agenzie definiscono curvy altro non è che una ragazza magra e in ottima salute che di formoso ha ben poco, contribuendo forse ulteriormente a estremizzare ciò che si intende per magro. Alla luce di quanto detto ritengo che combattere l'idea che "magro è bello" sia davvero difficile,così come auspicare una responsabilità sociale dell'impresa su un ideale che involge l'intera società ma sia ben possibile e auspicabile un intervento legislativo che imponga controlli pregnanti e sanzioni imponenti ai trasgressori volti a garantire la salute delle modelle con misure alimentari e standard prestabiliti.

Probabilmente hai ragione, è necessaria un’azione forse più radicale e che rappresenti un vero e proprio deterrente per le imprese che operano nel mondo della moda selezionando ragazze filiformi, talvolta sottoponendole a uno stile di vita malsano.
Per quanto riguarda l’introduzione di agenzie di modelle “curvy” vorrei affermare la mia totale contrarietà nei confronti di tale iniziativa non solo perché, come hai detto tu, si tratta di ragazze tutt’altro che curvy bensì normopeso, ma soprattutto perché trovo sbagliato il solo fatto di fare una distinzione tra “modelle” e “modelle curvy”. A mio parere, questa classificazione non fa altro che aggravare il problema accentuando la convinzione che le modelle non curvy siano normali.
Trovo sbagliato in generale basarsi su delle misure prestabilite senza considerare la modella nel complesso, senza considerare, ad esempio, la capacità di stare in passerella o il fatto che alcune ragazze (io in primis) vestono una taglia 42 a seguito di tanti anni di sport e di un notevole sviluppo muscolare. Personalmente, trovo sia più bella da vedere (utilizzando il termine “bella” nel senso più ampio possibile) una ragazza taglia 42 tonica e ben strutturata piuttosto che una ragazza taglia 36 flaccida e sproporzionata. Questo è il messaggio che vorrei si diffondesse attraverso il mondo della moda ma probabilmente, purtroppo, si tratta una vera e propria utopia…

Riguardo questo argomento, un articolo del Corriere della sera riporta la notizia di una legge entrata in vigore nel 2013 nello stato di Israele. Questo, infatti, è il primo stato al mondo che ha tentato di trovare una soluzione legislativa a questo grave problema. La legge impone che l’indice di massa corporea (il rapporto tra peso e altezza) di chi posa per la pubblicità o sfila in passerella non debba essere inferiore a 18.5, indice al di sotto del quale l’individuo è considerato sottopeso per l’Organizzazione Sanitaria Mondiale. Violare tale legge costituirà reato e comporterà il pagamento di una multa. La legge in questione, inoltre, dà la possibilità alle famiglie dei morti a causa di disturbi alimentari di rivalersi contro chi propone e incoraggia la diffusione di canoni e modelli di bellezza che esaltano la magrezza. Mi auguro che sulla scia di Israele, così come ha fatto la Francia, tutti i Paesi disciplinino questa complessa materia. Però mi chiedo se soffermarsi solo sull’indice corporeo sia sufficiente o occorra magari fare degli accertamenti sulla salute fisica e psichica dei modelli, come avviene in ambito sportivo.

Il tema dell'anoressia nelle passerelle rappresenta un problema importante ma soprattutto urgente. Sopra ogni passerella vediamo sfilare delle ragazze magrissime che indossano abiti di ogni genere e che giustificano la loro magrezza o con un veloce metabolismo o con una dieta equilibrata e tanta attività sportiva, quando l'evidenza mostra ben altro. I molteplici casi di giovanissime ragazze che hanno trovato la morte nell'inseguire la passione della moda ha spinto le Case di moda a rivedere i parametri di magrezza e a controllare più scrupolosamente le condizioni di salute delle modelle, come per esempio è avvenuto in California, in Francia ma anche in Italia. Infatti, a Milano capitale della moda, in occasione della famosissima Milano fashion week, la settimana dedicata interamente alla moda, il Comune ha trasformato alcuni volti celebri in delle "Sentinelle della linea", le quali hanno avuto il compito di presenziare alle sfilate e tenere monitorata la magrezza delle modelle. Lo scopo di questo progetto è stato principalmente quello di trasformare Milano in un laboratorio per il benessere e per la salute dei cittadini attraverso la cultura del corretto stile di vita. Grazie a queste iniziative si può combattere questo problema che sta diventando sempre più massiccio; sicuramente sarà difficile eliminarlo del tutto in quanto oggi lo stereotipo di modella è ben diverso da quello degli anni '50 le quali avevano forme belle e sinuose. Fortunatamente, come già è stato detto prima, sta avanzando il concetto di modella curvy che rappresenta la modella con qualche forma, pur sempre contenuta. Leggendo i commenti dei miei colleghi, condivido la loro opinione sul fatto che la modella curvy sia una ragazza magra, però è sicuramente sana e non malata, perciò iniziare a far passare sia alla televisione che sulle passerelle un modello di ragazza sano è sicuramente un passo importante verso un futuro in cui (almeno spero) non si sentirà più parlare di problemi come l'anoressia o la bulimia.

Concordo con quanto detto sopra e sull'importanza del tema.
Credo che per coerenza, certe cose andrebbero affrontate a muso duro e così ha fatto Oliverio Toscani.
Leggete qui:
"L'anoressia ha gli occhi e il corpo nudo di Isabelle Caro: 31 chili di ossa, che da questa mattina campeggiano sui manifesti delle più grandi città italiane. Una sola foto, drammatica e controversa com'è nella storia dell'autore: Oliviero Toscani. E nella settimana della moda di Milano non poteva non far discutere "No anoressia", la nuova campagna Nolita realizzata dal fotografo milanese per il gruppo Flash&Partners. Una provocazione, ma soprattutto un allarme su una tragedia del nostro tempo. Ancora più sconvolgente perché a interrogarsi sul problema è il mondo delle passerelle, accusato da tempo di diffondere falsi miti di bellezza.

La campagna. Non lascia spazio a interpretazioni la foto di Isabelle Caro. È lei la ragazza anoressica protagonista della campagna pubblicitaria di Nolita, il fashion brand del gruppo Flash&Partners. La modella francese ha accettato di esporsi nuda allo scatto di Oliviero Toscani per mostrare a tutti la realtà di una malattia che insieme alla bulimia, vede coinvolte oltre due milioni di persone in Italia. "Mi sono nascosta e coperta per troppo tempo - afferma Isabelle - adesso voglio mostrarmi senza paura, anche se so che il mio corpo ripugna". Una malattia lunga 15 anni, che l'ha ridotta a pesare 31 chili: "Le sofferenze fisiche e psicologiche che ho subito hanno un senso solo se possono essere d'aiuto - spiega la ragazza francese - a chi è caduto nella trappola da cui io sto cercando di uscire".

Non è nuovo alle polemiche Oliviero Toscani, che spiega: "Io ho fatto come sempre un lavoro da reporter: ho testimoniato il mio tempo. Sono anni che mi interesso al problema dell'anoressia. Un tema tabù per la moda. Come l'Aids ai tempi . Adesso l'argomento tabù è l'anoressia". Quanto alle responsabilità, continua il fotografo milanese, il discorso è più complesso: "Io non credo che la moda abbia grandi responsabilità nel problema dell'anoressia, - conclude Toscani - è una cosa molto più ampia che riguarda tutti i media e in particolare la televisione, che propone alle ragazze modelli di successo assurdi ". "

La tematica è molto più che attuale e urgente. Neanche io ero a conoscenza della legge francese la quale sicuramente rappresenta un piccolo passo in avanti ma sarà davvero un punto di partenza?
Il punto di partenza dovrebbe essere in primis la responsabilizzazione da parte degli stilisti che in realtà continuano a preferire scheletri, manichini anziché donne sane e in forma.
Vorrei riportale la dichiarazione di una modella (o meglio, di un “angelo”) di Victoria's Secret, marchio americano di abbigliamento femminile, di prodotti di bellezza e soprattutto per le creazioni di lingerie, che decise di abbandonare la nota azienda miliardaria.
Erin Heatherton è stata tra le modelle più note del marchio, fino a quando, nel 2013 ha deciso di svestire i panni di 'angelo'. Il motivo? La continua pressione subita per perdere peso, come ha raccontato lei stessa in un'intervista rilasciata a 'Motto', il digital magazine del 'Time'.
Heatherton ha sottolineato come all'inizio abbia lavorato duramente per accontentare le persone per le quali lavorava, mangiando in modo sano e allenandosi due volte al giorno. Ma mentre cercava di prepararsi per l'ultima passerella di Victoria's Secret, nel 2013, era come se il suo corpo "non rispondesse più".
La ragazza ha dichiarato di essere caduta in depressione perché si allenava duramente ma sentiva come se il corpo le opponesse resistenza. Ricorda che una sera, tornata a casa dopo gli allenamenti e guardando il cibo, ha pensato che forse non avrebbe dovuto mangiare. Poco dopo quella sfilata, Heatherton decise di dire addio a Victoria's Secret e per poter assecondare le esigenze del proprio corpo.
"Ho capito che non potevo più esibire il mio corpo e me stessa di fronte a tutte quelle donne che mi guardavano - ha sottolineato la modella - e dire loro che è semplice avere questo corpo, che chiunque può ottenerlo".
I “cadaveri” in passerella non sono certo un modello di salute. E non è solo la passerella che ci propina questi canoni. H&M , ad esempio, cade nel tranello del ritocchino fotografico, ma si spinge forse troppo oltre. Se solitamente, infatti, si parla di corpi di modelle e attrici modificate da Photoshop, per far sparire qualche chilo di troppo o quelle imperfezioni che non renderebbero bene in copertina, ecco che il marchio di moda low cost svedese fa decisamente di più. Per presentare sul suo sito internet i capi di abbigliamento in vendita, infatti, il fashion brand ha fotografato delle bellissime modelle, ritagliando il loro viso e posizionandolo su corpi finti, tutti uguali, senza dubbio più che magri, che proponevano i costumi da bagno e gli altri capi griffati H&M. Modelle che diventano dei veri e propri manichini, tutti uguali e tutti i perfetti. Ma la vera bellezza non stava nella diversità?
Finché gli stilisti richiederanno, per le loro collezioni, modelle scheletriche, c'è ben poco da fare.
Devono rendersi conto che quelle modelle, magre a livelli patologici, sono un esempio pernicioso per chi le guarda. Perché per tante ragazzine il messaggio è: più sei magra e più avrai successo.

Non ero a conoscenza della novità francese e ne sono davvero entusiasta, anche se non eccessivamente fiduciosa per quanto riguarda poi la sua applicazione in campo pratico. Il problema qui affrontato è di quanto più attuale e urgente possibile, "di vitale importanza" oserei dire, in senso letterale. I disturbi alimentari nel campo della moda non sono di certo una novità: ragazze che annullano se stesse, che demoliscono il loro corpo giorno dopo giorno sottoponendolo a enormi quantità di stress, a duri allenamenti, che si umiliano, che..scompaiono. Può definirsi persona, un essere umano dal peso di 30kg? E' davvero una donna quel mucchio di ossa senza più carne, nè forse anima, ormai? Per non parlare delle reazioni che scatenano in tutte quelle donne che guarderanno le loro foto, che sfoglieranno quelle riviste, che le guarderanno e poi si guarderanno allo specchio. E allora avremo poi due categorie di donne: le prime che rischieranno anche di morire per quella vita di stenti, per piacere alle seconde, e le seconde che finiranno con l'annullarsi a loro volta, per assomigliare di più alle prime. Nel mio percorso, ho conosciuto tante di queste donne, ragazze giovanissime, madri di famiglia, donne ormai vuote, con lo sguardo perso, non in grado più di amare ed amarsi. E certo, le problematiche che si celano dietro a queste malattie sono tante, sono profonde, spesso hanno cause orribili, ma tante ragazze da me conosciute, invece avevano iniziato proprio così, non sentendosi belle, non sentendosi magre, non entrando bene nel modello di vestito tanto sognato e ammirato in pubblicità, sentendosi troppo grasse rispetto a quelle "bellissime ragazze" che lo indossavano invece alla perfezione. E allora, ben vengano i controlli, ben vengano le visite mediche, ben venga il divieto a sfilare per chi non rispetta determinati requisiti e ben venga l'ammissione di modifiche nelle foto! Tante, troppe donne continueranno ad ammalarsi lo stesso per altri motivi, ma se anche solo qualche ragazzina può essere salvata, se qualcuna può evitare di vergognarsi di se stessa sentendosi così sbagliata rispetto alle modelle, e se per farlo basta solo un minimo di consapevolezza in più e di interesse per la salute, perchè non farlo? Ma anche se nel mondo della moda si ha irresponsabilmente ancora troppo poco interesse per tutte queste implicazioni e vogliamo ragionare in termini economici: a cosa serve un vestito che sta bene solo sul manichino?

Anche io mi sono posta infinite volte la domanda “a cosa serve un vestito che sta bene solo sul manichino?” ma non sono proprio riuscita a trovare una risposta. In particolare, me lo chiedo ogni volta che entro in un negozio (soprattutto in periodo di saldi) e vedo che il 90% dei capi rimasti sono taglie minuscole che al massimo potrebbero andare bene per una bimba di 10-12 anni. Con questo non voglio dire che le ragazze magrissime (magari di costituzione) non debbano vestirsi, per carità, dico solamente che forse sarebbe il caso di ricalibrare le taglie.
Per quanto riguarda il discorso “modelle curvy” è fuori discussione che si debba apprezzare l’iniziativa di alcuni marchi di presentare i loro capi attraverso modelle sane, in forma e, permettetemi, normali. Tuttavia, come ho detto nei commenti precedenti, quello che non accetto è il fatto che queste modelle vengano etichettate come “curvy”, non tanto perché secondo me sono assolutamente normali (ognuno ha i suoi parametri, una ragazza a mio parere normale, per altri può essere magra e per altri ancora può essere robusta), bensì perché in questo modo si sottolinea il fatto che loro siano l’eccezione e non la regola.
Alla luce di quanto abbiamo esposto finora, mi verrebbe da dire che la soluzione a queste problematiche debba essere la risultante di una combinazione di fattori: da un lato, una regolamentazione più stringente basata non sull’utilizzo di indicatori prestabiliti bensì su valutazioni individuali delle condizioni psico-fisiche delle modelle e un apparato sanzionatorio incisivo; dall’altro lato, trovo indispensabile la revisione, da parte delle imprese che operano nel mondo della moda, dei criteri di selezione delle modelle nonché dell’obiettivo di fondo dell’azienda che non dovrà più essere l’esaltazione dei capi, bensì il soddisfacimento del più ampio target possibile di consumatori.

Concordo anche sul fronte "modelle curvy" e anzi trovo che sia controproducente una campagna del genere, laddove per modelle "curvy" si indichino ragazze assolutamente magre e normali, perchè in questo modo non si fa altro che incrementare l'idea che quelle "magre e belle" siano proprio quelle scheletriche.
Ho visto invece anche campagne pubblicitarie dove modelle erano ragazze decisamente in sovrappeso, per molti è stata una vittoria e un gran passo avanti perchè in questo modo si indica che anche con dei chili di troppo si può essere belle e finire su una rivista.
Io però, personalmente sono contraria anche a campagne di questo genere in quanto anche l'obesità è un serio problema, e neanche questi scatti mostrano un modello in salute. Ritengo anche io un'ottima idea una valutazione psicofisica individuale delle modelle per individuare solo quelle davvero in salute e sane sotto ogni punto di vista.

Certamente, anzi, hai fatto benissimo a portare in luce anche il problema inverso! Sono assolutamente d’accordo con te sul fatto che sia sbagliato proporre modelli “esagerati” su entrambi i fronti. Trovo paradossale combattere tanto per risolvere un problema creandone un altro uguale e contrario. Considerando poi che la posta in gioco è molto alta (stiamo parlando della nostra salute, dunque della nostra vita) mi stupisco che questi problemi sussistano ancora. Non fraintendetemi, con questo non voglio assolutamente dire che i disturbi alimentari derivino dagli esempi sbagliati che ci vengono proposti, (sono fin troppo consapevole del fatto che le cause di fondo siano altre) ma senza dubbio il mondo della moda non è d'aiuto!
Si tratta, a mio avviso, di trovare il giusto equilibrio, di far passare il messaggio che la bellezza è strettamente legata alla salute e soprattutto che l’esagerazione, in questo contesto, è sempre pericolosa. In teoria, non mi sembra un obiettivo difficile da realizzare ma nei fatti, a quanto pare, lo è. Ma d'altronde stiamo parlando di moda e nel mondo della moda, si sa, l'esagerazione è sempre ben vista; ciò che mi preoccupa è che questa possa influenzare così tanto e così negativamente le vite delle ragazze che lavorano in questo ambito ma soprattutto la cultura della nostra società.

0000724041 ha scritto:Certamente, anzi, hai fatto benissimo a portare in luce anche il problema inverso! Sono assolutamente d’accordo con te sul fatto che sia sbagliato proporre modelli “esagerati” su entrambi i fronti. Trovo paradossale combattere tanto per risolvere un problema creandone un altro uguale e contrario. Considerando poi che la posta in gioco è molto alta (stiamo parlando della nostra salute, dunque della nostra vita) mi stupisco che questi problemi sussistano ancora. Non fraintendetemi, con questo non voglio assolutamente dire che i disturbi alimentari derivino dagli esempi sbagliati che ci vengono proposti, (sono fin troppo consapevole del fatto che le cause di fondo siano altre) ma senza dubbio il mondo della moda non è d'aiuto!
Si tratta, a mio avviso, di trovare il giusto equilibrio, di far passare il messaggio che la bellezza è strettamente legata alla salute e soprattutto che l’esagerazione, in questo contesto, è sempre pericolosa. In teoria, non mi sembra un obiettivo difficile da realizzare ma nei fatti, a quanto pare, lo è. Ma d'altronde stiamo parlando di moda e nel mondo della moda, si sa, l'esagerazione è sempre ben vista; ciò che mi preoccupa è che questa possa influenzare così tanto e così negativamente le vite delle ragazze che lavorano in questo ambito ma soprattutto la cultura della nostra società.

Concordo in pieno, il problema è sempre l'esagerazione, in un senso o nell'altro, ma come dici tu, l'esagerazione è proprio ciò che viene ricercato nella moda, spesso. Non voglio esser pessimista ma Purtroppo cambiamenti significativi non me li aspetto o almeno non nell'immediato.
Ripeto, sono entusiasta dell'iniziativa francese e spero vivamente che venga messa in pratica, ma finchè il fulcro dell'attenzione sarà il capo in sè che deve figurare al massimo, costi quel che costi, disinteressandosi della persona che lo indossa (o che lo acquisterebbe), il problema non credo che si risolverà.

L’azienda “Victoria's Secret” non è l’unica che usa modelle magre, prosperose e bellissime per promuoversi. Ormai è un tipo di pubblicità usata da moltissimi marchi. Nella sua ultima campagna pubblicitaria ha fotografato dodici bellezze in lingerie sotto lo slogan “The Perfect Body”, il corpo perfetto, cosa che fatto arrabbiare tre studentesse di Leeds, le quali hanno lanciato la petizione su “Change.org” esigendo le scuse e chiedendo di rimuovere il pericoloso messaggio pubblicitario.
Una di queste ragazze ha spiegato che «Un conto è usare modelle di quel tipo per fare pubblicità, un altro è dire che quello è il corpo perfetto. E’ un messaggio che rende insicure le donne. Le aziende dovrebbe sentire una responsabilità sociale. Invece diffondono un’immagine non sana e non realistica di bellezza. Dovrebbero realizzare prodotti che fanno sentire le donne felici del proprio corpo, non inadeguate, complessate. Il pericolo di abbassare la loro autostima è alto, così come è facile che da simili bombardamenti mediatici nascano problemi di salute e disordini alimentari». Probabilmente il cambiamento dovrebbe partire dalle imprese di vestiario, più che da riforme normative, perché di certo mettere dei controlli sulla salute delle modelle aiuta, ma prima di tutto dovrebbe cambiare l’idea magra=bella.

A proposito di quest’ ultima osservazione fatta esprimo il mio parere contrastante. E’ indubbiamente vero che le modelle del marchio “Victoroia’ s Secret” mettono in seria difficoltà l’ autostima e la sicurezza delle donne per i loro fisici mozzafiato. Non mi trovo in linea con il tuo pensiero poiché le modelle di questo brand sono realmente in una perfetta forma fisica . Non hanno fisici dalle linee spigolose ,ma sono armoniose nell’ insieme . Infatti nei casting per la scelta di queste modelle non si cerca assolutamente la ragazza estremamente magra. I requisiti da soddisfare restano nell’ ambito di fisici tonici ,allenati e non corpi smunti dal viso pallido.”Victoria’ s secret “è inoltre l’ unica casa di moda che non ricerca ragazze molto alte ,infatti l’ altezza minima da soddisfare e di 1,65. Le modelle vengono analizzate anche sotto il profilo caratteriale : devono essere espressive e grintose in passerella. Seguono come è ovvio un regime alimentare rigido prima di sfilare : incontrano una volta a settimana il nutrizionista che annota il livello di grasso ,di massa muscolare e ritenzione idrica . Devono bere almeno un litro d’ acqua al giorno e mangiare cibi come verdure ,proteine magre,albumi d’ uovo ,carni bianche ,uova polverizzate ,yogurt e frullati di frutta e verdura. Le modelle eseguono inoltre due sessioni di allenamento al giorno. Sotto questo punto di vista il trattamento sembrerebbe esagerato .La lecita domanda che ci si potrebbe porre è : stiamo parlando di modelle o di atleti ? Questo è vero, ma il fulcro del nostro discorso è relativo all’ esagerazione in merito all’ esageratamente magro. Ma tenere le modelle in forma sulla passerella non mi sembra una tecnica commerciale negativa. Anzi ,questo dà maggior rilievo alla bellezza dei capi che indossano ed è quello che a mio parere dovrebbero fare tutte le case di moda.