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Politiche europee e RSI

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Politiche europee e RSI Empty Politiche europee e RSI

Messaggio  0000731829 Mer Apr 13, 2016 5:19 pm

All'interno delle politiche europee, per quanto riguarda la responsabilità sociale delle imprese, un posto di primo piano è assunto dal Libro Bianco. Il consiglio, di fronte alla crisi occupazionale, propose ai Paesi membri di costruire una nuova economia, che fosse aperta e in competizione con le altre. In questo modo la Commissione europea ha individuato il proprio punto di forza nello sviluppo del senso di responsabilità collettiva di ognuno. Ci si è rivolti per la prima volta al senso di responsabilità sociale delle imprese, con un forte riguardo per lo sviluppo dell’organizzazione del lavoro e per le pari opportunità. È però il Libro Verde ad incidere sulla responsabilità sociale delle imprese definendo la responsabilità sociale come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. La Commissione mette in programma, di estendere la promozione della RSI a partire da alcuni principi, tra i quali: l’esigenza di rendere le azioni socialmente responsabili credibili e il riconoscimento della volontarietà. Tra le finalità che la Commissione si è proposta, vi è il raggiungimento del pieno impiego e una società più solidale, con le medesime opportunità per tutti, obiettivi raggiungibili attraverso il consolidamento della RSI.

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Politiche europee e RSI Empty Comunicazione della commissione europea per il periodo 2011-2014

Messaggio  0000724448 Gio Apr 14, 2016 3:09 pm

Concordo pienamente con te collega relativamnete alla centralità del Libro Bianco e del Libro Verde nella politica europea riguardo la responsabilità sociale di impresa, infatti entrambi sono considerati "la prima pietra" su cui sono state costruite le iniziative degli anni successivi.
Gli strumenti con cui l'UE fino ad ora è intervenuta maggiormente nel campo della RSI rientrano nella dimensione della soft law, quindi hanno una natura non vincolante, tra cui, appunto, emergono le Comunicazioni.
Una delle ultime emanate è quella intitolata: "strategia rinnovata dell'UE per il periodo 2011-2014 in materia di responsabilità sociale delle imprese", la quale ha indicato i nuovi fattori di sviluppo della responsabilità sociale e le finalità delle nuove politiche d'impresa.
I fattori di sviluppo coincidono con le nuove necessità sorte negli ultimi anni, quali: la necessità di un coinvolgimento di tutte le categorie di stakeholder, la necessità di una maggiore trasparenza sui temi sociali e ambientali, la necessità di una maggiore attenzione ai diritti umani e la necessità di una regolamentazione complemrntare prodotta dalle stesse imprese.
Secondo la Comunicazione in questione, è prorprio attraverso il soddisfacimento di tali necessità che si potranno raggiungere le finalità individuate che riporto qui di seguito: promozione della visibilità della RSI, miglioramento dei processi di autoregolamentazione, maggiore diffusione delle informazioni sociali ed ambientali, integrazione della RSI nella formazione e nella ricerca, accentuazione dell'importanza delle politiche nazionali e collegamento tra gli interventi europei e globali sulla responsabilità sociale.
La Comunicazione, inoltre, ha anche aggiornato il contenuto del libro verde, in quanto (ri)definisce la responsabilità sociale d'impresa come "la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società" , allargando, a mio parere, l'ambito di applicazione della stessa e soprattutto eliminando l'elemento della volontarietà che spero possa comportare una reale introduzione della RSI nel campo normativo europeo così da dare vita ad un effetto a cascata che influisca sulla disciplina di tutti i paesi UE, poiché ritengo che nella nostra situazione attuale la volontarietà e gli strumenti di soft law non siano più sufficienti.

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Politiche europee e RSI Empty Re: Politiche europee e RSI

Messaggio  0000644763 Lun Apr 18, 2016 8:44 am

Inserita nelle politiche europee con il Libro verde del 2001, attualmente la Strategia rinnovata della UE in materia di Responsabilità sociale delle imprese (RSI) prosegue con le indicazioni in materia di RSI contenute nella Strategia Europa 2020 e nel Piano D'Azione Imprenditorialità 2020, nell'Iniziativa per la politica industriale e nell'Atto unico per il mercato interno, al fine di creare le condizioni favorevoli per una crescita sostenibile, un comportamento responsabile delle imprese, delle comunità territoriali e una creazione di occupazione durevole nel medio e lungo termine. Inoltre, tale Strategia fa riferimento anche ai principi e agli orientamenti riconosciuti a livello internazionale (i principi guida ONU e le Linee guida OCSE e le Convenzioni ILO).
In questo quadro all'impresa economica viene chiesto di assumere un ruolo sociale, e di farsi carico degli impatti ambientali e delle conseguenze derivanti dalla propria attività, dando conto degli effetti, anche economici e sociali, che si riverberano sull'ambiente circostante.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali svolge un'attività di promozione, impulso e informazione in materia, cura i rapporti con le Regioni e gli Enti Locali, con le organizzazioni profit e di terzo settore e di cittadinanza attiva, assicurando anche la partecipazione nei diversi contesti internazionali, con particolare riferimento all'Unione Europea.
Europa 2020 è la strategia decennale per la crescita e l'occupazione che l'Unione europea ha varato nel 2010. Non mira soltanto a superare la crisi dalla quale le economie di molti paesi stanno ora gradualmente uscendo, ma vuole anche colmare le lacune del nostro modello di crescita e creare le condizioni per una crescita più intelligente, sostenibile e solidale.
L'UE si è data cinque obiettivi quantitativi da realizzare entro la fine del 2020:
• Occupazione (l’innalzare al 75% il tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni);
• Ricerca e sviluppo (aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell'UE);
• Clima ed energia (ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990 e ricavare il 20% del fabbisogno di energia dalle fonti rinnovabili, aumentare del 20% dell'efficienza energetica);
• Istruzione (Ridurre i tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% e aumentare al 40% i 30-34enni con un'istruzione universitaria);
• Integrazione sociale e riduzione della povertà (diminuire in numero di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione).
La strategia comporta anche sette iniziative prioritarie che tracciano un quadro entro il quale l'UE e i governi nazionali sostengono reciprocamente i loro sforzi per realizzare le priorità di Europa 2020, quali l'innovazione, l'economia digitale, l'occupazione, i giovani, la politica industriale, la povertà e l'uso efficiente delle risorse.Altre leve dell'UE, come il mercato unico europeo, il bilancio europeo e le politiche estere contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020.
La strategia viene attuata e controllata nell'ambito del semestre europeo, il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dei paesi dell'UE. Nel marzo 2014 la Commissione ha pubblicato una comunicazione che fa un primo bilancio della strategia Europa 2020, a quattro anni dal varo. Nel maggio 2014 è stata lanciata una consultazione pubblica per contribuire alla revisione intermedia della strategia.

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Politiche europee e RSI Empty RSI, confine tra Soft law e Hard law

Messaggio  0000724030 Gio Apr 21, 2016 6:56 pm

Ormai noto è il tema della responsabilità sociale d'impresa, come risaputo è il fatto che tutte le regole riguardanti codesta materia fanno parte della "Soft Law", ovvero, appartengono a quelle regole non cogenti normativamente . Questo però non significa che non vi siano norme giurdidcamente vincolanti ( appartenenti alla "hard law") che, anche se in maniera trasversale o indiretta, non tocchino codeste tematiche. Sulla questione vorrei appunto citare la direttiva UE 92/2011 riguardante : la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e  soprattutto privati ( le imprese, pertanto). Essa presenta come elementi caratterizzanti:
Prevede che
-i principi di valutazione dell’impatto ambientale dovrebbero essere armonizzati, in particolare per quel che riguarda i progetti da sottoporre a valutazione, i principali obblighi dei committenti e il contenuto della valutazione. Gli Stati membri possono stabilire norme più severe a tutela dell’ambiente.
-È opportuno stabilire principi generali di valutazione dell’impatto ambientale allo scopo di completare e coordinare le procedure di autorizzazione dei progetti pubblici e privati che possono avere un impatto rilevante sull’ambiente.
-L'autorizzazione di progetti pubblici e privati che possono avere un impatto rilevante sull’ambiente dovrebbe essere concessa solo a seguito della valutazione delle loro probabili rilevanti ripercussioni sull’ambiente. Tale valutazione andrebbe fatta in base alle opportune informazioni fornite dal committente ed eventualmente completata dalle autorità e dal pubblico eventualmente interessato dal progetto.
-Gli effetti di un progetto sull’ambiente dovrebbero essere valutati per tenere in conto l’esigenza di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento della varietà delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa essenziale di vita.
-La partecipazione, compresa quella di associazioni, organizzazioni e gruppi, e segnatamente di organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell’ambiente, dovrebbe essere incentivata di conseguenza, tra l’altro promuovendo l’educazione ambientale del pubblico.
-Fissare  soglie o criteri e nell’esaminare caso per caso i progetti, per stabilire quali di questi debbano essere sottoposti a valutazione a seconda dell’entità del loro impatto ambientale, gli Stati membri dovrebbero tener conto dei pertinenti criteri di selezione contenuti nella presente direttiva. Secondo il principio di sussidiarietà, gli Stati membri sono i soggetti più idonei per l’applicazione di detti criteri nei casi concreti.
Insomma sembra evidente l'intento di tutelare l'ambiente provvedendo con misure atte ad calcolare ex ante i possibili effetti ambientali.Tra i temi infatti della RSI rientra la tutela dell'ambiente ( c.d RSI "esterna"). La direttiva, recepita poi internamente, sarà incorporata in una norma vincolante . Proprio in questo modo si avrà una disciplina legale che indirettamente analizzerà i temi della RSI.

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Messaggio  maria forni Mer Mag 11, 2016 6:01 pm

Sarebbe produttivo capire che impatto hanno avuto,fino ad ora, le politiche europee e i progetti adottati in questi anni. Principalmente per poter individuare eventuali lacune e per poter migliorare l'efficacia di questi strumenti. Per esempio ,l'Italia ,in sede europea, ha proposto alcuni anni fa l'Action Plan per il biennio 2012-2014 ,un piano di azione sulla responsabilità sociale d'impresa. Mirava a creare le condizioni favorevoli per una crescita sostenibile e si prefiggeva come obiettivo la creazione di occupazione nel medio e lungo termine. Entro il 2012 ogni Stato avrebbe dovuto sviluppare una propria strategia. Le linee d'azione proposte erano sostanzialmente sette: diffusione delle buone pratiche nell'ambito della rsi, miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese,miglioramento nei processi di autoregolamentazione,aumento del premio di mercato per la rsi, migliore divulgazione delle informazioni sociali e ambientali,ulteriori integrazioni nell'ambito di istruzione,ricerca,formazione ed infine migliore allineamento degli approcci europei alla rsi. Sono obiettivi in parte raggiunti o il piano d'azione ha fallito nel suo intento?

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Messaggio  0000725597 Dom Mag 15, 2016 9:50 pm

New Deal 4 Europe è il progetto Per un piano europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e l'occupazione, concretizzatosi poi l'anno scorso all'interno del Piano Juncker, proposto da un equipe di studiosi, politici, giornalisti, sindaci, celebrità ed esponenti della società civile. L'appello si incentrava sul concetto di flexicurity:
- porre fine alle politiche del rigore e dell'austerità;
- ridiscussione degli accordi di bilancio economico-finanziario europeo;
- intervenire nei luoghi in cui aumentano le disuguaglianze fra i cittadini;
- incrementare gli investimenti pubblici.
Questi elencati sono solo alcuni degli interventi che si erano prefissati gli aderenti alla campagna. Il fine ultimo era quello di diminuire la disoccupazione con la creazione di nuovi posti di lavoro nel terzo settore, fornire incentivi europei destinati alle PMI territoriali per la creazione di un clima maggiormente disteso nell'ambito aziendale e introdurre una tassazione mirata su transizioni finanziarie e emissioni di carbonio. Non è una novità che la CSR abbia le sue radici nell'UE.

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Messaggio  0000723586 Lun Mag 16, 2016 9:02 am

Sicuramente bisognerebbe vedere quanto siano davvero le politiche europee messe in atto e fatte valere all'interno di ogni paese. A mio parere sarebbe bene innanzitutto creare una politica di comunicazione. Bruxelles è così lontano dalla vita di tutti i giorni e dai cittadini europei. Bisognerebbe cominciare sicuramente da un linguaggio più chiaro, evidente, comprensibile. Questo dovrebbe essere il punto di partenza, e poi cominciare a parlare di RSI, diritti, prospettive, piani di azione. Soltanto consultando i cittadini europei (e comunicando loro i progetti!!!!) si potrebbe giungere a soluzioni concrete. Detto ciò spero davvero che il Libro bianco sia un ottimo strumento di comunicazione tra UE e cittadini europei.
Ovviamente la parità di trattamento (principio pari opportunità), principio di uguaglianza, la non discriminazione, il rispetto dei dirittti umani sono dei capisaldi delle politiche dell'UE. Tutto ciò è chiaramente illustrato nel Libro Verde.
In tema di RSI, la Commissione europea sta davvero provando a promuoverla giornalmente. La Commissione europea, infatti si sta concentrando:
-sul sostegno alle iniziative multilaterali;
-sulla cooperazione con i paesi dell’UE all’interno del gruppo di alti rappresentanti nazionali relativamente alla RSI al fine di mobilitare gli strumenti regionali e nazionali;
-sulla sensibilizzazione del consumatore in merito all’impatto delle scelte;
-sulla promozione della RSI tra le piccole e medie imprese (PMI).
Anche se la RSI deve essere promossa dalle imprese, spetta anche ai governi attuare misure per assicurare al meglio la responsabilità sociale delle imprese.

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Messaggio  0000644763 Lun Mag 16, 2016 10:19 am

Dell’evoluzione che le politiche europee di RSI hanno avuto negli ultimi anni si è parlato, per quanto riguarda invece gli eventuali soluzioni al fine di ottenere un miglioramenti di queste sono d’accordo con il collega sopra: creare una politica di comunicazione reale e quanto più accessibile ai cittadini dei paesi dell’Unione rappresenterebbe di sicuro un gran passo in avanti circa l’efficacia degli strumenti e degli obiettivi sui quali di volta in volta ci si concentra. Tenendo fermi i principi enunciati nel Libro Bianco e nel Libro Verde trovo che la responsabilità sociale d’impresa avrebbe un impatto maggiore sulla società e dei riscontri tangibili se solo ci fosse una normativa comune europea in grado di scavalcare il principio di volontarietà, che a quanto pare sembra del tutto aleatorio, e di rendere effettive le strategie che nel corso degli anni sono state proposte. Detto ciò, elemento imprescindibile è senz’altro la sensibilizzazione dei singoli cittadini alle tematiche di responsabilità sociale e l’impegno costante di tutti gli stakeholders volto al raggiungimento di un benessere comune.

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Messaggio  0000725640 Lun Mag 16, 2016 11:17 am

La Commissione europea incoraggia le imprese ad assicurarsi che le condizioni di lavoro siano rispettose dei diritti umani, specie nel caso di prodotti provenienti da paesi che non fanno parte dell'UE.La Commissione europea ha effettuato una revisione paritaria delle attività condotte dagli Stati membri nel periodo 2013-2014 in merito alla responsabilità sociale delle imprese. Sono state organizzate 7 riunioni, ciascuna con 4 paesi, per consentire agli Stati membri di comprendere meglio le rispettive politiche in questo campo e scambiarsi informazioni. L'esercizio ha inoltre consentito alla Commissione di aggiornare i propri dati e di esaminare tematiche comuni e specifiche ai singoli paesi. Si è aggiornato il compendio delle politiche e attività condotte dagli Stati membri nel campo della responsabilità sociale delle imprese. L'ultimo compendio risale al 2011. Questa edizione fa seguito alla revisione paritaria condotta nel periodo 2013-2014 in collaborazione con gli Stati membri. Il compendio è suddiviso per temi e illustra le priorità comuni su scala europea.

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