RSI nelle grandi insegne di supermercati: Coop, Auchan, Carrefour, Lidl, Conad, Esselunga

Mi sono recentemente imbattuta in un articolo (datato 2014) che fa riferimento ad un'indagine condotta da Altroconsumo sulle politiche di responsabilità sociale dei giganti della grande distribuzione, le sei insegne di supermercati che, da sole, fanno più della metà del fatturato del settore. A queste è stato sottoposto un questionario: prima si valutavano le informazioni a disposizione del pubblico sulle loro linee di intervento e, poi, si richiedeva la documentazione di prova. Il risultato?
Coop "spicca sulle altre insegne per un impegno etico che non resta sulla carta: ha documentato tutte le attività etiche che dichiara, tra cui quella di garantire che i fornitori paghino il salario giusto ai dipendenti”.
Auchan rientra tra le "politiche accettabili": spiega infatti Altrocosumo che "le buone intenzioni ci sono: dal garantire un prezzo equo ai produttori fino a verificare il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ma riesce a dimostrare solo la metà delle attività che dichiara”.
Le politiche di responsabilità sociale sono valutate invece come mediocri per quanto riguarda Carrefour, Lidl e Conad. La prima è “l’unica a non aver collaborato all’inchiesta, ma le sue politiche sono esplicitate e documentate discretamente sul sito. Il giudizio è penalizzato dalla mancanza di informazioni sui fornitori e sulle condizioni commerciali con quelli dei Paesi in via di sviluppo”. Lidl manca di trasparenza sulle politiche di RSI, dal momento che non sono disponibili né il Codice di condotta né un bilancio sociale e la documentazione dell'impegno etico dichiarato esiste soltanto in pochi casi. Conad, similmente, persegue politiche che in gran parte non rispondono agli standard richiesti e non sono documentate, né ci sono report sui controlli ai fornitori per verificare il rispetto degli standard sociali e lavorativi dichiarati.
Esselunga, invece, risente del giudizio peggiore: si colloca all'ultima posizione in classifica perchè, come dichiara Altroconsumo, "é il più debole sulla responsabilità sociale: poco si evince dalle scarne informazioni disponibili sul sito e le risposte al questionario non sono verificabili perché non ci sono documenti a testimoniare l’attività sul campo”. [per Esselunga rimando ad un topic che aprii qualche tempo fa in questo stesso macrogruppo].

Coop, insomma, come già risulta da numerosi interventi già affrontati dai miei colleghi in questo forum, si colloca in testa alla classifica dimostrando un'impegno lodevole e politiche di RSI encomiabili, da imitare. Per quanto riguarda, invece, le altre insegne, credo ci sia ancora molto da dire e invito chiunque sia a conoscenza di una qualche notizia relativa alle loro politiche di RSI, a condividerla qui. Inoltre, sapete se nei due anni trascorsi dalla pubblicazione di questa indagine, qualcuna di queste insegne si sia impegnata per migliorare le proprie politiche?

il tuo articolo mi ha interessato parecchio, sicuramente i supermercati hanno un ruolo fondamentale nella vita del consumatore medio moderno, quindi hanno la possibilità di incidere in maniera maggiore grazie alla politiche RSI, quando queste vengano ben applicate.

Molti dei maggiori marchi pubblicizzano sui propri siti internet le proprie politiche RSI, specie quelle in difesa dell' ambiente. Ho potuto riscontrare, esattamente come tu hai detto, che coop dedica maggiore attenzione rispetto alle altre catene alle politiche RSI, in quanto può vantare iniziative superiore non solo in quanto a quantità ma anche in quanto a qualità.

Vorrei inoltre segnare una ricerca condotta da green peace (http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/) che analizza la sostenibilità delle scatolette di tonno sott' olio delle principali marche, tra cui figurano anche i prodotti recanti il marchio di alcune delle catene di supermercati che hai citato. Qui l' ordine è leggermente invertito in quanto esselunga e conad sono meglio piazzate di coop.

Ero anch'io a conoscenza di questa iniziativa di Greepeace di "classificare" la trasparenza e la sostenibilità della pesca finalizzata alla produzione di tonno in scatola e ricordo in particolare che il marchio Asdomar si piazzava al primo posto. Personalmente, credo che ricerche e divulgazioni di questo tipo aiutino i consumatori a divenire consumatori "etici", "socialmente responsabili", come si era detto in un apposito topic in questo forum. Personalmente, infatti, da quando lessi tale classifica iniziai a rendermi conto di quanto io, come semplice cliente, semplicemente comprando una scatola di tonno, potessi fare in termini di responsabilità sociale personale e cominciai a impegnarmi personalmente per fare più attenzione ai marchi che acquistavo. E, onestamente, credo - e spero - che questo sia lo stesso tipo di ragionamento che molti altri consumatori abbiano fatto. La RSI infatti parte proprio da noi e il lavoro di associazioni come Greenpeace è senz'altro importante per spingere le imprese a seguire le necessità dei consumatori in termini, appunto, di RSI: e infatti Greenpeace organizzò una campagna per chiedere al direttore generale di Mareblu (che si posizionava tra i marchi meno trasparenti e meno sostenibili) di mantenere le promesse dichiarate (si legge sul sito di Greenpeace che Mareblu "aveva promesso il 100% di tonno sostenibile entro il 2016, ma ad oggi non arriva neanche allo 0,2%! Il tipo di pesca che usa svuota i mari e uccide a migliaia squali, tartarughe e altri animali marini! Mareblu tradisce la fiducia dei consumatori e finisce in fondo alla nostra classifica. Come se non bastasse, la Thai Union Group - proprietaria del marchio - è stata recentemente collegata a casi di violazione dei diritti umani nella propria catena di fornitori"). Iniziative concrete come questa sono senz'altro positive per diffondere buone pratiche di RSI e il fatto che si riferiscano proprio ai supermercati (dove ogni cittadino si reca settimanalmente) e agli alimenti più diffusi - come il tonno in scatola - è senz'altro un valore aggiunto.

il tuo post senza dubbio mette di nuovo in luce il problema di base che la RSI deve affrontare: le grandi aziende non hanno un reale interesse economico a mettere in pratica le politiche di responsabilità sociale d' impresa se non quello che deriva dalle operazioni di marketing. Il consumatore medio non è informato e tramite quello che potrebbe essere classificato come un fenomeno di selezione avversa si fida dei prodotti che grazie alle campagne pubblicitarie sembrano quelli più affidabili. Ma sappiamo bene quanto la pubblicità possa essere ingannevole e possa finire col penalizzare piuttosto che aiutare i prodotti sostenibili (sia in senso ecologico che in senso di politiche lavorative). E' quindi importante l' impegno degli enti che non perseguono lo scopo di lucro, in quanto sono gli unici che agiscono senza un tornaconto.

Vorrei inoltre far notare qual è l' attuale immagine che appare appena si acceda al sito di mareblu.



Le politiche di tipo RSI hanno, in generale, sul sito molto spazio, mostrando in ogni senso una certa iprocrisia, sia che questo cambiamento sia stato antecedente che che successivo alla polemica di cui ha parlato il mio collega

A margine delle interessanti considerazioni già svolte, vorrei portare alla vostra attenzione alcune lodevoli iniziative, recenti e non, del gigante della grande distribuzione che "spicca sulle altre insegne per un impegno etico che non resta sulla carta: ha documentato tutte le attività etiche che dichiara, tra cui quella di garantire che i fornitori paghino il salario giusto ai dipendenti".
Basta navigare sul sito Coop per capire che il marchio è attivo su più fronti: già dal 1995 ha lanciato e sostenuto una linea (Linea Solidal) di cibi e prodotti non alimentari acquistati direttamente dai produttori dei Paesi in via di sviluppo senza bisogno di intermediari, offrendo loro una equa ripartizione dei benefici e un'opportunità concreta di sviluppo autonomo. I prodotti solidal godono anche della certificazione Fairtrade, il marchio di certificazione etica più riconosciuto al mondo e soggetto attivo di CSR che garantisce ai produttori prezzi stabili, finanziamenti agevolati e contratti di acquisto di lunga durata: strumenti utili per la lotta alla povertà e per il rafforzamento dei produttori sui mercati locali nel nome di un futuro migliore. Fairtrade inoltre promuove la biodiversità, la varietà delle produzioni nazionali e il valore delle tradizioni locali favorendo la diffusione di prodotti a minor impatto sociale e ambientale.
Coop è stata inoltre insignita da Compassion in World Farming, la maggiore organizzazione internazionale per il benessere degli animali d'allevamento, del Premio Leader Europeo 2012, per essere la catena in Italia maggiormente rispettosa della salute animale nella filiera produttiva. Un bel vantaggio competitivo e di buona visibilità rispetto ai concorrenti, direi.
Per quanto riguarda la tutela ambientale, a oggi sono 11 anni Coop prende costantemente parte all'iniziativa "M'illumino di meno", riducendo l'illuminazione nei propri punti vendita e promuovendo le luci "eco", cioè che utilizzano energia da fonti rinnovabili. Inoltre Coop premia i propri clienti che non inquinano e promuovono la sostenibilità ambientale, utilizzando la bicicletta per i propri spostamenti grazie al servizio ViviBici.
Concludo segnalando una splendida iniziativa per combattere lo spreco alimentare che riguarda da vicino proprio Bologna: a partire dal 19 febbraio scorso, la mensa dei poveri dell'Antoniano di Bologna riceve tutti i giorni dalla Coop di Piazza dei Martiri i prodotti alimentari invenduti e prossimi alla scadenza, ritirandoli con una "cargo bike" donata da Coop all'Antoniano.

Per avere un confronto anche con le piccole (o addirittura mini) imprese che operano nel settore agro-alimentare, vi segnalo il caso a mio parere degno di nota dell'Alpes SRL, un'azienda artigianale della Valtellina (precisamente di Sondrio) che seleziona, lavora e commercializza funghi porcini e altre specialità alimentari tipiche dell’area mediterranea.
L'attività ha una gestione a carattere familiare (meno di 50 addetti) e con una lunga tradizione nella lavorazione di funghi porcini e specialità alimentari di qualità. Con il tempo l’assortimento della produzione si è arricchito di altre specialità alimentari tipiche dell’area mediterranea, la cui cura ed il rispetto delle tradizioni permettono di proporre un prodotto sano e genuino; i rigidi controlli effettuati durante tutte le fasi della produzione permettono di garantire un prodotto dalla qualità costante e garantita.
L'abilità nella preparazione e nel confezionamento e gli ingredienti utilizzati tutti naturali conferiscono una notevole caratterizzazione all'azienda, la quale partecipa attivamente alla valorizzazione del territorio e del patrimonio paesaggistico con varie sponsorizzazioni sul territorio, sviluppando un
network tra aziende locali al fine di poter offrire nei rispettivi spacci aziendali i prodotti tipici locali delle aziende partecipanti.
Dal punto di vista ambientale, programmi di risparmio energetico, di riciclo e di riduzione dei consumi sono costantemente monitorati e sviluppati al fine di ottenere un risparmio economico e soprattutto di riduzione dell'impatto ambientale: in particolare, si è ridotto del 20% l'utilizzo dei combustibili fossili e del 5% del consumo di energia elettrica con l'installazione di una centrale termica ad alta efficienza. Inoltre l'srl ha ottimizzato il ciclo produttivo, riciclando l'acqua utilizzata negli impianti tecnologici con un risparmio di circa 2 tonnellate di acqua alla settimana. Oltre ad un continuo processo di ottimizzazione e riduzione dei rifiuti, l'Alpes ha aderito al progetto di recupero effettuato da Hp che provvede al riciclo delle cartucce e non allo smaltimento.
Si tratta, in sintesi, di un piccolo esempio di comportamento socialmente responsabile che abbraccia tuttavia molteplici ambiti di produzione e che si riallaccia perfettamente alle politiche green e di riciclo delle grandi aziende quali quelle citate dai miei colleghi.