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Lavoratori "low cost"

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Messaggio  0000725088 Lun Apr 04, 2016 9:31 am

Vorrei riportare un articolo de "Il fatto quotidiano" del 16 Marzo 2015, "Ryanair, anche i dipendenti sono low cost. E il sindacato resta a terra".
Ryanair è la compagnia leader dei voli low cost, ma secondo i propri dipendenti ad essere low cost non sono solo i voli, ma anche le buste paga. Tali "voci" sono state confermate anche dalla azienda, la quale ha confermato al Fatto Quotidiano quanto affermato dai lavoratori.
Da contratto i dipendenti non sono tenuti a divulgare informazioni sulla società. Ma il racconto di un lavoratore è stato in gran parte confermato dalla stessa Ryanair che ha risposto alle domande del giornale.
Per essere selezionati come assistenti di volo occorre avere un’altezza minima, proporzionata al peso, di 157 centimetri, 18 anni di età, una buona conoscenza dell’inglese, saper nuotare e avere una buona forma fisica. Il personale selezionato viene inserito con un contratto flessibile a termine di 3 anni con turni di 5 giorni di lavoro e 2 di riposo seguiti da altri 5 lavorativi e tre di riposo. Gli aspiranti devono seguire un corso di formazione, di 2000 euro, che deve essere da loro pagato, solo in parte viene rimborsato.
Una prima "pressione" che i lavoratori lamentano è la vendita a bordo di prodotti e servizi. Gli assistenti di volo che non riescono a raggiungere gli standard di vendita, afferma la fonte, sono destinatari di una lettera nella quale si fa presente che bisogna migliorare la propria performance.
Gli assistenti “non devono giustificare la loro performance con il management” risponde Ryanair. “I peggiori venditori – spiega l’azienda – non ricevono alcuna lettera ma si sottopongono a un training in modo da migliorare le loro tecniche di vendita e massimizzare così i bonus conseguenti”. Si massimizzano i bonus, che infatti pesano in busta paga e, allo stesso tempo, si massimizzano i profitti. “L’obiettivo è vendere, vendere, vendere” scrive l'assistente di volo. E questo significa “lavorare di corsa, con turni che si susseguono senza nemmeno usufruire di pasti per l’equipaggio”. Infatti, il personale percepisce una specifica “indennità” per il pranzo e deve poi decidere se acquistare il pasto in volo.
Poi c’è la figura del “mistery passenger”, un ispettore sconosciuto che ogni dipendente può trovarsi a bordo dell’aereo. “Il nostro mystery passenger” precisa Ryanair, “lavora come sistema di controllo qualità e ci fornisce riscontri sulle valutazioni della clientela sui servizi offerti dal nostro equipaggio e dal nostro servizio cliente”. L' assistente di volo afferma, invece, che proprio questo funzionario è adibito al controllo degli obiettivi di vendita. L’azienda nega ma resta che chi lavora deve volare sapendo che da qualche parte, su un sedile, c’è qualcuno che lo sta controllando. Il rapporto con i dipendenti italiani è complicato dall’ applicazione di tre tipi diversi di rapporto di lavoro. Quelli assunti prima del 2012 guadagnano, afferma l'assistente di volo, “circa 17 euro l’ora”. Nel 2012, però, è entrata in vigore la normativa europea che obbliga le aziende a pagare la previdenza sociale nel Paese di appartenenza dei dipendenti. Data l’incidenza dei contributi da versare all’Inps, “la compagnia ha offerto ai nuovi assunti uno stipendio inferiore del 12%”.
Quanto alle relazioni sindacali, in Italia sembra non esistano: la CGIL ha affermato di aver tentato un dialogo, senza però ottenere un'apertura da parte della azienda. A questo problema la compagnia replica affermando che per la Costituzione irlandese, tutti i dipendenti Ryanair sono liberi di iscriversi al sindacato e liberi di negoziare il proprio stipendio e le condizioni direttamente con la compagnia. Una libertà che, tra obiettivi di vendita, mistery passenger e contratti a termine, sembra dover essere conquistata ogni giorno.

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Lavoratori "low cost" Empty In questo caso ad essere low cost non sono solo i voli ma anche i diritti degli stessi lavoratori.

Messaggio  0000725652 Lun Apr 04, 2016 10:13 am

0000725088 ha scritto:Vorrei riportare un articolo de "Il fatto quotidiano" del 16 Marzo 2015, "Ryanair, anche i dipendenti sono low cost. E il sindacato resta a terra".
Ryanair è la compagnia leader dei voli low cost, ma secondo i propri dipendenti ad essere low cost non sono solo i voli, ma anche le buste paga. Tali "voci" sono state confermate anche dalla azienda, la quale ha confermato al Fatto Quotidiano quanto affermato dai lavoratori.
Da contratto i dipendenti non sono tenuti a divulgare informazioni sulla società. Ma il  racconto di un lavoratore è stato in gran parte confermato dalla stessa Ryanair che ha risposto alle domande del giornale.
Per essere selezionati come assistenti di volo occorre avere un’altezza minima, proporzionata al peso, di 157 centimetri, 18 anni di età, una buona conoscenza dell’inglese, saper nuotare e avere una buona forma fisica. Il personale selezionato viene inserito con un contratto flessibile a termine di 3 anni con turni di 5 giorni di lavoro e 2 di riposo seguiti da altri 5 lavorativi e tre di riposo. Gli aspiranti devono seguire un corso di formazione, di 2000 euro, che deve essere da loro pagato, solo in parte viene rimborsato.
Una prima "pressione" che i lavoratori lamentano è la vendita a bordo di prodotti e servizi. Gli assistenti di volo che non riescono a raggiungere gli standard di vendita, afferma la fonte, sono destinatari di una lettera nella quale si fa presente che bisogna migliorare la propria performance.
Gli assistenti “non devono giustificare la loro performance con il management” risponde Ryanair. “I peggiori venditori – spiega l’azienda – non ricevono alcuna lettera ma si sottopongono a un training in modo da migliorare le loro tecniche di vendita e massimizzare così i bonus conseguenti”. Si massimizzano i bonus, che infatti pesano in busta paga e, allo stesso tempo, si massimizzano i profitti. “L’obiettivo è vendere, vendere, vendere” scrive l'assistente di volo. E questo significa “lavorare di corsa, con turni che si susseguono senza nemmeno usufruire di pasti per l’equipaggio”. Infatti, il personale percepisce una specifica “indennità” per il pranzo e deve poi decidere se acquistare il pasto in volo.
Poi c’è la figura del “mistery passenger”, un ispettore sconosciuto che ogni dipendente può trovarsi a bordo dell’aereo. “Il nostro mystery passenger” precisa Ryanair, “lavora come sistema di controllo qualità e ci fornisce riscontri sulle valutazioni della clientela sui servizi offerti dal nostro equipaggio e dal nostro servizio cliente”. L' assistente di volo afferma, invece, che proprio questo funzionario è adibito al controllo degli obiettivi di vendita. L’azienda nega ma resta che chi lavora deve volare sapendo che da qualche parte, su un sedile, c’è qualcuno che lo sta controllando. Il rapporto con i dipendenti italiani è complicato dall’ applicazione di tre tipi diversi di rapporto di lavoro. Quelli assunti prima del 2012 guadagnano, afferma l'assistente di volo, “circa 17 euro l’ora”. Nel 2012, però, è entrata in vigore la normativa europea che obbliga le aziende a pagare la previdenza sociale nel Paese di appartenenza dei dipendenti. Data l’incidenza dei contributi da versare all’Inps, “la compagnia ha offerto ai nuovi assunti uno stipendio inferiore del 12%”.
Quanto alle relazioni sindacali, in Italia sembra non esistano: la CGIL ha affermato di aver tentato un dialogo, senza però ottenere un'apertura da parte della azienda. A questo problema la compagnia replica affermando che per la Costituzione irlandese, tutti i dipendenti Ryanair sono liberi di iscriversi al sindacato e liberi di negoziare il proprio stipendio e le condizioni direttamente con la compagnia. Una libertà che, tra obiettivi di vendita, mistery passenger e contratti a termine, sembra dover essere conquistata ogni giorno.
In questo caso ad essere low cost non sono solo i voli ma anche i diritti degli stessi lavoratori. Rayan Air non è l'unica applica queste politiche, anzi molte aziende che hanno sede legale in uno stato ma operano in tanti altri. La sensibilità ad alcune tematiche può essere diversa da stato a stato, ma nel caso di specie si va a ledere in modo effettivo i diritti dei lavoratori. Alcune pratiche che ad esempio in Italia non potrebbero essere utilizate, per quanto ad esempio la l.300/1970 le vieti, ma in Irlanda si sono lecite possono essere applicate per quanto la sede della azienda è in uno stato che lo permetta.

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Messaggio  0000722554 Lun Apr 04, 2016 8:34 pm

Non è la prima volta che la Ryanair viene accusata di violare i diritti dei propri lavoratori.
Nell'ottobre del 2014 la compagnia irlandese fu condannata dalla Francia a pagare una multa di 200 mila euro più un risarcimento di 8.1 milioni di euro per violazione dei diritti dei lavoratori all’aeroporto Marsiglia-Marignane.
Questa volta oggetto di condanna furono le pratiche adottate dalla Ryanair che sottoponevano i dipendenti alle norme di diritto irlandese (un decreto francese del 2006 affermava, invece, che le compagnie estere con base in Francia dovessero essere sottoposte al diritto locale) e che consentivano alla compagnia aerea di evitare di versare i dovuti contributi.
Tale vicenda ha mosso anche l'opinione italiana, soprattutto quella dei sindacalisti. Alcuni tra i più importanti esponenti dei sindacati italiani, come Cortorillo, hanno, infatti, colto l'occasione per condannare il gioco sleale di alcune compagnie aeree, che cercano di assumere lì dove il costo del lavoro è più basso, facendo profitti in altri Paesi.
Ma è Giovanni Luciani a dare il giudizio più duro in merito, accentuando la differenza quasi abissale tra la politica francese adottata con riguardo alle compagnie estere, che condanna chi viola i diritti dei propri cittadini, e quella italiana che, al contrario, "finanzia" tali imprese.
Da poco, tra l'altro, il tribunale di Bergamo si è pronunciato proprio a favore della compagnia irlandese, ammettendo la possibilità per quest'ultima di versare i contributi in Irlanda, a discapito delle casse Inps.
E' doveroso, quindi, porsi il seguente interrogativo: quanto risulta conveniente a livello economico, ma soprattutto a livello sociale, scegliere di incentivare una compagnia low cost?

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Lavoratori "low cost" Empty Compagnie low cost E socialmente responsabili

Messaggio  0000726426 Mar Apr 05, 2016 2:52 pm

Volevo segnalare, a proposito di compagnie low cost, un esempio positivo, per cercare di confutare la tesi che vede dietro una compagnia low cost anche un rispetto dei diritti "low" e per affermare che c'è la possibilità di scegliere una di queste compagnie a basso costo senza avere il timore di incentivare comportamenti non socialmente responsabili. E' il caso di Vueling, compagnia aerea spagnola che nel 2015 è stata nominata "migliore compagnia low cost dell'anno" dal giornale Air Transport News, spiccando su altre compagnie quali: AirAsia, easyJet, Germanwings e Ryanair. Il giudizio si è basato sulla valutazione del rapporto qualità-prezzo, intendendosi per qualità: il servizio passeggeri, le innovazioni, le performance finanziarie e infine la responsabilità sociale.
Le azioni di responsabilità sociale della compagnia -che fa del suo impegno nei confronti di clienti, lavoratori e ambiente, il proprio biglietto da visita- sono state riconosciute anche tramite importanti certificazioni. Nel 2012, infatti, Vueling ha assistito all'inserimento del proprio nome all'interno del registro IOSA (The IATA Operational Safety Audit), un' importante certificazione dell' International Air Transport Association (IATA) che valuta migliaia di standard riguardanti sicurezza operativa e qualità, selezionando solo le compagnie aeree di maggior livello, tra le quali Vueling risulta essere quella con i minori costi operativi.
La compagnia spagnola, oltre che alla sicurezza, si è dimostrata particolarmente attenta in fatto di tutela dell'ambiente, tramite l'acquisizione di aeromobili in grado di ridurre l'impatto ambientale che, inevitabilmente, questo tipo di attività provoca.
Un altro punto di forza di Vueling è la preoccupazione per i propri dipendenti, ai quali è data la possibilità di crescere e fare carriera all'interno della compagnia, grazie ad attività di formazione e azioni miranti a favorirne un avanzamento di ruolo.
Dunque, per rispondere all'ultima domanda: incentivare una compagnia low cost può essere in certi casi conveniente (e la Vueling ne offre un esempio) a livello sia economico che sociale, se la compagnia è in grado di conciliare prezzi convenienti e promozione di attività rivolte al rispetto di politiche di responsabilità sociale.

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Lavoratori "low cost" Empty Lavoratori con "contratto rumeno"

Messaggio  0000724338 Mar Apr 05, 2016 5:37 pm

Qualche anno fa, a Modena, è stato diffuso un volantino che prevedeva la possibilità di concludere contratti di lavoro a prezzi stracciati, con una riduzione del costo del lavoro del 40% “niente Inail, niente Inps, niente tredicesima”, in quanto i lavoratori sarebbero stati assunti sulla base di leggi rumene.
Il Ministero del Lavoro, infatti, con la circolare n°14/2015, cerca di mettere fine alla polemica nata su tali contratti che questi definisce come “irregolari” in quanto in netto contrasto con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di distacco transnazionale, per cui saranno previste delle sanzioni per gli imprenditori che dovessero avvalersene.
Tale iniziativa non solo può essere considerata scorretta dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista umano, in quanto sbandierare la possibilità di risparmiare sui costi del lavoro facendo a meno delle tutele previdenziali è incivile.
Inoltre, tale episodio pone l'accento sull'operato di quei soggetti, quali le Agenzie per il lavoro, che dovrebbero occuparsi di intermediazione di lavoro costruendo dei ponti tra datori di lavoro e soggetti attivi nella ricerca di una occupazione assicurandoli e tutelandoli, in realtà non fanno altro che sfruttare i candidati.




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Lavoratori "low cost" Empty Riprendendo quanto denunciato dall’articolo de "Il fatto quotidiano" del 16 Marzo 2015

Messaggio  773802 Mar Apr 05, 2016 6:34 pm

Riprendendo quanto denunciato dall’articolo de "Il fatto quotidiano" del 16 Marzo 2015 e riportato dal collega sopra, vorrei un attimo dire la mia su taluni profili che credo siano di facile travisamento, e rimanendo dunque concentrato soltanto rispetto ad alcuni punti evocati in questa sede, per non rendere il mio intervento eccessivamente lungo e denso di troppa carne al fuoco. Mi riferisco in particolare agli obblighi di vendita previsti per i dipendenti Ryanair- nello specifico la categoria degli assistenti di volo- e alla figura del mistery passenger, visti come sintomi di sfruttamento e indici significativi del lavoro low cost.
Sul primo punto. Certo, ogni mestiere ha i suoi redditi ed il suo mercato. Nel caso di Ryan Air gli assistenti di volo hanno anche il compito di vendere e chi vende meglio viene premiato. E’ una politica di incentivazione alle vendite vecchia come il mondo (qui politica motivazionale forse un po’ blanda, ma se ben architettata funziona e assolve ai suoi scopi). Poi, se a uno non piace vendere è libero di fare qualcos'altro. D’altronde non credo proprio che target commerciali, esplicitazioni di obiettivi di vendita integrativi di attività, valutazioni sul profilo attitudinale richiesto etc non siano fatti noti ai neo dipendenti, ma ancora prima, all’interessato in fase di colloquio pre-assunzione.. E poi, non credo che una commessa in un negozio di grande distribuzione (per fare un esempio casuale nel mare magnum dei possibili) sia soggetta a trattamenti differenti da quelli su menzionati (bonus di vendita, mystery costumer etc).. Leggo nell’articolo di cui sopra che tra le “pressioni” cui gli assistenti di volo sarebbero sottoposti ineriscono sostanzialmente quegli obblighi di vendita riferiti a tutte quelle entrate “accessorie”, così le definisce la stessa Ryanair nel suo rapporto annuale, che riguardano le prenotazioni di hotel, auto a noleggio, biglietti di bus e treno; E poi pasti e bevande (il prodotto offerto a cui più siamo abituati, credo), “gratta e vinci”, i prodotti del duty free a altro ancora. Ora, questa griglia di servizi e gadget ci dice chiaramente che in quelle voci economiche c’è un chiaro obiettivo di mercato che per un’azienda low cost come RyanAir risulta di indiscutibile importanza: ci informa il fatto quotidiano che “da tutto questo comparto, nel 2014, Ryanair ha ricavato il 25% del proprio fatturato: 1,24 miliardi di euro contro poco più di un miliardo nel 2013. Una crescita del 17%, che ha portato il fatturato complessivo da 4,8 a 5 miliardi di euro e un profitto netto – dedotte le tasse che hanno inciso in bilancio solo per l’11% – di 523 milioni. I ricavi per le sole vendite a bordo sono passate da 109 a 117 milioni di euro.” I dati riportati si riferiscono a bilanci passati, ma nulla mi fa escludere che questo trend sia ancora ad oggi in crescita.

Sulla figura del mistery passenger , in particolare, vorrei specificare qualcosa: come si evince dall’articolo, esso opera come incaricato della compagnia aerea e, in anonimato, controlla l'operato dei dipendenti , probabilmente con un occhio di riguardo alla vendita gadget. Il "mistery passenger" non è altro che il "mistery client" di cui si avvalgono tutte le catene (distributive, ristoranti ecc.) sia per i negozi di proprietà che in franchising (io stesso ho avuto modo di conoscere un esemplare di questa risma in una lontana esperienza di fundraising, e con categorie di “sfruttamento” del lavoro dipendente forse ancora più stressanti di quelle su menzionate); della loro presenza non ci si può oggettivamente lamentare, quand’anche si tratti di figure tribolanti, perché essi rappresentano evidentemente uno strumento di efficientamento della macchina lavoro, non necessariamente frustrante o inibitorio dell’attività dei controllati; fondamentalmente, serve sì all’azienda per accertare ulteriormente un’uniformità di risultati attesi quanto al profilo squisitamente commerciale, ma serve pure a monitorare la qualità del servizio e l'efficienza e le competenze del personale. Che poi magari queste figure controllino soprattutto la tecnica di vendita degli/delle assistenti di volo, trasformate in venditori, è possibile, ripeto; Ma allora qui entra in gioco altro discorso, che è quello se il personale di servizio addetto alle funzioni di assistente di volo possa trovarsi a dover svolgere anche e specialmente funzioni di altro tipo, come quelle di merchandising o altre di tipo commerciale, che tuttavia saranno state certamente fatte oggetto della specifica (e auto finanziata-mi trovo a constatare tristemente) formazione cui ciascun dipendente deve pure aver compiuto. Ora, se quando entri in Rynair ti fanno capire che oltre la classica funzione di assistente di volo devi avere anche un attitudine commerciale, dove sarebbe la lesione dei diritti dei lavoratori? Insomma, te lo dicono anche in fase di assunzione. Ciò detto, non mi sembra un vero dramma lavorare in queste condizioni. Retribuzioni e "obbligo di vendita" a parte. (Che se poi la si volesse per forza mettere su questa logica di “sfruttamento”, mi verrebbe anzitutto da pensare: ma se i lavoratori suddetti "lamentano pressioni", perchè fanno la fila per farsi assumere?)
Poi certo rimane l’amara constatazione che ormai c'è solo questo pensiero unico oscuro e dilagante, per cui il lavoro è solo merce e strumento di aumento esponenziale dei profitti, ecco perché si massimizzano i bonus, che infatti pesano in busta paga e, allo stesso tempo, si massimizzano i profitti, perché “l’obiettivo è vendere, vendere, vendere”.

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Lavoratori "low cost" Empty low cost, Ryanair e la questione dei contributi pubblici

Messaggio  773802 Lun Apr 11, 2016 4:24 pm

Rilanciando la discussione in merito alle low cost, vorrei ricordare a tutti i colleghi commentatori che le compagnie low cost e Ryanair in particolare ricevono sostanziosi contributi pubblici in varie forme (spesso di co-marketing), non sempre trasparenti o in linea con le normative (vedi l'inchiesta in corso in Puglia). Ma quando ci sono di mezzo soldi pubblici, non dovrebbe andare da sé la preliminare verifica del rispetto delle normative e delle buone pratiche a tutela dei lavoratori, dei consumatori, della sicurezza, dell'ambiente??
E' comunque evidente che lo sviluppo e il sostegno delle low cost da parte degli enti territoriali come Regioni e Comuni finisce poi per addossare i costi sulla collettività e concentrare invece i benefici sui singoli, in barba all'interesse collettivo, alla lungimiranza e a ogni gestione di tipo socialmente responsabile che talune di queste compagnie possano talvolta cercare.

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Lavoratori "low cost" Empty Ryanair e la Non-RSI

Messaggio  626865 Mar Apr 12, 2016 7:34 am

Leggendo i commenti dei colleghi,ho voluto fare una ricerca per vedere se la società avesse avviato anche un solo progetto socialmente responsabile.
E come risultato no ho trovato esempi che possano ritenersi tali. La società risulta essere molto attenta ai consumatori,attraverso tariffe molto vantaggiose,che sicuramente sono appetibili per chiunque voglia,con un prezzo minimo spostarsi in Europa. Questa strategia di marketing a ribasso,va assolutamente a danneggiare e pregiudicaree quelli che sono i lavoratori che operano in questa società,che si vedono di fronte a contratti minimi,e che si trovano a dover svolgere due lavori,da un lato come stuart e dall'altro come abili venditori,perchè costretti,durante tutto il corso del volo a promuovere prodotto Ryanair.

Questa compagnia rientra quindi,a mio avviso,in tutto ciò che non rappresenta RSI,e che quindi sacrifica l'interesse e l'attenzione per i suoi lavoratori,in cambio di utili e vantaggi per se stessa,non credendo che le due cose si possano conciliare,ma che anzi siano l'una l'opposto dell'altra.
Ritengo che questa sia sicuramente un'ottima strategia di marketing,ma che però rischia di danneggiare quelle imprese e compagnie sane che si impegnano invece a curarsi dei propri lavoratori,che li formano,li sostengono e li aiutano.
Con il rischio, che a lungo andare,si possa istaurare quel meccanismo di dumping,dove più si abbassa il livello è più clienti si hanno.
Ma un prezzo basso,significa anche servizio(e sicurezza?) basso.

626865

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Lavoratori "low cost" Empty Re: Lavoratori "low cost"

Messaggio  0000763029 Mar Apr 12, 2016 3:48 pm

Il mio parere sta a metà strada tra quelli dei colleghi che hanno lasciato gli ultimi 3 commenti.. Partiamo dal presupposto che ormai il lavoro dei dipendenti (sia di terra che di volo) delle compagnie aeree è stato parecchio declassato rispetto a un paio di decenni fa. Quelle del personale di volo erano figure lavorative quasi inarrivabili ma deve essere ricordato che anche utilizzare l'aereo come mezzo di trasporto era un lusso che pochi potevano permettersi. Oggi, quando si parla di compagnie aeree, tale "lusso" lo si può ancora vedere solo nelle compagnie saudite Fly Emirates e Ethjhad (per quest'ultima solamente esiste l'espressione "a 7 stelle"- solitamente ci si ferma a 5) ed effettivamente sono le due uniche compagnie al mondo che richiedono requisiti rigidissimi -fisici e psicologici- per la selezione del personale, proporzionate sia al guadagno che alla qualità della vita che vengono offerte ai dipendenti ( giorni di riposo,permessi speciali per se stessi e i propri familiari,vitto e alloggio gratuito,accesso libero a ristoranti,palestre,spa etc.. che abbiano sede rispettivamente ad Abu Dhabi e Dubai). Come dice bene il/la collega sopra, vi è un rapporto proporzionale tra l'accesso al servizio e la qualità dello stesso che irrimediabilmente influenza anche le condizioni dei lavoratori..a me personalmente capita sempre più di rado di vedere su di un aereo ragazze/i belli fisicamente e psicologicamente rilassati e non frustrati. E' vero che le condizioni di lavoro stanno scritte su di un contratto che devo leggere e che nessuno mi obbliga a firmare e che tale contratto può prevedere altre mansioni rispetto a quella "principale" ma è vero anche, e dobbiamo riconoscerlo, che oggi sempre più spesso è richiesta poca professionalità: meglio saper fare un pò di tutto e ad un livello medio che essere ultra specializzati all'interno di un solo campo. Compagnie come la Ryanair o la Windjet ti permettono di viaggiare a basso costo (e in un mondo cosi globalizzato in cui le distanze sono ormai praticamente nulle è sicuramente importante permettere a tutti di spostarsi con facilità in termini di tempo e costi) ma le loro politiche di gestione e trattamento del personale sono molto poco condivisibili a mio parere: devi sborsare 3000 euro per accedere e completare un corso di training e formazione all'assistenza di volo, questi soldi non vengono MAI rimborsati e oltretutto il fatto di aver seguito questo percorso con una compagnia aerea piuttosto che con un'altra ti penalizza in quanto il corso stesso non è riconosciuto dalla maggior parte delle altre compagnie specialmente da quelle che preferiscono assumere personale "vergine". Infine tutto ciò serve solo ad assicurarti 3 mesi lavorativi sotto contratto ( contratti non degni di essere chiamati tali dal punto di vista dei diritti spettanti al lavoratore) che al massimo possono diventare 6: dopodichè vi è il licenziamento. La qualità di una compagnia non può assolutamente dipendere dai bassi costi dei voli: si vola senza assicurazione,gli aerei hanno una manutenzione scarna, il personale è sottopagato e soggetto a poco degne condizioni di lavoro oltre che essere parecchio frustrato (e si vede) e spesso e volentieri ci sono problemi di orari e coincidenze...Sarebbe forse più consono spendere un pò di più per volare con la consapevolezza di trovare un servizio migliore e dipendenti più soddisfatti delle proprie condizioni.

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Lavoratori "low cost" Empty RSI-compagnie aeree, dal punto di vista ambientale

Messaggio  0000722807 Mer Apr 13, 2016 2:33 pm

in riferimento alla presa di posizione nell'ambito della responsabilità sociale d'impresa da parte delle compagnie aeree, vorrei approfittarne per richiamare un altro aspetto della RSI, che riguarda l'impatto ambientale.
in modo particolare mi baso su un articolo che ho letto, seppur datato a qualche anno fa, che può essere interessante per spostare la discussione anche su quest'altro aspetto rilevante di cui riporto il link :http://www.acsi.ch/documenti/TEST_DA_2010/compagnieaeree_3_2010.pdf
l'aspetto che colpisce inizialmente è che all'inchiesta, rivolta inizialmente a 27 compagnie, solo 4 abbiano accettato di sottoporvisi.
Le informazioni raccolte sono state sottoposte a degli esperti, ovvero all'associazione Transport et Environnement
(T&E), che promuove un trasporto basato sullo sviluppo sostenibile. Il giudizio finale tiene conto anzitutto dei criteri ecologici e, in misura minore, della trasparenza.
dalle stime, emerge che l'aviazione civile è responsabile per il 3,5% del cambiamento climatico e dei gas serra, ed inoltre con l'emersione delle compagnie law-cost, vi è stato e vi è tutt'ora un forte incremento. e in modo particolare per quanto riguarda i viaggi che coprono distanze inferiori ai 1000km , l'emissione di Co2 è superiore rispetto a qualsiasi mezzo alternativo. inoltre, in confronto agli altri carburanti, la tassazione sul cherosene è molto limitata, i biglietti aerei non pagano l'IVA e il settore non è sottoposto a nessuna tassa ecologica.
per di più i consumatori non sono, in genere, particolarmente informati sull'impatto ambientale di un viaggio aereo, anche dovuto al fatto che spesso vengono condivise informazioni non veritiere (per es. Easyjet (per questo molto criticata
da Consumer International, l'Unione mondiale dei consumatori) afferma sul suo sito internet che il viaggio su di un aereo Easyjet genera meno CO2 che percorrere la stessa distanza con una vettura ibrida).
Per questo, secondo l'articolo, è essenziale che le compagnie aeree adottino delle misure concrete per ridurre le emissioni di gas serra, in particolare, migliorando tecnicamente le loro flotte. Inoltre devono partecipare attivamente e finanziariamente alle misure intese a compensare il loro impatto ambientale. Cosa già prevista dall'Unione Europea, a partire dal 2020.
dall'internvento di Bill Hemmings, dell'associazione "Transport et Environnement" (T&E), si riporta "Diventa così molto importante che le imprese con punti di vista "illuminati" - per esempio, le compagnie dell'AGD (Aviation Global Deal Group), che sostengono un nuovo patto per lo scambio globale delle emissioni - prendano l'iniziativa politica. Il Regno Unito ha già incluso le emissioni dell'aviazione nel suo budget complessivo di CO2. Questo risultato può estendersi ad altri paesi e aumentare la pressione perché si prendano provvedimenti concreti. Infine, per quanto riguarda i consumatori dovrebbero privilegiare le compagnie aeree che compiono degli sforzi per migliorare, utilizzano nuovi aerei a minor consumo di carburante e sfruttano lo spazio a bordo in modo più efficace. I governi, dal canto loro, devono imporre alle compagnie aeree di rendere conto pubblicamente delle loro performance ambientali, in modo che i consumatori possano cominciare a prendere decisioni razionali invece di venir blanditi da intense campagne di eco-responsabilità".

ma tra i consumatori, chi sceglierebbe o potrebbe permettersi di scegliere, per esempio, una compagnia aerea particolarmente costosa, che tenga conto appunto dell'impatto ambientale, della trasparenza, del trattamento dei lavoratori (e mi richiamo alla discussione riguardo la Ryanair), preferendola a una tra le molte compagnie law cost, che permettono a milioni di persone di spostarsi da un luogo all'altro agevolmente ed economicamente? a non seguire rigidamente una responsabilità sociale l'impresa, in questo caso, pare che non ne guadagni solo l'impresa stessa, ma forse e soprattutto anche il cliente.... confused

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Messaggio  0000727606 Sab Apr 30, 2016 6:34 pm

Spero di non attirarmi troppo invettive avendo scelto un titolo così provocatorio.
Viviamo in un mondo in grandi difficoltà organizzative, finanziarie e politiche, tassi di disoccupazione alle stelle, aziende che chiudono, futuro incerto, soprattutto per i giovani. In tale contesto, ritengo che il bene principale da tutelare sia quello dell'occupazione sempre. In tale ambito, a mio parere, esprimo il mio plauso alle aziende che occupano più persone possibili.
Come tutti sanno, anche se fanno finta di non saperlo, vi è una vasta schiera di persone che riesce in qualche modo a svolgere per periodi piu' o meno lunghi determinati mansioni lavorative non perfettamente in linea con la legge ma che consentono loro comunque di entrare nel mondo del lavoro, di conoscere molte dinamiche, persone e di potersi permettere scelte successive.
Una rigida applicazione della legge eliminerebbe costoro tout court dal mercato, senza alternative.
Appare chiaro pertanto, in tale ottica, come gli eccepiti duri metodi lavorativi imposti dalla ryanair ai propri assistenti di volo, ma che hanno consentito alla detta compagnia di ampliare moltissimo il proprio mercato in tutta l'europa, non possano essere visti in maniera negativa. Soprattutto a motivo del fatto che le motivazioni a base delle eccezioni richiamate non mi sembrerebbero di tanto rilevante gravità.
In sostanza, meglio un lavoratore in più un po' preoccupato, che un disoccupato senza pensieri.

0000727606

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Lavoratori "low cost" Empty Re: Lavoratori "low cost"

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