RSI
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

+2
0000723313
0000722807
6 partecipanti

Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000722807 Mer Apr 13, 2016 3:20 pm

ricercando in internet, mi sono imbattuta in un'intervista rilasciata da Maurizio Petriccioli, segretario confederale della CISL alla guida del Dipartimento di democrazia economica, economia sociale, fisco, previdenza e riforme istituzionali, intitolata proprio "Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso?".
in esso si afferma infatti che Il sindacato, infatti, ha un rilevante ruolo nelle pratiche di RSI poiché è il soggetto che negozia con l’impresa i progetti di welfare rivolti ai dipendenti, partecipa alle trattative per la regolamentazione nazionale e internazionale, è protagonista dei processi di dialogo tra imprese e società civile come l’EU Multi-Stakeholder Forum on CSR.
innanzitutto, si pone l'accento sulla dimensione contrattuale della RSI, ritenendo che non bastano comportamenti positivi da parte dell'impresa, ma è invece necessario che essa implementi strategie frutto di un costante dialogo tra le parti sociali, in modo tale da stabilire obiettivi e criteri di valutazione .
la nuova sfida con cui deve imbattersi il sindacato, come si ribadisce, è quello di superare la contrattazione nazionale con l'obiettivo di accordi internazionali, proprio perchè ci troviamo in una situazione dove gli scambi sono internazionali e di cnseguenza anche le regole che li disciplinano devono essere internazionali.
inoltre, si fa presa anche sul ruolo dei cittadini, i quali dovrebbero essere spinti a scegliere ed incentivare le imprese socialmente responsabili, aquistando i loro prodotti ed utilizzando i loro servizi: anche sotto questo profilo entra in gioco l'importnaza della contrattazione nella RSI, che ha la funzione, tra le altre, di abbattere molto gli oneri a carico dei cittadini per ottere le informazioni sulle imprese più meritevoli, proprio perchè l'ottenere una "buona reputazione" è uno dei fattori che spinge un'impresa a stipulare accordi su questioni sociali e ambientali.
infine, emerge anche il forte ruolo di spinta dato dalle istituzioni europee alla contrattazione tra le parti sociali a livello internazionale.

tra le varie domanda-risposta, cito in modo particolare:
1. Secondo lei qual è il ruolo del sindacato in relazione della RSI? Cosa può fare per promuoverla? Vi è un legame tra RSI. e contrattazione?
La responsabilità sociale dell’impresa deve interessare il sindacato e deve essere incorporata all’interno dei processi contrattuali. Ma di quali processi contrattuali? La mia risposta è che la pretesa di ingabbiare, regolare o codificare i comportamenti “sociali” dell’impresa, all’interno dei processi contrattuali nazionali è limitata e perdente. Limitata perché l’impatto sociale dell’impresa, come abbiamo visto, assume dimensioni internazionali. Perdente, perché le imprese perché l’evoluzione tecnologica e dei processi commerciali consente all’impresa di spostarsi da un Paese all’altro ricercando le migliori convenienze di natura fiscale e di diritto del lavoro, vanificando le regole poste con la contrattazione nazionale o aziendale di prossimità o regionale. Siamo immersi dentro una competizione globale che coinvolge anche il mondo del lavoro ma siamo sprovvisti di regole del lavoro globali. Con la conseguenza che l’impresa locale che accetta di essere “socialmente responsabile” spesso si trova a soccombere di fronte alla concorrenza di “imprese socialmente irresponsabili”. Per questo occorre una “globalizzazione delle regole”, dei codici e dei comportamenti, anche di quelli liberamente e volontariamente assunti dall’impresa.
2. Secondo lei, in Italia vi è un buon sviluppo della RSI? Sono numerose le imprese che hanno pratiche responsabili serie e strutturate? Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione? Può fare esempi virtuosi?
No, in Italia, così come in Europa e nel mondo, non c’è ancora un buono sviluppo della RSI.
Non dobbiamo nasconderci, infatti, che molte imprese che si sono approcciate alla RSI hanno fatto non per convinzione ma per prevenire rischi o danni legati all’immagine della condotta aziendale. Le imprese che hanno intrapreso i percorsi di responsabilità sociale più interessanti sono quelle in cui i consumatori hanno avuto la possibilità di conoscere e di controllare l’intera filiera del processo produttivo e commerciale (Nike, Adidas ecc.), o nelle quali i consumatori stessi hanno assunto la qualità di soci.
Ma i consumatori compreranno i prodotti più sostenibili? Premieranno sempre le imprese che più seriamente adottano comportamenti di responsabilità sul piano sociale e ambientale? Agire sul versante del consumo responsabile, per il sindacato, significa ricercare una rinnovata alleanza con i consumatori e che inglobi sempre di più nelle sue strategie contrattuali e nella sua sfera di attenzione strumenti quali il bilancio sociale, il marketing, l’attenzione verso profili “extracontrattuali” quali l’ambiente, il fisco, la previdenza, il welfare aziendale.
Ecco che abbiamo bisogno di sostenere l’impresa responsabile non solo dal lato del consumo dei beni e servizi prodotti ma anche da quello del finanziamento dei suoi processi produttivi, il che ci porta a considerare il secondo versante d’azione che è quello dell’investimento responsabile. In un’epoca in cui gli scandali finanziari sono all’ordine del giorno ed il capitalismo fatica a trovare una nuova rotta, la responsabilità sociale dell’impresa può “pagare”, anche in termini di nuove opportunità per le imprese, anche dal lato “finanziario”. Lo sviluppo della “finanza etica” tramite i fondi comuni dedicati e l’investimento socialmente responsabile dei fondi pensione possono generare “valori” e nuove leve competitive importanti anche dal lato delle opportunità di “capitalizzazione” e di finanziamento delle imprese.

voi cosa ne pensate quindi? confused

0000722807

Messaggi : 17
Data d'iscrizione : 04.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000723313 Gio Apr 14, 2016 5:58 pm

In ordine alla prima domanda rivolta a M.Petriccioli, mi sento in parte di convenire e in parte di dissentire. Per quanto riguarda la prima parte (quella di convenire), sono anch'io dell'avviso che la contrattazione collettiva non è (forse) la miglior risposta che si possa dare alla CSR, a partire dal fatto che un eventuale recepimento degli elementi di cui si compone quest'ultima da parte del contratto collettivo (nazionale di categoria, volendo fare un'ipotesi) rappresenterebbe la "giuridificazione" (anche se solo a livello di Diritto comune) di un orientamento culturale (quale la CSR) che vede proprio nel carattere della volontarietà (ergo non in quella della sua vincolatività giuridica) uno dei suoi più grandi punti di forza. Effettivamente, a ben vedere, le imprese potrebbero risultare (potenzialmente e paradossalmente) scoraggiate, anziché motivate, da una "imposizione" unilaterale (contrattuale) di standard e di pratiche ulteriori rispetto a quelle previste dalla norma di legge, e quindi indotte (se pur indirettamente e involontariamente) a cercare nuovi orizzonti. Per quanto riguarda la seconda parte (quella di dissentire), credo invece che le imprese, una volta sbarcate sul mercato globale, non necessariamente debbano risentire negativamente dell'essere dispensatrici di CSR, soprattutto nei confronti delle grandi imprese che socialmente responsabili non sono. Infatti, alcuni studi sembrano dimostrare che gli occhi del mercato si stiano facendo sempre più attenti, cercando quindi di "premiare" quelle imprese che hanno maggior rispetto dell'ambiente in cui operano e dei soggetti con i quali interagiscono.
In ordine alla seconda domanda, invece, sono (tutto sommato) d'accordo, soprattutto con la necessità di un potenziamento e di una maggiore diffusione della finanza etica.

0000723313

Messaggi : 8
Data d'iscrizione : 30.03.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000723023 Ven Apr 15, 2016 11:05 am

Leggendo l'intervista a Maurizio Petriccioli, ho notato che, sostanzialmente, sono due i punti su cui ha egli stesso premuto di più nel rispondere alle domande del giornalista.
Innanzitutto, si nota subito come egli rifiuti l'idea di un meccanismo di RSI "cristallizzata" nei contratti collettivi nazionali, in quanto, come afferma lui stesso, "la contrattazione collettiva di livello nazionale difficilmente può costituire un argine nei confronti di imprese multinazionali che operano su uno scacchiere più ampio di quello “controllabile” dai processi contrattuali collettivi nazionali". Egli, dunque, sembrerebbe quasi propugnare per un tipo di contrattazione collettiva "globale", un livello che si adatti effettivamente a quello che è l'estensione ed il raggio di applicazione delle singole imprese. E' solamente in questo modo che si possono creare atti scritti adatti ad essere rispettati da tutti (o, meglio, dalla maggior parte) dei colossi aziendali.
In secondo luogo, è lo stesso Petriccioli che afferma che, di base, "Non posso imporre ad un’impresa di assumere obbligatoriamente comportamenti socialmente responsabili e di aderire a regole internazionali ma posso, una volta che essa volontariamente ha aderito a dei codici e a delle regole di condotta controllarla, agire con incentivi e disincentivi reputazionali, sanzionare chi dichiara il falso, alterando la concorrenza sul mercato.". Ciò sta a significare che, anche in prospettiva futura, potrebbero essere messi per iscritto dei "codici di condotta" globali, posti in essere in contratti collettivi di pari livello, a cui le singole multinazionali possono aderire volontariamente (tratto caratteristico delle politiche di RSI), ma i quali, una volta entrate, si ritrovano "vincolate" a rispettarli pedissequamente, pena la applicazione di sanzioni a loro carico.
Credo che, questi, siano effettivamente due modi abbastanza efficaci per poter cercare di sviluppare (ulteriormente) le politiche di RSI, tramite appunto il coinvolgimento di una contrattazione collettiva nuova, in ascesa: quella di livello globale, appunto.
Evidentemente, a quanto sembra, il solo volontarismo della RSI non basta per permetterle un seguito maggiore. Per questo si tenta di "cristallizzare" tali politiche in atti scritti. Ma chiedo a Voi (anche qui, così come ho precedentemente fatto in un altro post all'interno del forum): eliminando, sempre in prospettiva futura, il tratto caratteristico della volontarietà dalla responsabilità sociale di impresa, non si rischierebbe di snaturarla del tutto?  

0000723023

Messaggi : 30
Data d'iscrizione : 04.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000730354 Mar Apr 19, 2016 7:56 am

Mi trovo ad essere in parte d'accordo e in parte in disaccordo circa quanto sostenuto da Maurizio Petriccioli. Parto dal presupposto che, la sfera di incidenza eventuale della contrattazione collettiva in materia di RSI, è molto limitata date le uniche possibilitá di influenzare il rapporto datore di lavoro-lavoratore e di incidere sulla gestione aziendale soltanto in via eventuale e microscopica (con i contratti gestionali aziendali), rimanendo pieno il potere decisionale dell'imprenditore a livello di gestione aziendale. E proprio il potere decisionale dell'imprenditore, si configura come il centro di destinazione delle politiche di RSI.
Il mio dissenso è forte rispetto al carattere "perdente" della pretesa di codificare comportamenti socialmente responsabili dell'impresa nel processo di contrattazione collettiva.
Petriccioli, in particolare, offre due argomenti a sostegno di questa tesi: da una parte la condizione di assenza di una regolamentazione uniforme e sistematica sul piano internazionale, sulla quale insiste, dall'altra, la pacifica possibilitá per un'impresa, laddove questa sia vincolata all'assunzione di condotte socialmente responsabili, di spostarsi da una paese all'altro alla ricerca di costi d'impresa minori.
Questo secondo elemento, in particolare, non mi convince affatto: se da una parte si può sicuramente confermare la pacifica possibilitá di spostamento, dall'altra non si può non rilevare il carattere comunque "vincente" della contrattazione, dal momento che impone un elevato costo all'impresa e una notevole conseguenza indesiderata a priori. Quindi se da una parte il rischio è di disincentivare la produttivitá su ampissima scala, dall'altra, la contrattazione collettiva in materia di RSI si configura, a mio avviso, limitata e vincente, nella misura in cui la responsabilizzazione a livello sociale dell'impresa si configuri come obiettivo prioritario. Per poter neutralizzare questo elemento di rischio, si rende necessaria l'incentivazione pubblica, proprio per ammortizzare questa potenziale negativitá.
Concordo poi sulla restante parte dell'intervista, in particolar modo sulla necessitá di globalizzazione delle politiche di RSI.
Rispondendo poi a 000073023, riguardo al legame tra volontarietá e natura della RSI, ritengo che la questione possa essere spiegata in senso economicistico: la "natura" della RSI, si configura come un concetto relativo al sistema economico nella quale è inserita. Motivo per cui una RSI obbligatoria in un sistema capitalistico, sarebbe sí, una soluzione innaturale, in quanto incapace di conciliare l'apoteosi del profitto con la solidarietá sociale. Ma in un'economia post capitalistica (nel senso di un mercato solidaristico descritto da Paul Mason), l'obbligatorietá della RSI sarebbe sicuramente naturale rispetto alla finalizzazione del mercato ad obiettivi di solidarietá sociale.
Ti rigiro la domanda, sicuro che tale passaggio non sia sintomo di un esteso e radicale cambiamento macroeconomico?

0000730354

Messaggi : 18
Data d'iscrizione : 01.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000723023 Mar Apr 19, 2016 5:23 pm

Soffermandomi sul concetto della "RSI snaturata", già nel post precedente (ed altrove, nonchè grazie al dibattito avuto con altri colleghi sempre su questo forum), sono già giunto alla conclusione che, effettivamente, una RSI regolata in tal senso deve, quasi, necessariamente esserci. Dico "deve necessariamente" tenendo in considerazione diversi aspetti:
  - anzitutto, il fatto che, in tal modo, si riuscirebbe ad "unificare" tutte le diverse politiche di RSI una volta per tutte, andando finalmente a considerarne una e una sola, incanalata all'interno di un unico filone di pensiero comunemente ideato, evitando contestualmente il rischio che tante singole RSI, una appartenente ad ogni singola impresa operante a livello internazionale e non, portino al problema della autoreferenzialità, per il quale ogni singola impresa risponderebbe solo ed esclusivamente a sè stessa, "rinchiusa nel suo mondo di valori che, in mancanza di un riscontro con la realtà esterna, potrebbero anche rivelarsi errati", così come ho scritto all'interno della discussione sulla Direttiva 2014/95/UE nel Gruppo 1;
  - oltre ciò, ad un livello più nazionale, credo che una soluzione del genere finisca per essere considerata come necessaria anche (e soprattutto) a causa della cattiva mentalità spesso diffusa tra gli italiani; mentalità che, da sola, difficilmente porterebbe all'adesione autonoma e volontaria alle politiche di responsabilità sociale d'impresa (nonostante l'esempio della certificazione SA8000, molto diffusa nel nostro Paese, tanto da essere il primo al mondo per numero di imprese che sono riuscite ad ottenere un'attestazione simile); di base, proprio per combattere questi problemi di mancata adesione volontaria, sono già state poste in essere numerosissime iniziative mirate ad incentivare le singole imprese a comportarsi quanto più possibilmente responsabili. Evidentemente, gli incentivi non riescono a ricoprire la totalità delle aziende: da qui l'idea di una RSI legificata, che riesca a rendersi quanto più "accattivante" possibile, corroborata anche da un apparato sanzionatorio adatto (ad es., un misto tra sanzioni penali ed "economiche", dettate, queste ultime, dal caso della c.d. "cattiva pubblicità" che, in sostanza, farebbe perdere clienti preziosi alle imprese).

Quando, nel post precedente, ho chiesto appunto a Voi se, venendo meno il volontarismo, si snaturasse del tutto la RSI, intendevo non tanto l'insieme delle politiche corrispondenti ad essa (perchè, come abbiamo appena visto, tramite una legificazione in tal senso esse ne uscirebbero assolutamente rafforzate), quanto proprio la RSI ontologicamente considerata: in altri termini, la RSI in quanto, appunto, RSI. Il mio dubbio sulla questione riguardava il fatto che (perdonate la ripetitività), togliendole quella caratteristica essenziale e, conseguentemente, trasformandola in legge, appunto, si finisca per non parlare più di responsabilità sociale di impresa ma, appunto, di mera norma (o, meglio, insieme di norme) applicabili non più discrezionalmente da parte delle imprese stesse. Contestualmente, da un lato si andrebbe a rovesciare e rendere nullo quanto già detto dal Libro Verde (in cui si parla di "integrazione volontaria") e, dall'altro, verrebbe meno anche il carattere "ausiliario" posseduto dalla RSI stessa.
Ma evidentemente, ricollegandomi al punto due di cui sopra, si nota facilmente come, proprio dal momento che risulta difficile cambiare la mentalità, il modo di pensare, dei soggetti operanti, sembra essere necessariamente questo il prezzo che la responsabilità sociale di impresa si trova costretta a pagare per poter ottenere (relativamente potenzialmente) più consensi.

0000723023

Messaggi : 30
Data d'iscrizione : 04.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty RSI e contrattazione collettiva in Italia

Messaggio  0000723074 Mar Mag 10, 2016 10:27 am

Dopo aver letto l'intervista rilasciata da Maurizio Petriccioli, mi trovo ad essere d'accordo con quanto affermato da 0000723313 per ciò che riguarda la risposta alla prima domanda rivolta al segretario confederale della CISL.
In ordine alla seconda risposta vorrei sottolineare che, certamente non c'è ancora un ottimo sviluppo della RSI in Italia, ma sono stati fatti grandi passi avanti.
Infatti, nel corso degli ultimi dieci anni, sono stati firmati in Italia una serie di importanti accordi collettivi sulla RSI a livello nazionale e aziendale, con l'obiettivo di migliorare la qualità delle leggi nazionali e il sistema della contrattazione collettiva su temi quali le pari opportunità, la formazione, la salute e la sicurezza.
Alcuni tra gli accordi più importanti siglati sulla RSI sono stati, a livello nazionale, nel settore bancario e in quello conciario e, a livello aziendale, nei gruppi Gucci ed Enel.
Per quanto riguarda gli ultimi due, nel 2009 Enel, la più grande società elettrica d'Italia, e i sindacati hanno firmato un accordo sulla Responsabilità Sociale, che prevede iniziative in aggiunta a quelle previste dalla legge e dal contratto nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, pari opportunità e gestione della diversità, e, nello stesso anno, un accordo sulla Responsabilità Sociale è stato firmato tra i sindacati e l'Eni, la compagnia petrolifera e del gas.
Invece, gli aspetti principali dell'accordo firmato nel 2004 tra i sindacati e il gruppo Gucci sono:
-l'introduzione delle certificazioni SA 8000 e SA 14000 in tutta la catena di fornitura, comprese le subappalto;
-l'istituzione di un comitato, composto da rappresentanti dei lavoratori e dal management, aperto anche agli azionisti.
Inoltre, nel marzo 2013, il governo italiano ha approvato un piano d'azione nazionale in materia di RSI, promettendo di convocare un Forum multilaterale sulla RSI e di preparare un piano per l'attuazione dei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani nelle aziende italiane, e nella stesura del piano d'azione sono stati consultati i sindacati.
Per quanto concerne il ruolo di quest'ultimi, uno degli obiettivi della CISL è proprio quello di aumentare la consapevolezza del nesso tra RSI, democrazia economica e partecipazione dei lavoratori nelle governance delle imprese, in quanto la RSI, correttamente intesa, non è semplicemente uno strumento, ma una precisa politica sociale, economica e culturale.

0000723074

Messaggi : 13
Data d'iscrizione : 03.05.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Nesso fra sindacati, contrattazione e RSI

Messaggio  725283 Gio Mag 12, 2016 10:57 am

Questa intervista è un ottimo condotto per aprire nuove riflessioni e discussioni sul tema: in particolar modo, vorrei soffermarmi su quando detto da Maurizio Petriccioli a riguardo del carattere globale che tale fenomeno assume. Concordo, purtroppo, quando afferma che in nella competizione globale ricorrere a politiche sostenibili di RSI non costituisce ancora un vantaggio per le imprese che le adottano, in quanto i costi implicati li rendono più facilmente vittime della prepotenza delle imprese irresponsabili, che possono trarre inevitabili vantaggi dalla volontarietà e non vincolatività di tali strumenti. Se il contesto d'azione è quindi sempre più ampio e non erroneamente definibile come globale, allora anche le azioni di risposta dovranno attenersi ad un raggio globale di intervento. A mio avviso, si dovrebbe fare leva sull'efficacia delle cosiddette "sanzioni sociali", ovvero sull'effetto di vergogna sociale che incombe sulle imprese irresponsabili quando i loro comportamenti lontani dall'etica e dalla responsabilità vengono alla luce dell'opinione pubblica. Un possibile percorso potrebbe essere quelli di sfruttare la funzione contrattuale dei sindacati, non limitando al livello nazionale, come suggerito appunto anche da Petriccioli, ma espandere il loro intervento a livello europeo, magari anche coadiuvato da un impegno da parte dell'UE, forti del loro potere normativo che influenza direttamente gli ordinamenti giuridici nazionali, dando così una rilevanza extranazionale a tale fenomeno.

725283

Messaggi : 15
Data d'iscrizione : 07.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  0000723023 Sab Mag 14, 2016 12:20 pm

Concordo pienamente con quanto appena affermato dal/dalla collega che ha precedentemente commentato.
Tuttavia, anche qui ritengo sia abbastanza complesso porre in essere e vedere un'applicazione così ampia della contrattazione sindacale, per di più a livello europeo. Se, di base, l'idea di prevedere tutta una serie di politiche di ampio respiro che potrebbero effettivamente far venire meno problemi annosi, quali quello dell'occupazione, risultano essere di difficile applicazione, mi viene altrettanto difficile da immaginare un uso in tal senso del diritto dell'Unione Europea. Mi riferisco, a tal proposito e a titolo di mero esempio, al caso della SEO (Strategia Europea per l'Occupazione), la quale prevedeva l'incontro ed il dialogo, in sostanza, tra i singoli Paesi membri al fine di poter vedere e constatare l'insieme delle politiche occupazionali "valide", da utilizzare ed applicare concretamente come modello. Eppure, incontri di tal genere spesso sono stati elusi anche legalmente (es., attuazione delle leggi finanziarie anzichè del Piano di strategie per l'occupazione).
In altri termini, credo che, spesso, possa risultare difficile il vero e proprio dialogo, in ambito europeo: sia tra Stati membri che, a fortiori, tra Stati membri e associazioni sindacali europee. Per i motivi più disparati (mancanza di punti di dialogo in comune; eccessiva rigidità nell'applicazione e, a monte, nella concezione di particolari politiche, ecc).
Ritengo, tuttavia, che politiche in tal senso, alla ricerca dell'accordo Stati-Sindacati, mediante l'utilizzo di una eventuale contrattazione collettiva europea, possano comunque rivelarsi utili solamente se corroborate da adeguate sanzioni e/o, all'inverso, adeguati incentivi alla partecipazione.  

0000723023

Messaggi : 30
Data d'iscrizione : 04.04.16

Torna in alto Andare in basso

Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli Empty Re: Sindacato, contrattazione e RSI: quale nesso? Intervista a Maurizio Petriccioli

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.