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Ma i lavoratori cosa dicono?

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Messaggio  724716 Lun Mag 02, 2016 11:52 am

Sappiamo cos'è la Responsabilità Sociale d'impresa. Sappiamo che ci sono progetti, iniziative per incentivare le imprese ad adottarla, con i relativi riscontri positivi di chi ha risposto a queste spinte.
Ma non si sente quasi mai parlare delle opinioni dei lavoratori, che rappresentano i destinatari delle politiche sociali che con il tempo vengono applicate. Parlando con diversi lavoratori, alla ricerca di esempi concreti, non ho riscontrato una sufficiente conoscenza di questa RSI.  Indubbiamente nelle imprese dove viene applicata i lavoratori sono informati, se non altro per i miglioramenti che possono verificare in prima persona. Ma possiamo dire lo stesso nelle imprese che invece non si sono ancora non sono venute a contatto con questo fenomeno? Possiamo dire quasi con certezza che se i lavoratori fossero a conoscenza di queste possibilità di miglioramento non si accontenterebbero più delle condizioni precarie e svantaggiose, cosa che (probabilmente) stanno facendo ora.
Mi domando se esista un vero e proprio spazio per i lavoratori, dove possono esprimere la loro opinione. Chi meglio di loro sa quali sono i punti migliorabili?
Sono i diretti destinatari (insieme a tutti gli altri che vengono a contatto con l'impresa) e per questo dovrebbero essere meglio informati. La loro opinione non è solo utile per individuare cosa si può fare, ma anche per  capire che immagine hanno loro della RSI e dove eventualmente dovrebbe essere modificata. Chiedo quindi a voi la vostra opinione: ritenete che i lavoratori, gli stakeholder oppure il pubblico in generale sia abbastanza informato riguardo alla RSI?

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Messaggio  0000727032 Lun Mag 02, 2016 1:43 pm

Credo che tu abbia sollevato una tematica di notevole importanza. Si parla tanto di responsabilità sociale d'impresa da un punto di vista concettuale, economico e, possiamo dire, semi - giuridico, ma si parla ben poco di cosa pensano realmente i lavoratori.
Ritengo che la creazione di uno spazio comune, anche un forum come questo, all'interno del quale i lavoratori possano esprimersi su cosa vada migliorato nel luogo di lavoro sia di fondamentale importanza. Una maggiore partecipazione dei lavoratori in tema di RSI potrebbe rappresentare una forma di attuazione dell'articolo 46 della nostra Costituzione: "Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende". Un concetto nuovo come quello di RSI potrebbe rappresentare una forma di collaborazione fra lavoratori e datori di lavoro ed aprire la strada ad un dialogo non conflittuale, ma, una tantum, collaborativo.

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Messaggio  0000726825 Lun Mag 02, 2016 5:58 pm

La tematica sollevata è interessante e merita senza dubbio di essere affrontata. Personalmente ritengo che le prassi e il concetto di responsabilità sociale di impresa per quanto siano diventate negli ultimi tempi sempre più diffuse e sempre più centrali all'interno di molte politiche e strategie aziendali siano un concetti ancora troppo, per così dire, "elitari" e di difficile conoscibilità da parte dell'uomo medio.
In relazione al parere dei lavoratori e al loro coinvolgimento attivo sulle politiche di RSI, che, come è stato giustamente notato è vitale perchè essi stessi sono coloro che vivono quotidianamente la realtà aziendale, è opportuno anche soffermarsi sul particolare tipo di stakholder rappresentato dal soggetto lavoratore.
I lavoratori infatti sono sia stakeholders di tipo "involved" (poichè conferiscono la propria professionalità nella produzione) sia di tipo "affected" (poichè sono economicamente e giuridicamente dipendenti dal datore di lavoro e poichè cittadini che risentono della presenza dell'impresa nella loro comunità): proprio a causa di questa loro particolare natura, è indubbio che la voce dei lavoratori in ambito di RSI debba esssere tenuta particolarmente in considerazione informando essi sulle misure di RSI eventualmente messe in atto (tramite per esempio recapito di corrispondenza informativa...) e che sia data loro la possibilità di dire la loro sia nelle sedi tradizionali di dialogo (per esempio in sede di assemblea sindacale, la quale dovrebbe dare spazio anche a dibattiti e confronti su questi temi) sia nelle sedi più tecnologiche (forum, come è stato già detto, ed altri sedi digitali).
Oltre a ciò , naturalmente, si deve continuare un'attività di informazione, confronto e coinvolgimento sui temi di RSI anche con gli altri stakeholders secondo mezzi e le possibilità effettive.

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Messaggio  0000690678 Lun Mag 02, 2016 8:50 pm

Freeman ritiene che se l'impresa adotta un approccio più inclusivo, ascoltando e prestando attenzione alle esigenze di consumatori, dipendenti e della società in genere, assumendosi dunque le sue responsabilità sociali, questo distoglie solo apparentemente l'impresa dai suoi obiettivi di massimizzazione del profitto e risulta, nel lungo periodo, in un miglioramento delle performance d'impresa.
Secondo me una società che decide volontariamente di approcciarsi alle tematiche della CSR può solo migliorare le condizione dei lavoratori ,perché una società improntata su un sistema di corporate social responsability si impegna a gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno, quindi coi propri dipendenti , e nelle zone di attività

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Messaggio  0000722329 Mar Mag 03, 2016 7:27 am

Credo che non tutti gli stakeholder siano a conoscenza della possibilità dell'impresa di applicare politiche di RSI in quanto in genere si tratta di una decisione spettante a chi si trova a capo della stessa. cio non toglie la possibilità da parte dell'ordinamento, ma in generale da parte dell'iniziativa sociale, di  dare agli stakeholders (in questo caso i lavoratori) informazioni relative a tutti i vantaggi che potrebbero ottenere ,allorquando un'impresa affronti  un'attività basata sul rispetto dei principi della responsabilità sociale. In tal caso essi possono diventare più consapevoli dei loro diritti e, quindi, pretendere che siano rispettati! Tuttavia non va dimenticato che il nostro Paese sta attraversando un periodo di estrema crisi occupazionale, che potrebbe presentarsi come un fattore inibitorio nel confronti della pratica dell'RSI, in quanto i soggetti pur di lavorare accetterebbero qualsiasi condizione.

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Messaggio  0000728623 Mer Mag 04, 2016 5:28 pm

0000722329 ha scritto:Credo che non tutti gli stakeholder siano a conoscenza della possibilità dell'impresa di applicare politiche di RSI in quanto in genere si tratta di una decisione spettante a chi si trova a capo della stessa. cio non toglie la possibilità da parte dell'ordinamento, ma in generale da parte dell'iniziativa sociale, di  dare agli stakeholders (in questo caso i lavoratori) informazioni relative a tutti i vantaggi che potrebbero ottenere ,allorquando un'impresa affronti  un'attività basata sul rispetto dei principi della responsabilità sociale. In tal caso essi possono diventare più consapevoli dei loro diritti e, quindi, pretendere che siano rispettati! Tuttavia non va dimenticato che il nostro Paese sta attraversando un periodo di estrema crisi occupazionale, che potrebbe presentarsi come un fattore inibitorio nel confronti della pratica dell'RSI, in quanto i soggetti pur di lavorare accetterebbero qualsiasi condizione.

E' auspicabile la conoscenza da parte dei lavoratori di iniziative sociali/ambientali da parte della loro impresa ma, come hai detto bene, moltissimi lavoratori si preoccupano più di mantenere il proprio lavoro ed in un certo senso non sono molto consapevoli di questa opportunità. Più che "inibizione"...della pratica dell'RSI, parlerei di una forte preoccupazione del lavoro oggettivo che essi sono tenuti a svolgere quotidianamente.
E' altrettanto vero, però, che i lavoratori non DEVONO accettare qualsiasi condizione imposta...dall'alto.

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Messaggio  724716 Dom Mag 15, 2016 1:47 pm

Concordo nell'affermare che oggi i lavoratori sono molto più attenti a tenersi il posto di lavoro, facendo passare in secondo piano i possibili miglioramenti. Però credo che come avete detto se i lavoratori facessero sentire i propri bisogni attraverso anche i sindacati le richieste non sarebbero ignorate. In questo modo le possibilità di essere diciamo "lasciati a casa" per aver avanzato delle richieste si ridurrebbero. Oppure è semplicemente il mio ottimismo che mi fa pensare in questo modo.
Rivolgendomi al primo lavoratore che conosco, ovvero mio padre, ho capito che c'è anche un sentimento di indifferenza da parte degli stessi lavoratori. Inizialmente pensavo che bastasse dar loro la possibilità di poter modificare le cose per poter riaccendere "l'attivismo". Ma non è così. Soprattutto per gli operai è ancora un tema molto lontano, si inizia a sentir parlare di RSI solo ultimamente. Proprio per questo mettere in moto questo meccanismo è difficile: si è incerti sul da farsi, non si sa come fare e come muoversi. Ma soprattutto c'è una negatività che ti porta a chiedere "ma serve a qualcosa?". Quindi anche coloro che iniziano ad approcciarsi adesso a questo tema ha nessun stimolo per farlo espandere, dal momento che non è nemmeno sicuro sulla sua efficacia; piuttosto che impegnarsi, svolgere ulteriore lavoro e, appunto, attivarsi si preferisce non fare nulla e accontentarsi.
In questo, almeno io, si fa anche fatica a capire di chi è la colpa: delle imprese che non trasmettono la dovuta importanza e non guidano i lavoratori verso questa direzione o è colpa di questi ultimi (o di alcuni di essi) che non si attivano?

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Messaggio  724608 Dom Mag 15, 2016 2:21 pm

parlando con persone lavoratrici di mia conoscienza che lavorano prevalentemente in fabbriche o negozi al dettaglio, ho notato che non vi è molta distinzione tra adulti e giovani, da parte di entrambi si ha il timore di perdere il posto di lavoro, di fare più danni che altro ad intervenire per incrementare le politiche di RSI nei propri ambienti di lavoro, credo che la colpa sia d'attribuire alla crisi che ha colpito il nostro paese negli ultimi anni... trovare lavoro non è facile e questo porta ad accontentarsi, a scendere a compromessi con i datori di lavoro perchè "ormai è così", come dicono i mie familiari che lavorano, come è sin dalle origini la parte forte nel contratto di lavoro è il datore, ma oggi si osserva un aggravamento ulteriore della debolezza del lavoratore, vero è che si potrebbe ricorrere ai sindacati, ma, almeno per quanto riguarda i giovani che conosco, non si ha più fiducia nelle istituzioni, la maggior parte dei lavoratori di mia conoscienza si sono "arresi" al nuovo mondo del lavoro, dove se non ti riconoscono il giorno di riposo non devi lamentarti, se la busta paga arriva in ritardo i datori trovano sempre scuse incontersabili, perchè se si instaura un rapporto di tensione e rabbia si lavora peggio di quel che già non è.
A parer mio il primo passo per migliorare l'ambiente di lavoro dovrebbero farlo i datori, ossia coloro che hanno maggior potere nel rapporto, interessarsi ai pareri di chi vive direttamente nei locali della propria impresa e che può quindi avere un opinione più vicino alla realtà rispetto al datore che ha una visione più formale, basata su documenti, della situazione dei luoghi di lavoro.

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