Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna:"Presto è bene"

Cari colleghi, vorrei porre al centro della vostra attenzione una recentissima iniziativa del Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna denominata “Presto è bene”, la quale ha lo scopo di ridurre i tempi di attesa per esami e visite specialistiche. Per raggiungere questo obiettivo le azioni concrete previste sono: nuove assunzioni di medici, tecnici ed infermieri; nuovi punti di erogazione delle prestazioni e convenzioni con strutture private accreditate; attivazione di orari prolungati negli ambulatori. Inoltre, è richiesto che il paziente faccia la sua parte disdicendo, nel momento in cui non possa presentarsi all'appuntamento, entro due giorni lavorativi al fine di permettere ad altri pazienti di accedere più velocemente al servizio. Si tratta di un vero e proprio obbligo per cui, in caso di inottemperanza è previsto il pagamento di una sanzione anche se si è esente da ticket. Per rendere più veloce e semplice la comunicazione della disdetta è stata creata un’App.
“Presto è bene”, a mio avviso, è una valida iniziativa che permetterebbe di rendere più efficiente il Servizio Sanitario Regionale in vista di una partecipazione dei lavoratori…e voi cosa ne pensate? Conoscete delle iniziative simili a questa anche in altre regioni d’Italia?

Sicuramente questa iniziativa della Regione ha un intento molto positivo, poichè punta all'ottimizzazione del servizio sanitario, da sempre croce per il nostro Paese, sia dal punto di vista delle spese pubbliche che dell'efficienza. Inoltre potrebbe essere considerata una risposta territoriale al problema della disoccupazione dei laureati nel settore sanitario, il cui tasso di disoccupazione è lievemente diminuito nel 2015.
Con l'obbligo di disdetta nel caso di impossibilità di presentarsi alla prestazione prenotata si va verso una responsabilizzazione degli utenti del servizio, ci si augura con una diminuzione dei tempi di attesa e una maggiore attendibilità delle liste per la prenotazione degli esami.
La Regione Emilia-Romagna ha inoltre stanziato 87 milioni di euro, ottenuti in gran parte sotto forma di fondi da parte dello Stato, per riammodernare gli ospedali e le altre strutture sanitarie del territorio e comprare nuove attrezzature all'avanguardia, per migliorare la qualità del proprio operato. Al momento dell'annuncio di questo intervento è stato anche esplicitato il fine di una ristrutturazione che adegui gli edifici alle nuove norme di sicurezza, tutelando in questo modo non solo i dipendenti delle USL, ma anche i pazienti che ne usufruiscono.

Certamente il progetto lanciato dal settore sanitario Emilia Romagna è ambizioso, sebbene tratti di misure tutto sommato semplici.
Certamente la regione ER è una di quelle regioni cosidette virtuose, che in un modo in un altro una soluzione amministrativa ai propri problemi la trova e li gestisce. Guardando però ad un panorama più gnererale si scopre che non è così.
Il costo del servizio sanitario nazionale a bilancio è uno dei fattori più ingenti. L'amministrazione del servizio, che passa in mano alle regioni non trova sempre un terreno fertile per una gestione saggia e produttiva.
Ci sono regioni, anche di quelle essere virtuose, tra cui Lombardia, che però cadono sul servizio sanitario. Nel caso di specie di regione Lombardia è appunto l'attesa per le visiste specialistiche. La soluzione in questo caso è stato dare due pesi e due misure, ledendo a parer mio il diritto alla propria salute ma anche al principio di egualianza sostanziale. Inatti per ottenere una visista specialistica presso lo sportello di ospedali pubblici possono anche passare 6 mesi, ma affidandosi a un servizio ospedaliero privato - riconosciuto e in parte soggetto a sovvenzioni- il tempo di attesa si riduce anche più di sei volte ma con un costo nettamente maggiore. Come è il caso caso di regione Lombardia, è il caso di tante altre regioni dove per avere un servizio, che dovrebbe essere garantito a tutt*, bisogna spettare tempi abissali se non si è disposti a pagare di più. Questo tipo di atteggiamento è vero si che fa fronte alle difficoltà del settore pubblico santitario, ma lo fa in modo sbagliato ledendo la sostanzialità di un diritto che dovrebbe essere di tutti e non di pochi. Tutto ciò comporta che molte persone diniegano ad un loro diritto fondamentale, ovvero quello della propria salute.
Certamente l'esperimento di Emi-RO deve ancora evolversi e studiarsi meglio ma può essere una best practies circa questo tema.

Ultima postilla circa Servizio Sanitario Nazionale riguarda ai canoni di sgravo circa i Ticket per visite specialistiche.
A oggi per poter ottenere uno sgravo completo al servizio sanitario bisogna essere considerati praticamente senza fissa dimora. Quindi situazioni di povertà borderline non vengono considerate. Il criterio è in base al requisito di dimora - canone usato anche per il rinnovo di permesso di soggiorno per i migranti e la loro iscirzione al SSN - senza però guardare se il soggetto in questione attualemente ha un'impiego o disoccupato, date le condizioni economiche generali. Quindi anche situazioni povertà borderline sono costrette a rinunciare talvolta ad una visita che potrebbe essere essenziale. Questa è giustizia sociale? penso che regioni ma anche lo stesso SSN dovrebbe riformulare alcuni criteri in un ottica di accessibilità al servizio e di RSI nei confronti della popolazione