RSI
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Consumatori "etici"?

+5
0000723549
0000736163
0000724448
0000724520
0000727032
9 partecipanti

Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Consumatori "etici"?

Messaggio  0000727032 Mer Apr 27, 2016 2:07 pm

Leggendo il noto settimanale "Internazionale", ho trovato un articolo tratto da "The Guardian", Regno Unito, che potrebbe offrire diversi spunti di riflessione.
Oliver Burkeman scrive:

"In uno studio condotto negli Stati Uniti, i ricercatori hanno offerto ai partecipanti la possibilità di comprare un paio di jeans ricevendo due informazioni a scelta tra queste: il prezzo, il modello, il colore e lo sfruttamento del lavoro minorile.
A chi non ha voluto saperne nulla del lavoro minorile è stato chiesto di giudicare le persone che avrebbero scelto quell’informazione. Pensavano che fossero più affascinanti, chic o carismatiche? No: le hanno giudicate poco attraenti, noiose e stravaganti. Tuttavia, il motivo di questa reazione è chiaro, e dovrebbe consolare chi ha più scrupoli morali. Si chiama teoria del confronto sociale. I compratori “immorali” sapevano che avrebbero dovuto preoccuparsi del lavoro infantile ma non avevano voluto pensarci, perciò si erano sentiti in imbarazzo davanti a chi l’aveva fatto."
Questo studio condotto negli Stati Uniti fa riflettere. A mio modesto parere, prima di poter parlare di responsabilità sociale d'impresa, bisognerebbe cercare di raggiungere una "responsabilità sociale personale". Il non scegliere l'informazione "sfruttamento del lavoro minorile", da parte dei consumatori, rappresenta una carenza di sensibilità in materia sociale ed etica.
Prima di valutare se un'impresa sia socialmente responsabile, sarebbe utile che tutti i consumatori diventassero più sensibili per quanto concerne tematiche sociali ed etiche.

0000727032

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 26.04.16
Età : 29

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Consumo socialmente responsabile

Messaggio  0000724520 Mer Apr 27, 2016 4:41 pm

Inutile dire che sono pienamente d'accordo con te, dal momento che l'adozione della Rsi da parte delle imprese in parte genera vantaggi e profitti grazie al contributo del consumatore consapevole disposto a pagare un prezzo maggiorato in virtù del comportamento sociale adottato dall'azienda. Proprio in riferimento a quanto detto e all'importanza della sensibilizzazione e dell'educazione del consumatore, sfrutto l'occasione per citare un Convegno, svoltosi a Bologna il 27 Marzo 2014, "Bologna Consumi Responsabili" e la presentazione dell'omonimo Progetto che intende modulare l'invito della Comunità Europea in tema di coesione sociale ad una responsabilità sociale condivisa e mira a promuovere un cambiamento socio-culturale, attivando percorsi
di educazione al consumerismo socialmente responsabile e stili di vita sostenibili, nel tentativo di disegnare un nuovo modello di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale. Obiettivo primario del psm (piano strategico metropolitano) è quindi promuovere "capacità legata alla conoscenza" ovvero mettere in condizione un numero crescente di consumatori di "scegliere come consumare responsabilmente" e quindi costruire consapevolezza e sensibilizzare il consumatore. Di fatti "Bologna Consumi Responsabili" è un progetto strategico perchè promuovere un consumerismo socialmente responsabile significa produzione di capitale sociale nel territorio, creazione di cultura civica, creazione di fiducia e reciprocità sociale allargata.
Iniziativa degna di nota soprattutto nella speranza che si sviluppi un nuovo patto di responsabilità sociale condivisa tra cittadini, associazioni di terzo settore, pubblica amministrazione e settore privato.

0000724520

Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 04.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  0000724448 Mer Apr 27, 2016 6:23 pm

In risposta al primo intervento, vorrei dire che la responsabilità sociale d'impresa è entrata nel vivo dei discorsi del mondo lavorativo ed imprenditoriale solo da pochi anni e fino ad ora i più importanti segnali di sviluppo si stanno riscontrando relativamente alla tutela ambientale, alla gestione interna e alla trasparenza contabile, mentre sono inferiori i traguardi raggiunti nel campo del coinvolgimento di una delle categorie più importanti degli stakeholder: quella dei consumatori.
A mio parere, il fatto che molti nell'esperimento condotto negli Stati non abbiano avuto interesse nel conoscere se il prodotto da loro acquistato fosse stato realizzato o meno tramite sfruttamento del lavoro minorile, è frutto di una totale mancanza di interesse dovuta alla cultura sciovinistica di questi anni di crisi della democrazia, la quale ha portato tutti noi ad occuparci solo dei nostri interessi, senza essere più sensibili a ciò che accade ai nostri simili nelle altre parti del mondo e ad accettare l'ipocrisia delle grandi multinazionali che supportano la RSI solo per gli aspetti a loro favore, continuando ad avere comportamenti immorali in quei settori, che riescono a mantenere di più all'oscuro, per ridurre i costi ed aumentare guadagni.
L'unica soluzione a questa triste realtà è che i cittadini delle popolazioni più agiate comincino ad abbandonare quell'atteggiamento di servilismo nei confronti dei colossi imprenditoriali, adottato pur di ottenere il soddisfacimento dei prorpi bisogni materiali e che le multinazionali comprendano che la globalizzazione è una grande possibilità di sviluppo solo se si possono garantire vantaggi a tutti i membri della catena produttiva.
Solo con il perseguimento di un maggior senso etico da parte di tutti si potrà parlare in futuro di una vera RSI a 360 gradi.

0000724448

Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 03.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Triste realtà

Messaggio  0000736163 Gio Apr 28, 2016 11:22 am

Concordo con gli interventi precedenti .
Purtroppo, alla domanda se basti la responsabilità sociale delle imprese ove queste si rivolgano ad una platea di consumatori disinteressati o disattenti, è difficile rispondere,
Potrebbe trattarsi di un circolo vizioso : se la società richiede una maggiore attenzione " morale" di sicuro le imprese saranno indirizzate in questa direzione. Allo stesso tempo, la viralità di iniziative sociali di colossi multinazionali potrebbero fungere da stimolo a una maggiore coscienza dei singoli individui.
Certo è, che nel momento in cui queste domande diventano grandi temi, c'è speranza che da una parte e dall'altra, si arrivi ad una forma di equilibrio auspicabile.
A proposito, riporto il Punto di Labsus.org sul tema,che può essere di grande spunto.

"I cittadini attivi sono persone autonome, solidali, ma soprattutto sono persone responsabili
RSI è l’acronimo di Responsabilità sociale di impresa, in inglese Corporate social responsibility.
Ma con gli acronimi si può giocare, per scoprire nuovi significati. E giocando con RSI, viene fuori un significato nuovo ma assolutamente coerente con il senso profondo della cittadinanza attiva (…)

Quest’ultima si fonda infatti sull’assunzione da parte dei cittadini di responsabilità nei confronti dei beni comuni, di cui essi decidono autonomamente di prendersi cura insieme con l’amministrazione. Si può dire, in altri termini, che la cittadinanza attiva consiste nell’assunzione da parte di singoli individui, da soli o insieme con altri, di responsabilità sociali, cioè di responsabilità verso la comunità.

Ecco perché RSI si può leggere sia come Responsabilità sociale di impresa, sia come Responsabilità sociale individuale. E questo secondo significato è ancora più chiaro nel caso dell’acronimo inglese CRS, che si può leggere sia come Corporate social responsibility, sia come Citizenzs’ social responsibility, Responsabilità sociale dei cittadini.

Perché i cittadini attivi sono in primo luogo persone “responsabili”, nel senso letterale del termine, cioè sono persone che “danno risposte”, assumendosi volontariamente verso la collettività doveri ulteriori rispetto a quelli che comporta normalmente lo status di cittadino, cercando soluzioni non solo ai propri problemi ma anche a quelli che riguardano tutti. Perché sono persone che hanno capito che la risposta ai propri problemi si trova dando risposta, insieme con altri, ai problemi di tutti.

E’ in questo senso (e solo in questo senso) che si può dire che nel modello dell’amministrazione condivisa cittadini attivi e amministrazioni condividono non solo obiettivi e risorse ma anche responsabilità, intese come le risposte che essi cercano di dare insieme a problemi di interesse generale.

E la responsabilità maggiore che essi condividono, ovvero la risposta principale che essi cercano di dare, è la risposta alla domanda di cui si fa carico l’art. 3, 2°c. della Costituzione, quando afferma che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Cittadini attivi e amministrazioni in sostanza condividono la responsabilità connessa con il raggiungimento di quel pieno sviluppo della persona umana che costituisce non solo lo scopo della loro azione, ma anche la misura del risultato della loro azione e quindi della loro capacità di dare, letteralmente, risposte. "


0000736163

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 21.04.16
Età : 30

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  0000722797 Gio Apr 28, 2016 2:03 pm

Vorrei segnalare, a proposito di "consumatori etici", un commento che Altroconsumo fece nel 2014, in occasione della pubblicazione di un'indagine - condotta dalla stessa associazione - sulle politiche di responsabilità sociale delle sei più diffuse insegne della grande distribuzione: Coop, Auchan, Conad, Carrefour, Lidl ed Esselunga (indagine sulla quale ho aperto un topic specifico).
Approfitto dell'occasione per segnalare brevemente che Altroconsumo, come si legge dal sito www.altroconsumo.it, è un'associazione di consumatori nata negli anni '70 e divenuta, ad oggi, la prima e più presente in Italia con oltre 370.000 soci. L'obiettivo dell'associazione è difendere gli interessi e i diritti fondamentali di ogni cittadino: "la protezione della salute e della sicurezza, la tutela degli interessi economici, il diritto a essere informati, a conoscere i propri diritti e a far valere le proprie ragioni, il diritto a essere rappresentati e ascoltati presso le istituzioni nazionali e internazionali, il diritto a vivere in un ambiente sano e a compiere scelte di consumo etiche e responsabili."
Altroconsumo, dunque, dichiarò, in riferimento ai risultati dell'indagine descritta: “Consumare in modo responsabile significa anche tenersi alla lontana dalle insegne che inseguono solo il profitto, facendo pesare offerte e promozioni solo sulle spalle dei piccoli fornitori, non più in grado, così, di garantire salari equi, condizioni di lavoro adeguate e buona qualità dei prodotti”.
I consumatori sono, soprattutto oggi, al centro della promozione di azioni di responsabilità sociale: dovrebbero prendere consapevolezza di ciò che accade intorno a loro e pretendere standard più alti, senza chiudere gli occhi per non vedere, spingendo così le imprese a sforzarsi di intraprendere la strada della responsabilità sociale d'impresa. I cittadini-consumatori dovrebbero, per citare voi colleghi, assumersi una "responsabilità sociale personale", una CSR appunto nel senso di Citizens' Social Responsibility. Credo che questo sia uno dei nostri doveri fondamentali e anche l'unica possibile spinta che possa convincere un numero sempre maggiore di imprese ad avviare politiche responsabili di questo tipo, sotto la minaccia di perdere clientela e profitti: credo, infatti - senza voler essere troppo drastica - che la RSI non potrà mai estendersi ad un numero cospicuo di aziende, se lasciata esclusivamente nelle mani della buona volontà degli imprenditori (o, come nel caso di diverse multinazionali già citate in questo forum, della ricerca di maggiori profitti attraverso fenomeni di greewashing e di falsa RSI che convincono i consumatori più distratti). La ricerca del profitto guida gran parte delle azioni delle imprese e se i consumatori saranno disposti a fornire questo profitto soltanto a determinate imprese (che adottino politiche di responsabilità sociale nei confronti dei consumatori stessi, dei fornitori, dei dipendenti, delle realtà in cui agiscono, dell'ambiente...) le aziende saranno costrette ad adeguarsi. Forse, a mio parere, il segreto dell'RSI potrebbe stare non nella sua tipizzazione legislativa, non nella sua obbligatorietà imposta dalla legge, ma nella personale e collettiva presa di coscienza dei cittadini-consumatori.

0000722797

Messaggi : 30
Data d'iscrizione : 03.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  0000723549 Gio Apr 28, 2016 2:16 pm

Anche io concordo con la tua riflessione. Già in altri "post", più precisamente collegati alla campagna "H&M Consciuos ", si è sollevata la stessa questione. Purtroppo viviamo in una società in cui tutta questa indifferenza non è in alcun modo criticata o contrastata realmente, con metodi efficienti. E ciò, ovviamente, in quanto conviene a tutti.
Sia chiaro, "tutti noi", a cui non dispiace affatto fare abbondante shopping a meno di 50€.
Eppure la situazione, anche a grandi linee, la conosciamo, abbiamo tutti sentito parlare dello sfruttamento minorile e non solo. O semplicemente verrebbe da domandarsi: "come mai costa così poco?" E pur volendo confidare nell'animo da francescano dei vari dirigenti d'azienda, immaginandoci un loro salario minimo, non si potrebbe proprio compensare ai prezzi concorrenziali che troviamo in molte linee d'abbigliamento.
A mio opinione bisognerebbe scomodarsi un po', non solo prendere coscienza, ma agire in relazione ad essa. Iniziare una condanna sociale che sia concreta, che sia scomoda. Che parta dal gradino più alto, noi stessi.

0000723549

Messaggi : 10
Data d'iscrizione : 02.04.16
Età : 29

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  0000722797 Gio Apr 28, 2016 8:20 pm

Per caso mi sono imbattuta anch'io, senza volerlo, nello stesso articolo citato dal/la collega che ha dato il via al topic. Vorrei quindi soltanto aggiungere un altro stralcio dello stesso articolo che mi ha colpita:

"Se il nostro sogno è fare del mondo un posto migliore, questo studio è scoraggiante. Sarebbe bello poter pensare che fare scelte etiche induce gli altri a imitarci. È vero che le persone che dimostrano una grande dirittura morale – come Nelson Mandela, per esempio – sono motivo di ispirazione. Ma questo è dovuto in parte al fatto che non ci paragoniamo quasi mai a loro. Non abbiamo avuto la possibilità di passare anni in prigione per far uscire il Sudafrica dall’apartheid, quindi non dobbiamo vergognarci per non averlo fatto.
Invece i piccoli comportamenti virtuosi – quelli che potremmo imitare se ci prendessimo la briga di farlo – scatenano il confronto e il senso di colpa. Il risultato finale è che siamo meno motivati a essere virtuosi. Dopo aver etichettato i consumatori etici come tipi strambi e noiosi, i partecipanti allo studio erano meno indignati di prima per il lavoro minorile.
Questo problema va ben oltre le nostre scelte al momento di un acquisto. Davanti a un abominio morale, abbiamo due modi per sbarazzarci del disagio che ci provoca. Uno è cercare di eliminare quell’abominio, l’altro è cercare di non pensarci, come le persone che non vogliono sapere dello sfruttamento dei minori. Possiamo affrontare il problema degli orrori commessi negli allevamenti intensivi diventando vegetariani, oppure evitando di frequentare i vegetariani che criticano gli allevamenti intensivi."

Del resto però, come dice in conclusione l'articolo citato, il fatto che quei compratori abbiano reagito in tal modo (denigrando i consumatori "etici") non può che significare che sapevano l'importanza dell'etica e dunque, sento di aggiungere io, in qualche modo, chi più, chi meno, percepivano di star compiendo una scelta sbagliata.
Per chi volesse leggere l'articolo per intero, il link è questo: http://www.internazionale.it/opinione/oliver-burkeman/2016/04/27/consumo-etico

0000722797

Messaggi : 30
Data d'iscrizione : 03.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: consumatori etici?

Messaggio  0000349987 Ven Apr 29, 2016 3:09 pm

Come è stato sottolineato nelle conclusioni del primo intervento come si può chiedere alle imprese di essere socialmente responsabili se in realtà poi mancano i consumatori così detti "etici"?
Credo che questa problematica sia un altro punto molto importante della tematica sulla responsabilità sociale d'impresa, e un punto che dovrebbe trovare delle soluzioni e degli sviluppi nel più breve tempo possibile, anche a livello politico legislativo, perchè ,appunto, senza una platea di consumatori che esigono e pretendono di fare scelte consapevoli e responsabili come si può immaginare che le imprese stesse, per non parlare delle grandi multinazionali, non si interessino solo del profitto a discapito di tutto il resto?
Il ruolo dei consumatori, a mio avviso, è centrale perchè le loro scelte, le loro esigenze dovrebbero ,di regola, orientare di conseguenza le scelte delle imprese, ma se i primi ,a non vedere il loro possibile e influente "potere direzionale economico", sono proprio loro, allora la logica del profitto ancora per lungo tengo tirerà lei le fila della nostra economia consumistica.

0000349987

Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 07.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty CONSUMATORE PIGROOOO

Messaggio  Annarita19 Ven Apr 29, 2016 5:46 pm

Approfondendo la domanda proposta dal collega mi sono imbattuta in questo articolo che affronta in generale la tematica...

[Nell'ultimo decennio si sono sviluppati network di imprese etiche, ovvero gruppi di imprese che hanno scelto di osservare un codice di comportamento volto a rispettare i diritti della persona, a salvaguardare l'ambiente e a tutelare la "vita" in ogni sua forma.
Evolvere dalla collusione alla collaborazione permette alle imprese costituenti i suddetti network di fronteggiare, mediante relazioni cooperative, coloro i quali, non rispettando alcun codice etico, riducono i costi e quindi propongono prezzi più bassi.
I crimini sociali più denunciati riguardano il lavoro minorile, il lavoro forzato, l'ambiente di lavoro malsano, i salari insufficienti a garantire un'esistenza dignitosa al lavoratore.
I nuclei di imprese socialmente responsabili distribuiscono prodotti con valori etici incorporati cercando di coinvolgere il consumatore in una missione di affermazione concreta di valori sociali universalmente riconosciuti.
Il consumatore etico è disposto a sopportare un costo maggiore pur di sentirsi parte, premiando l'impresa socialmente responsabile, di un circolo virtuoso.
Alcuni esempi di network di imprese sono i seguenti:
Ethical Trading Initiative: iniziativa inglese appoggiata dal Governo con lo scopo di uniformare i diversi codici delle singole imprese per tutelare i fornitori del Terzo Mondo
US Apparel Industry Partnership: network costituito da aziende tessili, sindacati e organizzazioni non governative di salvaguardia dei diritti umani, nato nel 1996 per evitare lo sfruttamento (sweatshop) del lavoratore e stabilire standard di salute e sicurezza
ISEA: Institute of Social and Ethical Accountability, nato nel 1995 a Londra, ma operante a livello europeo, allo scopo di valutare l'impatto sociale dell'azienda verificando aspetti quali: la redazione del bilancio sociale, la confrontabilità delle performance sociali, l'evoluzione del comportamento, la trasparenza dei dati pubblicati,...
EBSNC: European Business Network for Social Cohesion, nato nel 1996 su proposta dell'allora Presidente della Commissione europea Jacques Delors al fine di costituire un punto di riferimento per tutte le imprese che desiderano sviluppare comportamenti socialmente responsabili.
Il consumatore etico per indirizzare i propri acquisti necessita di informazione relativamente alla provenienza dei prodotti e al comportamento dell'impresa produttrice.
Per sopperire a tale esigenza si sono negli ultimi anni moltiplicate le iniziative volte a diffondere dati sull'impatto sociale di numerose imprese.
I parametri solitamente presi in considerazione in tali analisi per valutare le aziende sono:
trasparenza
eccesso di potere
relazioni sindacali
collegamento con armi ed esercito
presenza nel sud del mondo
ambiente
vendite irresponsabili
affari scorretti
maltrattamento degli animali
pubblicità ingannevole
rapporto con regimi oppressivi
raggiri fiscali
boicottaggi
I prodotti sono invece valutati rispetto ai seguenti criteri:
grado di utilità
impatto ambientale
retroscena sociale
Un cambiamento culturale nella domanda influenza inevitabilmente le scelte strategiche dei produttori. Il consumatore attuale è sempre più informato e critico nel processo d'acquisto e le esigenze espresse vanno oltre la mera funzionalità del bene: l'attenzione si estende all'iter del prodotto lungo tutta la filiera ricercando la rispondenza a valori etici e sociali.
Questa nuova enfasi sugli aspetti "immateriali" del prodotto obbliga le imprese a confrontarsi continuamente con l'Opinione Pubblica e ad assumere un ruolo sociale da capitalizzare in termini di immagine.
Altra forma in cui si concretizza questa evoluzione culturale è il commercio equo e solidale che ha iniziato a svilupparsi grazie ai cosiddetti world shop (botteghe del mondo). Si tratta di un tentativo di "demercificazione" che si oppone alla globalizzazione proponendo non qualità e prezzi competitivi, ma la storia del prodotto: da dove nasce, chi l'ha prodotto, con quali materie prime, con quale tipo di organizzazione sociale. Si offre così al consumatore la possibilità di partecipare ad iniziative di solidarietà e di entrare in contatto con realtà sociali e culturali bisognose di sostegno quali: comunità etniche del sud del mondo, persone disabili e disadattate, associazioni di artigiani,...
La Fair Label Organization (FLO) è un'organizzazione che riunisce i principali marchi di garanzia europei, tra cui anche il TransFair Italia. Tale organizzazione fornisce le informazioni necessarie per un consumo consapevole e critico. Infatti, essa raccoglie l'elenco dei produttori "certificati", cioè quei produttori che dichiarano e dimostrano il proprio impegno sociale.]
Dal mio punto di vista molte sono state le crescite al riguardo sotto diversi aspetti, dai comportamenti aziendali alle pubblicità informative, però credo che non ci sia un allineamento equo tra l'operato delle aziende e quello dei consumatori etici e i meriti di crescita debbono essere riconosciuti sopratutto alle aziende che negli ultimi anni si stanno concentrando molto in tema di responsabilità sociale.
Il consumatore è PIGRO ( allo stesso livello dell'italiano medio)!!!!...
Non è CURIOSO, non è VOLENTEROSO, ha i PARAOCCHI e non vuole vedere se comporta un dispendio personale di energie.


Annarita19

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 31.03.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  0000653714 Sab Mag 14, 2016 9:43 pm

Concordo pienamente su tutta la questione. Tale argomento è stato affrontato anche in un altro topic dove si è discusso anche più in generale sull'acquisto presso catene a costi bassissimi. Purtroppo credo che tutti noi abbiamo nel guardaroba abiti comprati a pochissimi euro presso le grandi catene che tutti conosciamo, pur sapendo che per consentire un tale prezzo, dietro c'è tanto sfruttamento. Ma trovo comunque assurdo, nel vero senso della parola, che potendo scegliere (e soprattutto, riflettendoci, perchè magari nel momento di shopping, a certe cose purtroppo non pensiamo subito) si giudichi addirittura NOIOSO chi si preoccupa dello sfruttamento minorile. Sono allibita, l'unica spiegazione è davvero l'imbarazzo per non aver fatto la scelta giusta.

0000653714

Messaggi : 31
Data d'iscrizione : 14.04.16

Torna in alto Andare in basso

Consumatori "etici"? Empty Re: Consumatori "etici"?

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.