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Quale olio compriamo?

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Messaggio  0000725088 Mer Mag 11, 2016 6:11 pm

Quale olio compriamo?
L'olio è uno di quei prodotti del made in Italy che rende il nostro paese famoso nel mondo, eppure dietro i marchi si celano olive non del tutto nostrane.
Nello scorso novembre, l'Antitrust ha avviato sette istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti di alcune importanti aziende che commercializzano olio in Italia. Oltre a tre marchi del Gruppo Carapelli («Carapelli Il frantoio», «Bertolli Gentile» e «Sasso Classico»), gli altri sono «Carrefour Classico», «Cirio 100% italiano», «De Cecco Classico», «Prima donna Lidl», «Pietro Coricelli Selezione» e «Santa Sabina».
Secondo quanto segnalato, a seguito di test condotti dal laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le caratteristiche organolettiche e chimiche dei campioni di oli sottoposti a verifica sarebbero risultate inferiori ai valori previsti per qualificare l'olio come extra-vergine di oliva. Queste condotte, una volta verificate e accertate, potrebbero integrare pratiche commerciali scorrette: le indicazioni riportate sulle etichette e nelle campagne pubblicitarie, per prodotti che non corrispondono alle caratteristiche qualitative dichiarate, sarebbero suscettibili di indurre in errore i consumatori nelle loro scelte d'acquisto.
«L'Italia - afferma Colidretti in un comunicato - deve difendere dalle frodi il proprio patrimonio di olio Made in Italy che quest'anno può contare su una produzione buona di circa 400mila tonnellate con un aumento di almeno il 30% e di ottima qualità». L'olio di oliva è un settore strategico del Made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate. «Occorre fare al più presto chiarezza - afferma Coldiretti - per non allontanare i consumatori da un prodotto considerato da tempo un elisir di lunga vita che però ha fatto registrare in Italia un calo dei consumi scesi nel 2014 a 9,2 chili all' anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. L'Italia è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna ma è anche il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri».

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Messaggio  0000670642 Mer Mag 11, 2016 6:24 pm

Il tema dell'olio è senz'altro molto attuale. L'olio d'oliva è uno dei pochi prodotti alimentari che, secondo la legge, deve precisare la provenienza delle proprie olive. Ultimamente ci sono state molteplici polemiche a riguardo dell'olio d'oliva. Questi giorni il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio  Matteo Renzi e del Ministro della giustizia Andrea Orlando, ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo recante disposizioni sanzionatorie per la violazione del Regolamento (UE) n. 29/2012 della Commissione, del 13 gennaio 2012, relativo alle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva e del Regolamento (CEE) n. 2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva, nonché ai metodi ad essi attinenti. Tutto ciò è stato fatto al fine di attuare una tracciabilità dell'olio d'oliva più trasparente e chiara che mai. Cosa alquanto importante per valorizzare uno dei prodotti di cui siamo più orgogliosi al mondo e per impedire le commercializzazioni abusive e tossiche come accade purtroppo per molti prodotti di cui non è necessaria la tracciaibilità, come ad esempio per i pomodori. A riguardo numero inchieste hanno dimostrato come il pomodoro possa essere, solamente sigillato nel nostro paese, ma provenire dalla Cina o altri oaesi e subire trattamenti "legali" in quei paesi, ma illegali qui per la presenza di addittivi tossici, larve e così via. Il consiglio degli esperti è quello di acquistare pomodoro con la targhetta POMODORO 100% Italiano per evitare spiacevoili sosprese di un altro prodotto, sinonimo di bontà e orgoglio per la nostra terra.

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Messaggio  0000736163 Mer Mag 11, 2016 8:33 pm

Sono di origine calabrese e spesso mi sono ritrovata in Puglia, ad assaporare l'unicità degli oli nostrani.
Ho trovato a proposito di una questione tanto delicata, su cosa si potrebbe/dovrebbe fare

"La risposta alla domanda implicita su chi sia il destinatario è: noi italiani. Siamo noi, industriali, consumatori e politici che intacchiamo la reputazione dell’olio extravergine d’oliva, noi i legittimatori delle campagne denigratorie portate avanti dalla stampa estera. L’olio EVO, infatti, tra i prodotti di punta del made in Italy, è una delle principali vittime della contraffazione e, di conseguenza, tra i bersagli favoriti del gossip globale. Una prima osservazione, apparentemente scontata, di Gonnelli proietta già nel cuore della questione: di frodi si parla perché avvengono. E avvengono anche perché il codice penale, che punisce gli illeciti in materia di etichettatura, non esercita l’effetto deterrente che dovrebbe: le contraffazioni sono punite solo a livello amministrativo (con una multa non proporzionata all’entità della frode, dal peso quasi insignificante), mentre sarebbe auspicabile che le industrie responsabili fossero costrette a chiudere. Di recente è stata istituita una commissione per la riforma dei reati agroalimentari, che si spera stabilisca il reato di criminalità organizzata per questo genere di truffe.
L’attenzione generale è puntata sulla questione dell’olio tunisino: in seguito all’attentato dell’Isis al museo del Bardo di Tunisi e al conseguente crollo del turismo nel paese, l’UE ha approvato l’importazione di olio tunisino, libero dai dazi. Si può prevedere che questo comporterà un abbassamento generale dei prezzi, con conseguente danno ai produttori locali. Tuttavia, osserva Pescari, gli allarmi sono operazioni di populismo, ed è da cinquant’anni che la politica italiana gestisce la questione dell’olio a tarallucci e vino. Dal 2001 l’Italia non ha rappresentanti al tavolo del Coi, il consiglio oleicolo internazionale, dove si decidono le tecniche e le norme di produzione, e i parametri chimici dell’olio.
Una parte della responsabilità ricade infine sul consumatore, che, se da un lato deve essere tutelato dai rischi di contraffazione, d’altro canto, dovrebbe conoscere le differenze tra le diciture in etichetta e, se nella facoltà economica di farlo, esigere e acquistare un prodotto di qualità.

Solo in questo modo saremo in grado di rimettere le mani sull’olio extravergine di qualità, per tornarne, noi stessi, guardiani."

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Messaggio  0000722800 Ven Mag 13, 2016 10:24 am

A tal proposito io oserei porre l'attenzione sulla scarsa informazione del consumatore. La colpa non è soltanto delle istituzioni che non investono nei prodotti che rendono grande l’Italia ma anche nel consumatore che, quando si trova di fronte allo scaffale del supermercato, fa delle scelte piuttosto discutibili; spesso e volentieri ci lasciamo influenzare dal prezzo. Il consumatore, come si è abituato a conoscere e scegliere altri prodotti alimentari di consumo quotidiano, deve altrettanto informarsi sull'olio che porta in tavola. Bisogna imparare a conoscere ma soprattutto leggere le etichette. Ma soprattutto rendersi conto che l’olio extravergine di qualità ha il suo prezzo. Magari ceniamo con un vino da 20 euro, un buon filetto comprato a chilometri zero dal nostro macellaio di fiducia, un'insalata bio, ma poi condiamo il tutto con un olio di scarsa qualità. E allora, che serve?
Il nostro olio, come mille altri prodotti, sono un grande vanto ed ultimamente ho sentito molto parlare dell'invasione dell'olio tunisino sulle nostre tavole. Importare olio, come noi esportiamo il nostro, è sempre accaduto e sempre accadrà. Quando scegliamo dobbiamo essere noi che con diligenza dobbiamo scegliere il prodotto ottimale per noi.

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Messaggio  0000725229 Sab Mag 14, 2016 9:05 am

A tal proposito i consigli di Coldiretti sono:
- leggere bene l’etichetta di ciò che si sta comprando; su questa infatti, è obbligatoria l’indicazione della provenienza geografica delle olive. La denominazione di origine DOP, per esempio, indica che l’olio è stato ottenuto al 100% da olive italiane. E’ importante precisare che i consigli della Coldiretti sono validi per coloro che vogliono acquistare un olio extravergine di oliva italiano, ma ciò non esclude che un consumatore sia libero di comprare un olio provenienti dalla Comunità Europea che non è necessariamente di qualità inferiore, e che comunque possono essere validi in cucina, soprattutto come olio di cottura. L'olio EVO, più pregiato, è consigliato per i condimenti a crudo.
- controllare il prezzo dell’olio extravergine; un buon olio extravergine di oliva italiano costa tra i 10 e i 15 euro, e certamente non scende mai sotto i 7 euro. Una bottiglia di olio sotto i 7 euro o non è vero extravergine di oliva italiano, come dimostra la truffa su cui sta indagando la procura, oppure è un olio fatto con olive comunitarie, non coltivate in Italia. Ciò non indica necessariamente che sia di qualità inferiore, quanto piuttosto che i costi di produzione dell’olio extravergine e le tasse che gravano sulle aziende sono inferiori rispetto a quelli italiani.
- considerare con attenzione l’annata di produzione che molti marchi indicano sull’etichetta. L’Italia è il secondo produttore in Europa di olio dopo la Spagna, ma è anche il primo importatore di oli di oliva e sansa che spesso vengono mescolati con quelli italiani e venduti per italiani. Il risultato può essere comunque un buon prodotto, ma – questo è il punto - non può essere un olio extravergine di oliva e come tale non può essere venduto.

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Messaggio  0000723106 Sab Mag 14, 2016 11:04 am

0000722800 ha scritto:A tal proposito io oserei porre l'attenzione sulla scarsa informazione del consumatore. La colpa non è soltanto delle istituzioni che non investono nei prodotti che rendono grande l’Italia ma anche nel consumatore che, quando si trova di fronte allo scaffale del supermercato, fa delle scelte piuttosto discutibili; spesso e volentieri ci lasciamo influenzare dal prezzo. Il consumatore, come si è abituato a conoscere e scegliere altri prodotti alimentari di consumo quotidiano, deve altrettanto informarsi sull'olio che porta in tavola.

Certamente il consumatore ha le sue colpe, ma qui noi parliamo di frodi e di informazione scorretta da parte delle imprese. Queste spesso con ingegnosi giochi di parole confondono il consumatore inducendolo a credere che sta comprando un prodotto di alta qualità.
Il consumatore non può essere colpevole di un acquisto dovuto ad una scorretta informazione. Sarebbe compito delle imprese adottare un comportamento in buona fede e lasciare al cliente gli strumenti per poter conoscere appieno il prodotto che offrono, questo senza occultamenti o raggiri.

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Quale olio compriamo? Empty Olio, Coldiretti: "Attenzione se costa meno di 6-7 euro"

Messaggio  0000723391 Dom Mag 15, 2016 11:24 am

Come riportato dal collega, la Coldiretti consiglia ai consumatori di controllare bene l'anno di produzione dell'olio, ma altresì il prezzo.
Vi propongo in merito un articolo pubblicato su Today.it:
"Se si vuole acquistare un buon olio extravergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione". Ciò è quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla maxi inchiesta condotta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello. Il consiglio della Coldiretti è anche quello di guardare la scadenza e preferire l'extravergine nuovo guardando l'annata di produzione che molti indicano volontariamente in etichetta. In vendita c'è infatti anche l'olio delle scorso anno che è stato drammatico per il Made in Italy con la produzione che è scesa al minimo storico di 300mila tonnellate mentre le importazioni, utilizzate spesso per miscelare quello nostrano, hanno raggiunto le 666 mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38 per cento che sale addirittura al 748 per cento per quello arrivato dalla Tunisia. Il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare olio extravergine a denominazione di origine DOP, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistarlo direttamente dai produttori nei frantoi. Le avvertenze per il consumatore sono peraltro accompagnate da una incisiva attività di controllo da parte delle forze dell'ordine che hanno portato nel 2014 a sequestri per 10 milioni di euro grazie a oltre 6 mila controlli sul comparto da parte dell'Ispettorato repressione frodi".


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Messaggio  0000722329 Dom Mag 15, 2016 2:15 pm

Sono originaria della provincia di Lecce, dove la produzione di olio è una tra le attività che più di tutte garantisce un guadagno. Ogni anno migliaia di agricoltori impiegano tutti i mezzi disponibili (chi con il proprio lavoro manuale chi con strumenti Ad alta tecnologia) per produrre olio raffinato e 100% naturale. Tuttavia credo che il nostro "petrolio italiano" non sia adeguatamente tutelato, generando negatività contro gli stessi produttori. Infatti di recente a Strasburgo è stato dato il via libera finale al pacchetto di aiuti d’urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l’importazione di 35mila tonnellate aggiuntive di olio d’oliva. Secondo alcuni questo porterà un gran vantaggio solo a quelle multinazionali che effettuano miscele di olio italiano con olio tunisino, nonché potrebbero aumentare anche i casi di frode. Infatti stando alle rilevazioni di carabinieri e nas le frodi negli ultimi anni sono quadruplicate. Purtroppo per il consumatore avete informazioni chiare e veritiere risulta quasi un'utopia, poiché le imprese puntano sulle qualità dei propri prodotti e spesso aggirano i dati che risulterebbero inibitori all'acquisto dello stesso. La tutela dovrebbe partire dalle autorità, le quali attraverso degli interventi legislativi possono andare a controllare il prodotto nella sua forma grezza, nonché tutte le fasi di produzione per arrivare all'imbottigliamento. Il suggerimento, per ora, è quello di informarsi sul produttore e sui suoi fattori produttivi, oltre ad andare a valutare anche, come già precedentemente detto dai colleghi, il prezzo del bene.

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