La Rsi contro la disoccupazione

La responsabilità sociale d’impresa, oltre alle pratiche socialmente responsabili che ineriscono progetti con finalità di tutela ambientale, soccorso ai più bisognosi tramite finanziamenti, produzione senza emissioni etc. dovrebbe giocare il proprio ruolo anche nel campo spinoso della disoccupazione. Si potrebbe prevedere, ad esempio, che i manager di una società possano godere di bonus remunerativi sulla base del numero di lavoratori assunti dall’impresa in un certo periodo di tempo. In altre parole, sarebbe irragionevole dal punto di vista economico-giuridico premiare gli amministratori invece che esclusivamente sulla base dei profitti massimizzati, anche su quella del tasso di occupazione raggiunto?

Caro/a collega,
Certamente la responsabilità sociale d’impresa molto può fare sul piano giuslavoristico, garantendo posti di lavoro a particolari categorie di soggetti in difficoltà occupazionale o proponendo esemplari politiche di assunzione.

Riguardo alla possibilità di premiare gli amministratori sulla base del tasso di occupazione raggiunto, potrei obiettare, però, che il principio ad essa sotteso è già alla base della politica di incentivi statali alle imprese indirizzati all’assunzione di particolari tipologie di soggetti, quali i giovani, i lavoratori over 50 disoccupati da più di 12 mesi, le donne prive di un impiego regolarmente retribuito e residenti in aree svantaggiate e i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità a seguito di licenziamento collettivo. Per di più, in tal senso anche il Jobs Act di Matteo Renzi è intervenuto con la legge n. 190/2014 che ha introdotto un vero e proprio esonero dell’obbligo di versamento dei contributi previdenziali all’INPS per 3 anni concesso ai datori di lavoro che hanno assunto lavoratori a tempo indeterminato nel corso del 2015 (disposizione prorogata anche per il 2016 dalla recente legge di stabilità).

La politica del “ti premio per assumere”può essere, dunque, legittimamente adottata da uno stato per incentivare la diminuzione del tasso di disoccupazione ma, all’opposto, risulta estremamente raro che le imprese facciano lo stesso con i propri manager. Al massimo, gli amministratori potrebbero essere incentivati dall’impresa ad assumere al fine di ottenere gli sgravi fiscali statali di cui sopra. Nessun bonus retributivo fine a sé stesso, dunque. Al contrario, una previsione che, a mio parere, con la responsabilità sociale di impresa poco o nulla avrebbe a che vedere.

proprio relativamente al tema della disoccupazione ho letto un articolo molto interessante. Secondo i dati di GreenItaly, l’ambiente è la nuova frontiera dell’occupazione, in grado di premiare la formazione e le preparazione dei giovani, aumentare le opportunità e naturalmente contribuire a migliorare la salute del pianeta. L’80% di chi frequenta corsi di formazione in ambito ambientale trova lavoro entro sei mesi dalla conclusione degli studi e nel 58% dei casi svolge una mansione attinente.Sono tantissime le professionalità “verdi” richieste in Italia, si va dall’installatore di impianti termici sostenibili all’ingegnere energetico, dall’esperto in recupero dei materiali al programmatore delle risorse forestali ecc. Sempre in relazione alla ricerca di tali figure esiste il greenjobs che è un portale di annunci di lavoro senza scopo di lucro che mira a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per le professioni della green economy e del no profit.
Il denominatore comune delle professioni presentate su Greenjobs è la finalità: ambiente, responsabilità sociale, qualità della vita.
Per questo su Greenjobs sono pubblicati esclusivamente annunci di società o organizzazioni che operano nei seguenti ambiti:energie rinnovabili,ecologia e ambiente, no profit, biologico, e altro(inerente la sostenibilità, l’ambiente o la responsabilità sociale).Anche le agenzie per il lavoro pubblicano annunci su Greenjobs ma sempre per aziende che operano in ambiti ''green''.

Caro/a collega 0000726131, il fatto che quella chiami "politica del ti premio per assumere" sia praticata molto poco dalle imprese, a differenza dello Stato, non significa che non abbia nulla a che vedere con la responsabilità sociale d'impresa. In generale, la RSI è uno strumento con cui le imprese giovano non solo a se stesse ma alla società tutta. Lo Stato vede una medesima finalità, quella di fare l'interesse generale. Dunque il primo fatto non esclude l'altro e anzi, se la politica degli incentivi statali per favorire l'occupazione funziona, non vedo perchè le imprese non potrebbero ispirarsi - è chiaro che qui non si vuole assimilare lo Stato e l'impresa - a modelli di incentivi simili. Il Governo ha ideato un sistema che, come dici, vede un "principio sotteso già alla base della politica di incentivi statali alle imprese indirizzati all’assunzione di particolari tipologie di soggetti, quali i giovani, i lavoratori over 50" etc.? Benissimo, per quale motivo questo dovrebbe escludere una posizione virtuosa, da parte delle imprese, tale da raccogliere la medesima ratio per creare un sistema di incentivi e bonus a favore dei propri manager che agiscano in tal senso?

Sono assolutamente d'accordo con l'ultimo intervento. Chiaramente gli incentivi all'occupazione devono essere una prerogativa statale e, come si diceva in precedenza, qualcosa è stato fatto in questa direzione negli ultimi anni, specialmente con il Jobs Act. Ma ciò non esclude che si aggiunga un intervento privato, magari con degli incentivi agli amministratori, come si suggeriva nel post iniziale. Quantomeno, non vedo in che modo l'uno possa escludere l'altro. Certo è che sarebbe una formula da regolamentare con molta attenzione per evitare abusi come eccesso di ricorso a contratti a tempo parziale o a tempo determinato e comunque si potrebbero inserire premi ulteriori nel caso di assunzione di particolari categorie svantaggiate, come giovani, donne prive di un impiego regolarmente retribuito e over 50 disoccupati da più di 12 mesi.