MICROSOFT CONTRO GOVERNO USA; tutela della privacy

Vorrei riportare la recente vicenda di Microsoft VS USA. L'azienda ha fatto causa al Dipartimento di Giustizia statunitense per la frequenza con cui il governo ha avuto accesso ai dati personali dei suoi clienti tra cui e-mail, immagini, documenti e altro violando totalmente il diritto alla tutela della privacy. La cosa più sconvolgente è stata però la "richiesta" che il governo ha fatto alla Microsoft di non rivelare i movimenti governativi, celando il suo operato ai consumatori stessi. Nei documenti presentati dalla Microsoft emerge, difatti, un'ingiunzione del giudice che prevede espressamente di tenere all'oscuro i clienti. I legali dell'azienda informatica hanno quindi affermato che il governo ha violato ben due emendamenti della Costituzione: il primo,sulla libertà di parola, e il quarto, che stabilisce il diritto per le persone e per le imprese di essere informate in caso di perquisizione o confisca irragionevole. E', quindi, ragionevole che il governo statunitense agisca contro la Costituzione in maniera così incisiva e contro l'etica di un'impresa oltre che contro la stessa società - violandone non solo il diritto alla privacy, ma anche quello all'informazione - pur di tentare di garantire sicurezza alla collettività?

Inquadrando il caso Microsoft all'interno della cornice tematica della Corporate Social Responsibility, ritengo che la prevenzione e la lotta alla criminalità all'interno della società possa rientrare all'interno di quelle preoccupazioni di carattere sociale che riguardano la comunità all'interno della quale l'impresa opera. Difatti l'attenzione e la preoccupazione che l'impresa deve rivolgere al contesto in cui è inserita ha come obiettivo anche la sicurezza e la salvaguardia dei consociati, così come si può pacificamente concludere se si sposta la prospettiva del discorso sulla salubrità dell'ambiente. Nel caso di specie l'autorità governativa rappresenta in maniera organica le preoccupazione sociali e ha il compito di adoperarsi per far si che le tali preoccupazioni non culmino in atti o fatti dannosi per la collettività. Per questi motivi può essere ragionevole inquadrare il sacrificio patito da Microsoft, e con esso quello indiretto di tutti i fruitori dei software e dei prodotti ad essa riconducibili, nell'ottica degli impegni di natura sociale che le imprese assumono. In particolare la stessa Microsoft si è fatta notare negli anni per iniziative a sfondo sociale, come la messa a disposizione a titolo gratuito dei propri software a favore delle organizzazioni non-profit e la predisposizione di un programma per la Responsabilità sociale e l'innovazione, indicato con il termine Citizenship.
In considerazione di quanto detto, propongo di analizzare la vicenda sotto un'altra prospettiva, in difesa dell'operato governativo che può giustificarsi nell'ambito di un'etica superiore rispetto a quella della singola impresa che concerne l'intera collettività. Rientra dunque, secondo la mia opinione, tra gli impegni di un'impresa dall'estensione così trasversale e dall'importanza centrale all'interno della società, come Microsoft, la disponibilità alla consultazione delle operazioni svolte dai singoli cittadini, in nome del valore superiore della sicurezza e della salvaguardia generale.
Qualora l'impresa si opponesse alla condivisione dei dati necessari all'operato del Dipartimento di Giustizia, essa dimostrerebbe scarsa attitudine alle esigenze della collettività, mettendo a repentaglio gli stessi soggetti che sono destinatari delle iniziative assunte in nome della promozione della Responsabilità sociale e dello sviluppo della società.

Rispetto l'opinione che hai espresso riguardo l'argomento, ma personalmente ritengo che un'impresa che basa la maggior parte dei propri profitti sull'utilizzo che i cittadini fanno di tali dispositivi informatici, garantendo sicurezza e privacy nel trattamento dei dati personali, non può violare tali principi e normative, perché l'intero sistema su cui l'azienda ha costruito la propria base etica crollerebbe inevitabilmente, anche se, come hai sottolineato, ciò viene fatto per il bene collettivo comune. Se ne evince sicuramente, infatti, il contrasto tra diritto alla privacy e sicurezza comune così come anche nel caso Apple contro USA. Personalmente, quindi, ritengo che si tratti di una questione delicata su cui per ora si può solo speculare.

780987 ha scritto:Rispetto l'opinione che hai espresso riguardo l'argomento, ma personalmente ritengo che un'impresa che basa la maggior parte dei propri profitti sull'utilizzo che i cittadini fanno di tali dispositivi informatici, garantendo sicurezza e privacy nel trattamento dei dati personali, non può violare tali principi e normative, perché l'intero sistema su cui l'azienda ha costruito la propria base etica crollerebbe inevitabilmente, anche se, come hai sottolineato, ciò viene fatto per il bene collettivo comune. Se ne evince sicuramente, infatti, il contrasto tra diritto alla privacy e sicurezza comune così come anche nel caso Apple contro USA.  Personalmente, quindi, ritengo che si tratti di una questione delicata su cui per ora si può solo speculare.

Anche io condivido le tue conclusioni. Ritengo infatti che la questione abbia ad oggetto un conflitto tra due diritti costituzionalmente garantiti. Purtroppo non possiamo ergerci a giudici di materie così delicate ma limitarci a fornire opinioni personali e talvolta fuorvianti. Il diritto alla privacy è un diritto che abbiamo mutuato dal mondo anglofono e come ben sappiamo sopratutto nell'ordinamento statunitense " the right to be let alone", per usare le parole del giurista Louis Brandeis, è centrale (specialmente se da questo ne dipende la credibilità di una azienda).
Molto spesso l'interesse economico di un'azienda tenda a collidere con gli interessi della comunità e quindi della sua sicurezza, tanto da far venir meno quella funzione sociale dell'iniziativa economica privata che qualifica invece il nostro ordinamento.