IL CASO ENI

Eni è l’ acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi, è un'azienda multinazionale fondata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, che ne fu presidente fino alla morte nel 1962, convertita in società per azioni nel 1992.
È considerata una delle grandi aziende italiane presente in circa 90 paesi con più di 78 000 dipendenti, Eni è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica, della produzione di energia elettrica, dell'ingegneria e costruzioni. È il sesto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari, dietro a Exxon Mobil, Shell, BP, Total e Chevron. La rivista Forbes pubblica una classifica sui maggiori 2.000 gruppi a livello mondiale dove Eni si è classifica al 38º posto.

L’impegno per il sociale del Gruppo è notorio e nasce dalla Dichiarazione Universale che prevede che ogni stakeholders della società rispetti i diritti umani. A partire da questo obbligo fondamentale solo nell’ultimo anno il gruppo ha effettuato Audit SA8000 su 8 fornitori e sub-fornitori in Mozambico, Indonesia, Pakistan e Angola. Nel Mozambico inoltre, un paese di particolare interesse per Eni date le recenti scoperte esplorative, è stato iniziato un programma di coinvolgimento delle istituzioni e associazioni internazionali, nazionali e locali, al fine di migliore le condizioni di vita delle popolazioni locali, l’obiettivo è quello di raggiungere il pieno rispetto di diritti quali: la tutela dell'incolumità fisica personale, il diritto alla vita, alla salute e la libertà di espressione.

Eni è attiva anche nella difesa del’ambiente con obbiettivi quali la tutela: delle risorse idriche, della biodiversità e del suolo. Nel 2015 il gruppo ha conseguito certificazioni ISO 14001 e OHSAS 18001. Infine la società ha posto in essere, una strategia sul clima finalizzata a mitigare il proprio impatto sui cambiamenti climatici.

Spesso affrontare tematiche che intrecciano l'attività di aziende petrolifere e il benessere dell'ambiente è molto spinoso e delicato, però una sana e corretta ecosostenibilità portata avanti da un'azienda come l'ENI non può far altro che compiacere chi è affezionato alla materia ambientalista.
Mi sono informato più dettagliatamente sull'operato Eni è ho trovato interessante il progetto Green Refinery che ha previsto la riconversione dei siti industriali Eni meno recenti.
A valorizzare questo progetto è certamente il risultato finale che ha previsto la nascita della prima bioraffineria al mondo; inoltre come l'azienda stessa sottolinea "questo biodiesel sostituirà quello che altrimenti Eni avrebbe dovuto acquistare sul mercato, prodotto da altri operatori: in altri termini, a fronte del vincolo normativo, Eni ha optato per l’opzione industriale (“make") invece che quella commerciale (“buy")".
Compiaciuto dagli sforzi portati avanti dall'Eni, colgo l'occasione per sottolineare l'importanza che però oggi più che mai devono assumere le fonti di energia rinnovabile, una soluzione ancora precaria per gli elevati costi, ma certamente la via maestra per il nostro futuro.

Riguardo al colosso ENI, vorrei portare alla vostra attenzione la sua recente dichiarazione in tema di energie rinnovabili, in cui annuncia che svilupperà fino a 420 megawatt di elettricità, piazzando pannelli solari nelle terre bonificate di Italia, Egitto e Pakistan.
La scatola aziendale "Eni energy solution" c'era già dallo scorso novembre, affidata al dirigente di lungo corso Luca Cosentino per migliorare le condizioni di accesso all'energia dove Eni opera, in particolare Africa e Far East, garantendo il massimo contributo a ridurre le emissioni dirette di Co2. Durante l'ultima assemblea sul bilancio, l'azienda ha fornito nuovi dettagli, che dovrebbero portare entro il 2017 pannelli solari sui 4mila ettari di aree industriali italiane Eni, oltre ad un impianto solare in Pakistan da 50 Mw e uno in Egitto da 150 Mw.
Nei prossimi 3 anni Eni investirà 500 milioni in attività e sviluppo di progetti più altri 500 milioni in ricerca, in totale quasi un miliardo sulle rinnovabili.
Sia marketing o un'effettiva scelta industriale quella di Eni non è certo una mossa pioniera: la scorsa settimana Total ha puntato 950 milioni sulla francese Saft, che produce sistemi di accumulo di energia al nickel e agli ioni di litio. Total già nel 2011 aveva acquisito il 60% di SunPower (terzo produttore di pannelli in America) per 1,4 miliardi di dollari; stesso percorso per Statoil, la major controllata dalla Norvegia: malgrado continui a cercare idrocarburi nel mare del Nord, la compagnia segue le indicazioni del governo di Oslo che intende nei prossimi anni divenire il primo paese al mondo "carbon free", e ha deciso di investire fino a 20 miliardi di corone in progetti eolici marini sfruttando le grandi potenzialità del vento lungo le sue coste.
Tuttavia, gli esempi non mancano neanche in Italia, dove a fare da apripista è staa Erg, che nel 2008 avviò l'uscita dalla raffinazione, cedendo l'impianto siciliano di Priolo alla Russia. Rimasta in compartecipazione con Total nella distribuzione di benzina, Erg ha cominciato a investire nelle rinnovabili: in 5 anni è diventata leader in Italia e tra i primi 10 in Europa, e pochi mesi fa è entrata nell'idroelettrico, rilevando gli impianti ceduti in Umbria da E.on.