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Il Bilancio Sociale

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Messaggio  0000724924 Lun Apr 11, 2016 6:35 am

Il Libro Verde del 2001, emanato dalla Commissione Europea per chiarire la posizione dell’Europa in tema di responsabilità sociale, insiste molto sugli strumenti che le imprese possono adottare volontariamente per promuovere politiche socialmente utili.
Sono strumenti di soft law: codici etici, codici aziendali; atti unilaterali che le imprese adottano al fine di dimostrare un impegno sociale nei confronti di lavoratori, consumatori, e dell’intera società.
Vi sono poi anche strumenti che quasi finiscono per sfiorare la sfera obbligatoria, come il bilancio sociale, attraverso il quale si rilevano i risultati in termini sociali che l’impresa ha raggiunto.

Il bilancio sociale:
« Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate »
(Libro Verde della Commissione delle Comunità Europee, 2001)
Si tratta di un documento col quale un’organizzazione, che sia impresa o ente pubblico o associazione, comunica periodicamente ai portatori d’interesse (stakeholder) in modo volontario gli esiti della sua attività, senza limitarsi ai soli aspetti finanziari e contabili.
Questo viene redatto annualmente e depositato presso l’ufficio del Registro delle imprese.
È una rendicontazione dell’interdipendenza tra le strategie economiche e quelle sociopolitiche.
La struttura del bilancio si può spesso dividere in aree di rilevanza etica per l’azienda: partendo ad esempio dal settore dei dipendenti, è importante concentrare l’attenzione sulle assunzioni e i licenziamenti, dimostrando che questi hanno rispettato i principi della pari opportunità, le garanzie dei diritti sindacali, formazione e valorizzazione del personale, sistema di remunerazione e incentivazione, attività sanitaria e sicurezza sula lavoro.
Per quanto riguarda i consumatori sarà poi opportuno dar prova della sicurezza dei prodotti e della veridicità dei messaggi promozionali.
E così via.

Attraverso il bilancio sociale si potrà quindi evidenziare l’impatto positivo dell’impresa sulla società, attraverso i risultati ottenuti.
Questo non solo avrà un effetto positivo sulla comunità a partire dai consumatori, ma anche sulle altre imprese le quali potranno notare come una politica socialmente responsabile non può che portare miglioramenti.
Fungendo così da promotore di un sistema democratico e trasparente.

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Messaggio  0000689864 Lun Apr 11, 2016 4:16 pm

Il bilancio sociale può essere uno strumento attraverso cui un'impresa dà conto ai suoi molteplici stakeholder, al di là di una rendicontazione meramente finanziaria, dei valori e delle attività in cui si esplicita la propria strategia di responsabilità sociale e comunica il proprio posizionamento su temi rilevanti anche per il mercato.
Il concreto impegno del settore bancario in tale ambito è testimoniato anche dalle numerose iniziative promosse dall'ABI tra cui, in particolare, la creazione dell'Osservatorio per il monitoraggio dei Bilanci Sociali e la realizzazione del Rapporto sul bilanci sociali redatti dalle banche italiane nel corso del 2002.
Il bilancio sociale dunque si pone come uno strumento di comunicazione della CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY, un aspetto moderno e innovativo della getione d'impresa.
In questo contesto la responsabilità sociale è considerata come strumento etico e di sviluppo sostenibile, con implicazioni sulla gestione delle risorse umane, sui rapporti con i sindacati, sull'equilibrio con la tradizionale gestione di tipo economicofinanziario.


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Messaggio  0000723421 Lun Apr 11, 2016 8:38 pm

Oltre al bilancio sociale, un altro strumento collegato che può senza dubbio rientrare tra gli strumenti della CSR è il bilancio ambientale.
Esso ha un settore di valutazione più ristretto rispetto a quello sociale,  poiché' si concentra sulle varie pratiche messe in atto dall'azienda ascrivibili al fine generale delle tutela dell'ambiente. Per la sua redazione, che rimane volontaria e per la quale non esiste una metodologia unica, sono presenti parametri specifici e linee guide elaborate da diverse organizzazioni internazionali, quali, ad esempio, il "Council of European Chemical Industry" (CEFIC) o la fondazione ENI Enrico Mattei. Gli indicatori di riferimento sono la gestione ambientale, gli ambientali assoluti (misurazione dell'impatto dei fattori dell'impresa), l'effetto potenziale dell’attività dell'azienda e l'effetto ambientale. Altri criteri per la sua stesura sono stati individuati dal Centro Europeo per gli Studi sulla Protezione Aziendale dell’Università Bocconi che ha annoverato come elementi costitutivi il bilancio input-output (rapporto tra processo produttivo e prodotto), bilanci di prodotto (eeco sostenibilità dei suddetti) e un'analisi dei costi e dei benefici di un'azienda ecofriendly, che si inserisce nella cosiddetta contabilità ambientale d'impresa. Quindi si cerca di dare anche un riscontro dal punto di vista economico dell'impegno della singola impresa in un ambito della responsabilità sociale.
Questa specifica tipologia di bilancio è suddivisibile in due categorie:
• bilanci ambientali di sito, dove i dati riguardano un singolo impianto o stabilimento produttivo.
• bilanci ambientali di corporate in riferimento a una pluralità di impianti appartenenti alla stessa impresa.
Questo documento contabile è utile sia per gli stakeholders, che ne sono i principali destinatari, ma è anche un ottimo strumento che l'azienda può consultare per avere consapevolezza del proprio grado di inquinamento e per poter orientare verso un'ottica più green la propria governance, oltre all'evidente ritorno in termini di immagine.
Molte sono le imprese che hanno deciso di farvi ricorso, per citarne alcune Barilla, FIAT, Ferrero, Enel, Eni, e che, secondo dati risalenti al 2013, sono l'80% dei 100 maggiori gruppi italiani.
In relazione a questo ultimo punto gli economisti ritengono che questa percentuale non sia però realmente rappresentativa della realtà industriale italiana, costituita in larga parte da piccole e medie imprese, che non sempre decidono di far ricorso a questo tipo di contabilità. Da segnalare però è la presenza, in Italia, di una normativa ad hoc in materia per la pubblica amministrazione.
Altre critiche che sono mosse al bilancio di sostenibilità, che comprende sia la sfera sociale che quella ambientale, sono che esso attesta sì buoni risultati delle imprese, ma soltanto sulla carta, visto e considerato che esso non è soggetto ad alcuna forma di controllo o di certificazione e essi non sono comparabili tra aziende a causa della mancanza di un unico modello condiviso a livello internazionale. Altro punto debole è il fatto che non c’è alcuna garanzia che l'impresa, nell'anno successivo, si accinga a migliorare i propri anelli deboli che eventualmente emergano dal suddetto bilancio.
Il bilancio di sostenibilità diventerà tuttavia obbligatorio per le grandi imprese a partire dal 2017, in attuazione delle modifiche della Direttiva 2014/95 UE, dopo che già dal 2011 la Commissione europea sottolineava l'importanza della comunicazione di dati di questa portata agli stakeholders.

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Messaggio  0000690197 Gio Apr 14, 2016 2:34 pm

Il bilancio sociale è uno degli strumenti di RSI citati dalla Commissione Europea nella "Mappa 2003 degli strumenti internazionali di CSR"; esso si affianca e non si sostituisce al bilancio d'esercizio ed è finalizzato ad evidenziale il valore aggiunto, cioè la ricchezza creata dall'impresa grazie a tutti gli stakeholders e che viene ridistribuita tra gli stessi, una ricchezza non destinata all'accumulo. Il bilancio sociale è uno strumento molto diffuso specialmente nel mondo delle grandi imprese e in particolare nel settore del credito e a mio parere è lo strumento più efficace di RSI perché dimostra effettivamente tramite il conto del surplus le spese che l'impresa realmente ha sostenuto per la formazione e l'aggiornamento del personale, per adeguare i luoghi di lavoro agli standard di sicurezza e di igiene e per minimizzare i rischi di infortuni sul lavoro. Dunque si può considerare come lo strumento che mette nero su bianco i comportamenti socialmente utili e volontari adottati dall'imprenditore. E' molto importante che le imprese adottino questo strumento di rendicontazione in quanto è sinonimo del fatto che il benessere dell'impresa non si calcola solo ed esclusivamente tenendo conto dei profitti (basandosi solo sul bilancio d'esercizio) ma si "calcola" anche tenendo conto dell'impatto che questa ha nei confronti dell'ambiente, della società e degli stakeholders; inoltre vorrei ricordare che un'impresa che ha un bilancio d'esercizio positivo ma non è socialmente responsabile andrà in crisi più rapidamente in quanto il benessere della impresa si deve basare sul benessere della società.

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Messaggio  0000726593 Gio Apr 21, 2016 1:45 pm

In prima approssimazione per il bilancio sociale si intende "un modello di rendicontazione sulla quantità e sulle qualità di relazione fra l'impresa e gli stakeholder rappresentativi dell'intera collettività che mira a delineare un quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa interdipendenza fra fattori economici e fattori socio-politici connaturati e conseguenti delle scelte d'impresa".
A mia opinione, dunque, il bilancio sociale è uno strumento che concorre a migliorare la comunicazione e può contribuire a sviluppare determinate capacità che rendono le aziende più sensibili alle sollecitazioni esterne e la dispongono di accettare il cambiamento.

Tuttavia, quando si parla di aziende, è importante soffermarsi non solo sulle piccole aziende che producono sul territorio nazionale, ma anche sulle multinazionali che decidono di spostare la produzione di beni e servizi all'estero.  
L'evoluzione del mercato a livello mondiale permette infatti, sia alle grandi che alle piccole imprese, di produrre propri prodotti in zone diverse. Sempre più frequentemente le aziende, in passato radicate sul territorio nazionale, trasferiscono la produzione in altri paesi, dove normalmente vi sia una minore pressione fiscale e un minore costo del personale. Questo nuovo scenario pone interrogativi etici in relazione alla RSI, nel senso che alle nuove sfide della globalizzazione non dovrebbe corrispondere un abbassamento dei diritti dei lavoratori: non solo nel senso di retribuzioni inferiori, ma anche minori obblighi di sicurezza, minori diritti sindacali, e assenza di rigidità normativa.
Per cercare di arginare, almeno in parte, questo problema, è stata varata la norma SA 8000 (Social Accountability 8000) sulla responsabilità sociale. Questa è una norma internazionale, alla quale si aderisce volontariamente, ed implica da parte dell'impresa un approccio al tema della qualità della gestione delle risorse umane che tiene in conto non solo di cosa si produce, ma soprattutto come si produce. La norma incorpora alcuni valori in materia di lavoro e in materia di diritti dell'uomo formulati dalle più importanti documenti internazionali, fra cui le conviene invenzione dell'International Labour Organisation (ILO), Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani, la Convenzione Internazionale dell'Onu sui Diritti dell'Infanzia ecc. Si differenzia dai codici elaborati dalle aziende offrendo una maggiore garanzia consistente nella previsione di un controllo esterno (effettuato da terzi) teso a verificare il rispetto sostanziale degli standard previsti.
Gli obbiettivi che si vogliono raggiungere con questa norma, sono esplicitati all'interno dell'articolo 1 in cui si afferma che l'applicazione dei principi di responsabilità sociale deve permettere all'azienda di "sviluppare, mantenere e rafforzare politiche e procedure per gestire la situazione che essa può controllare o influenzare" e "dimostrare alle parti interessate che le politiche, le procedure e le prassi sono conforme ai requisiti della presente normativa". Tali requisiti, prosegue poi la norma, devono essere applicati universalmente in relazione alla collocazione geografica, il settore industriale e alla dimensione d'azienda.
La norma dunque nasce con l'obbiettivo di tutelare i diritti dei lavoratori attraverso la definizione di un insieme di norme standard, universalmente accettate, attraverso un processo teso a monitorare la performance delle imprese nel rapporto con i propri dipendenti.

Lo standard SA 8000 assegna alle parti interessate un ruolo che si rivela fondamentale sia con riferimento alla fase di ottenimento della certificazione, sia ai fini di mantenimento della stessa, in quanto la non adeguata applicazione dei principi previsti è riscontrabile attraverso il meccanismo di reclami e appelli che lavoratori possono inoltrare quell'ora rilevassero elementi di effettiva non conformità al sistema di gestione e responsabilità sociale.
L'azienda che decide di intraprendere il percorso di certificazione, inoltre, è tenuta a rispettare le leggi nazionali e le alte leggi vigenti, ogni altro accordo sottoscritto nonché il dettato integrale della SA 8000.

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Il Bilancio Sociale Empty Bilancio sociale: l'efficacia è solo sulla carta?

Messaggio  0000725243 Lun Apr 25, 2016 11:38 am

Il bilancio sociale è una forma di rendicontazione con cui le imprese che intendono adottare comportamenti socialmente responsabili, danno conto dell’impatto sociale e ambientale delle attività svolte , spiegando la loro politica di remunerazione, gli impegni nei confronti dei dipendenti e i rapporti con fornitori e clienti.
Diversamente dal bilancio d’esercizio non è un documento obbligatorio, non è sottoposto a controlli o certificazioni e redigerlo e diffonderlo è una scelta libera motivata da ragioni di trasparenza oltre che di immagine.
Pure essendoci linee guida internazionali e standard di rendicontazione, le imprese sono libere di definire il “perimetro” da considerare.
La società di certificazione, quando viene interpellata, si limita ad attestare che “non emerge nulla che faccia pensare che il documento non sia stato preparato rispettando le linee guida”.
Emerge, quindi, come le garanzie di credibilità siano scarse, e come l’efficacia ex post di quanto progettato sia poco attendibile: non è infatti detto che qualora l’azienda prepari il bilancio sociale, individuando un’area debole, prontamente si impegni al massimo per migliorare in quel campo.
Se gli azionisti e i manager ci credono lo faranno, altrimenti tutto resterà invariato.
Eppure dal rapporto delle società di consulenza kpmg emerge come non solo quasi l’80% dei grandi gruppi italiani pubblichi bilanci di sostenibilità, ma anche come siano in testa alla classifica mondiale per qualità dei report stessi.
Il dato va letto sia considerando che la realtà economica italiana si basa molto di più sulle PMI piuttosto che su grandi gruppi societari, che quindi influiscono complessivamente in modo esiguo sul fronte della Csr, ma soprattutto bisogna tener conto che si tratta pur sempre di criteri astratti.
Ad esempio per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro e i danni ambientali “ è sufficiente indicare quanti se ne sono registrati, senza quantificare il valore, anche sociale, distrutto”.
Senza correre il rischio di fare di tutta l'erba un fascio, la non obbligatorietà degli strumenti di rendicontazione, dona al bilancio sociale la più assoluta veridicità in quanto frutto della volontarietà dell’azienda, oppure lo trasforma in un mezzo di informazione poco attendibile?

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Messaggio  0000723848 Sab Apr 30, 2016 3:46 pm

La storia del bilancio sociale affonda le proprie radici nella seconda metà del XX secolo, anche nel 1938 la società tedesca Aeg ne produsse un modello, che rimase isolato a quell'episodio. é invece negli anni '70 che fu emanata l'unica legge che ha previsto come obbligatoria la redazione del bilancio sociale: si tratta della legge francese n.77-769 del 12/07/1977, che introdusse l'obbligo di redazione del [i]bilan social[i] per le imprese con un organico pari e superiore a 750 dipendenti (300 dal 1982).
Nello stesso periodo, anche in Italia, si registrarono delle imprese significative, la più rilevante delle quali è quella della società Merloni che nel 1978 realizzò il primo bilancio sociale. Questa sperimentazione rimase però un evento isolato, tanto che fu necessario attendere ben 20 anni per vedere un altro bilancio sociale, quello di Ferrovie dello Stato relativo al biennio 1992-1993.
Tuttavia, è soltanto a partire dagli anni '90 che tale strumento di RSI si sviluppa più profondamente, inserendosi anche nel settore del non profit. Mentre, con riguardo al settore pubblico, il primo caso (nel 1997) di bilancio sociale è stato quello del Comune di Bologna relativo all'ambito delle "libere forme associative", ovvero al complesso di associazioni ed enti a cui il Comune trasferisce risorse o concede l'utilizzo di immobili in proprietà.
Invece, la pubblica amministrazione è arrivata tardi nell'adozione di strumenti di rendicontazione sociale rispetto alle imprese private, ma dimostra comunque un grande interesse verso questo tema. del resto, per le aziende pubbliche, "sociali" per definizione, la scelta di rendicontare socialmente dovrebbe rappresentare un obbligo e non una scelta etica.
Infine, recentemente (D.Lgs. 155/06, art.10.2) il bilancio sociale è stato introdotto come strumento obbligatorio dalla disciplina sulle imprese sociali. Un ulteriore obbligo normativo è poi il bilancio di mandato dellle fondazioni bancarie previsto dall'Atto di indirizzo recante le indicazioni per la redazione, da parte delle fondazioni bancarie, del bilancio relativo all'esercizio chiuso il 31 dicembre 2000 del Ministero del Tesoro.

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Messaggio  579894 Ven Mag 06, 2016 8:38 am

Bilancio sociale, lo strumento più indicato per dare visibilità alle domande ed alla necessità di informazione e trasparenza del proprio pubblico di riferimento, un modello di rendicontazione sulle quantità e sulle qualità di relazione tra l'impresa ed i gruppi di riferimento rappresentativi dell'intera collettività, mirante a delineare un quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici connaturati e conseguenti alle scelte fatte.
Esso è uno strumento potenzialmente straordinario, rappresenta infatti la certificazione di un profilo etico, l'elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento cioè un soggetto economico che perseguendo il proprio interesse prevalente contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è inserito.
Si affianca al bilancio d’esercizio ma a differenza di questo è finalizzato ad evidenziare il valore aggiunto, ossia la ricchezza globalmente creata dall'impresa nello svolgimento della sua attività che viene distribuita tra le diverse categorie di soggetti che con i loro apporti hanno contribuito a produrla.
Il successo dell’impresa si avrà se essa ridistribuirà alla collettività più di quanto avrà ricevuto dalla stessa, ma la ricchezza globalmente creata dall'impresa è rappresentata anche dal risultato di tutte quelle procedure attivate per la qualificazione dei lavoratori e per la loro sicurezza.

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Messaggio  0000690678 Ven Mag 06, 2016 4:01 pm

Si è spesso detto in termini generali di strumento per la gestione della fiducia, ma penso sia più corretto definire il bilancio sociale un sistema di analisi e controllo dei fattori di integrazione tra l'organizzazione e i propri pubblici. Perché si tratta di uno strumento con duplice valenza :
è innanzitutto uno strumento di gestione in quanto permette di misurare le performance economiche , sociali e ambientali dell'azienda . Rappresenta dunque un valido sistema informativo per assumere decisioni, controllarle e valutarle , gestire le priorità e le aspettative dei principali interlocutori, supportare la pianificazione strategica e verificare il raggiungimento degli obiettivi ;
Inoltre è uno strumento di comunicazione poiché attivando alcuni canali di ascolto ,consente di rilevare le aspettative legittime ,il grado di soddisfazione e di consenso degli stakeholder e contestualmente aumenta la comprensione dell'attività svolta dalla azienda rendendo sistematico il dialogo e la comunicazione a due vie.

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Messaggio  0000723074 Mer Mag 11, 2016 10:29 am

Al quesito del/la collega 0000725243, vorrei rispondere elencando dei punti di criticità emersi da una recente ricerca sulla rendicontazione sociale condotta per conto di ANCST, quali:
-non viene adottato un modello univoco di bilancio sociale, ma un mix dei modelli teorici, seppure nella metà delle cooperative sia riconoscibile la struttura tipica del GBS;
-il bilancio sociale appare ancora troppo rivolto ai soci e dunque agli shareholder, laddove proprio nelle cooperative sociali c'è una domanda di accountability molto più vasta, che impone un coinvolgimento di tutta la vasta platea di stakeholder e dunque un approccio multistakeholder;
-le modalità di rilevazione nei bilanci sociali di alcune tematiche fondamentali sono scarse e poco analitiche, anche se alla mancata descrizione corrisponde un concreto impegno sul versante delle politiche realizzate;
-nei rendiconti sociali scarseggiano modalità di confronto tra risultati ottenuti e obiettivi dichiarati, laddove le cooperative si limitano a dichiarare obiettivi di miglioramento futuri.
Ma in linea generale si può dire che il ricorso al bilancio sociale è giustificato almeno da un triplice ordine di motivi:
a. dalla consapevolezza che l'attività d'impresa produce effetti sociali che la contabilità generale non raccoglie e il bilancio di esercizio non riesce a rappresentare;
b. dal fatto che i dati riportati nel bilancio di esercizio hanno una loro valenza sociale che non emerge da quel contesto;
c. dal nuovo modo di concepire l'impresa. Questa viene oggi considerata come un centro nel quale convergono interessi riconducibili a vari gruppi di soggetti che intendono poterli soddisfare. L'impresa deve riuscire a dare loro adeguata soddisfazione se intende mantenere vivo il rapporto che ha instaurato con essi.

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Il Bilancio Sociale Empty Il significato del Bilancio sociale

Messaggio  725283 Mer Mag 11, 2016 11:14 am

Senza stare a ribadire l'importanza di tale strumento di RSI, volevo invece sottolineare come il Bilancio sociale dispieghi i suoi reali effetti e mostri la sua reale funzione realizzando un compromesso pratico alle diverse esigenze intrinseche nel concetto di RSI. Infatti l'aggettivo "sociale" non implica un'esclusione della logica economica-monetaria di tale strumento, il quale si deve necessariamente inserire in un contesto in cui la sua efficacia e efficienza deve passare inevitabilmente attraverso una lettura pratica dei risultati ottenuti, e ciò implica che non si può prescindere da una loro analisi contabile. Come già ribadito dagli altri colleghi, si deve infatti rilevare la consistenza del "valore aggiunto", ovvero della ricchezza globalmente creata dall'impresa nello svolgimento della sua attività, si tratta quindi di un plusvalore che non è distribuito all'accumulo ma viene ridistribuito ad una serie di soggetti diversi, in quell'ottica finalistica di "ridistribuire alla collettività più di quanto l'impresa riceva dalla stessa". Il valore monetario con il quale si esprime tale valore aggiunto si concilia però con la sua componente non monetaria, costituita dagli investimenti in capitale umano e dal conto del surplus, nel quale sono trasferiti i costi che l'impresa sostiene per la qualificazione permanente dei lavoratori, per la loro sicurezza e partecipazione, che nella visione responsabilmente sociale dell'impresa non rappresentano più dei meri investimenti economici ma sono espressione della ricchezza generata dall'impresa e ridistribuita ai lavoratori. Tutto questo si inserisce in un contesto ideologico più ampio nel quale il lavoro perde progressivamente la sua antica concezione di alienazione e soppressione dei lavoratori e si addentra, finalmente, in una strada che concepisce il medesimo come strumento di realizzazione della persona. Attraverso il lavoro si può essere in grado di soddisfare non solo necessità retributive e di sostentamento ma anche realizzazioni di formazione e professionali. In tutto ciò, il Bilancio sociale rappresenta lo strumento prediletto per andare a valutare l'efficienza e la tangibilità di queste politiche, tramite un'analisi dei rilievi sociali che però non tralascia l'imprescindibile aspetto contabile e monetario dell'impresa.

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