Responsabilità sociale nell'impresa agricola multifunzionale
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Responsabilità sociale nell'impresa agricola multifunzionale
Le priorità e le sensibilità dei cittadini-consumatori verso tematiche strettamente connesse al cibo e ai suoi metodi di lavorazione, dall’ inquinamento dell’eco-sistema alla perdita della biodiversità, dalle condizioni di allevamento animale alla manipolazione genetica, dalle nuove forme di sfruttamento del lavoro all’ aumento delle disuguaglianze sociali, alimentano altrettante nicchie di mercato da soddisfare. Il consumatore di oggi apprezza stili di vita improntati alla condanna degli sprechi, alla sostenibilità ambientale, a privilegiare prodotti a marchio che si distinguono per una maggiore attenzione alla dimensione etica e valoriale. È nell’ ambito di queste tendenze che si è cominciato a parlare di consumatore neo-soggettivista, definito di volta in volta “critico” (nella misura in cui presta attenzione agli aspetti negativi insiti nei modelli di produzione), “responsabile” (orientato a valutare il costo sociale del prodotto che acquista), “consapevole ed etico” (“se ha argomenti altruistici nella sua funzione di utilità”, Maietta, 2004). Un consumatore che va oltre il semplice fine utilitaristico, valutando oltre al prezzo e alla qualità del bene/prodotto, altre componenti di tipo immateriale in particolare gli effetti della sua produzione sull’ ambiente e sulle persone. Il passaggio graduale dai modelli tradizionali di agricoltura a quelli orientati alla responsabilità sociale è avvenuto nell’impresa agricola attraverso la multifunzionalità, grazie alla quale essa oggi svolge funzioni sociali sempre più riconducibili a modelli etici e di welfare. La multifunzionalità, permettendo di produrre congiuntamente alle attività produttive, primarie e secondarie, esternalità positive/beni pubblici, ha fatto maturare una nuova visione imprenditoriale rispetto alle questioni ambiente e sicurezza alimentare, internalizzate nelle attività produttive come risorsa nell’ambito di una generale nuova attenzione dell’impresa non più solo al consumatore ma anche alla società. La diversificazione produttiva dell’impresa, avvicinando cittadini-consumatori che scelgono comportamenti di acquisto consapevoli e responsabili, permette loro di vivere la realtà produttiva e di fruire dei beni pubblici congiuntamente ai prodotti e servizi offerti.
723827- Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 05.04.16
Re: Responsabilità sociale nell'impresa agricola multifunzionale
Trovo molto importante l'argomento da te aperto. Aggiungerei, però, che la moderna impresa agricola multifunzionale si configura come una realtà produttiva complessa, orientata al mercato e a rispondere alle domande consapevoli e responsabili del cittadino-consumatore, attraverso la produzione di "Market outputs" che le consentono di conservare il core business (soprattutto sui prodotti tradizionali); implementare strategie di adattamento funzionale; internalizzare la produzione di energia, attraverso l’utilizzo sia di risorse naturali rinnovabili (ad esempio, impianti di eolico e fotovoltaico) che di reflui produttivi (microimpianti di biogas e biomassa). Inoltre, attraverso le esternalità positive, è possibile mantenere e recuperare gli spazi paesaggistici, tutelare le risorse naturali e ambientali, produrre salute e promuovere valori etici. Quindi, l’azienda agricola multifunzionale è come un insieme di strutture di governance che creano valore multidimensionale. Allora, l’orientamento alla responsabilità sociale, come spazio etico dei comportamenti d’impresa, diventa fattore strategico competitivo che consente di produrre “qualità distintive” e accumulare capitale reputazionale. Determinante strategica di questo rinnovato modello di impresa agricola multifunzionale e multi-valore sarà perciò il capitale imprenditoriale. La qualità del capitale imprenditoriale agirà anche sulle quattro famiglie di variabili (risorse interne all’impresa, mercato, territorio, politiche) che determinano la struttura e la composizione del portafoglio di valori.
722481- Messaggi : 21
Data d'iscrizione : 04.04.16
Coordinate strategiche della nuova agricoltura: sostenibilità
Nel 2001, l’UE ha adottato la sostenibilità dello sviluppo tra i propri principi guida e la RSI come possibile linea di condotta aziendale volta a realizzare obiettivi economici accanto alla salvaguardia e alla rigenerazione di beni comuni. Alle imprese quindi è richiesto di operare in uno scenario allargato per le ricadute delle attività avviate, urgenza rinnovata dal precipitare delle condizioni del pianeta. Produttori e consumatori sono chiamati ad interpretare l’idea di sostenibilità selezionando con responsabilità le proprie scelte. D’altra parte, l’apertura dei mercati modifica le leve della competizione e accresce la rilevanza dei valori di distinzione. Tra questi, la reputazione delle imprese rappresenta un patrimonio che dipende dalla capacità di operare a stretto e trasparente contatto con i bisogni della società, rispettando valori universali e di rilievo per il sistema locale. Sul lato della domanda, i consumatori pongono crescente attenzione al modo in cui i prodotti sono realizzati dal punto di vista ambientale e sociale. La condivisione, attraverso lo scambio di beni e servizi e il dialogo tra produttori responsabili e consumatori etici, diventa un modo per realizzare un progetto di sostenibilità. Prodotti realizzati e distribuiti con un basso consumo di energia e di ambiente, capaci di salvaguardare assetti di paesaggio, realizzati attraverso l’inclusione di soggetti svantaggiati, con un più intenso contenuto di beni di relazione, assicurano una nuova presa in carico dei bisogni locali, a salvaguardia di beni comuni messi oggi in discussione dai soli valori della competizione e dalla crisi delle risorse pubbliche. In questo senso, il tema della RSI assume un connotato particolare per l’impresa agricola, di nuovo radicamento nel sistema locale e di leva per la costruzione di una reputazione capace di creare nuove e durature intese con i portatori di interesse pubblici e privati locali.
723827- Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 05.04.16
criticità della multifunzionalità nella vita quotidiana della azienda agricola italiana
Ritengo di dover svolgere alcune osservazioni critiche su quanto illustrato nell'articolo:"Responsabilità sociale nell'impresa agricola multifunzionale".
Premetto che quanto andrò a dire è basato su aspetti materiali relativi alla vita delle aziende agricole, desunti solo ed unicamente da esperienze personali dirette derivanti dagli interessi personali e familiari nel settore.
In particolare, il territorio da me saggiato è quello relativo al territorio agricolo provinciale foggiano, deputato prevalentemente a colture estensive.
La lettura dell'articolo predetto mette in evidenza tre concetti fondamentali ovvero la sensibilità attuale del cittadino, l'azienda multifunzionale e la multifunzionalità. In linea del tutto teorica appare evidente che quanto detto dallo scrittore, sui tre argomenti, non possa che essere considerato positivamente.
In realtà, però, non posso non rilevare come lo scritto de quo riveli una natura prettamente concettuale e non pratica.
In primis, infatti, la vantata sensibilità del cittadino/consumatore, condannatoria degli sprechi e attirato da prodotti eticamente attenti no può che essere concetto di nicchia.
Pur chiaramente non possedendo alcuna statistica in merito, non posso non ipotizzare che, almeno per il momento, solo una sparuta fascia di consumatori, a reddito alto e medio-alto, si ponga tale problema.
Ritengo di non sbagliare nel precisare che, a mio parere, per ogni altra categoria di cittadino consumatore l'elemento determinante le scelte dei prodotti sia solamente il prezzo degli stessi se così non fosse non esisterebbe il fenomeno dei " cash and carry ", esercizi che certo non propagandano la sostenibilità ambientale.
Quello che a mio parere sembra ancora più importante sono i concetti espressi sull'azienda multifunzionale e sulla multifunzionalità.
Anche in questo caso ritengo che tali modelli possano essere seguiti solo ed unicamente da grandi aziende agricole, probabilmente a ciclo integrato e che dispongano altresì di diverse figure dirigenziali al proprio interno.
Al contrario, come notorio, la stragrande maggioranza delle aziende agricole italiane sono aziende di piccole dimensioni e personali tese, in un mercato spesso molto povero, solo ed unicamente a conseguire quel minimo profitto che permetta loro la pura sopravvivenza. In tale contesto non vi è sicuramente posto per la multifunzionalità e/o per qualsiasi altra pratica che, per conseguire un fine etico, comporti una diminuzione di quel minimo profitto prima menzionato.
Premetto che quanto andrò a dire è basato su aspetti materiali relativi alla vita delle aziende agricole, desunti solo ed unicamente da esperienze personali dirette derivanti dagli interessi personali e familiari nel settore.
In particolare, il territorio da me saggiato è quello relativo al territorio agricolo provinciale foggiano, deputato prevalentemente a colture estensive.
La lettura dell'articolo predetto mette in evidenza tre concetti fondamentali ovvero la sensibilità attuale del cittadino, l'azienda multifunzionale e la multifunzionalità. In linea del tutto teorica appare evidente che quanto detto dallo scrittore, sui tre argomenti, non possa che essere considerato positivamente.
In realtà, però, non posso non rilevare come lo scritto de quo riveli una natura prettamente concettuale e non pratica.
In primis, infatti, la vantata sensibilità del cittadino/consumatore, condannatoria degli sprechi e attirato da prodotti eticamente attenti no può che essere concetto di nicchia.
Pur chiaramente non possedendo alcuna statistica in merito, non posso non ipotizzare che, almeno per il momento, solo una sparuta fascia di consumatori, a reddito alto e medio-alto, si ponga tale problema.
Ritengo di non sbagliare nel precisare che, a mio parere, per ogni altra categoria di cittadino consumatore l'elemento determinante le scelte dei prodotti sia solamente il prezzo degli stessi se così non fosse non esisterebbe il fenomeno dei " cash and carry ", esercizi che certo non propagandano la sostenibilità ambientale.
Quello che a mio parere sembra ancora più importante sono i concetti espressi sull'azienda multifunzionale e sulla multifunzionalità.
Anche in questo caso ritengo che tali modelli possano essere seguiti solo ed unicamente da grandi aziende agricole, probabilmente a ciclo integrato e che dispongano altresì di diverse figure dirigenziali al proprio interno.
Al contrario, come notorio, la stragrande maggioranza delle aziende agricole italiane sono aziende di piccole dimensioni e personali tese, in un mercato spesso molto povero, solo ed unicamente a conseguire quel minimo profitto che permetta loro la pura sopravvivenza. In tale contesto non vi è sicuramente posto per la multifunzionalità e/o per qualsiasi altra pratica che, per conseguire un fine etico, comporti una diminuzione di quel minimo profitto prima menzionato.
0000727606- Messaggi : 9
Data d'iscrizione : 05.04.16
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