Banca Etica,finanza etica e RSI

Volevo segnalare,a proposito di RSI,l'iniziativa di Banca Etica,un interessante esempio di finanza etica.Essa,oltre a offrire i classici servizi di qualsiasi banca,utilizza il denaro raccolto per iniziative di carattere “etico”: progetti di reintegro sociale per soggetti svantaggiati, azioni culturali, iniziative di tutela dell’ambiente.Non solo,ma la banca in questione esclude investimenti,che,pur se potenzialmente remunerativi,sono contrari a un'impiego morale del denaro:ad esempio,non vengono finanziate aziende che impiegano lavoratori minori.La banca
In questione si segnala anche per il fatto che eroga microcredito a tassi di interesse molto bassi.
Come ha affermato il responsabile culturale area sud della banca:" i nostri clienti sanno che noi con i loro soldi finanzieremo imprese che basano la loro attività sul rispetto dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, della comunità. Con un occhio di riguardo a quelle che operano nella Cultura, alle botteghe del commercio equo e solidale, alle cooperative sociali che si occupano di persone svantaggiate. La cooperazione è il modello d’impresa cui Banca Etica s’ispira: del resto anche noi siamo nati come cooperativa e vogliamo essere un partner per le imprese[..]"
Di poco fa è poi la notizia che Banca Etica continua a crescere e che nel 2015 ha prodotto un utile di 750 milioni di Euro.
Finanza ed etica quindi possono coesistere?
Ritengo che Banca etica dimostra proprio che una finanza alternativa ed etica è possibile,anche in un periodo di crisi.anzi sembra sia proprio l'etica su cui si basa la Banca ad aver dato fiducia ai risparmiatori,soprattutto,dopo il crack di 4 banche nello scorso inverno.per me,inoltre,Banca Etica dimostra anche il ruolo che può giocare la finanza in relazione ad iniziative di RSI e come queste possano contribuire al sostegno e allo sviluppo economico.

Banca etica, nata nel dicembre del 1998 con l’autorizzazione della Banca d’Italia, ha come obiettivo principale di operare nel mercato del credito prestando un’attenzione globale verso i vincoli di tipo sociale ed ambientale. Si assiste a quella che è una più consapevole gestione del denaro, che rappresenta un punto di incontro per i risparmiatori che si ispirano ad un modello di sviluppo umano e sociale sostenibile.
BE sostiene il mondo no-profit e l’economia solidale. Finanzia la cooperazione sociale, la cooperazione internazionale, la tutela dell’ambiente, la società civile, promuovendo attività culturali e sportive. Tra i suoi impegni, sostiene le ONG con programmi di microcredito nei Paesi in via di sviluppo. Una delle peculiarità di tale banca è rappresentata dal fatto che sono previste delle tecniche alternative di investimento, che consistono nel coinvolgere i clienti. I soci quindi indirizzano le scelte della banca; quando si parla di soci si fa riferimento alla persona che condivide le finalità di Banca etica, cioè conoscere e approvare lo statuto, sottoscrivere azioni della banca, condividere il rischio dell’attività bancaria, partecipare attivamente alla vita sociale e allo sviluppo della banca.
In conclusione possiamo affermare che la finalità principale di tale banca è quella di agire nel rispetto dell’uomo, dell’ambiente e delle specificità culturali dei contesti territoriali in cui opera per una migliore qualità della vita, orientando coerentemente le attività della Banca stessa.

A proposito di finanza etica, pochi giorni fa (6-7-8 aprile), si è tenuta a Milano la settima edizione del Salone del Risparmio, un evento dedicato al tema della gestione del risparmio, che quest'anno si è incentrato soprattutto: sul risparmio come strumento utile alla crescita e allo sviluppo del paese; sulla finanza sostenibile e sull'importanza dell'educazione e della creazione di consapevolezza nei confronti dei risparmiatori in tema di finanza. Al dibattito ha partecipato anche Leonardo Becchetti, Presidente del comitato etico di Etica Sgr (del Gruppo Banca Popolare Etica), che ha sottolineato come, di fronte ai recenti scandali che hanno interessato le 4 banche italiane -e che hanno gravemente compromesso la fiducia dei risparmiatori nei confronti del sistema bancario in generale- la propria banca ne sia riuscita ad uscire a testa alta, e anzi persino rafforzata, in virù dei propri elementi valoriali che la contraddistinguono e la contrappongono alle banche tradizionali. Banca Etica fonda la propria solidità sull'alta reputazione di cui gode, reputazione dovuta al fatto di non essere orientata alla massimizzazione del profitto ai danni degli interessi degli stakeholder. Becchetti ha anche affermato che il fenomeno della finanza sostenibile è in fase di boom, è diventato "mainstream"; la stessa Etica Sgr. ha registrato un aumento del proprio patrimonio da 1 a 2 miliardi in un anno. Questo perchè i cittadini, di fronte agli evidenti problemi di sostenibilità sociale e ambientale, "hanno capito che il voto con portafoglio in finanza etica non costa di più rispetto a comprare un fondo normale". Se è vero che effettivamente "si può votare per cercare di cambiare il mondo senza dover per questo incorrere in un costo dal punto di vista economico", sono dell'idea che Banca Etica sia una buona soluzione per i risparmiatori che richiedono un comportamento socialmente responsabile anche da parte del proprio istituto bancario.

Sono sempre stato attratto dalla modalità di operare di Banca Etica.
Ricordo perfettamente quando l’anno scorso venni a conoscenza del fatto che Banca Etica non aveva intenzione di accettare il denaro proveniente da procedure di “voluntary disclosure”.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca popolare Etica nell’Aprile 2015 stabilì che la banca non avrebbe accettato nuovi clienti “nell'ipotesi in cui la provvista sottesa all'apertura di un rapporto e/o all'esecuzione di un'operazione risultasse costituita da fondi oggetto di procedure di collaborazione volontaria (come la c.d. “voluntary disclosure” di cui al D.L. n. 4/2014 o alla Legge n. 186/2014) o di altre fattispecie equiparabili, volte alla regolarizzazione da parte del contribuente dei capitali detenuti all’estero e non dichiarati”.
Il comunicato del Consiglio di Amministrazione dettava l’atteggiamento da tenersi per i clienti già acquisiti : “gli operatori sono chiamati a prestare la massima attenzione ai casi in cui rilevino che la provvista sottesa all'esecuzione di un'operazione è costituita da fondi oggetto di procedure di collaborazione volontaria, applicando in tali fattispecie misure rafforzate di adeguata verifica”.
Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica spiegava che “Sin dalla sua nascita, 16 anni fa, Banca Etica si è sempre astenuta dall'acquisire nuovi clienti e dal rafforzare i volumi della raccolta cavalcando i diversi “scudi fiscali” approvati dai Governi in carica, di volta in volta con procedure più o meno ammiccanti nei confronti degli evasori fiscali. Riconosciamo che la legge n.186 approvata lo scorso 15 dicembre e contenente le misure per la così detta “voluntary disclosure”, vale a dire la collaborazione volontaria per l'emersione e il rientro di capitali detenuti all'estero, non si configura come un vero e proprio scudo fiscale, ma abbiamo reputato coerente con la mission di Banca Etica e il suo impegno per un uso responsabile e trasparente del denaro la scelta di non accogliere nemmeno in questo caso i capitali che rientreranno in Italia dopo un tentativo di occultamento all'estero”.
Il direttore Generale spiegava poi che i principi della Finanza Etica che ispirano per intero l attività della banca prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccolgono. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe stata una violazione del DNA della banca e un tradimento dei clienti che la scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro. Mentre la maggior parte degli istituti di credito stavano cercando di sfruttare al meglio con nuovi strumenti finanziari il ghiotto boccone dei capitali prima occultati e ora in via di rientro; Banca Etica ha operato una scelta di sobrietà e responsabilità che va anche nella direzione dell’educazione finanziaria e della responsabilizzazione dei cittadini.
L'etica va vista a tutto tondo e con responsabilità; una realtà è pienamente etica solo quando rispetta una filiera etica che di fatto è anche un insegnamento presente e futuro, proprio come quello che Banca Etica ha dato in questa e molte altre occasioni.
Per rispondere alla domanda da cui si era partiti : “finanza ed etica quindi possono coesistere?”.
Anche questa volta, Banca Etica ha dimostrato che questa possibilità è reale.

A proposito di banche ed investimenti etici mi sembra opportuno riportare l' iniziativa iniziata nel 2001 da parte del Fondo pensionistico di investimenti del governo Norvegese. Il Ministro della finanza, presidente del fondo, ha deciso di fondare il Norwegian council on ethics, un organi isituito ad hoc per valutare se le compagnie nelle quali il fondo investe adottano una politica di investimenti che rispetta la rigida guideline stabilita. Il consiglio annualmente stila una lista di compagnie valutate sulla base di una griglia etica, al fine di valutarne il comportamento dal punto di vista etico. Al report annuale segue una raccomandazione del Consiglio alla Baca centrale di Norvegia, volto all' esclusione dagli investimenti del fondo di quante compagnie risultino non aver adottato comportamenti etici secondo quanto stabilito dalla commissione. Alcuni esempi di comportamenti che portano all' estromissione di una compagnia dal fondo di investimenti sono ad esempio il finanziamento alla produzione di armi o di tabacco, piuttosto che l' investimento in compagnie che notoriamente adottano una scarsa tutela dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo.
Quando il consiglio individua compagnie o istituti di credito che non rispettano gli standard etici in questione, pone gli stessi sotto osservazione, adottando anche un regime di pubblicità dell' operato del fondo, che permette ai consumatori ed all' opinione pubblica di essere informati su quali siano le società o le banche che indirizzano i propri investimenti verso attività non etiche.
A partire dal 2015 il consiglio ha previsto anche particolari indagini volte ad accertare il livello di gestione interna delle compagnie che fanno affari con il fondo, valutandone il livello di corruzione interna, di riask-assesment e di prevenzione infortuni, la presenza di corsi di formazione interi per i dipendenti ed in generale il livello di tutela dei diritti di questi ultimi, rendendo i dati che emergono dalla ricerca pubblici e consultabili, dopo averli trasferiti alla Norges Bank che si occupa di avviare il procedimento di estromissione delle compagnie che non rispettano gli standard richiesti.
Altri aspetti tenuti in considerazione dal consiglio riguardano anche il rispetto di standard ecologici ed ambientali, temi particolarmente cari al Paese.

In fin dei conti altro non si tratta che di un organo istituzionale che si occupa di valutare quanto le compagnie siano sensibili alle tematiche della RSI, il cui mancato ripetto comporta una esclusione dall' investimento del cospicuo fondo norvegese (che ricordiamolo è costituito ingenti quantità di titoli petroliferi che il paese detiene), sanzione dunque tutt' altro che lieve, ed i cui risultati si sono già potuti notare: tra le italiane osservate dal consiglio spicca il gruppo Monte dei Paschi di SIena, che proprio in seguito al reportage del consiglio ha deciso di porre fino ai finanziamenti alle aziende che produco missili nucleari per le forza armate francesi.
Forse se un simile organo fosse presente in ogni paese, le società sarebbero ancor più stimolate ad adottare comportamenti socialmente responsabili per non vedersi escluse dall' investimento pubblico?