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PayPal, RSI e diritti LGBT

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Messaggio  0000726426 Lun Apr 11, 2016 1:31 pm

Recenti notizie dichiarano che la nota azienda di pagamenti online, PayPal, ha rinunciato ad un piano per istituire un centro operativo da 3,6 milioni di dollari a Charlotte, in North Carolina, a seguito della decisione di questo stato, di far passare -lo scorso 23 marzo- il Private Facilities Privacy & Security Act, una legge omofobica che vieta l'adozione di misure anti-discriminatorie nei confronti degli appartenenti alla comunità LGBT e costituisce, dunque, una vera e propria lesione dei loro diritti. Tra i contenuti della norma incriminata: l'indicazione specifica dei bagni pubblici utilizzabili a seconda del proprio orientamento sessuale e l'impossibilità, per queste persone, di fare causa contro chi non rispetti i loro diritti sul lavoro. Questa legge pone, esplicitamente, un ristretto gruppo di persone nella condizione di dover subire un trattamento discriminatorio, sulla sola base della loro inclinazione sessuale.
Per questo motivo, PayPal, per dimostrare il proprio dissenso nei confronti del legislatore nazionale e la propria solidarietà verso la comunità, ha preso la decisione di non operare in quell'area, dove si ammette che alcuni dipendenti possano vedere ingiustificatamente ristretta la tutela dei propri diritti. Il CEO della società di servizi finanziari David Schulman ha, infatti, affermato che:
“La decisione riflette i valori più profondi di PayPal e la forte convinzione che ogni persona abbia il diritto ad essere trattato in modo egualitario, con dignità e con rispetto. Questi principi di giustizia, inclusione e uguaglianza sono alla base di quello che cerchiamo di raggiungere [...]”.
Questa presa di posizione comporterà per il North Carolina una perdita di 400 posti di lavoro.
Sulla scia di Paypal -la prima a compiere un atto concreto in questa direzione- anche altre aziende si sono schierate a tutela dei diritti di omosessuali, bisessuali e trans. Apple, ad esempio, ha dichiarato: “La nostra azienda e gli Apple Store sono aperti a chiunque, indipendentemente da dove arrivano, da come appaiono, dalla loro religione o da chi amano […] ed è per questo che supportiamo l’Equality Act” e ha minacciato, tramite il CEO di Salesforce, Mark Benioff, di spostare, nella vicina Georgia, i propri negozi, il data center e gli impianti di produzione fotovoltaica, provocando allo stato della North Carolina un ingente danno economico; ma anche Facebook e Google.
Questi esempi dimostrano come le imprese, orientate verso l'adozione di comportamenti socialmente responsabili, siano sempre meno interessate al profitto al punto che questo viene messo in secondo piano di fronte alla necessità di garantire il rispetto dei diritti della persona, attraverso la lotta alla discriminazione, sotto ogni profilo: di genere, razziale, culturale, religiosa e di orientamento sessuale.

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Messaggio  0000726131 Lun Apr 11, 2016 6:15 pm

Il caso Paypal, che hai ricordato, rappresenta la più recente battaglia per i diritti civili sostenuta da una grande impresa globale di forte impatto mediatico. Prima di lei, grandi multinazionali si erano schierate contro governi "irresponsabili" (per così dire) con atti di simile natura. Tra le tante, il colosso dell'informatica IBM decise nel 1953 di non investire in nuovi impianti in North Carolina e Tennessee a causa delle leggi segregazioniste in vigore. O, ancora, rientrando nell'ambito dei diritti LGBT, di recente la Walt Disney ha ritirato ogni forma di sovvenzione all'associazione americana dei Boy Scout, che vieta l'ammissione di capi scout omosessuali.
Seppur, in fondo, è l'interesse economico che le imprese tentano di tutelare con tali politiche di boicottaggio ai governi (le leggi omofobe sono un limite alla mobilità internazionale dei dipendenti gay, danneggiando le carriere e l'interesse dell'azienda), notevole è l'impatto economico e mediatico che può scaturire da un atteggiamento gay friendly.

Lasciamo da parte per un attimo, dunque, l'immagine della multinazionale sfruttatrice e spregiudicata. Diamo il giusto peso a notizie come queste. Hanno portato sino ad oggi a collaborazioni di successo tra multinazionali e organizzazioni non governative, mentre i governi stavano a guardare, imbrigliati in lunghi dibattiti ideologici.

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Messaggio  0000725126 Mer Apr 13, 2016 3:06 pm

Rispondo portando all' attenzione questo interessante articolo che mostra alcune delle aziende più attente alla tutela dei diritti degli appartenenti alla comunità LGBT, evidenziando impegno e ipocrisie nella tutela di diritti degli omosessuali da parte dei grandi marchi come Aplle e Paypal (per fare un esempio)

https://it.zenit.org/articles/quelle-multinazionali-moraliste-che-fanno-affari-dove-perseguitano-i-gay/

Ho notato con disappunto che tutte le fonti sul web ,per quanto possano essere discordanti tra di loro, sottolineano la particolare inadeguatezza dell' Italia, che come il caso Barilla ci ha mostrato è ancora indietro.
Qualche nota positiva c' è, come Gucci (che ha esteso le ferie coniugali alle coppie gay sposate all' estero) e la stessa Barilla (che ha avuto una brusca inversione di rotta in seguito alle polemiche seguite ad alcune dichiarazione dei suoi dirigenti)

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Messaggio  /0000723545 Mer Apr 13, 2016 7:26 pm

Il caso Barilla dimostra quanto la reazione dell’opinione pubblica possa avere un’influenza nelle decisioni aziendali.
Fino al 2013 Barilla, una delle aziende multinazionali italiane più importanti nel settore alimentare, non aveva mai dato spazio agli omosessuali nei propri spot pubblicitari. Durante un'intervista a Radio 24 nel settembre 2013, alla domanda sul perché questo non fosse mai avvenuto, il presidente Guido Barilla, rispondeva: "Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri".
Tale dichiarazione causò numerose polemiche e molti minacciarono di non comprare più i prodotti Barilla.
A seguito di questo episodio è iniziato un percorso di "redenzione" da parte della Barilla. Nel giro di poco tempo è passata dal sembrare insensibile ai diritti LGBT a diventare un modello esemplare: ha ottenuto un punteggio perfetto dalla Human Right Campaign, un'importante associazione per i diritti degli omosessuali che stila ogni anno il Corporate equality index, una graduatoria basata sulle politiche interne ed esterne aziendali in questo campo.
Tra le tante attività promosse a favore della diversità all'interno dell'azienda si può segnalare l'istituzione del "Diversity and Inclusion Board", composto da esperti esterni indipendenti che aiutano Barilla a stabilire obiettivi e strategie concrete per favorire l'uguaglianza tra il personale e nella cultura aziendale in merito a orientamento sessuale, parità tra i sessi, diritti dei disabili e questioni multiculturali e intergenerazionali.
Il cambiamento di Barilla mostra come le grandi società siano sempre più costrette a prendere una posizione nella battaglia culturale in merito ai diritti degli omosessuali e al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Come sottolineato da Mary-Hunter McDonnell, professoressa di strategia commerciale alla Georgetown University, il problema per queste società non è il profitto a breve termine: le campagne di boicottaggio raramente condizionano le entrate in maniera diretta; piuttosto però minacciano l’immagine pubblica di una certa società e la sua reputazione.
Ci si chiede allora se questi interventi di Barilla nei confronti della comunità LGBT siano stati introdotti per una sincera condivisione di valori oppure siano stati fatti per riconquistare il sostegno dell’opinione pubblica. Comunque, alla fine, è un fatto che la società abbia adottato pratiche inclusive nei confronti degli omosessuali, che solo qualche anno fa erano inesistenti.

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PayPal, RSI e diritti LGBT Empty Il caso Barilla:un' improvvisa metamorfosi?

Messaggio  0000725243 Sab Apr 23, 2016 5:08 pm

"Non faremo pubblicità con omosessuali perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono
d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca".
Così nel 2013 Guido Barilla giustifica la mancata inclusione degli omosessuali nei propri spot pubblicitari.
Mentre i consumatori, anche quelli più affezionati, minacciano di non acquistare più la pasta, Barilla, inizia il suo percorso di “redenzione”: di lì a poco ottiene un importante riconoscimento nell’ambito delle imprese che adottano politiche interne ed esterne attente a queste tematiche.
Sembra dunque lecito domandarsi come la società sia riuscita a trasformare una “gaffe” in un punto di forza e soprattutto cosa abbia determinato questo cambio repentino di rotta.
Cominciando dal “mea culpa” del presidente, dall’incontro con la comunità LGBT, agli impegni concreti contro la discriminazioni che sono entrati a far parte anche del codice etico dell’azienda, spingendosi fino alle donazioni di parte dei ricavati alle associazioni che lottano a sostegno degli omosessuali, la regina della pasta italiana ha saputo risollevare la sua reputazione.
E’ sicuramente inusuale per un’azienda passare da un estremo all’altro nel giro di un anno, bisogna constatare però che l’opinione pubblica è particolarmente attenta a tali tematiche e la posizione assunta dalla Barilla era apparsa come retrograde e insensibile, tanto da dare inizio ad un boicottaggio dei prodotti.
Campagne del genere, sebbene non incidano immediatamente sul fatturato, hanno una ripercussione diretta sull’immagine della società, rischiando di danneggiarla seriamente: ecco allora che l’azienda pone in essere, nel giro di poco tempo, tutte le strategie idonee per recuperare credibilità e per ripulirsi l’immagine agli occhi dei clienti.
Credo che, sebbene tali azioni abbiano portato ad una reale inclusione di pratiche nei confronti degli omosessuali, siano state mosse prevalentemente da finalità strategiche, di marketing piuttosto che da un improvviso spirito di “redenzione”!

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Messaggio  0000736163 Lun Apr 25, 2016 1:24 pm

Ho letto la conversazione incuriosita e mi sono detta " questa volta giuro, non voglio pensar male : c'è di sicuro una questione etico morale dietro". Poi ho fatto un giro sul web e ho trovato diversi articoli e testimonianze che mi hanno fatto ancora una volta, riflettere.

Secondo Todd Sears, fondatore di Out leadership, una delle lobby per il sostegno delle carriere dei gay nell’industria americana, «spesso, in Stati come ad esempio la Russia, l’Uganda o la Nigeria, gli interessi del governo americano e delle multinazionali americane coincidono. Le culture sono diverse, le pop star sono popolari in un luogo e non in altri, certi film funzionano in un Paese e non in un altro. Ma c’è una cosa che tutti capiscono, il business. Contrastare i diritti Lgbt è andare contro il business».

Per Thom Lynch, leader della comunità Lgbt di San Francisco si tratta di «investimento strategico».
«Chiunque voglia fare business a livello globale sa che la storia sta andando in una direzione e nessuno vuole essere escluso dall’onda – dice -. L’idea di stare dalla parte giusta della Storia – conclude il giornalista di The Advocate – serve alla causa della comunità gay e ai fatturati delle corporation».

E' opinione diffusa, quindi, che anche nel caso dei Diritti Arcobaleno, le multinazionali hanno compreso come lo"stare dalla parte giusta della Storia" possa essere la migliore delle mosse, la migliore delle campagne.
Ovviamente, l'auspicio è che alcuni colossi abbiano trovato il loro movente (come nel caso Paypal) in una situazione ingiusta e che, coscienti del loro potere di condizionamento, si siano sentiti in dovere di fare qualcosa.

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