Le politiche di Rsi nel gruppo Granarolo

Il gruppo Granarolo rappresenta un ottimo caso di studio dell’industria alimentare, che prende in considerazione la tutela di aspetti sia sociali che ambientali. Il gruppo Granarolo è un “modello di filiera”; ciò indica come l’azienda presiede quello che è l’intero ciclo produttivo, controllando appunto la filiera produttiva che conduce dal produttore al consumatore. Si tratta di una strategia che condiziona fortemente il management aziendale, nel momento in cui si intende perseguire il conseguimento di obiettivi legati alla qualità e alla sostenibilità dell’impresa.
Da diversi anni il gruppo Granarolo persegue politiche di responsabilità sociale dell’impresa; la sostenibilità dei prodotti viene perseguita attraverso una vasta gamma di strumenti. A partire dal 1998, il gruppo ha realizzato annualmente il bilancio ambientale e il bilancio sociale; tali bilanci rappresentano un rendiconto dell’attività nei confronti degli stakeholder. L’utilizzo di queste strategie comporta un elevato grado di trasparenza e controllo sull’attività d’impresa. Il bilancio ambientale riporta le informazioni necessarie a definire gli impatti ambientali derivanti dal processo produttivo, ma anche le strategie adottate per ridurre gli stessi impatti.
È poi di cruciale importanza l’iniziativa che ha portato Granarolo e altre imprese a costituire, nel 2001, l’associazione senza scopo di lucro Impronta Etica, impegnata nella promozione della Responsabilità Sociale d’Impresa presso le aziende. L’associazione si propone di creare un network che favorisca la comunicazione tra le organizzazioni che considerano l’impegno sociale come parte essenziale della propria attività. Infine occorre dare atto del fatto che, sempre nel 2001, Granarolo ha redatto il primo bilancio di sostenibilità, il quale ha descritto e valutato il piano dei conti e le politiche aziendali rivolte ai diversi stakeholder.

A proposito di Granarolo, ricordo che qualche anno fa era uscito lo scandalo delle "mozzarelle blu", ho cercato un po' su internet e ho trovato un articolo di Repubblica del 7 febbraio 2014 (lo scandalo risale al 2010-2011).
Nel 2014 si è finalmente chiusa l'inchiesta -che vede tra gli indagati l'amministratore delegato del gruppo Granarolo e, tra le persone giuridiche, la Granarolo stessa- per le mozzarelle blu, quei latticini che una volta tolti dalla confezione iniziavano ad assumere una colorazione viola-bluastra. Il motivo di questo fenomeno? Scarsa igiene, cattiva conservazione e contaminazione di batteri (pseudomonas fluorescens, enterobacter cloacae ed escherichia coli) dovuta al fatto che quelle mozzarelle erano prodotte con acque di pozzo contaminate. L'accusa, secondo la procura di Torino, è di vendita di alimenti non genuini come genuini, nonchè di violazione della l. 283/1962 sugli alimenti.
La Granarolo avrà anche promosso l'esercizio di politiche di RSI nel 2001, ma poi negli anni si è dimostrata artefice di comportamenti irresponsabili. Essere un'impresa socialmente responsabile vuol dire, come hai detto tu, tutelare aspetti sia sociali che ambientali, mentre lo scandalo del 2010 riguardante le mozzarelle blu dimostra una inversione di rotta rispetto a questi obiettivi. Inoltre la Granarolo esaltava nei suoi spot pubblicitari un latte di alta qualità "garantito e certificato ogni giorno con controlli più numerosi e approfonditi di quelli di legge", prodotto da "mucche italiane selezionate", in una "filiera garantita e controllata", quando invece si è scoperto che acquistava la materia prima dalla Germania. Dunque i consumatori sono stati danneggiati (da mozzarelle prodotte in condizioni di scarsa igiene e controllo) e beffati (perchè illusi, dalle pubblicità, di acquistare un prodotto controllato e certificato, 100% made in Italy).

Il Gruppo Granarolo rappresenta uno dei più importanti operatori dell’industria alimentare in Italia; Granarolo è, infatti, il 4° player nella graduatoria dei principali gruppi del settore food interamente italiani.
Ma qualche anno fa succede qualcosa che fa perdere di credibilità l'azienda.
Nel 2010 nel torinese, sono state individuate delle mozzarelle che, una volta uscite dalla confezione, diventavano di colore blu.
La Codacons, venuta a conoscenza di quanto stava accadendo, decide di denunciare la Granarolo per pubblicità ingannevole e per danno di immagine del Made in Italy, dal momento che, l'azienda bolognese pubblicizza l'utilizzo di prodotti interamente italiani.
Insomma, scoppia il caso delle "mozzarelle blu" e l'Ue apre una vera e propria indagine per cercare di risalire al problema e così poter dare una risposta ai consumatori.
Il risultato di quest'ultima , dichiara responsabile del cambiamento della colorazione delle mozzarelle venute a contatto con l'aria, il batterio Pseudomonas.
Nel giro di pochissimo tempo, la quantità di prodotto sequestrato supera quasi la tonnellata, e l'allora ministro della salute invita tutte le aziende che non avevano ancora provveduto a togliere dal mercato il prodotto.
Nonostante questo, le autorità sanitarie persistono nell'affermare che il batterio non fosse nocivo per la salute dell'uomo, cercando di tranquillizzare i consumatori al fine di non fare scoppiare il panico.
Alla luce di tutto ciò credo sia incredibile che, anzichè denunciare la Granarolo e tutte le industrie che producono prodotti nocivi per la salute dei consumatori (e non mi vengano a dire che il batterio in questione non è letale per l'uomo! ), la Codacons denunci la Granarolo per pubblicità ingannevole e per danno di immagine al made in italy... ma stiamo scherzando? Ovviamente è importante sapere se le aziende italiane si servano di prodotti italiani o meno. Ma quello che tutti noi vogliamo sapere,e di cui vogliamo avere una certezza, è che le materie prime utilizzate siamo sicure e per nulla nocive all'essere umano!
Allora mi chiedo: dobbiamo fidarci di ciò che leggiamo sulle confezioni dei prodotti di cui ci nutriamo? Come è possibile non avere paura di mangiare qualcosa che, se non adesso ma nel corso del tempo, puó nuocere alla nostra salute?

affiancando momentaneamente lo scandalo delle mozzarelle blu, vorrei tornare alle politiche di RSI del gruppo
nel sito si legge: "Granarolo vuole creare valore economico a lungo termine avendo come fari la responsabilità sociale e la tutela ambientale".
i punti focali della nuova strategia a partire dal 2012 "Missione e Valori" sono : soddisfazione del cliente, creatività e immaginazione, crescita personale, spirito di squadra, clima positivo e qualità della vita, etica, crescita professionale e merito, partecipazione e ascolto ( vi rimando al link , per chi sia interessato a leggere le singole presentazioni dei vari ambiti citati url=http://gruppogranarolo.it/impegno/csr/#]http://gruppogranarolo.it/impegno/csr/#[/url] )
tutti punti importanti che fanno emergere la volontà di rendere il rapporto coi lavoratori migliore, secondo l'idea che lavoratori soddisfatti e felici, che si sentono in azienda parte di essa, sono più efficienti e produttivi (applicazione delle politiche di RSI, al fine anche di un tornaconto per l'impresa, cosa più che giusta)

in ogni caso, navigando sul sito, mi sono imbattuta in varie iniziative, e ne riporto una a titolo esemplificativo : Africa Milk Project , un progetto di cooperazione internazionale per l’autosviluppo promosso da CEFA Onlus in collaborazione con il Gruppo Granarolo.
il progetto è incentrato sulla latteria Njombe Milk Factory, al fine di dar vita ad un sistema agrozootecnico, in grado di produrre latte alimentare e di distribuirlo alle famiglie e alle scuole, assicurando al contempo cibo, lavoro e un’attività economica. Granarolo ha contribuito all'iniziativa con varie forme di supporto tra cui mediante contributi economici e trasferimento di conoscenza agli allevatori tanzaniani , attraverso corsi di formazione presso gli stabilimenti di Granarolo a Bologna e mantenendo un contatto diretto con gli esperti dello stabilimento tramite skype.
si è cercato di pubblicizzare tale progetto per rendere più consapevoli gli stessi consumatori .
Con il progetto “Africa Milk Project: ama la tua terra, combatti la povertà, bevi il tuo latte”, CEFA, Granarolo, il Ministero degli Affari Esteri e l’associazione tanzaniana di allevatori Njombe Livestock Association hanno vinto il primo premio come migliore Best Practice nella categoria: “Sviluppo sostenibile di piccole comunità rurali in aree marginali” all’interno del percorso di Expo 2015..