Responsabilità sociale delle imprese nell'UE: organizzazioni non governative

La responsabilità sociale delle imprese comporta l'azione volontaria delle aziende, al di là di quanto prescritto dalle disposizioni di legge, per conseguire obiettivi sociali ed ambientali nel corso della loro normale attività. Riguarda diversi ambiti tra i quali: la strategia Europa 2020 (specie per quanto riguarda le nuove competenze e mansioni, i giovani e lo sviluppo locale);le imprese e i diritti umani;il sistema informativo sulla responsabilità sociale delle imprese e altresì la responsabilità sociale negli appalti pubblici.
La Commissione europea incoraggia le imprese ad assicurare che le condizioni di lavoro siano rispettose dei diritti umani, specie nel caso di prodotti provenienti da paesi che non fanno parte dell'UE. Esistono, oltre agli enti governativi, delle organizzazioni non governative (ONG) che sono diventati attori essenziali nel campo sociale, in particolare nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale. Si impegnano in un dialogo regolare con le autorità pubbliche al fine di garantire una migliore attuazione delle iniziative dell'UE e delle politiche nei paesi dell'UE.
La strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, imposta nuove relazioni tra le istituzioni europee, i governi nazionali e regionali e le parti interessate europee. La Commissione ha reso una priorità rafforzare queste collaborazioni a livello europeo. Il dialogo UE delle parti interessate che si svolgono nel quadro della Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale è vitale per questa collaborazione in quanto riunisce a livello comunitario le ONG e le parti sociali in materia di occupazione, affari sociali e inclusione; rappresentanti delle istituzioni dell'UE e di altre organizzazioni internazionali; i rappresentanti delle autorità nazionali, regionali e locali e i gruppi di riflessione e fondazioni per le questioni relative all'inclusione sociale. Attraverso il programma "Progress" si cercano di attuare miglioramenti per quanto riguarda la promozione dell'inclusione sociale, l'uguaglianza di genere e soprattutto la tutela dei diritti di tutte quelle persone esposte a fenomeni di discriminazione. La commissione inoltre promuove e finanzia le reti più piccole sull'integrazione dei disabili.

Mi permetto di aggiungere che, nel periodo tra il 2013 e il 2014, la Commissione europea ha effettuato una revisione paritaria delle attività condotte dagli Stati membri in merito alla responsabilità sociale delle imprese. Hanno avuto luogo 7 riunioni, ciascuna presieduta da 4 paesi; questo per consentire a ciascun partecipante di condividere e comprendere le diverse politiche attuate da ognuno di loro. In questo modo è stato inoltre consentito alla Commissione di aggiornare i propri dati e di esaminare tematiche comuni e specifiche ai singoli paesi.
Grazie a questo esercizio il Compendio delle politiche e attività condotte dagli Stati membri nel campo della responsabilità sociale delle imprese, datato 2011, è stato poi modificato. Tale compendio è suddiviso per temi e illustra le priorità comuni su scala europea.
Ricordiamo anche che, nel 2009, in Svezia, ha avuto luogo la conferenza " Protect, Respect, Remedy – a Conference on Corporate Social Responsibility (CSR)" , basata su una relazione dal titolo "Protect, Respect, Remedy – a Framework for Business and Human Rights" di John Ruggie, speciale rappresentante del segretariato generale sulla questione dei diritti umani e delle imprese transnazionali, il quale fu anche presente all'incontro. Alla riunione presero parte rappresentanti del settore pubblico, del settore delle imprese, delle organizzazioni non governative, del movimento sindacale e del mondo accademico degli Stati membri dell'Unione Europea e dei Paesi candidati.

Mi permetto di inserire ulteriori spunti utili ad avere un quadro il più possibilmente completo, in particolare relativamente all'aspetto del sostegno ai diritti dell'uomo.
Le Nazioni Unite alla fine dello scorso anno hanno lanciato i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) nell’ambito dell’Agenda 2030, i quali propongono un ruolo centrale e strategico alla promozione dei diritti umani nell’ambito della attività d’impresa.
Come sottolinea Sodalitas, fondazione promotrice in Italia dell’Hub europeo su business e diritti umani coordinato da CSR Europe (espressione della Commissione Europea), questi nuovi obiettivi proseguono sul solco dei Principi Guida su Imprese e Dritti Umani definiti dall’ONU nel 2011: l’impegno di assicurare la protezione e il rispetto dei diritti umani viene in tal modo affidato anche alle imprese, non più solo agli Stati.
Quella del rispetto dei diritti umani è una sfida immensa ed estremamente difficile da affrontare, ed è alto il rischio che catene di fornitura globali generino diseguaglianze sempre più marcate: lo scopo degli strumenti sopra citati vuole essere quello di rendere le imprese maggiormente consapevoli, anche se è necessario rilevare che si rendono ancora necessari importanti progressi sul versante delle relazioni tra mondo imprenditoriale e tutela dei diritti umani.
Insomma, lo scopo della Commissione europea, e ancor prima dell'ONU, è incoraggiare le imprese ad assicurarsi che le condizioni di lavoro siano rispettose dei diritti umani, specie nel caso di prodotti provenienti da paesi che non fanno parte dell'UE.