RSI
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

+10
0000689773
0000734697
0000722776
0000724755
0000733408
0000722554
724859
764397
0000187903
0000726480
14 partecipanti

Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  0000722776 Sab Apr 02, 2016 3:07 pm

Se è pacifico che l'assunzione di comportamenti socialmente responsabili comporti oneri economici e organizzativi spesso non sostenibili da parte delle piccole e medie imprese, siamo sicuri che la disponibilità dei mezzi necessari sia garanzia di impegni realmente virtuosi?

Il caso Volkswagen può suscitare riflessioni interessanti. La multinazionale, leader nel settore automobilistico, ha dimostrato di essere da sempre in prima linea nella promozione e nello sviluppo della Corporate Social Responsibility attraverso, per citare alcune iniziative, l'istituzione di un team di esperti in comunicazione dedicato ai temi della Responsabilità Sociale, l'adozione di un bilancio di sostenibilità e di un modello di governance, detto di co-determinazione, nel quale i lavoratori partecipano al consiglio direttivo dell'azienda attraverso propri rappresentanti.
Tuttavia lo scandalo dieselgate che ha riguardato l'azienda nel settembre del 2015, in seguito all'installazione su più di 6000 motori diesel in America di dispositivi illegali per far sì che le emissioni di gas inquinanti fossero in linea con gli standard legali, ha riacceso il dibattito sull'effettività degli impegni sociali assunti dalle grandi imprese.
La vicenda rappresenta un esempio significativo del fenomeno del greenwashing, termine che si usa per indicare politiche d'impresa che affermano più di quello che alla fine si porta avanti all'interno dell'organizzazione, al fine di apparire attente alle problematiche ambientali e creare un'immagine "green" di sé ai propri clienti , come sottolineato dall'economista della Bocconi Antonio Tencati.
I grandi colossi internazionali hanno davvero interesse ad investire per la salvaguardia dell'ambiente e il benessere dei lavoratori, oppure le politiche imprenditoriali a sfondo sociale mirano soltanto ad aumentare i profitti?


0000722776

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 30.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Le conseguenze paradossali del caso Volkswagen

Messaggio  0000726480 Sab Apr 02, 2016 4:54 pm

Il caso Volkswagen rileva anche per la questione circa la cogenza degli obblighi di responsabilità sociale assunti dalle imprese, specialmente se si tratta di soggetti multinazionali. All’indomani dello scandalo dieselgate, che ha avuto forte risonanza a livello internazionale, i dati europei sulle vendite delle auto Volkswagen nel 2015 hanno registrato un +1,9% complessivo. In Italia, in particolare, a gennaio 2016 l’azienda tedesca è andata paradossalmente oltre il 20% in più delle vendite (Corriere della Sera, 8 febbraio 2016). La vicenda Volkswagen mostra che, da un lato le grandi imprese non siano sempre garanzia di comportamenti virtuosi per via delle loro disponibilità economiche, dall’altro che le aziende multinazionali siano in grado di sopportare senza danno le violazioni degli obblighi di responsabilità sociale, perché le sanzioni sociali sono spesso inefficaci se non del tutto assenti. Questo caso sembra suggerire che sia ancora necessario che la legge faccia propri gli impegni di RSI assunti dalle imprese, affinché questi siano effettivamente perseguiti.

0000726480

Messaggi : 11
Data d'iscrizione : 02.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Caso VW

Messaggio  0000187903 Sab Apr 02, 2016 5:13 pm

il caso VW mi riguarda in prima persona,perciò non posso non dire la mia.Questa faccenda dimostra per me,proprio quello detto sopra:pur possedendo i mezzi necessari per attuare determinate politiche aziendali,si preferisce in alcuni casi,come quello in questione,pensare per prima cosa ai profitti!come?risparmiando sulla ricerca di soluzioni più sostenibili ingannando il consumatore con strumenti che purtroppo non può rilevare da solo ,pubblicità ingannevoli e false attestazioni.ciò può far altresì riflettere sull'importanza strategica della RSI e come queste se non attuate possano incidere sul successo e sulla vita di una determinata impresa.

0000187903

Messaggi : 23
Data d'iscrizione : 30.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Re: Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  764397 Lun Apr 04, 2016 12:41 pm

Personalmente credo che pochi siano i grandi colossi internazionali che perseguono effettivamente politiche volte alla salvaguardia dell'ambiente o al benessere dei lavoratori, piuttosto attuano determinate strategie quasi 'costretti' dal mercato globale e per ingraziarsi gli stakeholders, oltre a voler usufruire eventualmente di sgravi fiscali e aumentare i profitti. Uno dei casi che più rispecchia la questione è appunto quello volkswagen, multinazionale disposta a mettere in gioco la propria credibilità e affidabilità compiendo una frode di portata sensazionale pur di arricchirsi. Tale gesto non può che avere ripercussioni,in termini di fiducia, nei confronti del resto delle industria che mettano a punto politiche inerenti la responsabilità sociale, ma ovviamente non si può fare di tutta l'erba un fascio; credo inoltre che  ben presto di casi come quello citato ne verranno alla luce parecchi, in virtù dell'allarme che la questione ha fatto scattare per quanto riguarda le misure di controllo, e allo stesso tempo che l'eventuale giusto prezzo fatto pagare all'industria vw o i danni provocati dall'intera vicenda facciano desistere dal compiere truffe simili. Difficile quindi riconoscere e di conseguenza avere fiducia in quelle poche imprese ispirate ai nobili fini ambientali e sociali, purtroppo uno dei prezzi da pagare in un mondo in cui impera l'egoismo.

764397

Messaggi : 9
Data d'iscrizione : 03.04.16
Località : bologna

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  724859 Lun Apr 04, 2016 4:38 pm

Il recente scaldalo Volkswagen ha costituito l’emblema del fenomeno del greenwashing: con esso si fa riferimento alle pratiche adottate da quelle aziende e organizzazioni interessate ad acquisire una reputazione ecologica senza che vi corrisponda un reale cambiamento nel modus operandi rispetto alle aziende dalle quali si vogliono differenziare. Potrebbe essere definito come un marketing ecologico di facciata poiché indirizzato,attraverso la strategia della comunicazione, a modificare e migliorare la propria immagine e reputazione ambientale senza porre in atto alcuno sforzo per rendere i processi produttivi adottati e i prodotti realizzati sostenibili a livello ambientale. Nel caso concreto il colosso automobilistico tedesco ha creato uno stratagemma per truccare i test antismog e far risultare le prestazioni del motore come produttrici di emissioni nei limiti di legge:questo perché sia negli USA che in Europa i test per le emissioni vengono fatti esclusivamente su banchi di test in laboratorio e mai su strada; ciò ha permesso alla Volkswagen di creare un meccanismo tale che l’auto percepisse di essere su un banco di prova e di degradare le prestazioni in modo da produrre emissioni nei limiti di legge. Sull’onda di questo scandalo potrebbe essere stato aperto un vaso di Pandora nel settore dell’automotive: molti sostengono che i sistemi anti-inquinamento delle varie case automobilistiche siano quantomeno sospette. Ci sono davvero colossi industriali come la Volkswagen che sono disposti a mettersi in gioco e sacrificare tutti gli altri valori pur di accrescere il loro profitto? In una società in cui la comunicazione riveste un ruolo più che rilevante, credo sia doveroso porre attenzione a questi fenomeni sempre più dilaganti ed ai quali purtroppo gli stessi consumatori danno poco peso. Arginare fenomeni come quello del greenwashing richiede campagne di educazione per rendere più consapevoli le persone del ruolo che rivestono nel campo della sostenibilità. Confluire queste preoccupazioni nel bagaglio personale dei soggetti costituisce lo step fondamentale per accrescere le dimensioni di questo comportamento etico, per renderlo ,insomma, a più ampio respiro. Questo perché le conseguenze che si presentano ai nostri occhi gravano e sul piano ambientale, poiché dalle stime pervenute è risultato che l’inganno Volkswagen abbia prodotto quasi un milione di tonnellate di emissioni di NOx all’anno,più o meno quanto ne producono tutte le centrali elettriche,le auto, le industrie e l’agricoltura del Regno Unito, e sul piano di sfiducia nei confronti di altre imprese che si distinguono per nobili fini improntati a preoccupazioni ambientali e sociali.

724859

Messaggi : 19
Data d'iscrizione : 30.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty IL CASO VOLKSWAGEN

Messaggio  0000722554 Lun Apr 04, 2016 7:56 pm

Negli ultimi anni l’Europa era riuscita a ottenere il primato mondiale in materia di politiche green, superando la storica potenza degli Stati Uniti d’America.
Il caso Volkswagen ha, però, bruciato il vantaggio competitivo che le imprese europee erano riuscite a guadagnare negli ultimi anni, portando la stessa candidata presidenziale Hilary Clinton ad affermare l’inammissibilità della posizione di primo piano data al profitto delle imprese a discapito della salute e dell’ambiente.
Un caso paradossale quello Volkswagen, soprattutto se si guarda all’etica da sempre professata dal colosso di Wolfsburg, da tempo considerato campione di RSI, grazie al perseguimento di obiettivi sociali e ambientali; un modello di comportamento sostenibile, responsabile, etico.
Si tratta, in realtà, di uno dei tanti casi di potenze internazionali traditrici dei propri valori e dei principi professati. Basti ricordare, a tal proposito, il caso Enron o il British Petroleum.
Adesso, la vera sfida per la casa Volkswagen e, più in generale, per l’Europa tutta, rimane, quindi, quella di utilizzare i recenti scandali per smuovere le coscienze dei consumatori e, soprattutto, dei produttori, affinché le politiche di sostegno ambientale non rimangano una mera illusione.

0000722554

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 01.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Il caso Volkswagen e il greenwashing

Messaggio  0000733408 Lun Apr 04, 2016 8:14 pm

Quando si parla di Responsabilità sociale dell’impresa (Csr), ci si inserisce in un mondo in cui a dettare le regole non è il legislatore, il quale agisce lateralmente, bensì è l’impresa stessa direttamente. E’ una tipologia di responsabilità che sorge per volontà dell’impresa medesima, la quale si autoregolamenta in nome di un'etica socialmente condivisa, assumendo un atteggiamento consapevole (e si presume quindi responsabile) nei confronti dell’ambiente e della società. Suddetto atto di volontà influisce anche sul rapporto di fiducia che l’impresa ha con i portatori di interesse o stakeholders e i clienti e le istituzioni. Nel momento in cui è esploso lo scandalo, Volkswagen non ha incrinato la sua posizione nel mercato solo per via delle perdite che ha subito, ma soprattutto per la frode che è stata commessa proprio nei confronti di questi ultimi. Le azioni della società hanno indubbiamente perso valore, come ne ha risentito il capitale sociale dell’impresa, ma questo non è rilevante quanto il danno che è stato provocato all’ immagine di Volkswagen. La reputazione e la fiducia di cui il gruppo godeva, ora si è alterato in pejus, e questo ha implicato una grave perdita, proprio perché fattori quali reputazione e fiducia sono parte inequivocabilmente integrante del mercato.
“Das Auto” ("L' Auto") ha rivelato le sue fragilità: si professava come un’impresa attenta e consapevole, ma alla fine dei conti ha dimostrato di non essere all’ altezza delle aspettative che aveva creato. Proprio a questo proposito si utilizza il termine “greenwashing” cioè affermare di "possedere più di quanto si abbia", in termini ovviamente non di qualità del prodotto,ma di qualità impatto ambientale e sociale. La Volkswagen aveva propagandato la sua attenzione in materia di tutela e innovazione, che non si è rivelato tale, quindi oltre a non aver rispettato le normative in merito, ha deluso anche il ruolo dell’impresa nella società. Questo caso è solo uno dei tanti che con sempre più frequenza emergono sul mercato globale, e proprio questa ricorrenza è emblematica. In primo luogo dimostra che anche le multinazionali, che a rigor di logica dovrebbero poter disporre di migliori e più efficienti strumenti per diminuire l’impatto sociale, in realtà spesso utilizzano la Csr solo come brand di facciata, senza un reale impegno nel rispettare la tematica in esame. In secundis si manifesta la necessità stringente di indirizzarsi verso sistemi innovativi per un minor consumo, proprio in nome di un beneficio di lunga durata, che sarà strategico per il successo dell’impresa.
Una soluzione auspicabile sembrerebbe essere un intervento normativo più importante che mediante la minaccia di sanzioni reali, potrebbe condurre a un rispetto più efficace di suddetta responsabilità. Un argomento, a parer mio più interessante, è sottolineare l’utilità e il beneficio che l’impresa, in lungo raggio, potrebbe ricavare da questo tipo di approccio: un vantaggio sia in termini di qualità della vita, sia in termini economici e di arricchimento dell’organizzazione sul mercato.

0000733408

Messaggi : 19
Data d'iscrizione : 31.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty VW e RSI: l'etica è un'illusione?

Messaggio  0000724755 Lun Apr 04, 2016 9:07 pm

Mi trovo d'accordo con tutto quello che è stato detto finora riguardo il caso Volkswagen; la forte tentazione di aziende leader di settore come la VW secondo me è proprio quella di non rinunciare ad alcun tipo di vantaggio: né quello di ritorno di immagine che comporta adottare politiche di CSR, né tantomeno quello (più o meno illusorio) di continuare nei fatti ad operare come sempre prima.
Proprio partendo da questa premessa mi permetto di rovesciare i termini della questione posta in uno degli interventi precedenti: non “ci sono davvero colossi industriali come la Volkswagen che sono disposti a mettersi in gioco e sacrificare tutti gli altri valori pur di accrescere il loro profitto?”, ma ci sono davvero colossi industriali come la Volkswagen che sono disposti a mettersi in gioco e sacrificare veramente il loro profitto pur di accrescere tutti gli altri valori?
Non mi sento di dare una risposta netta né in un senso né nell’altro, anche se non ho particolare fiducia nella bontà dell’impegno nella RSI delle grandi imprese, soprattutto multinazionali, proprio per gli strumenti che sono in grado di utilizzare al fine di opacizzare il loro reale modus operandi.
Un interessante spunto sul tema è dato da un articolo Enrique Dans per Forbes, “Volkswagen and the failure of Corporate Social Responsibility”: in questo viene sostenuta la tesi per la quale certamente la sezione responsabile della CSR della società era a conoscenza di ciò che stava succedendo, e viene proposta come unica soluzione praticabile una completa trasparenza, documentando ogni passo e consentendo libero accesso a questo tipo di informazioni. Inoltre, viene azzardata una similitudine che dà un’immagine molto evocativa di quello che è l’atteggiamento del consumatore medio: come il fumatore continua a dire a se stesso che inspirare non è pericoloso, così milioni di automobilisti preferiscono emettere (e inalare) gas pericolosi per far andare più veloci le loro auto.


Ultima modifica di 0000724755 il Mar Apr 12, 2016 9:30 am - modificato 1 volta.

0000724755

Messaggi : 24
Data d'iscrizione : 31.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty La trasparenza come soluzione?

Messaggio  0000722776 Lun Apr 04, 2016 9:52 pm

0000724755 ha scritto:Mi trovo d'accordo con tutto quello che è stato detto finora riguardo il caso Volkswagen; la forte tentazione di aziende leader di settore come la VW secondo me è proprio quella di non rinunciare ad alcun tipo di vantaggio: né quello di ritorno di immagine che comporta adottare politiche di CSR, né tantomeno quello (più o meno illusorio) di continuare nei fatti ad operare come sempre prima.
Proprio partendo da questa premessa mi permetto di rovesciare i termini della questione posta in uno degli interventi precedenti: non “ci sono davvero colossi industriali come la Volkswagen che sono disposti a mettersi in gioco e sacrificare tutti gli altri valori pur di accrescere il loro profitto?”, ma ci sono davvero colossi industriali come la Volkswagen che sono disposti a mettersi in gioco e sacrificare veramente il loro profitto pur di accrescere tutti gli altri valori?
Non mi sento di dare una risposta netta né in un senso né nell’altro, anche se non ho particolare fiducia nella bontà dell’impegno nella RSI delle grandi imprese, soprattutto multinazionali, proprio per gli strumenti che sono in grado di utilizzare al fine di opacizzare il loro reale modus operandi.
Un interessante spunto sul tema è dato da un articolo Enrique Dans per Forbes, “Volkswagen and the failure of Corporate Social Responsibility”: in questo viene sostenuta la tesi per la quale certamente la sezione responsabile della CSR della società era sicuramente a conoscenza di ciò che stava succedendo, e viene proposta come unica soluzione praticabile una completa trasparenza, documentando ogni passo e consentendo libero accesso a questo tipo di informazioni. Inoltre, viene azzardata una similitudine che dà un’immagine molto evocativa di quello che è l’atteggiamento del consumatore medio: come il fumatore continua a dire a se stesso che inspirare non è pericoloso, così milioni di automobilisti preferiscono emettere (e inalare) gas pericolosi per far andare più veloci le loro auto.

Siamo in sintonia sulla visione della vicenda e sulle conclusioni che ne derivano a proposito della veridicità ed effettività degli impegni di CSR assunti dalle multinazionali. Proseguendo nell'analisi critica dell'accaduto e delle possibili soluzioni per evitare che tali comportamenti si ripetano e si diffondono, ritengo che la soluzione paventata dall'articolo citato non sia pienamente realizzabile, dal momento che, con particolare riguardo alle multinazionali, è inverosimile e fortemente paralizzante l'ipotesi di sottoporre le attività che vertono sul tema in analisi al libero accesso da parte di tutti, poichè in questo modo si potrebbe ingenerare un disincentivo ad investire e perseguire questo tipo di attività a causa delle difficoltà logistiche e della pericolosità sociale e mediatica che le stesse potrebbero avere, a discapito dell'immagine dell'impresa. Dover dare conto di ogni singolo passaggio della politica imprenditoriale a sfondo sociale ad un numero potenzialmente indeterminato di soggetti interessati, potrebbe comportare oneri economici e organizzativi che l'impresa può non essere disposta a sopportare.
Per questi motivi, come già sostenuto altrove, sono dell'idea che l'unico modo realmente efficace di combattere gli impegni sociali di facciata delle grandi imprese sia quello di porre in essere sanzioni sociali penetranti e incisive che coinvolgano il maggior numero di individui e arrechino un danno concreto e non solo esteriore all'impresa inadempiente. Per riprendere la tua metafora, probabilmente solo quando il fumatore si ammala riesce a capire quanto fosse nocivo fumare.

0000722776

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 30.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Niente RSI, solo greenwashing

Messaggio  0000734697 Mar Apr 05, 2016 2:34 pm

Riporto in seguito un’intervista molto interessante all'economista della Bocconi, Antonio Tencati, docente di responsabilità sociale d'impresa (Csr).

Lo scandalo dei motori diesel truccati in America delle auto Volkswagen configura una grave violazione delle pratiche di corporate social responsability (Csr), vero?
"Direi di sì. Facendo un'analisi a più livelli, come prima cosa, si configura una violazione della normativa ambientale americana. Le indagini sono infatti dell'US Environmental Protection Agency che  è il Ministero dell'Ambiente statunitense. Un livello base che viene prima della Csr. E' chiaro poi che il caso richiama anche un tema di Csr".

Perché?
"Perché ovviamente la violazione ha a che fare con il ruolo dell'impresa nella società e con la tutela degli interessi della stessa come l'ambiente, l'interesse generale, ecc... Siamo di fronte a un comportamento non responsabile. Oltre alla sanzione di tipo normativo, il problema grosso per il gruppo tedesco è l'impatto sul capitale reputazionale dell'impresa,  un'azienda che è stata sempre vista come un esempio internazionale di eccellenza. C'è un rapporto di fiducia che si instaura con i portatori di interessi o stakeholder, le comunità e i clienti che viene intaccato. Andiamo al di là del semplice rispetto della normativa, l'impatto di lungo termine dello scandalo è fortemente negativo".

Non solo dal punto di vista contabile, quindi...
"Esatto. C'è anche un problema di reputazione, di impatto sul brand e di fiducia. Fattori che sono fondamentali su tutti i mercati. Si è aperto un vaso di Pandora, direi. Dopo gli Stati Uniti,  anche l'Europa e acuni Stati del Sud Est Asiatico come la Corea del Sud vogliono fare le proprie verifiche. Il danno va al di là dei 6,5 miliardi accantonati dall'azienda per far fronte alla multa che le verrà comminata. C'è una perdita di valore delle azioni e un impatto sul capitale sociale dell'impresa che ovviamente avrà dei risvolti anche dal punto di vista monetario. Ma non è soltanto questo, ripeto. C'è una relazione di fiducia che viene intaccata".

Rischia di essere messa a repentaglio anche l'operatività stessa dell'azienda?

"Tutto dipenderà dalla capacità di risposta della Volkswagen, ma dobbiamo tener conto che stiamo parlando di un leader sul mercato internazionale. Non credo, dunque, che si corra questo rischio. Però e chiaro che l'accaduto ha un impatto significativo sul principale punto di forza del gruppo che è la qualità tedesca. Pensiamo solamente al claim della pubblicità della Volkswagen in Italia".
Siamo di fronte a un tipico caso di greewashing di una multinazionale?
"Certo, il termine tecnico greenwashing si usa proprio per politiche che affermano più di quello che alla fine si porta avanti all'interno dell'organizzazione. Qui andiamo oltre. La Volkswagen non rispettava addirittura la normativa e non soltanto il semplice prendere effettivamente in considerazione il ruolo dell'impresa nella società. Questa crisi ci deve far riflettere sull'impatto e l'importanza strategica della Csr".
E cioè?
"Se ragioniamo in termini strategici,  intendiamo cioè la Csr come un approccio strategico alla gestione d'impresa, è chiaro che nel caso Volkswagen siamo di fronte veramente a un tema che ha a che fare con il successo duraturo dell'impresa nel lungo periodo. Se le scelte di Csr non diventeranno degli effettivi driver strategici, la società si troverà sempre più spesso ad affrontare crisi di questo tipo. E' necessario evolvere verso modelli di produzione consumo più avanzati".

0000734697

Messaggi : 23
Data d'iscrizione : 02.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Re: Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  0000689773 Gio Apr 07, 2016 8:07 am

Il fatto che la casa automobilistica Volkswagen sia stata intenzionata a falsificare i valori di emissioni per farle rientrare nei limiti legali è stato più e più volte appurato dalla vicenda stessa. Mi spiego meglio. I primi sospetti sulla Volkswagen si hanno agli inizi del 2014, quando un professionista americano conduce alcuni test, in particolare in laboratorio e su strada, sulle emissioni nocive di NOx prendendo come campioni tre automobili a motore diesel, tra cui due Volkswagen e una BMW. In laboratorio i test inquinanti di ossido di azoto risultano ottimali, ma per quanto riguarda le prove su strada iniziano ad esserci i primi sospetti. Pare infatti che i due veicoli Volkswagen abbiano prestazioni assai differenti rispetto ai risultati di laboratorio. Alla guida infatti, le due macchine incriminate hanno valori di emissione pari a 30 volte il limite legale consentito. La Volkswagen, chiamata a rispondere dell’evidente errore, afferma in un primo momento che le differenze tra i valori misurati sono da ricondurre a piccoli problemi tecnici delle auto e alle sollecitazioni a cui la guida su strada, fatta di traffico e continue accelerazioni, le ha sottoposte. Soltanto quando nel 2015 l’EPA minaccia la causa automobilistica di fermare le vendite della marca negli stati uniti, questi decidono di ammettere l’inganno, affermando che “un dispositivo retto da un complicato algoritmo e progettato dallo stesso gruppo di Wolfsburg era in grado di identificare quando il mezzo era sotto esame e in quelle circostanze poteva limitare le emissioni di ossidi di azoto tramite interventi su alcuni parametri del motore e della centralina. Il software è stato posto in dotazione a 482mila veicoli venduti in America fra il 2009 e il 2015”.
Vista l’ammissione dell’evidente frode, attualmente la Volkswagen rischia un risarcimento pari a 18 miliardi di dollari, una pena per violazione di norme antismog e si ipotizza anche per il reato del disastro ambientale. Partendo dal presupposto che l’inganno è stato commesso con dolo, la Volkswagen ha subito senza alcun dubbio un notevole danno di immagine, senza tenere conto del vertiginoso calo del valore delle azioni VW. Pesanti ripercussioni sono scaturite anche all’interno dell’azienda stessa, che ha visto le dimissioni del manager, e un danno incommensurabile al gruppo stesso.
Il fatto che le RSI non abbiano minimamente badato a ciò che la casa automobilistica stesse facendo all’ambiente e alla società stessa, in primis al consumatore, non fa che andare a peggiorare la posizione del gruppo Volkswagen. Egli infatti ha ingannato in primo luogo il consumatore in maniera intenzionale, andando inoltre a danneggiare il sistema in cui egli vive, perdendo oltremodo la propria credibilità. Personalmente penso che una sanzione di tipo economica possa spronare le altre case a non commettere la stessa frode a danni soprattutto dell’ambiente stesso, anche se effettivamente mi rendo conto che il denaro non potrà mai risolvere il danno dell’inquinamento ambientale.

0000689773

Messaggi : 18
Data d'iscrizione : 03.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Caso Volkswagen e fenomeno greenwashing

Messaggio  0000670642 Sab Apr 09, 2016 9:57 pm

Buongiorno, senza dubbio tra i casi che hanno destato maggior clamore, negli ultimi tempi, c'è il caso Volkswagen, in cui la nota casa automobilistica tedesca avrebbe venduto automobili diesel inquinanti, aggirando la normativa sulle imissioni.
La Volkswagen avrebbe mostrato per lungo tempo una maschera "green" dietro alla quale si nascondevano intenti lontani dalla tutela dell'ambiente; in sostanza trattasi del fenomeno definito come "greenwashing". Oggi la tutela dell'ambiente risulta particolarmente importante; essa è sostenuta a livello sia europeo sia nazionale, tanto da essere considerata in Italia come uno di quei beni giuridici rintracciabili implicitamente in Costituzione, per cui si attiva addirittura la tutela penale; quale grado di tutela che dovrebbe essere preso in considerazione solo come "extrema ratio".
Il quesito da porsi in seguito a queste riflessioni è semplice ed inciso: se l'ambiente ha un valore così alto, perché sembra non interessare a nessuno?
La risposta non sembra poi così complessa. Da un lato una facciata "green" garantisce una maggior forza economica alle imprese, che acquistano così una clientela sempre più vasta, che, al giorno d'oggi, è sempre più attenta all'ambiente.
Non bisogna però illudersi sul vero intento di alcuni imprenditori, che da sempre hanno come obbiettivo il profitto; pare quindi che lo scandalo, in questo caso, non sia così inaspettato. A tutti fin dalle scuole primarie è stata insegnata una cosa: R>C=G
Quindi non c'è da stupirsi se qualcuno ha applicato tale formula alla lettera, e ad ogni costo.

0000670642

Messaggi : 16
Data d'iscrizione : 31.03.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Caso Volkswagen

Messaggio  728362 Lun Apr 11, 2016 10:42 pm

Personalmente mi trovo d' accordo con molti degli interventi fatti in quest' ambito. Mi pare impossibile che uno dei maggiori colossi, in campo automobilistico, abbia potuto per parecchi anni, ingannare migliaia di consumatori, costruendo automobili con al loro interno un software che permettesse di "truccare" le emissioni nocive, senza che nessuno effettuasse i giusti controlli. O meglio questi controlli vennero effettuati, ma forse non nella maniera più consona. A mio parere la maggior parte delle imprese multinazionali non si sono mai interessate realmente all' adozione di politiche di CSR e pertanto hanno sempre e solo fatto credere di essere interessate ad adottarle e di adottarle, ma in realtà sono interessate solo al loro profitto. Costruiscono prodotti che sembrano rispettare i canoni che la legge stabilisce, ma in realtà eludono le norme producendo comunque ciò che desiderano. Purtroppo noi consumatori ci fidiamo, poiché crediamo in quell' azienda e crediamo nell' immagine che essa da di sè. Ci fidiamo altresì dei controlli che dovrebbero essere effetuati, soprattutto in aziende cosi importanti e così all' avanguardia. Per cui non dobbiamo più stupirci se quello in cui confidiamo e forse speriamo, in realtà non accade. Il caso Volkswagen è stato uno dei maggiori scandali accaduti nel 2015, ma non sarà né la prima né l' ultima multinazionale a non occuparsi di responsabilità sociale.

728362

Messaggi : 5
Data d'iscrizione : 01.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Re: Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  0000727479 Mer Apr 13, 2016 10:37 am

Concordo pienamente con le critiche costruttive mosse, nei commenti precedenti, dai miei colleghi. Ritengo che, all'interno dello scandalo Volkswagen, lo snodo cruciale sia proprio la domanda che ripetute volte ci si è posti all'interno di questo topic: come possa una impresa di tale portata falsare, attraverso software appositamente congegnati, i dati relativi alle emissioni nocive prodotte dai propri veicoli, al solo ed unico fine di eludere una normativa ormai consolidata cui l'azienda ha sempre dichiarato adeguarsi, seguendone pedissequamente i dettami. Dovremmo essere portati a pensare che il suddetto fenomeno del greenwashing stia spopolando sempre più tra le grandi multinazionali che, ormai forti di un alto grado di fidelizzazione presso i propri stakeholders, orientano sempre più le proprie politiche aziendali verso un mera ecosostenibilità di facciata, per non smentire la propria immagine davanti a milioni di clienti? Dovremmo pensare che, nonostante anni di lotte e pattuizioni circa le modalità di salvaguardia dell'ambiente, ci siano soggetti che perseguano esclusivamente una spregiudicata "corsa al profitto", nascondendosi dietro un marketing ben architettato ed illusorio? Dovremmo pensare, dunque, che, dati casi di tale entità, vi siano ancora latenti seguaci delle teorie economiche di Milton Friedman, fermamente convinti che profitto e senso di responsabilità sociale non possano coesistere all'interno di una realtà aziendale? Implicitamente, il caso Volkswagen porterebbe qualsiasi persona dotata di senso critico a riflettere sul fatto che si sia privilegiato, in toto, l'interesse dei soli azionisti piuttosto che l'interesse, socialmente impegnato, ad un ambiente meno inquinato. In quanto detentore di una vettura Volkswagen, per la quale tra l'altro mi fu inoltrata l'anno scorso una lettera di richiamo da parte della casa automobilistica allo scopo di verificarne le effettive emissioni, mi sono sentito amaramente deluso nel seguire le vicende di tale scandalo. Mi sono sentito raggirato e deriso dalla politica palesemente elusiva adottata dall'azienda tedesca. Penso che la mia reazione sia stata condivisa da tutti coloro i quali nutrissero un'incondizionata fiducia circa l'affidabilità di un così importante colosso automobilistico. Sovente, non ci interroghiamo nemmeno sulle modalità di produzione di ciò che acquistiamo, sicuri al 100% che vengano rispettati ed assecondati tutti i criteri stabiliti dalle ormai imprescindibili politiche di RSI; ma, probabilmente, proprio qui erriamo il più delle volte, nel riporre eccessivo affidamento verso aziende, coscienti del fatto di poter vantare un elevatissimo grado di customer loyalty, che giungono poi a macchiarsi di tali inauditi misfatti.

0000727479

Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 02.04.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Re: Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  724326 Dom Mag 08, 2016 11:05 am

Molto si è discusso del caso Volkswagen. Media e opinion makers hanno ampiamente ricostruito i fatti e le possibili conseguenze della vicenda. I colpevoli sono stati subito individuati e il Chief Executive Officer della azienda, Manfred Winterkorn ha rassegnato le dimissioni a fronte di un buonuscita di quasi trenta milioni di euro. Individuazione dei cattivi e responsabilità a parte, tuttavia, sullo sfondo è rimasto un tema centrale cioè il rapporto tra impresa e ambiente e con esso gli effetti, diretti e indiretti, sui livelli occupazionali non solo di Volkswagen ma anche dell’indotto che presenta forti interessi anche nel nostro Paese.

Partendo dal principio, la scoperta del sistema escogitato dalla Volkswagen per alterare i dati relativi alle emissioni di ossido di azoto dei più recenti motori diesel, con il risultato di garantire il massimo livello delle prestazioni dei veicoli aggirando le normative a tutela dell’ambiente e della salute, ha gettato nello scompiglio l’intero settore dell’automotive, speculazioni finanziarie comprese. Si parla di inestimabili danni subiti dai consumatori e dai paesi importatori tanto da poter qualificare la vicenda una truffa di portata mondiale che darà luogo a sanzioni esose per la casa automobilistica e ad anni di battaglie processuali a seguito delle inevitabili class actions. Le conseguenze per l’intero comparto saranno certamente rilevanti, ma anche il danno all’immagine del gruppo e al solidissimo made in Germany non sono aspetti da sottovalutare.

In dettaglio, il colosso automobilistico con sede a Wolfsburg, è finito nei guai a causa dei sistemi di catalizzazione installati su taluni modelli di autoveicoli, dotati di un software in grado di contraffare i dati relativi alla presenza degli ossidi di azoto prodotti dalla combustione del carburante. Non appena la frode è stata resa nota dalla International Council on Clean Trasportation (ICCT) negli Stati Uniti, ha preso il via quel dieselgate di cui si parla tanto e che causerà dei contraccolpi all’intera economia tedesca. Il gruppo del resto è al vertice della produzione automobilistica del Paese, la quale rappresenta uno dei principali settori dell’industria nazionale e che le esportazioni, fiore all’occhiello della Germania patria dell’affidabilità, necessariamente subiranno una battuta d’arresto di cui ancora non si comprende la portata.

Perché allora, mi chiedo, manipolare i dati sulle emissioni e mettere a repentaglio il mito tedesco del clean diesel, motore in grado di garantire le migliori prestazioni con il minor impatto ambientale? Perché non ascoltare i moniti della Commissione europea che già nel 2013, nel rapporto del Joint Research Centre, lamentava il rischio di falsificazione dei test sulle emissioni da parte delle case automobilistiche? Ecco la risposta: competitività, incrementare fino all’estremo il volume delle esportazioni e delle vendite, che garantiscono alla Germania lo status di leader del settore automobilistico, ma soprattutto di potenza economica mondiale. Più si ha e più si vuole, la sete di potere e ricchezza non finisce mai! Questa è la regola e certamente la Volkswagen, non è stata l'eccezione.

Provando ad allargare la visuale, sembrerebbe quasi che il granitico modello economico tedesco cominci a mostrare qualche incrinatura. Il raggiro perpetrato dalla Volskswagen si inserisce infatti in un contesto economico ambiguo. Se da un lato, infatti l’export tedesco, basato su settori tradizionali come quello automobilistico, chimico e dell’industria tecnologica va alla grande, merito anche del cambio favorevole, i settori fortemente in sviluppo come le biotecnologie e i software di ultima generazione non brillano. Probabilmente i vertici aziendali devono aver pensato che il gioco valesse la candela visto che il fattaccio rischia di avere effetti devastanti, a partire dallo stesso gruppo. Stando ai dati forniti dalla Vda (Associazione federale dell’industria automobilistica), l’automotive registra un fatturato annuo da capogiro, che si attesta intorno ai 384 miliardi di euro, corrispondente ad un quinto del manifatturiero nazionale. Inoltre, solamente in Germania risultano occupati nel comparto ben 775 mila dipendenti, a cui si aggiungono oltre 600.000 addetti in tutto il mondo. Ma i numeri dicono molto di più. Acea (European Automobile Manufacturers’ Association) indica che il 30% delle auto costruite in Europa è made in Germany e che il 77% è destinato ai mercati esteri. In buona sostanza, mettere in crisi un sistema simile potrebbe rilevarsi pericoloso per l’intera economia tedesca, non solo per il gruppo, che stando agli standard di Epa (Environmental Protection Agency) rischia di dover pagare sanzioni fino a 18 miliardi di dollari.

Come dimenticare poi le altre potenziali vittime del dieselgate ovvero i lavoratori tedeschi e quelli impiegati nelle aziende partners di Volskswagen. Potrebbe non essere roseo il futuro dei lavoratori di Wolfsburg, l’impianto che occupa quasi 20 mila tute blu per un totale di 51 mila dipendenti compresi gli amministrativi e i ricercatori. Quella Wolfsburg in cui regna la Mitbestimmung, in cui la IG Metall, a cui è iscritto quasi il 95% per cento degli operai, partecipa a ogni singola scelta aziendale. Difficile immaginare se la scelta dei dipendenti di concedere maggiore flessibilità in cambio della tutela assoluta del posto di lavoro, frutto della negoziazione tra i vertici del gruppo con il sindacato, reggerà all’impatto dello scandalo delle emissioni. Difficile anche comprendere perché un sindacato così forte non abbia di fatto avuto alcuna influenza sulla decisione di mettere in commercio veicoli truccati e che lascia presagire qualche crepa nell’assetto della governance interna basata sulla tanto declamata cogestione, che sebbene positiva per i bilanci, per il sistema di welfare e per la garanzia del potere contrattuale dei lavoratori, non ha saputo assicurare la legalità dei processi aziendali.

Il risultato è che a temere non è la sola Germania. Anche l’Europa non dorme sonni tranquilli, vista l’intricata rete di subforniture e scambi commerciali tra Germania e Stati membri. Si pensi solo all’Italia: nel nostro Paese le aziende che fanno parte del settore sono 3.200, occupano circa 275.000 lavoratori e il 30% del loro fatturato è realizzato proprio grazie alle transazioni con la Germania. Solo l’indotto Volkswagen fattura oltre 1,5 miliardi e occupa più di 13.000 lavoratori. Di conseguenza, se la Germania subisce una contrazione del settore, l’effetto domino è pressoché assicurato, soprattutto per la filiera componentistica che dopo la crisi Fiat, ha trovato nella Volkswagen un porto sicuro in cui approdare. A dire il vero, però, l’intero comparto è a rischio. Se Volkswagen subirà un calo delle vendite, si verificherà una deflazione del mercato delle auto e gli effetti si faranno certamente sentire anche in Italia, non solo nelle società minori, ma anche nelle realtà quali Ducati e Lamborghini, che nonostante la solidità e l’indipendenza finanziaria sono legate a doppio filo con la holding teutonica. In particolare, in Lamborghini, si è recentemente siglato un importante accordo sindacale incentrato sulla scelta d’investire nello stabilimento di Bologna circa 800 milioni di euro, al fine di promuovere un incremento occupazionale di circa 500 lavoratori. Numeri e prospettive rilevanti, che non possono subire battute d’arresto.

Il contesto delineato ci permette di analizzare in profondità il rapporto irrisolto tra imprese e ambiente, due sistemi che interagiscono incessantemente tra di loro, visto che l’ambiente in cui viviamo garantisce le condizioni che consentono tutte le attività dell’uomo, attività imprenditoriali comprese. Tale consapevolezza implica la necessaria acquisizione da parte delle imprese di una visione che coniughi efficienza economica, tutela ambientale e considerazione delle ricadute sociali della propria attività. Non a caso, si parla tanto di responsabilità sociale di impresa cioè di quell’approccio alla sostenibilità che le aziende maggiormente innovative adottano in modo volontario ottenendo vantaggi competitivi rilevanti, la cui logica se fatta propria, consente una maggiore attenzione nei confronti degli ambienti di lavoro e quindi la salvaguardia dei livelli occupazionali stessi.

Guardando al futuro, l’impeachment in cui è precipitata Volskwagen, ha avuto il merito di far emergere nodi da sciogliere al più presto. L’incresciosa vicenda è difatti la prova provata che politica nazionale e sovranazionale, aziende, sindacato e mondo della ricerca debbano fare rete per ripensare in un’ottica globale e condivisa il rapporto tra trasporto ed emissioni nonché la gestione delle ricadute sull’ambiente e sul mondo del lavoro. Ulteriormente, il legame tra veicoli e software dimostra come il settore automobilistico si stia integrando sempre di più con la meccanica e con l’elettronica. Cambiamenti come questi richiedono preparazione e capacità di adattamento, soprattutto per sopravvivere alle logiche spietate del mercato. Truccare le emissioni può essere al massimo un espediente per rimanere a galla ma se è vero che i grandi gruppi sanno uscire dalle situazioni difficili più forti di prima, tocca ora a Volkswagen la più difficile delle prove: dimostrare di saper essere leader del settore automobilistico senza barare.

Ritengo che la prevenzione potrà essere la chiave di volta per evitare situazioni come questa e non guardare solo al profitto essendo pseudoambientalisti. Optare per politiche aziendali in linea con quanto richiede oggi l’ambiente, così troppo spesso sottoposto a soprusi, rappresenta il vero antidoto salvifico, più che la cura delle sanzioni. Senza contare che il perseguimento della sostenibilità ambientale è una grande opportunità che, se saputa cogliere, può rivelarsi una fonte di incremento del reddito, di riduzione dei costi e di un migliore posizionamento nel mercato. Da questo punto di vista, anche la sperimentazione in ottica preventiva di un istituto innovativo ma semi-sconosciuto in Italia come il whistleblowing, che ha portato enormi benefici nel Regno Unito, in Australia, in Giappone e negli Stati Uniti, e che prevede che il lavoratore possa rilevare senza ritorsioni una possibile frode, un pericolo o un rischio per dipendenti, clienti o terzi, può essere una soluzione vincente. Come approcciarsi al futuro allora? Con un approccio repressivo e anacronistico o propositivo e innovativo? L’ambiente, l’impresa, la tutela del lavoro richiedono il coraggio delle scelte. Un coraggio che non deve avere solo la Volskswagen, ma tutte quelle le imprese che sanno realmente guardare al futuro.

724326

Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 01.05.16

Torna in alto Andare in basso

Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing Empty Re: Il caso Volkswagen e il fenomeno del greenwashing

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.