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Codici etici: disciplina dei rapporti di lavoro.

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Messaggio  0000727567 Mar Apr 19, 2016 9:11 pm

A discapito del fatto che non vi è una disciplina circoscritta e ben delineata dei codici etici in merito alla regolamentazione dei rapporti di lavoro e alla costituzione di una cultura aziendale responsabile, è necessario sottolineare l'importanza di tale strumento per migliorare la relazione tra le imprese e per favorire le condizioni di lavoro in modo da prevenire fenomeni di dumping sociale. Sicuramente risulta difficile tracciare i confini del codice etico ma è possibile ,al giorno d'oggi, fare una suddivisione in base alla fonte, all'oggetto e alla finalità. A mio parere è interessante analizzare il codice etico in riferimento alla fonte; viene fatta la ripartizione, infatti, tra codici esterni e codici interni. La differenza più incisiva è in relazione alla omogeneità dei codici esterni , che rappresentano modelli uniformi e affiancano norme nazionali, e l'eterogeneità dei codici interni, che risultano essere documenti sottoscritti da un'impresa in maniera spontanea raggruppanti decine di norme. Nella maggior parte dei casi ciò che si può rischiare è di sottostimare i codici interni rispetto ai codici esterni , poiché i primi sono formulati sulla base di criteri puramente personalistici. A questo proposito non si rischia forse di rendere i codici etici interni un mero strumento di marketing, dato che non vi è la possibilità di controllo da parte di un'autorità intergovernativa?

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Messaggio  0000726555 Mar Apr 19, 2016 9:43 pm

Come sosteneva Thomas Hobbes nel Leviatano <<la validità dei patti non comincia se non con la costruzione di un potere civile, sufficiente a costringere gli uomini a mantenerli >>. Facendo riferimento ai codici etici, consideriamo la possibilità per le imprese di utilizzare a loro favore questo strumento per regolare il rapporto fra i soggetti interni dell’impresa. Per quanto riguarda il contenuto del codice interno, esso riporta quelli che sono i valori su cui si fonda la cultura dell’impresa e i comportamenti a cui devono attenersi tutti i dipendenti ma si riferisce anche ai principali interlocutori esterni. Quella dei codici interni è una categoria molto ampia: si passa dalla <<mission>>, al <<credo aziendale>> e infine al <<codice di condotta in senso stretto>>. Per fornire al codice interno un grado accettabile di effettività devono esserci tre condizioni: pubblicità delle norme, controllo della loro applicazione ed esistenza di un apparato sanzionatorio.

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Messaggio  723827 Mer Apr 20, 2016 6:31 pm

Il codice etico è sicuramente uno strumento importante per l'impresa che mira a responsabilizzarsi dal punto di vista sociale in quanto all'interno di questo si trovano i comportamenti corretti che lavoratori, amministratori e chiunque sia diretto responsabile dell'impresa. Da questo punto di vista il Consiglio di Amministrazione dell' Eni ha ritenuto di sostanziale importanza definire con chiarezza i valori e i principi che guidano l’azione dell'impresa, all’interno e all’esterno del perimetro societario, per garantire che tutte le attività aziendali siano svolte nell’ osservanza delle norme di riferimento, in un quadro di concorrenza leale, onestà, integrità, correttezza e buona fede, nel rispetto dei legittimi interessi di tutti gli stakeholder con cui Eni abitualmente entra in relazione: azionisti, dipendenti, fornitori, clienti, partner commerciali e finanziari, comunità locali e istituzioni dei Paesi in cui Eni opera. Tutti questi valori si trovano all'interno del Codice Etico approvato nel 2008. È impegno di tutti coloro che lavorano per Eni osservare e fare osservare i principi del Codice, che riveste un ruolo di importanza fondamentale per l’efficienza, l’affidabilità e la reputazione di Eni, patrimonio decisivo per il successo dell’impresa e per il miglioramento del contesto sociale in cui Eni opera. In nessun modo la convinzione di agire a vantaggio di Eni può giustificare l’adozione di comportamenti in contrasto con questi principi. Con specifico riferimento ai temi di governo societario, il Codice contiene un richiamo alle principali regole di Corporate Governance contenute nel Codice di Autodisciplina delle società quotate, cui Eni aderisce, valorizzando i rapporti con gli azionisti e il mercato e definendo i principi generali da seguire nella diffusione delle informazioni societarie e nei rapporti con i media. L'impegno di Eni è ulteriormente sottolineato dalla creazione di un “Team di Promozione del Codice Etico‘. Il Team ha il compito di favorire la conoscenza e facilitare l’attuazione del Codice, fornendo ogni strumento conoscitivo per la sua interpretazione e attuazione, promuovendo iniziative differenziate a seconda dei vari stakeholder coinvolti e destinate, tra l’altro, a stimolare osservazioni sul Codice, affinché questo possa essere sempre aggiornato alla sensibilità della realtà sociale in cui Eni opera.

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Messaggio  363220 Gio Apr 21, 2016 10:57 pm

Importantissimo è il codice etico aziendale, tanto che può essere definito come la "carta costituzionale"  dell' impresa in quanto va a delineare e mettere nero su bianco diritti e doveri morali e va a puntualizzare le responsabilità etiche e sociali di dirigenti e dipendenti.
La struttura ed il contenuto è variabile anche se è possibile individuare punti ricorrenti in praticamente tutti i codici quali i principi etici generali che raccolgono la missione imprenditoriale ed il modo più corretto di realizzarla, le norme etiche per le relazioni dell’impresa con i vari stakeholder, gli standard etici di comportamento ed anche le sanzioni interne per la violazione di quanto stabilito dal codice.
Tuttavia molti sono scettici riguardo l' effettivo impatto del codice etico sulla realtà concreta: anche se sono solitamente previsti di strumenti di attuazione come il comitato etico non è raro imbattersi in casi nei quali questo rimane lettera morta e ciò non può che ingenerare la falsa credenza che tali strumenti siano, in realtà, quasi totalmente privi di utilità, praticamente una "lancia priva di punta" della rsi.

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Messaggio  0000724030 Mar Apr 26, 2016 7:22 pm

Attenzione particolare merita il settore bancario. La maggior parte degli istituti di credito, sopratutto i più importanti si sono dotati di un’apposita sezione che si occupa interamente di Responsabilità Sociale d’Impresa, Codice Etico, policy e certificazioni, Bilancio Sociale, attenzione al dialogo con gli stakeholder, comunicazione interna e formazione. Questo soprattutto dopo alcuni scandali degli anni ‘90 come quello dei Bond argentini, e i casi Cirio e Parmalat, ma anche per le forti pressioni nei confronti del coinvolgimento degli istituti bancari in affari non sempre coerenti con le loro politiche di sostenibilità sociale, come nel caso del finanziamento alla produzione e al commercio di armi. . Favorire un controllo attivo dei cittadini sull’operato delle banche riguardo al commercio delle armi promuovendo un’azione di pressione sugli istituti di credito affinché definiscano e attuino precise direttive in merito al finanziamento e all’appoggio al commercio di armi è l’obiettivo principale dell'iniziativa. La campagna - grazie anche alle numerose adesioni dai vari settori della società civile - è riuscita a far pressione su buona parte degli istituti di credito italiani portandoli a definire direttive più trasparenti e rigorose e, in alcuni casi, a sospendere del tutto i servizi al commercio di armi.Recentissimo il gruppo di lavoro “Banche e Società Civile” del progetto Science for Peace promosso dalla Fondazione Umberto Veronesi che ha come compito quello di definire e diffondere un codice di responsabilità del settore bancario nei confronti del finanziamento all’industria delle armi.Anche l’iniziativa “Vizi capitali” - promossa da diverse associazioni e media alternativi italiani - mira a monitorare i comportamenti degli istituti di credito, dal commercio di armi ai grandi progetti infrastrutturali, talvolta destinati a compromettere per sempre l’ecosistema, dal nucleare ai processi di privatizzazione del servizio idrico, il comportamento delle banche ha ricadute sociali pesantissime.

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Messaggio  0000726593 Sab Apr 30, 2016 3:20 pm

Come è stato ripetuto più volte, il codice etico, è la cosiddetta "Carta Costituzionale” dell’impresa, cioè una carta dei diritti e dei doveri morali, che definisce la responsabilità etico-sociale di ogni partecipante all’organizzazione aziendale. Dato che si pone come una guida pratica dell’agire imprenditoriale, assume un ruolo strategico per l’impresa: il codice etico diventa uno strumento per prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell’azienda. Nel documento vanno esplicitati dunque i valori su cui si fonda l’attività produttiva, le responsabilità verso ciascuna categoria di stakeholder con i quali l’azienda è intenzionata ad assumere degli obblighi morali, la specificazione delle direttive aziendali in materia di condotta dell’etica negli affari e delle vere e proprie norme di comportamento per i dipendenti.

Per quanto riguarda i comportamenti irresponsabili, l’adozione di principi etici ai fini della prevenzione dei reati considerati nel D.Lgs. 231/2001 costituisce un elemento essenziale del sistema di controllo preventivo. Questi principi sono molto importanti per la prevenzione dei problemi correlati alla responsabilità amministrativa per le aziende.

Secondo il decreto numero 231: i codici etici sono “documenti ufficiali dell’ente che contengono l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità dell’ente nei confronti dei “portatori d’interesse". E tali codici mirano a “raccomandare, promuovere o vietare determinati comportamenti, indipendentemente da quanto previsto a livello normativo, e possono prevedere sanzioni proporzionate alla gravità delle eventuali infrazioni commesse”. Secondo questo decreto, dunque, il codice etico dovrebbe essere formulato in relazione, da un lato, alla generalità delle fattispecie di reato doloso, dall’altro ai reati a tutela della salute e sicurezza sul lavoro e dell’ambiente.
È qui proposta una struttura di codice che non è vincolante e può costituire una porzione di un più ampio codice etico eventualmente esistente. Questa struttura è rappresentata da una serie di regole comportamentali cui i destinatari devono attenersi nei rapporti con diversi interlocutori, tra i quali è dato maggiore importanza alla Pubblica Amministrazione sia italiana che straniera e ai pubblici dipendenti. E in considerazione dell’estensione della responsabilità amministrativa prevista dal decreto 231 a numerose altre fattispecie di reato, l’ente deve valutare, con riguardo ad ogni singola fattispecie di reato cui si applica il decreto 231, quale sia il rischio specifico per aver commesso quel determinato reato ed introdurre principi etici ad hoc.

Tuttavia, il decreto del 2001 non si sofferma solo sui comportamenti che un soggetto deve tenere, ma riguarda anche comportamento da tenere in relazione alle attività a possibile impatto ambientale. Il Codice etico, infatti, deve enunciare chiaramente l’impegno dei vertici aziendali a rispettare la legislazione in materia ambientale e ad attuare misure preventive per evitare, o quantomeno minimizzare, l’impatto ambientale. La condivisione di questi valori va estesa anche ad altri soggetti estranei alla compagine aziendale, legati all’impresa da rapporti negoziali, mediante clausole contrattuali specifiche.

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