La certificazione Top Employers

Top Employers è una certificazione che viene assegnata alle aziende che raggiungono i più alti standard nell’ambito delle condizioni di lavoro offerte ai propri dipendenti. E' rilasciata dal CRF Institute, un'organizzazione internazionale indipendente di certificazione nata nel 1991 con sede centrale in Olanda. Il processo di certificazione è piuttosto articolato. Per prima cosa, è necessaria l'iscrizione e la partecipazione a HR Best Practice Survey: un questionario che valuta le diverse tematiche inerenti le politiche di gestione HR, dalla cultura aziendale a retribuzioni e benefit, dalle strategie di leadership ai piani di formazione e sviluppo, dalle politiche di welfare e work life balance all'impegno e iniziative in tema di sostenibilità ambientale e sensibilità sociale. Top Employers Institute provvede dunque all'analisi delle risposte, e verifica che queste riflettano con esattezza le condizioni di lavoro presenti in azienda. Dopo questa fase di validazione interna, i risultati e dati acquisiti sono sottoposti alla revisione di una Società di revisione esterna. A questo punto viene stabilito quali aziende hanno raggiunto gli standard e i livelli qualitativi richiesti ed esse ottengono infine la certificazione. Ovviamente, non tutte le aziende che partecipano al processo di certificazione riescono ad ottenerla; tutte quante però ricevono comunque un approfondito Feedback Report, che nel caso di aziende che non abbiano raggiunto lo standard richiesto contiene un'analisi delle potenziali aree di miglioramento e le motivazioni della mancata certificazione. La metodologia di ricerca Top Employers viene adattata alle singole realtà nazionali e aggiornata ogni anno, così come gli standard internazionali di rating.
Per le imprese una certificazione di questo genere è un'ottima pubblicità, che permette di distinguersi e rafforzare così la propria reputazione. Inoltre rappresenta un vantaggio per tutti gli stakeholders, in particolar modo per i dipendenti, sia presenti che futuri, i quali potranno essere sicuri di trovare condizioni di lavoro eccellenti e opportunità di sviluppo.
Nel 2016, le aziende italiane ad aver ottenuto la certificazione sono 66; di queste, 24 hanno ottenuto anche il secondo livello di certificazione, ossia il Top Employers Europe che è riconosciuto alle imprese che ricevono la certificazione in almeno 5 Paesi europei (esiste anche un terzo livello: Top Employers Global). Dal 2009, anno della prima edizione di Top Employers Italia, al 2016 c'è stato un aumento del 135% delle aziende partecipanti: un dato senza dubbio positivo che dimostra non solo che sempre più imprese sono interessate ad ottenere la certificazione, ma che si stanno adoperando per raggiungere gli standard richiesti. Dai dati si evince che le best practices che più stanno prendendo piede tra le aziende italiane riguardano l'attenzione alla gestione e al monitoraggio delle performance dei dipendenti, a beneficio di una maggior ottimizzazione delle risorse e maggior motivazione delle persone. Positiva anche la performance nella cosiddetta talent strategy. La tipologia delle aziende Top Employers Italia vede, grossomodo, 2/3 di multinazionali e la parte restante aziende italiane. Tale percentuale riflette la realtà del mercato italiano. Diversamente, in altre nazioni si registra una percentuale di aziende multinazionali molto più alta.

Rifacendomi al tema trattato dal/dalla mio/a collega sulla definizione di cosa sia ''Top Employers'', volevo citare un articolo di giornale letto un po' di tempo riguardante lo studio che l'ente Olandese ha svolto quest'anno.
Top Employers e Hrci, organizzazione statunitense che invece certifica le competenze nel campo delle Human Resources dei singoli manager, hanno esaminato i risultati conseguiti negli ultimi cinque anni, dal 2011 al 2015, da 289 aziende certificate e quotate in Borsa documentando tassi di crescita elevati, superiori rispetto alla media.
Lo studio ha analizzato che confrontando l'andamento di tali aziende con quello del mercato e delle imprese analoghe non certificate, le prime hanno registrato nei cinque anni un aumento del 57,5% del valore del titolo azionario rispetto a indici di Borsa del 6,3% e un incremento del fatturato del 20,9%, superiore all’andamento medio delle aziende del settore che si attesta ad una crescita del 6,9%.
Viene quindi da chiedersi se investire in Risorse Umane sia positivo non solo ai fini del buon andamento dell'azienda quanto per il beneficio economico che se ne potrebbe trarre.
E' ovvio specificano gli studiosi che non esiste un rapporto diretto tra Best Practices in ambito di risorse umane e aumento del valore di mercato dell'impresa ma lo studio dimostra chiaramente che una gestione coinvolgente, motivata e diffusa della politica delle HR e una profonda attenzione al valore del capitale umano può contribuire positivamente ai risultati aziendali.

''(...)Non c’è una relazione automatica ma se chi è più soddisfatto lavora meglio ne beneficia l’impresa, quindi l’attenzione al fattore umano e l’efficienza nella gestione delle risorse umane spesso premia anche i conti e le performance. Le aziende che creano per i loro dipendenti e manager un ambiente di lavoro stimolante, dove si effettuano investimenti in formazione e sviluppo, il percorso di carriera è deciso e condiviso fra dipendente e manager, con retribuzione e benefit costruiti sulle esigenze personali, investimenti sullo sviluppo della leadership e innovazione, potrebbero avere una carta in più da giocare. La ricerca è divisa in due blocchi perché i dati si riferiscono ad un periodo precedente l’avvio della collaborazione fra Top Employers e HR Certification Institute, annunciata a ottobre dell’anno scorso, nata per mettere insieme le certificazioni di imprese e manager nel settore delle risorse umane. «Gli studi hanno dimostrato come le migliori pratiche possano fallire se non sono adattate ai bisogni unici di ogni singola azienda — spiegano gli esperti di Top Employers— Questo documento mostra come le imprese possono incrementare le loro potenzialità mettendo insieme le certificazioni aziendali e quelle individuali nelle best practices nelle risorse umane»'' .
La Repubblica.

La certificazione “Top employers”, come già detto, prevede un percorso di verifica dei requisiti di eccellenza in ambito HR che si basa sull'analisi della gamma dei benefit e delle iniziative proattive verso propri dipendenti, sulla qualità delle condizioni di lavoro, sulla presenza di politiche di sviluppo e formazione che garantiscano employability e naturalmente dei processi di diffusione di una cultura della sicurezza e della prevenzione.
Una volta ottenuta la certificazione Top Employers, l’azienda può utilizzare e vantarsi di questo titolo per la durata di un anno.
La certificazione rafforza notevolmente il brand e trasmette ai dipendenti presenti, potenziali, futuri e a tutti gli stakeholders un messaggio di eccellenza, la garanzia che l’azienda è impegnata nel fornire esperienze di crescita e sviluppo alle proprie persone e che per questo fa parte di un gruppo di aziende internazionali “d’élite”.
I risultati più interessanti mettono in evidenza come alcune delle soluzioni più diffuse nelle aziende riguardino, ad esempio, programmi di stage e tirocini, sondaggi e uso dei media interni, programmi di formazione e job rotation.
Leggendo varie cose su internet, ho potuto notare come Enel per sette anni consecutivamente abbia ricevuto questa certificazione (l'ultima certificazione risale al 2015, dove il Gruppo Enel risultava tra i 63 “Top Employers Italia 2015”) che la qualificava tra le eccellenze italiane per condizioni di lavoro, politiche di crescita professionale e strategie di gestione delle risorse umane.
All'azienda è stata riconosciuta la capacità di promuovere politiche di formazione e sviluppo delle risorse umane di alta qualità, innovative e diffuse a ogni livello. Sono queste le motivazioni che portano Enel a essere riconosciuta come un esempio da seguire nella creazione di condizioni di lavoro qualitativamente sostenibili, nella valorizzazione del capitale umano e nello sviluppo delle professionalità.