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Il capitale umano

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Messaggio  0000724924 Sab Apr 16, 2016 5:44 pm

Il titolo riporterà alla mente di molti di voi il famoso film di Virzì, ed è proprio da quello che voglio iniziare il mio pensiero.
Premettendo che il termine “capitale umano” viene inteso in un significato diverso rispetto a quello imprenditoriale, qui viene usato per spiegare all’osservatore come tutto si risolve in un prezzo, persino la vita viene monetizzata; l'interrogativo che fa da sfondo per l’intera visione è molto chiaro: cosa resta dell’individuo, della sua personalità, della sua unicità, in un mondo in cui il denaro e il profitto economico rappresentano il solo parametro valutativo di persone e cose?
Oscar Wilde, nel delineare i tratti dell’uomo cinico dice “A man who knows the price of everything and the value of nothing”.
Non è forse una definizione perfetta della società in cui viviamo?
Fatta questa premessa, quello che mi chiedo è: al giorno d’oggi, in un contesto dove è difficile non riscontrare in un'impresa un fine ultimo di mero lucro, dove il guadagno è sempre messo al primo posto, siamo capaci di investire, e quindi ancor prima di credere, che possa affermarsi una responsabilità sociale che venga posta allo stesso livello di tutti gli altri obiettivi aziendali?
Quello che mi spaventa è che se non siamo prima di tutto noi consumatori a credere in questo progresso, se non siamo i primi disposti a investire, investire soldi, in una realtà aziendale socialmente utile, il cambiamento non avverrà mai, perché l’imprenditore non metterà mai a frutto politiche simili senza la certezza che il cittadino - consumatore lo aiuterà (scegliendo, ad esempio, il suo prodotto al posto di un altro).
D’altronde i veri finanziatori delle imprese siamo noi, e se il capitale cessasse di uscire dalle nostre tasche e di entrare in quelle dei capitalisti, il mercato si paralizzerebbe. Ed è qui che dobbiamo capire la nostra forza nell’indirizzare l’attività delle aziende: noi compriamo, noi guidiamo i prodotti, noi possiamo scegliere le politiche socialmente responsabili e boicottare quelle meramente utilitaristiche.

Il mio argomento è semplice: se noi vogliamo una realtà societaria più attenta alla comunità e all’ambiente, possiamo averla, impegnandoci in prima persona a investire in questo. Se non ci vincoliamo anche noi, questo cambiamento non avverrà mai, perché le imprese vivono per noi e grazie a noi.
Voi cosa ne pensate?

0000724924

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Il capitale umano Empty il potere dei consumatori

Messaggio  0000687434 Dom Apr 17, 2016 11:28 am

Sono d'accordo con te, nella nostra società il “pubblico”, a cui sono destinati i prodotti e i servizi, ha tra le mani un grande potere che è quello di influenzare gli imprenditori sul mercato, che cercano di produrre soddisfando i bisogni e i desideri della clientela.
Al giorno d'oggi il ruolo predominante è appunto giocato dal consumatore, capace di essere molto più attivo rispetto a prima e in grado di trainare le tendenze e non viverle solo in maniera passiva.
Il suo ruolo è mutato negli anni, prima il suo percorso di acquisto era sostanzialmente lineare poi, in seguito ai cambiamenti che sono avvenuti, anche dal punto di vista tecnologico, questo percorso è divenuto sempre più vasto e ciò ha reso appunto più forti i consumatori, anche grazie agli scambi comunicativi che possono avere con altri soggetti.
Dopo aver ricercato con attenzione e in modo selettivo sul mercato, il consumatore deciderà di acquistare un determinato prodotto rispetto ad un altro, dunque se tutti iniziassimo a valutare i beni da acquistare entrando nell'ottica, ad esempio del rispetto per l'ambiente, le imprese verranno veicolate a produrre prestando attenzione a questo desiderio espresso dai potenziali clienti, in modo da attirarli e convincerli ad acquistare da loro.
La possibilità di cambiamento credo sia proprio nelle nostre mani, essendo noi consumatori appunto, come detto prima, ciò per cui le imprese vivono e producono.

0000687434

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Il capitale umano Empty RE: il potere dei consumatori

Messaggio  0000722279 Dom Apr 17, 2016 2:59 pm

"1. Sono riconosciuti e garantiti i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei consumatori e degli utenti, ne e' promossa la tutela in sede nazionale e locale, anche in forma collettiva e associativa, sono favorite le iniziative rivolte a perseguire tali finalita', anche attraverso la disciplina dei rapporti tra le associazioni dei consumatori e degli utenti e le pubbliche amministrazioni.
2. Ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali i diritti:
a) alla tutela della salute;
b) alla sicurezza e alla qualita' dei prodotti e dei servizi;
c) ad una adeguata informazione e ad una corretta pubblicita';
c-bis) all'esercizio delle pratiche commerciali secondo principi di buona fede, correttezza e lealta'; (1)
d) all'educazione al consumo;
e) alla correttezza, alla trasparenza ed all'equita' nei rapporti contrattuali;
f) alla promozione e allo sviluppo dell'associazionismo libero, volontario e democratico tra i consumatori e gli utenti;
g) all'erogazione di servizi pubblici secondo standard di qualita' e di efficienza."

Così recita l'articolo 2 del codice del consumo, entrato in vigore con il decreto legislativo 206 del 2005. Di questo articolo mi colpisce il comma 2 punto c-bis, modificato dal decreto legislativo 221 del 2007: è un diritto del consumatore che gli standard etici siano rispettati, è un diritto del consumatore vedere le imprese agire con buona fede e correttezza ed è diritto del consumatore essere propriamente e correttamente informato. Sono proprio le informazioni, se corrette, che gli permetteranno di operare scelte consapevoli, e saranno proprio quelle scelte che potranno, nel loro piccolo, influenzare il mercato. Ma come informarsi? E soprattutto come agire? le imprese infatti molto spesso ingannano il consumatore con iniziative benefiche di facciata, o nascondono dietro ai bassi costi di produzione situazioni di malsano sfruttamento che difficilmente vengono portate alla luce.
In tempi come questi abbiamo una scelta vastissima per qualsivoglia prodotto, per favorire l'adozione di politiche di responsabilità sociale il consumatore dovrà operare le proprie scelte sulla base degli standard di eticità del prodotto e dell'impresa stessa, ma questa può rivelarsi, almeno a mio avviso, un'arma a doppio taglio. Infatti se aumentassero i consumatori consapevoli le imprese potrebbero essere maggiormente portate a pubblicizzare iniziative filantropiche di facciata, o a nascondere situazioni di sfruttamento dietro campagne pubblicitarie all'insegna della responsabilità sociale. Proprio per questo penso che accanto alla diffusione di un consumo consapevole, ottenibile tramite apposite campagne e soprattutto tramite un'adeguata educazione nelle scuole, vada incentivato il controllo 'a tappeto' sulle dinamiche produttive e organizzative delle singole aziende. L'educazione resta sempre e comunque l'arma vincente sulla quale si dovrà puntare per rendere il consumatore da semplice compratore a consumatore consapevole.

0000722279

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Il capitale umano Empty Responsabilità condivisa

Messaggio  0000724648 Mar Apr 19, 2016 5:45 pm

La risposta a questa domanda, ovvero da chi devono partire il cambiamento e le inversioni di rotta e che potere ha ciascun soggetto coinvolto in questa dinamica, secondo me è: tutti. Non un tutti generico, ma ben preciso: 1) le aziende 2) i consumatori 3) il legislatore.
Riguardo al consumatore mi sento di precisare che se è vero che tutti dobbiamo essere responsabili allo stesso modo, è anche vero che c'è chi dovrebbe esserlo di più. Sto parlando di quei consumatori che hanno le possibilità economiche per permettersi di acquistare sempre prodotti biologici o equo solidali, ad esempio, che come tutti sappiamo hanno dei prezzi non sempre accessibili a tutti. Stesso discorso si può fare per le aziende di lusso, o comunque i grandi marchi che dispongono di capitali immensi. Questi soggetti (aziende e consumatori) per quanto mi riguarda hanno il dovere morale di contribuire allo sviluppo di un certo tipo di società con i loro mezzi.
Per quanto riguarda il legislatore trovo che questi abbia spesso il compito di anticipare o indirizzare i cittadini e le aziende del territorio verso determinate scelte etiche, e questo tramite un sistema efficiente di inventivi e di indirizzi politici.

0000724648

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Il capitale umano Empty Re: Il capitale umano

Messaggio  728145 Mer Apr 20, 2016 10:35 am

Noi consumatori abbiamo l'enorme potere di influenzare l'attività degli imprenditori sul mercato, potere che però non sempre sappiamo o vogliamo usare. A parte il fatto che secondo me si sta andando sempre più verso un annientamento della volontà del consumatore, in quanto sempre più spesso siamo orientati a fare una scelta praticamente imposta, magari senza neanche accorgercene. Per esempio, un certo attore o personaggio famoso che ci piace fa il testimonial di un determinato prodotto e per questo siamo portati a sceglierlo; oppure un prodotto va particolarmente di moda e senza dubbio vorremo anche noi quello piuttosto che un altro. Insomma, secondo me oggi la società ha un grande ruolo nel determinare le scelte che compie il consumatore sul mercato, e questo è un peccato perché annienta il potere che il questo, se consapevole di avere, potrebbe utilizzare a suo favore. Potere che ritengo essere anche una responsabilità. Come avete detto infatti, il nostro ruolo è fondamentale per lo stimolo di un'attività di impresa responsabile. Sta a noi infatti preferire e scegliere un certo tipo di impresa ed un certo tipo di prodotto. Siamo noi che, attraverso le nostre scelte, dobbiamo spingere le imprese ad un comportamento sempre più responsabile, dimostrando che sono quelli i tipi di prodotti che preferiamo, che scegliamo e che vogliamo sul mercato. Il problema è che il consumatore non sempre agisce in questo modo, vuoi per mancanza di mezzi, vuoi per mancanza di interesse. Produrre in maniera responsabile comporta per le imprese dei costi, che ovviamente andranno ad incidere sul prezzo del prodotto sul mercato. Talvolta questo ne determina l'inaccessibilità per una parte dei consumatori ( e in questo caso credo che le imprese dovrebbero essere aiutate, perché non è giusto che "subiscano" il fatto di comportarsi responsabilmente perdendo clienti). Talvolta purtroppo il consumatore, pur potendo permettersi di fare scelte più responsabili, non lo fa per puro disinteresse. Non vuole spendere quell'euro in più per comprare il caffè equo solidale perché non gli importa; oppure, peggio ancora, oltre ad essere poco interessato a come sono stati prodotti i beni che acquista, se responsabilmente o meno, è anche disinformato. Non sa che può scegliere tra un prodotto migliore, in termini di correttezza nella produzione, rispetto ad un altro; non sa che la sua scelta è fondamentale per indirizzare il mercato; non sa che ci sono imprese responsabili, che vanno sostenute, ed altre che invece producono senza un minimo interesse per la responsabilità sociale. E' molto importante che i cittadini prendano veramente in mano il potere che in qualità di consumatori hanno sul mercato, citando il collega, che si trasformino da semplici compratori in consumatori consapevoli. E' importante impegnarsi in prima persona se vogliamo che anche le imprese si impegnino.

728145

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