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Zootecnia e sostenibilità

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Messaggio  0000727612 Sab Mag 07, 2016 4:39 pm

Da tempo mi chiedo se effettivamente possa esserci un punto di incontro tra l'industria animale e la sostenibilità in materia ambientale. Alcune fonti sottolineano l'impossibilità per le aziende zootecniche di conciliare questi due aspetti in virtù dei gravi impatti ambientali insiti nella natura stessa della zootecnia (consumo eccessivo di acqua, deforestazione, emissioni di gas serra).
Queste notizie non fanno altro che scoraggiarmi dal momento che l'industria della carne continua a crescere a ritmi insostenibili per il nostro pianeta elevando esponenzialmente gli impatti negativi sul nostro ambiente (basti pensare che dalla seconda metà del Novecento concorrenzialmente alla crescita del benessere globale c'è stato una consumo della carne cinque volte maggiore rispetto a prima). La FAO stessa ha sottolineato come il settore dell'allevamento è uno dei principali fattori di impatto ambientale globale.
Durante l'Expo, il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) ha sottolineato come sia possibile per le aziende dei cibi animali essere sostenibili grazie a maggiori investimenti in ricerca ed innovazione, creando quindi approcci innovativi basati su cicli ecologici controllati in cui l'animale ricopre un ruolo chiave, grazie ai suoi meccanismi fisiologici che gli consentono di accrescere il valore delle biomasse.
Ritengo quindi importante in materia di RSI che tutte le imprese attive nella zootecnia si impegnino nel ricercare una via seppur difficile verso la sostenibilità al fine di limitare il loro impatto così negativo sull'ambiente così che magari la scelta per una dieta vegetariana possa essere mossa da ragioni salutistiche o etiche e non ambientali.

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Messaggio  0000722554 Sab Mag 07, 2016 5:46 pm

Ritengo che il tuo intervento sia molto interessante e di grande attualità, data la diffusione che sta ottenendo il concetto di "bio" e la moda che si è creata intorno a tale marchio.
La zootecnia purtroppo è uno dei maggiori fattori di inquinamento al giorno d'oggi, di un inquinamento che, come hai sottolineato, va dalla deforestazione allo spreco delle acque, dall'emissione di gas serra alla degradazione del suolo.
Più si va avanti con il tempo, più il problema aumenterà e più sarà difficile sostenerlo e adeguarlo ai ritmi della natura.
Si tratta di una questione talmente preoccupante da spingere diversi studiosi a promuovere, con sempre maggiore insistenza, una riduzione del consumo della carne per contrastare i gravi effetti ambientali della produzione zootecnica.
Non sono mancate le soluzioni volte, se non a eliminare, quantomeno ad attenuare il problema, come la promozione dei cibi "a chilometro zero" (cibi, cioè, acquistati dai produttori locali) o la propaganda svolta a favore dell'allevamento di tipo biologico, un tipo di allevamento sottoposto a particolari restrizioni sullo svolgimento dell'attività produttiva.
Quello che non tutti sanno, però, è che gli allevamenti biologici comportano comunque un impatto ambientale rilevante e talvolta anche superiore rispetto a quello tradizionale.
Diverse associazioni di animalisti, inoltre, si sono più volte mosse al fine di dimostrare le pessime condizioni alle quali sono sottoposti gli animali tenuti in strutture certificate come "biologiche", ma non per questo etiche e rispettose del benessere degli stessi animali.
Qual è la strada da percorrere, allora?
Si tratta di una questione complessa, che richiede uno studio approfondito di una materia troppo spesso sottovalutata e che, indubbiamente, necessita di nuove idee finalizzate a favorire lo sviluppo di una zootecnia sostenibile.

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Messaggio  0000762703 Sab Mag 07, 2016 5:59 pm

Caro collega, credo che la questione che hai sollevato sia molto attuale e concreta. Facendo qualche ricerca, però, ho trovato qualche azienda che sta cercando di attuare questa difficile conciliazione. Assalzoo  (associazione nazionale produttori di alimenti zootecnici), nasce nel 1945, è l’associazione nazionale dell’industria mangimistica italiana a cui aderiscono 120 aziende che rappresentano il 75% della produzione industriale di mangimi in Italia. Gli obiettivi dell' impresa sono quelli di promuovere la produzione responsabile di mangimi, sostenere un comportamento univoco tra gli associati, aumentare la sensibilità verso tematiche di igiene e sicurezza alimentare, favorire l’adozione di un linguaggio comune, incoraggiare l’aggiornamento continuo, migliorare la gestione delle pratiche sanitarie e anticipare i rischi. Ecco cosa dice il presidente Alberto Allodi nel corso dell' Assemblea Pubblica dell' associazione nazionale tra produttori di alimenti zootecnici che si è tenuta a Bologna "La sfida per il futuro è quella di alimentare tutti a costi sostenibili, aumentando la produzione ed evitando inutili sprechi.Il tema dell'innovazione deve essere riconsiderato all'interno di un complessivo rapporto di filiera agroalimentare. Dalla produzione delle materie prime al consumatore finale c'è una connessione continua che va rinsaldata e valorizzata per vincere le sfide di una produzione sostenibile, sicura e di qualità”.
Il comparto zootecnico si trova davanti alcune sfide importanti quali “produrre di più, garantire la salute umana, contenere l'uso del suolo, ridurre l'impatto dell'ambiente”. In questo contesto si impone il tema della “impronta ecologica” . Per questo lo studio e l'applicazione di regole certe permette un miglioramento della produzione, della qualità, dei costi. la sostenibilità è un tema che si intreccia strettamente con l'aumento della popolazione mondiale: 8 miliardi entro il 2020 e 10 miliardi entro il 2050. Incrementi che toccheranno proprio le aree del Pianeta con minori mezzi.

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Messaggio  0000725296 Dom Mag 15, 2016 8:58 pm

L’impatto ambientale dell’allevamento è sicuramente rilevante: ho appena scoperto tramite ricerche su internet che il maggior problema è quello legato alle emissioni gassose di ammoniaca provenienti dai reflui. Alte concentrazioni di ammoniaca possono avere ripercussioni a livello ambientale perché contribuiscono alle piogge, alle deposizioni acide e alla contaminazione delle acque e dei suoli. A livello globale, le emissioni di metano provenienti dalla fermentazione delle deiezioni animali deriverebbero per il 48% da reflui suini. Inoltre, i sistemi intensivi di allevamento fanno largo uso d’integratori, additivi alimentari e medicinali veterinari ricchi di metalli pesanti. Inoltre, utilizzando le deiezioni animali per la fertilizzazione dei campi, il suolo può essere contaminato dall'eccesso di rame e zinco derivanti dalle diete dei suini, mentre le acque superficiali e di falda possono essere inquinate dai nutrienti presenti nei liquami, soprattutto azoto e fosforo. Ridurre le concentrazioni di ammoniaca nelle emissioni dell’allevamento è quindi fondamentale. Una strategia di razionamento alimentare può essere una soluzione semplice ed efficace, sia dal punto di vista della sostenibilità e sia da quello dell’impatto ambientale, mantenendo invariato il benessere degli animali. Infatti, è sempre più crescente l'attenzione posta verso il benessere animale e molte aziende leader del settore alimentare stanno puntando su compagnie che acquistano solo da produttori conformi.
Le azioni per lo sviluppo di allevamenti sostenibili sono, intanto, di natura politica perché è necessario che vi sia un sistema che permette di tracciare gli animali, i loro prodotti e i mangimi usati; poi vi sono fattori economici che assicurino la biosicurezza; ed infine, le azioni più importanti sono quelle sociali che ripongono l'attenzione sulla salute e sul benessere degli animali, ed anche sul sostegno dell’economia locale e della salute dei consumatori.

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