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CHARITY THROUGH BUSINESS

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Messaggio  0000644763 Gio Apr 07, 2016 10:41 am

Gentili colleghi, oggi mi sono imbattuta in un articolo su Entrepreneur magazine dal titolo “What’s the Best Way for Your Business to Give Back?”, nel quale si parla dell’esperienza di un imprenditore di nome Scott Monette il quale, in seguito alla nascita di suo figlio con una disabilità, si rende conto che 1 su 5 americani vivono con una situazione simile, e che il tasso di partecipazione alla forza lavoro per le persone con disabilità (PLWD) è solo il 31%. Dunque Monette decide di lasciare il suo lavoro come CFO di Ralcorp Holdings, una multimiliardaria azienda di prodotti di consumo pubblico, per dedicarsi ad una sua attività imprenditoriale nel campo vinicolo (100 Percent Wine), con l’obiettivo di donare i suoi profitti a organizzazioni no profit che lavorano per creare opportunità di lavoro per PLWD, sfruttando la potenza della CSR dell’impresa e dimostrando che i disabili possono realizzare tanto se solo gliene viene data la possibilità.
E’ lecito però a questo punto porsi alcuni quesiti: come si allinea l’attività d’impresa con gli obiettivi di beneficenza? E’ possibile concepire la beneficenza come un investimento che possa dare gli stessi risultati di un qualsiasi altro investimento? In che modo? Ci sono esperienze simili?

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CHARITY THROUGH BUSINESS Empty Investimenti alternativi

Messaggio  722481 Ven Apr 08, 2016 3:26 pm

Per rispondere ai tuoi quesiti, vorrei ricordare che le attività caritative e di beneficenza sono forse quelle che in tempi di crisi possono dare un supporto non indifferente alla soluzione dei problemi economici e di sopravvivenza di molte famiglie. In senso lato la beneficenza riguarda proprio il supporto economico a soggetti che si trovano in condizione di bisogno. Le attività di supporto possono essere indirizzate sia a singole persone, a gruppi o a intere comunità o Stati. Molti ricorderanno le raccolte di fondi destinate a Paesi colpiti da gravi calamità naturali o da guerre. Da quanto detto si evince che la beneficenza si realizza nella maggior parte dei casi con la destinazione di somme di denaro verso i soggetti che ne hanno bisogno. Quando si raccolgono dei fondi in denaro si realizzano tutti i requisiti tipici delle attività di beneficenza, ovvero acquistare cibo, vestiti e medicine e far fronte a tutte le necessità materiali di coloro che versano in stato di bisogno o di povertà. La raccolta di fondi per scopi di beneficenza viene attivata grazie ad particolari enti ed istituzioni caritative che fanno da tramite tra i donatori ed i beneficiari. Queste istituzioni, chiamate anche fondazioni, operano spesso come delle vere e proprie società aventi un proprio capitale, un proprio atto costitutivo e una rete di filiali sparse nei luoghi dove si realizzano le principali attività di beneficenza. Questa struttura societaria porta gli investitori a pensare che sia possibile investire denaro anche sottoscrivendo quote di capitale delle fondazioni caritative.

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CHARITY THROUGH BUSINESS Empty I modi con i quali la beneficenza diventa investimento

Messaggio  723827 Ven Apr 08, 2016 3:34 pm

Vorrei ricollegarmi all'ultimo intervento partendo dal presupposto che nonostante investire nella beneficenza dovrebbe coincidere, come è stato già detto, con la sottoscrizione di quote di capitale delle fondazioni caritative, nella prassi non si investe mai direttamente nel capitale delle fondazioni, ma nei fondi di investimento che rappresentano quote di capitale di fondazioni bancarie a loro volta impegnate ad investire in attività caritative. Questa modalità di investimento è diffusissima nel mondo anglosassone( specie in Gran Bretagna e in America), mentre è quasi sconosciuta in Italia. Le fondazioni bancarie esistono anche in Italia, sono numerose e offrono supporto e sostegno finanziario ad enti ed associazioni di beneficenza. Le fondazioni bancarie hanno un loro patrimonio che viene amministrato ed investito con criteri di prudenza e responsabilità. Parte di questo patrimonio viene anche affidato a delle SGR ( Società di gestione del risparmio) che lo offrono in sottoscrizione ad investitori istituzionali, enti no profit e limited profit. L’investimento nei fondi di beneficenza rende moltissimo non solo in termini di soddisfazione morale, ma anche in termini di ritorno economico. Se si riesce ad investire direttamente nei fondi etici e nei fondi che comprendono anche quote patrimoniali di fondazioni bancarie, si possono ottenere dei ritorni economici interessanti nel lungo periodo. Questi ritorni elevati dipendono proprio dalla natura dei fondi di beneficenza, slegati dalle tentazioni speculative del mercato e finalizzati solo a finanziare attività caritative e di supporto a chi ha bisogno. I fondi di beneficenza sono quindi “immuni” dalle speculazioni e dai rialzi o ribassi delle quotazioni e semmai non dovessero rendere in termini di interessi, non si tradurranno mai in una perdita perché saranno serviti a realizzare delle importanti attività umanitarie.

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