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RSI e le donne- la differenza di genere.

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Messaggio  724804 Sab Mag 07, 2016 3:25 pm

Uno degli obiettivi che la responsabilità sociale d'impresa si prefigge è la realizzazione di una maggiore eguaglianza fra uomini e donne, sia nelle retribuzioni che nelle prospettive di carriera al momento del completamento del proprio corso di studi. Nonostante ciò, le imprese, e il mondo del lavoro in generale, faticano a discostarsi dalla linea "paternalistica"così profondamente radicata, secondo cui, per le donne, è indispensabile conciliare vita professionale e vita familiare. Questa tesi è avvalorata dal fatto che, solo a titolo di esempio, i congedi parentali previsti dal nostro ordinamento sono quasi esclusivamente utilizzati dalle donne, come se fosse strano pensare che un padre voglia partecipare alla propria vita familiare tanto quanto la moglie. Ma ancor prima di addentrarci nel "problema" maternità, la differenza fra uomo e donna è riscontrabile già durante gli anni universitari: è stato provato, infatti, che nella ricerca di un'occupazione lavorativa, una donna tende maggiormente ad accontentarsi della prima occasione utile trovata più di quanto lo facciano gli uomini, anche a scapito delle proprie capacità e della propria qualifica professionale. Al momento del vero e proprio inserimento del mondo del lavoro non sono rare le discriminazioni celate sotto la veste di politiche di conciliazione. Una di queste è rivestita dal lavoro part-time, il quale vede spesso e volentieri le donne come sue protagoniste. Ci troviamo davanti a un vero tentativo di ampliamento di pari opportunità di genere o piuttosto davanti ad una prassi che si andrà via via a cristallizzare per far credere al genere femminile di rivestire uno pseudo ruolo attivo nell'ambito dell'organizzazione produttiva dell'azienda?

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty “Politiche rosa per l’impresa socialmente responsabile”

Messaggio  Annarita19 Dom Mag 08, 2016 11:59 pm

Ci troviamo davanti a un vero tentativo di ampliamento di pari opportunità di genere o piuttosto davanti ad una prassi che si andrà via via a cristallizzare per far credere al genere femminile di rivestire uno pseudo ruolo attivo nell'ambito dell'organizzazione produttiva dell'azienda?
Trovo di notevole importanza l'argomento, o meglio la domanda affrontata. Dal mio punto di vista mi auguro vivamente che non sia un inganno quello di far credere alla donna di poter ricoprire un ruolo attivo nell'azienda, anche se ad oggi, nonostante i progressi e le "lotte", il quadro in cui si adopera la donna è sempre avvolto da questo concetto di passività, "inferiorità". Partendo dall'idea di auto-smentirmi e informarmi sui i possibili riscontri che ad oggi ci sono su questa tematica, ho trovato sul web un interessante progetto fatto da un ciclo di incontri organizzato dall’ Unione Artigiani e Piccola Industria (UAPI) di Belluno sul tema “Politiche rosa per l’impresa socialmente responsabile”.
http://www.confartigianatobelluno.eu/scaffale/pubblicazioni/saggistica/responsabilita_sociale_genere.pdf.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty RSI e diversità di genere

Messaggio  0000724520 Lun Mag 09, 2016 8:42 am

Vorrei rispondere alla domanda che il/la nostro/a collega ci ha argutamente posto. Penso che oggi ci troviamo davanti ad un vero tentativo di ampliamento di pari opportunità, basterebbe fare un confronto col passato anche se ciò non toglie che la valorizzazione della parità di genere deve fare ancora molta strada. A mio parere, ci sono esempi di aziende che hanno scelto di valorizzare il ruolo della donna al loro interno, per citarne uno possiamo vedere come la Microsoft con l'iniziativa "Futuro al femminile" abbia facilitato, attraverso la tecnologia, l'inserimento lavorativo delle donne. Ma l'esempio, secondo me, più significato perchè strettamente collegato alla responsabilità d'impresa è quello della figura del CSR manager. Un'indagine dell'anno scorso del Csr manager network, associazione che riunisce i responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori imprese italiane, ha dimostrato che il 56.8% dei manager della sostenibilità è donna, con trattamenti retributivi pari a quelli di un tradizionale manager che oscillano tra i 70 mila e gli 80 mila euro all'anno e inoltre anche la maggior parte dei collaboratori della Csr è di sesso femminile con una stima del 62.5%. Ripeto sicuramente si tratta di un cammino ancora lungo e tortuoso, ma non penso si possa parlare di ruolo pseudo attivo della donna all'interno dell'azienda.

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Messaggio  maria forni Lun Mag 09, 2016 4:34 pm

Credo viviamo un momento storico in cui non possiamo ignorare i miglioramenti e i progressi raggiunti,che alcuni di voi hanno riportato nei loro commenti. Ma credo anche che non si possa ancora parlare di una vera e propria svolta, di una apertura decisiva e tangibile. La donna ha ancora scarsa incidenza nel mercato del lavoro, il problema dei gap retributivi tra uomini e donne persiste,così come ancora a distanza di anni siamo costretti a parlare di "soffitto di cristallo" , con riferimento ai ruoli apicali poco raggiungibili dalle donne. È vero che l'ottica paternalistica appartiene ancora al mondo delle imprese,ma (ricollegandomi alla domanda posta inizialmente) i tentativi fatti fino ad ora ( tra i quali risaltano i progetti e le politiche dell'Unione europea,intervenuta con provvedimenti e linee di indirizzo rivolte agli stati) non credo si possano ridurre a gesti di sola facciata;non credo che quella per cui si sta lottando sia una parità solo formale.

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Messaggio  724804 Lun Mag 09, 2016 4:38 pm

E' innegabile che siano stati fatti notevoli passai avanti rispetto al passato. Un altro punto cruciale sull'argomento, a mio parere, è la questione maternità, spesso vista come ostacolo alla carriera della donna, ma spesso, anche se inconsapevolmente, come "fine ultimo" della sua esistenza. Queste indagini non riportano quali siano le percentuali di lavoratrici donne e mamme allo stesso tempo. Realizzare una statistica su questo aspetto, a mio avviso, sarebbe ancor più utile ad avvalorare la tesi secondo cui oggi la donna faccia effettivamente parte in modo attivo del mondo del lavoro, anche grazie ai tentativi a riguardo della CSR, e non sia solo assunta solo per rincorrere la progressiva modernità e l'evoluzione dei costumi.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty assumere lavoratrici fa bene all'impresa

Messaggio  0000687434 Lun Mag 09, 2016 8:55 pm

Il tema del pregiudizio di genere è spinoso e da anni se ne parla sia in Italia che all'estero, le donne purtroppo non lavorano o meglio non hanno ancora l'opportunità di poter lavorare quanto gli uomini e hanno più difficoltà a ricoprire ruoli di responsabilità.
Studi recenti hanno dimostrato però che assumere donne nelle imprese faccia bene: la presenza femminile aumenterebbe le performance finanziarie, l'innovazione, il miglioramento delle capacità di problem solving dei gruppi di lavoro e la crescita della reputazione dell'azienda stessa.
Osservando i dati disponibili è facile dimostrare che le donne sono ancora indietro riguardo alla parità lavorativa: “In Italia, meno di una donna su due è occupata (46,1%), nel meridione meno di un terzo, con un totale di 12 punti percentuali in meno rispetto alla media europea.”
La fonte è uno studio condotto da Italia lavoro, ente del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che fornisce molti altri dati socio-economici interessanti sulla situazione delle donne in Italia (e li confronta col resto d’Europa).
“Per i ruoli di responsabilità, la situazione non cambia: le donne con qualifica di dirigente sono solo il 12,9% e appena il 7% del gentil sesso fa parte dei consigli di amministrazione delle società quotate. All’estero le cose vanno meglio, ma non di molto.”
Spesso e volentieri le aziende italiane sono restie ad assumere donne perché allarmate dalle assenze che le stesse potrebbero fare, utilizzando ad esempio le norme sulla maternità, il successivo allattamento, la difficoltà di coniugare gli obblighi familiari con quelli lavorativi e altro ancora.
Tutto ciò risulta spesso superficiale in quanto l'imprenditore non valuta fino in fondo le opportunità che potrebbero derivare dall'assunzione di lavoratrici, sottovalutando anche i benefici (tradotti in razionalizzazione dei costi aziendali) e gli incentivi economici che l'impresa potrebbe ottenere facendo ciò.
In un'economia globale dove è molto forte la competizione, le imprese non possono aspirare a crescere e migliorare la propria reputazione se non assumono donne.
Si dovrebbe iniziare a vedere la donna come un punto di forza, uno “strumento” da cui ricavare spunti per il miglioramento e non come un "peso" per l'impresa, un aspetto negativo che comporti solo conseguenze critiche.

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Messaggio  724804 Mar Mag 10, 2016 7:16 am

Dal punto di vista statistico ed economico produttivo le tue affermazioni, caro\a collega, sono immuni da ogni tipo di critica. Permettimi però di fare due brevi appunti riguardo al tuo intervento. In primis, preferirei che all'espressione "obblighi familiari" si sostituisse quella di vita familiare. Trovo che questo modo di dire sia più morbido e forse più adatto alla tanto agognata parità di genere, in quanto non si può non riconoscere valore alla legge 151\ 1975, la quale è radicalmente intervenuta in materia. Secondariamente, credo che si possa considerare raggiunta una vera e propria parità di genere, anche nell'ambito della produzione e delle imprese, solo quando queste ultime non dovranno assumere le donne perché "la presenza femminile aumenterebbe le performance finanziarie, l'innovazione, il miglioramento delle capacità di problem solving dei gruppi di lavoro e la crescita della reputazione dell'azienda stessa". E' importante, a mio modesto parere, che le imprese e il mondo produttivo e non, capiscano che le donne debbano essere assunte, con tutto il rispetto, non per apportare maggiori benefici e competitività alle aziende, ma semplicemente per il fatto che ogni cittadino\a ha il diritto\ dovere di lavorare. Non credi che, incentivando la stipulazione di "contratti rosa" per fini meramente economici produttivi, la donna rimanga ancorata a rivestire quel ruolo pseudo attivo a cui facevo riferimento all'inizio della discussione e che sia considerata solamente mezzo per il fine?

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Messaggio  0000687434 Mar Mag 10, 2016 12:40 pm

Caro/a collega, sono d'accordo con te sul considerare il termine “vita familiare” più consono ed adeguato.
Per quanto riguarda la seconda riflessione mi permetto di dire che per ottenere miglioramenti bisogna pur trovare un punto di partenza. Mi spiego meglio, non considero affatto corretto che le donne vengano assunte solo con lo scopo di migliorare l'immagine dell'impresa e tutto ciò che da qui deriva, ma questo potrebbe essere un punto d'inizio.
Assumendo lavoratrici con il tempo si potrebbe capire (e mi auguro che ciò avvenga) che esse sono in grado di lavorare e perseguire obiettivi al pari di quanto possano fare gli uomini.
Tutto ciò si tradurrebbe in una trasformazione della considerazione della donna, in meglio, che la porterebbe via via ad acquistare un' eguaglianza sempre maggiore e la allontanerebbe dalle considerazioni negative sul suo conto e ci si potrebbe così discostare della concezione di imprese improntate sul modello “paternalistico”, profondamente radicato nella nostra società come giustamente affermavi.
Forse il mio è solo un pensiero utopistico, ma credo che a volte riflettere in positivo possa far bene.

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Messaggio  724804 Mar Mag 10, 2016 1:04 pm

Si, è pur vero che da un punto bisogna pur partire. L'importante è che una virtuosa partenza non si perda poi nel proseguimento degli scopi nobili. Per esempio, si sono verificati casi in cui, specie in paesi asiatici, le donne hanno cominciato a coprire una buona percentuale dei dipendenti delle imprese, ma quella che doveva rappresentare la disgregazione della cultura patriarcale della famiglia e della società attraverso la partecipazione della donna nel mondo del lavoro, ha alla lunga provocato la trasposizione delle gerarchie patriarcali dalle famiglie alle imprese. E questi fenomeni si manifestano tanto più l'assunzione incentivata del pubblico femminile è volta soltanto ad evitare sanzioni sul piano internazionale o anche solamente reputazioni meno lodevoli. Per questo motivo ritengo che sì, è necessario un punto di partenza, ma si deve fare in modo che la consapevolezza del vero obiettivo, ossia il raggiungimento della effettiva parità di genere nel mondo del lavoro, debba esser sempre presente, soprattutto al fine di evitare spiacevoli e inattesi inconvenienti socio culturali.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Parità - magistratura

Messaggio  0000726054 Mar Mag 10, 2016 5:37 pm

Personalmente credo si tratti di un vero tentativo di ampliamento di pari opportunità di genere e non una prassi destinata a cristalizzarsi per far credere al genere femminile di rivestire uno pseudo ruolo attivo nell'ambito dell'organizzazione produttiva dell'azienda.
Le basi, di fatto, sono poste dalla legislazione sia nazionale che internazionale, tuttavia, il progresso è dovuto prevalentemente ad una rivoluzione culturale che ha colpito il genere femminile nell'ultimo secolo. Al giorno d'oggi, seppur in minoranza rispetto al genere maschile, le donne ricoprono cariche di notevole rilievo (impensabile secoli addietro), e sono tra le prime a condurre la lotta per l'eguaglianza di genere, motivo per cui si stanno raggiungendo importanti traguardi. Che la legislazione abbia fatto il suo dovere è desumibile dal fatto che in magistratura (uno dei pochi ambiti in cui la carriera è ancora basata esclusivamente sulla meritocrazia) le donne sono sono in maggioranza rispetto agli uomini. Il rapporto tra uomo e donna, infatti, pur rimanendo attorno alla parità, è del 50,7% di donne, e 49,3% di uomini.
Indubbiamente la strada è ancora lunga per garantire un'effettiva parità di genere in tutti gli ambiti lavorativi, ma non si può negare che lodevoli traguardi sono stati raggiunti, e a mio avviso, soltanto una rivoluzione del pensiero collettivo potrà addurre ad una concreta parità di trattamento, ma temo che questa strada si dimostrerà molto più ardua del previsto.

A tal proposito allego un articolo molto interessante:

http://www.lastampa.it/2016/01/29/italia/cronache/il-sorpasso-in-magistratura-ci-sono-pi-donne-che-uomini-lNNC91OnKHcpZWUHOjxqXN/pagina.html

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  0000726054 Mar Mag 10, 2016 5:53 pm

Per quel che concerne l'uguaglianza di genere anche la regione Veneto è molto attiva nel settore.
A tal proposito cito le parole dell'ex assessore Marialuisa Coppola:

"La pubblicazione curata dalla Commissione per la realizzazione delle
Pari Opportunità tra Uomo e Donna della Regione del Veneto affronta
una questione estremamente complessa e importante.
Il tema dell’ottica di genere nella responsabilità sociale di impresa, infatti,
può farci riflettere – e innescare comportamenti “virtuosi” - sul ruolo dei
diversi attori sociali per la promozione delle pari opportunità, e sul
legame tra pari opportunità, democrazia e coesione.
Valorizzare pienamente le capacità femminili, e riconoscere alle donne
spazi adeguati di protagonismo sociale e istituzionale, infatti, è indispensabile
non solo per il doveroso riconoscimento dei diritti delle donne, ma
anche per la crescita della democrazia e per lo sviluppo sostenibile della
società nel suo complesso.
Ciascun membro della comunità può fare la propria parte e, per ciò che
riguarda gli attori produttivi, certamente la responsabilità sociale di
impresa rappresenta un importante strumento attraverso il quale
possono essere favoriti l’accesso e l’adeguato posizionamento delle
donne nel mondo del lavoro e dell’impresa. Settori in cui le pari opportunità
sono ancora ben lontane dall’essere raggiunte, per il persistere di
stereotipi e modelli organizzativi penalizzanti per le donne.
La Giunta regionale del Veneto è attivamente impegnata da anni per le
pari opportunità e, in particolare, per la promozione dell’imprenditoria
femminile e a favore di modelli di conciliazione tra la vita privata e la
vita professionale. Inoltre, proprio insieme alla Commissione regionale
per le Pari Opportunità, abbiamo intrapreso lo scorso anno un percorso
di definizione di un modello di certificazione delle imprese sulla base del
rispetto delle pari opportunità.
Il mio impegno di Assessore è di proseguire in maniera convinta in questa
direzione, con attività di informazione, studio e ricerca sul tema, ma
soprattutto con interventi concreti di promozione e sostegno di progetti
innovativi.
In questo senso, la pubblicazione che state per leggere si pone quale utile
strumento di conoscenza e approfondimento, esito di un percorso di
formazione partecipato dal quale si svilupperanno certamente pratiche
e competenze di rilievo per il territorio."

Allego qui di seguito il progetto:

https://www.regione.veneto.it/c/document_library/get_file?uuid=712ab19e-aaf4-4574-a76e-3bfdc7c77341&groupId=10785

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  724804 Mar Mag 10, 2016 6:29 pm

innegabili i tentativi della legislazione nazionale e sovranazionale per agevolare la parità di genere nel mondo del lavoro. Pur nutrendo una profonda fiducia negli obiettivi che la Commissione Europea si è prefissata attraverso l'esercizio di comportamenti socialmente ed eticamente responsabili, ritengo che la RSI possa produrre i risultati sperati in materia di occupazione femminile solo dopo una profonda rivoluzione culturale che coinvolga totalmente le forze politiche, culturali e sociali del mondo e che sgretoli gli stereotipi a cui oggi, a mio avviso, quasi nessun contesto produttivo ne è immune.

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Messaggio  0000726054 Sab Mag 14, 2016 11:25 pm

“Politiche rosa per l’impresa
socialmente responsabile” è un progetto rivolto a tutte le aziende che l’Unione Artigiani e Piccola Industria di Belluno attua attraverso il gruppo Donne Impresa Belluno con lo scopo di promuovere la cultura della Responsabilità sociale di genere nelle piccole imprese. Tale principio, se ben conosciuto e applicato, infatti, può diventare uno strumento di innovazione economica, di incremento della produttività e di miglioramento della qualità del
lavoro e della vita.
La Responsabilità sociale di genere va a interessaresia l’imprenditore/trice com e il lavoratore/trice, quindi l’impresa nel suo insieme, volgendo particolare attenzione alle persone che vi operano. Si tratta di azioni positive che riconoscono pari opportunità ai soggetti (uomo-donna) nell’ambito lavorativo in termini di affermazione,di competenze, di gestione del tempo, di conciliazione di ruoli.
La consapevolezza dell’esistenza di opportunità a favore delle aziende che tuttavia sono poco utilizzate nella pratica talora per carenza di informazione, talora per difficoltà oggettive di applicazione, ma ha convinto l’UAPI di Belluno a realizzare un’azione specifica, che favorisca la presa di coscienza della problematica, delle relative possibilità di attuazione, nonché la codifica di eventuali interventi già attuati, talvolta in modo inconsapevole, quali riferimenti e stimoli per altre aziende.


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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Record negativo per l'Italia

Messaggio  0000726054 Sab Mag 14, 2016 11:29 pm

La conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia è da sempre la questione cardine dell’inserimento della donna nel mondo del lavoro.
Il lavoro femminile sia autonomo che dipendente è ormai un assioma contro le carenze dei servizi pubblici per sostenere le donne nella
gestione dei figli e dei familiari anziani o disabili.
Finora, però, l’argomento sembrava essere di interesse pregnante per le lavoratrici dipendenti, oggi, invece la denuncia viene anche dalle
imprenditrici, che indicano in tale difficoltà il freno più grande allo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Anzi, questo freno spaventa più della stessa
crisi economica in atto.
La situazione italiana sta evidenziando carenze e gap che durano da anni e che pongono il nostro Paese in grave ritardo rispetto alla media
dell’Unione Europea.
Secondo i dati dell’Osservatorio di Confartigianato, l’Italia annovera il record negativo per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: il
tasso di attività delle donne con più di 15 anni di età è del 38,7%, rispetto al 53,1% della media europea.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  724804 Dom Mag 15, 2016 7:30 pm

E' innegabile che l'occupazione femminile nel mondo del lavoro italiano sia di gran lunga inferiore e deludente rispetto agli standards europei; l'Italia ha un debito di emancipazione troppo pesante da saldare e per realizzare condizioni di parità di genere, i soli interventi legislativi, a mio parere, non sono sufficienti, in quanto è necessaria una rivoluzione di base dei costumi della società e della concezione che la stessa ha, e nonostante tutto, continua ad avere della donna. Nonostante ciò non si può non riconoscere il contributo e l'impatto che iniziative come quelle di Unione Artigiani e Piccole Industrie di Belluno hanno nel tentativo di realizzare l'equo inserimento e trattamento lavorativo di donne e uomini.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  764397 Dom Mag 15, 2016 8:58 pm

Per rispondere alla domanda, mi auguro vivamente che si tratti di un genuino tentativo di ampliare le pari opportunità e abbia lo scopo di sconfiggere uno stereotipo di genere che da sempre ci ha precluso molte strade e discriminate. A mio parere oltre a imporre leggi volte ad eliminare ostacoli e promuovere l’occupazione femminile tramite incentivi alle imprese, per riuscire a raggiungere dei veri risultati si dovrebbe partire piuttosto dalla concezione che la società, il mercato e soprattutto le imprese stesse hanno della donna e far si che venga concepita al pari dell’uomo, promuovendone le capacità, le qualità e il potenziale produttivo, abbattendo lo stereotipo che vede nella donna solo e/o soltanto la madre o la moglie. Ha dichiarato Michelle Bachelet, Direttore Esecutivo di UN Women «Benché le donne in tutto il mondo contribuiscano all'economia e alla produttività, esse continuano ad affrontare molti ostacoli che gli impediscono di esprimere il loro pieno potenziale economico. Questo non solo inibisce le donne, ma costituisce un freno per la perfomance economica e la crescita», e ancora «Garantire pari opportunità alle donne e agli uomini non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche una strategia economica vantaggiosa». Credo che la responsabilità sociale sia un valido strumento da cui ripartire.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  724804 Dom Mag 15, 2016 9:37 pm

Concordo col tuo intervento: incentivare l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro ed equiparare il loro trattamento economico a quello degli uomini non potrebbe che accrescere la produttività e giovare all'impresa stessa, sia in termini di attività economica, sia in termini di buon esempio per le altre imprese, nel territorio più o meno circostante.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty RSI, pari-opportunità e asili nido.

Messaggio  0000725533 Dom Mag 15, 2016 10:01 pm

La questione posta dal collega autore/autrice del post è di meritevole attenzione. E' un dato di fatto che in Italia, la popolazione femminile soffre ancora, (e siamo nel 2016!!) di uno stereotipo di origine antica e di triste sarcasmo, nonostante i tentativi, anche legislativi, di sopperire al problema, (ministro delle pari opportunità, azioni positive per le donne-madri, ecc..). Ma, più che soffermarmi sulla questione stessa, della quale condivido i post precedenti al mio, preferisco concentrarmi su una delle ripercussioni che tale tema comporta. Infatti, diretta conseguenza della realtà femminile italiana, è il record negativo della nostra nazione circa gli asili nido: secondo quelli che sono i dati Eurydice, (riporto il link per gli interessati, http://bambini.guidone.it/2015/12/20/accesso-agli-asili-nido-italia-agli-ultimi-posti-in-europa/), l'Italia è agli ultimi posti del Continente. Solo il 25% dei nostri bambini frequenta il nido, percentuale ridicola se paragonata al Nord-Europa in particolare, dove agli stessi soggetti è garantito il diritto al nido fin dalla nascita. Ritengo questo, un dato decisamente allarmante, anche perché, non è di complessa comprensione come il problema si ricolleghi inevitabilmente alla situazione lavorativa dell'appena madre. A tal proposito, mi pare interessante menzionare Adriano Olivetti! Quello che secondo i più, è il padre degli imprenditori italiani, promuoveva la costruzione di asili nido nei pressi dei propri stabilimenti; il tutto, al fine di agevolare la madre-lavoratrice, sia per l'organizzazione della propria giornata lavorativa, tanto per il raggiungimento della propria struttura professionale. E tale iniziativa, oltre che essere degna di lode, è sicuramente esempio di una politica RSI attiva e sociale in senso pieno. Se, quindi, al problema può essere data soluzione a doppie conseguenze da un semplice (ma grande!) imprenditore, (miglior favore della condizione lavorativa della donna-madre / partecipazione dello Stato all'educazione del minore fin dalla tenera età), perché lo stesso problema non è oggetto di una riforma legislativa concreta? Dilemmi all'italiana!

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Differenze di Genere

Messaggio  0000723586 Lun Mag 16, 2016 8:37 am

Questo della differenza di genere, purtroppo, è un tema ancora tristemente attuale. Come tutti sappiamo, il principio delle pari opportunità altro non è che una specificazione del carissimo principio di uguaglianza sancito nell'art.3 della nostra carta costituzionale.
Ancora oggi le donne si trovano in uno scalino più basso rispetto agli uomini, non tanto per ciò che potrebbe riferirsi al rispetto, quanto per le condizioni svantaggiose in cui si trovano ad operare. Questa condizione svantaggiosa può recare un minor spazio di crescita personale, se non una esclusione discriminatoria della donna. Oggi le donne lavoratrici si sono moltiplicate. Ma siamo sicuri che esse siano tutelate e rispettate alla stregua degli uomini? Le donne hanno lottato molto per essere emancipate. Con la rivoluzione industriale hanno conquistato uno spazio nel mondo del lavoro; hanno cominciato ad occupare settori riservati esclusivamente agli uomini; hanno chiesto eguali diritti. Non sarebbe giusto discriminare ancora la donna, sebbene anche il diritto di famiglia abbia eliminato ogni altra discriminazione tra uomo e donna in altri ambiti.
Ciò che mi preme dire è che, ovviamente, sarebbe assolutamente ingiusto pensare di porre le donne in una condizione più vantaggiosa rispetto agli uomini, perchè ciò andrebbe contro il nostro principio di uguaglianza e contro le PARI opportunità. Però sarebbe giusto tutelare in maniera più ampia la donna, dato che deve far fronte a migliaia di esigenze sociali, psicologiche e familiari.

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

Messaggio  724804 Lun Mag 16, 2016 12:58 pm

Mi permetto di dire che durante la Rivoluzione Industriale, a mio modo di interpretare la storia, la donna ha preso parte al mondo del lavoro soltanto per esigenze prettamente produttive ed economiche: il tasso di disoccupazione era molto alto e le industrie avevano bisogno di manodopera, così come la società tutta aveva bisogno di lavorare, tant'è vero che lo sfruttamento minorile salì alle stelle e i lavoratori, pur di avere un'occupazione, accettavano salari da fame.
Riguardo alla parità di genere, sono da sempre sostenitrice dell'idea che solo quando si smetterà di considerare la donna come soggetto destinatario di maggiori tutele, normative più puntuali ed efficaci, riconoscimenti e quant'altro, sarà possibile raggiungerla: donne e uomini devono esser posti sulla stessa riga. Ad una lavoratrice donna, per essere davvero alla pari, non serve esser tutelata più di quanto non lo sia un lavoratore uomo. Serve solo che gli strumenti messi a disposizione dal nostro diritto del lavoro siano impiegati allo stesso modo, sia che ci si trovi davanti ad una donna, sia che si abbia davanti un uomo. A titolo di esempio cito solamente i congedi di maternità\ paternità: chi ha detto che un padre abbia meno bisogno di quanto lo abbia la madre di stare col proprio figlio?

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RSI e le donne- la differenza di genere. Empty Re: RSI e le donne- la differenza di genere.

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