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La responsabilità sociale al potere con le B Corp: una nuova forma di capitalismo?

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Messaggio  0000724755 Lun Apr 04, 2016 9:11 am

In Europa l’idea di una valorizzazione della responsabilità sociale d’impresa risale al Libro Verde del 2001, e le istituzioni europee ne sono state le principali promotrici per lungo tempo nel nostro continente.

Ad apportare una innovazione a mio parere degna di nota in materia sembra in questo momento essere stata proprio l'Italia: dopo l’introduzione nel 2006 delle startup innovative a vocazione sociale, sono state inserite nell’ordinamento italiano con la legge di stabilità per il 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208) le cosiddette Società Benefit, che sembrano comportare un superamento della responsabilità sociale d'impresa come tradizionalmente intesa: si tratta di società, come chiarito ai commi 376-384, “che nell'esercizio dell'attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune, indicate specificatamente nell'oggetto sociale, e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”.

Tali società possono inserire accanto alla denominazione sociale la dicitura “Società Benefit” o l'abbreviazione “SB”, e poi utilizzarla nei titoli emessi, nella documentazione e in tutte le comunicazioni ai terzi; inoltre, queste sono tenute a inserire nell’oggetto sociale le finalità di beneficio comune o di riduzione delle esternalità negative che nello specifico intendono perseguire, e nell’amministrazione è necessario bilanciare l’interesse dei soci con tali finalità e con gli interessi degli stakeholder, individuando uno o più soggetti responsabili.
Ogni anno le Società Benefit sono tenute a pubblicare una relazione, allegata al bilancio e pubblicata sul sito internet della società, che includa la descrizione degli obiettivi, delle modalità e delle azioni attuati, la valutazione dell’impatto generato, nonché gli obiettivi che ci si è prefissati per l’esercizio successivo; tutto questo deve essere riportato secondo uno standard di valutazione esterno esauriente e articolato, sviluppato da un ente non controllato o collegato alla Società Benefit, credibile in quanto competente in materia, ed effettuato con un approccio scientifico multidisciplinare, garantendo trasparenza riguardo sia ai metodi utilizzati che all’indipendenza e all’assenza di conflitti di interesse.

L’idea delle cosiddette B-Corp è nata negli Stati Uniti, e l’Italia è il primo paese al mondo fuori da questi ad averla introdotta a livello giuridico; B-Lab, la società che si occupa negli USA del rilascio di questo tipo di certificazioni individua come caratteristiche delle Società Benefit il voler guidare il cambiamento, la differenziazione dai concorrenti, la possibilità di attrarre investimenti e talenti. Spingendoci oltre, potremmo sostenere che l'ambizioso scopo di queste società sia il dare il via ad un nuovo modo di concepire l'impresa: infatti i manager delle SB sono autorizzati ad agire nell'ottica di un positivo impatto sociale o ambientale anche se questo dovesse ridurre i profitti.

Riassumendo, il metodo utilizzato ricorda molto il bilancio sociale, ma se possibile configura allo stesso tempo una "mutazione genetica" che parte dalla CSR, ma vuole andare oltre: la responsabilità sociale d'impresa tradizionale incorpora sì gli interessi sociali ed ambientali, ma l'attività principale rimane quella economica (tanto da rimanere alto il rischio di utilizzo della RSI come una mera strategia economica e di mercato, promozionale di un’immagine per dirla in inglese “green”, teleologicamente utile a tutelare la propria reputazione piuttosto che a integrare realmente le preoccupazioni sociali, come invece suggerisce la definizione di CSR contenuta nel Libro Verde della Commissione Europea).
La sfida proposta dalle B - Corp è infatti quella di un riavvicinamento tra il fare impresa e la società che va oltre una semplice (e residuale) integrazione di preoccupazioni sociali, andando attivamente ad inserire nelle ragioni d'essere di un'impresa la partecipazione a percorsi di innovazione sociale, anche attraverso l'uso virtuoso della tecnologia.

L'esiguo numero di queste esperienze nel nostro ordinamento (sono infatti una decina in tutto, delle quali è possibile citare D-Orbit, Fratelli Carli, Nativa, Treedom) impedisce per il momento un giudizio fattuale completo ed esauriente, e ci costringe a rimanere per lo più nell’astratto ambito delle norme.
Certo è che un approccio simile è un'evoluzione, se così si può dire, della filosofia della RSI che si propone come alternativa tanto alle imprese for profit che al vasto e variegato mondo del non profit.

La Harvard Business Review si esprime sul tema in questi termini:
"Un nuovo settore dell'economia sta emergendo. Si chiamano B - Corp e sono tanto potenti da ridisegnare il futuro del capitalismo".

Voi cosa ne pensate, le Società Benefit possono rappresentare un'opportunità per creare un capitalismo dal volto più umano?

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La responsabilità sociale al potere con le B Corp: una nuova forma di capitalismo? Empty SB: nuove possibilità

Messaggio  0000723281 Mar Apr 05, 2016 10:07 am

Ritengo l'argomento molto interessante: sia perché ha coinvolto la normativa italiana recente (legge 28 dicembre 2015, n. 208), sia perché i tipi di società in questione potrebbero influenzare l'economia moderna, se non cambiarla radicalmente.
Anzitutto, le SB ( mi limiterò a citarne la sigla presupponendo che chi sta leggendo abbia letto e compreso l'argomento) hanno grande potenzialità evolutiva in campo economico: come già detto, abbattono il muro tra interesse imprenditoriale e interesse sociale. Questo non è un dettaglio da poco, soprattutto se si pensa che ci troviamo in un sistema economico prettamente capitalistico, dove è l'interesse personale che la fa da padrone e muove il mercato e, di conseguenza, la società. Con le SB il dogma del capitalismo viene, almeno in parte, "spezzato": di fatto, pongono l'accento sull'impegno sociale e l'utilità comune. Se ci pensiamo bene, già le società cd. non-profit avevano varcato tale soglia ma, a differenza delle SB, si ponevano fuori dalla logica capitalistica. Le SB, invece, rappresentano, a mio parere, un ulteriore passo avanti: sono società capitalistiche volte a realizzare, oltre al proprio interesse, quello comune. Non a caso ho voluto sottolineare l'espressione "oltre al proprio interesse": questo perché altrimenti non ci sarebbero più differenze tra le SB e le società non-profit. Ci troviamo davanti ad una nuova generazione di imprese che, oltre a voler realizzare il maggior profitto possibile, vogliono raggiungere i loro obbiettivi nel rispetto dell'ambiente e della società, o proteggendoli o migliorandoli con la propria attività. Per cui, sì: le SB potrebbero concretamente dare vita ad un capitalismo, per così dire, "più umano".
Tuttavia, ritengo si debba fare una piccola analisi della situazione italiana, confrontandola, inevitabilmente, col già avviato sistema americano. Negli USA le B-corporation devono apportare, in concreto, benefici sia alle persone che all'ambiente. Molto interessante è il metodo attraverso cui vengono effettuati i controlli sui reali benefici realizzati: anzitutto, sono gli stessi azionisti a determinare se la società ha raggiunto gli obbiettivi prefissati o meno, sia quelli economici che ambientali e sociali. Nel caso la questione sia controversa, per legge, la società si deve rivolgere ad un giudice, il quale deciderà, attraverso analisi fattuale e di dati messi a disposizione della B-corporation. Inoltre, attraverso la pubblicazione di un benefit report annuale, i clienti ricevono informazioni sulle modalità di azione della benefit corporation e sui risultati raggiunti. I clienti dovranno poi, attraverso modalità predefinite, esprimere un proprio giudizio, che influenza sia scelta del giudice che quelle degli azionisti. Per cui ci troviamo in un sistema con doppio giudizio di valutazione dell'operato: quello degli azionisti (o del giudice) e il "feedback" dei clienti, che rende molto più veritiera l'analisi. Tale sistema sembra molto affidabile e offre una garanzia, il giudizio dei clienti, molto forte.
Gli USA hanno regolamentazioni diverse delle B-corporation in ogni stato, con sezioni del governo nazionale appositamente formate per il loro controllo. Il mio dubbio è: l'Italia sarà in grado di attuare un sistema similmente efficiente o assisteremo, ancora una volta, ad uno spreco di risorse ed opportunità?

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