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" Adozione lavorativa": lavoratori disabili e solidarietà tra imprese

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Messaggio  0000723276 Ven Apr 22, 2016 1:35 pm

Nel 2014, i sindacati Cgil Cisl Uil per festeggiare il primo Maggio hanno scelto lo slogan "Più lavoro più Europa più solidarietà". Tanto resta da fare, però, perché questo slogan diventi realtà. Lo sanno bene i tanti giovani precari, ma lo sanno molto bene anche le tante persone disabili che, nonostante le tutele garantite dalla relativa normativa, ancora oggi restano escluse dal mondo lavorativo. Se da un lato, infatti, c'è una legge, la 68/99, che impone alle aziende obblighi di assunzione per queste categorie "protette", dall'altro, è la stessa legge a prevedere la possibilità di "esonero" dall'obbligo, o in virtù delle caratteristiche dell'azienda (piccole dimensioni, lavoro particolarmente pericoloso o inadatto a persone disabili ecc.), o a causa delle gravi condizioni della persona disabile stessa. Circa il 40% delle persone con disabilità iscritte nei relativi elenchi di collocamento presentano infatti problematicità incompatibili con l'effettivo inserimento nel mercato del lavoro. Insomma, l'obbligo c'è, ma la legge stessa, in qualche modo, permette di aggirarlo.
La provincia di Lecco, però, ha trovato una nuova soluzione. Si chiama "adozione lavorativa" e prevede il sostegno del lavoratore, da parte dell'impresa impossibilitata ad assumerlo, in un contesto lavorativo più adeguato alle sue condizioni. Concretamente, l'azienda che stipula una convenzione ma non ha la possibilità di inserire al suo interno un lavoratore disabile, si impegna ad "adottarlo", mettendo a disposizione un contributo annuo di 6.500 euro, suddiviso in due rate semestrali. Il servizio provinciale attiva quindi la ricerca di un contesto alternativo in cui inserire il lavoratore "adottato", facendosi carico di tutti gli adempimenti burocratici e amministrativi. L'azienda "ospitante" non dovrà far altro che accogliere al suo interno il lavoratore: non le toccherà alcun onere economico, ma anzi beneficerà di un contributo annuo di 500 euro, per il tempo dedicato alla persona disabile e agli operatori che lo seguono. Da parte sua, il servizio provinciale sosterrà l'inserimento attraverso il supporto di un tutor e l'erogazione di una Borsa Lavoro in favore della persona disabile.
Mi sembra che tale iniziativa possa essere attuativa di un progetto di responsabilità sociale d’impresa, in quanto permette alle imprese che, per varie ragioni, non possono assumere il lavoratore disabile, di adottarlo e di non lasciarlo senza speranze. Tuttavia, ritengo che tale soluzione ponga un’alternativa all'impresa e non stimoli la stessa a conformarsi a tutte quelle misure di adeguamento dei luoghi di lavoro alle esigenze delle persone diversamente abili. E’ un’iniziativa che punta ad aiutare la persona disabile ad inserirsi nel mondo del lavoro o, piuttosto, si configura come una via per sfuggire, per esempio, all'abbattimento di alcune particolarissime barriere architettoniche? Perché la persona disabile dovrebbe essere destinata ad andare a lavorare in un’azienda diversa da quella alla quale si rivolge in prima istanza? A seguito di queste riflessioni, siamo davvero certi che, dietro a tale progetto di “adozione lavorativa” non vi sia una logica discriminante piuttosto che socialmente responsabile?



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" Adozione lavorativa": lavoratori disabili e solidarietà tra imprese Empty "Linee Guida per l'Integrazione dei Disabili in Azienda"

Messaggio  0000724335 Lun Apr 25, 2016 5:56 pm

Sono diverse le iniziative avanzate per favorire l'inserimento dei soggetti diversamente abili nelle aziende. Tra queste rileva il Programma “Linee Guida per l'Integrazione dei Disabili in Azienda”, che nasce nel 2001 da una collaborazione tra la Fondazione ASPHI Onlus e la Fondazione IBM Italia, con la finalità di favorire l'integrazione lavorativa dei disabili trasformando la loro assunzione da obbligo legislativo a opportunità da valorizzare per aumentare la produttività. Questa è la ragione per cui, dal 2001, il Programma è cresciuto, ottenendo contributi da diverse organizzazioni. Il Programma si fonda sulla legge 68/1999, che riconosce l'attività lavorativa dei disabili come diritto di appartenenza sociale. Oltre questo diritto, si riconosce l'importanza del fatto che i beni ed i servizi siano fruibili da tutti nell'ottica del “Design For All”, ampliando la fascia di popolazione a cui rivolgersi e garantendo un vantaggio, non solo d'immagine, ma anche economico, alle aziende. Il Documento prevede una serie di azioni ed interventi adeguati al contesto di ogni singola organizzazione per favorire la collaborazione dei disabili e, al contempo, realizzare concretamente la propria Responsabilità Sociale. A mio avviso, questi progetti volti all'integrazione dei disabili soddisfano le esigenze di questi soggetti particolarmente svantaggiati nell'accesso al mercato del lavoro, ma non dobbiamo dimenticare il risvolto positivo che vi è nei confronti delle imprese, le quali trarrebbero vantaggi economici e/o pubblicitari. Inoltre, bisognerebbe verificare se effettivamente viene rivolto ai disabili il trattamento che gli sarebbe garantito attraverso la normale procedura legislativa di assunzione, altrimenti si tratterebbe di meccanismi per eludere gli obblighi di legge.

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" Adozione lavorativa": lavoratori disabili e solidarietà tra imprese Empty Re: " Adozione lavorativa": lavoratori disabili e solidarietà tra imprese

Messaggio  724326 Ven Mag 13, 2016 5:36 pm

L'obbligo di assunzione è previsto solo per le imprese con più di 15 dipendenti, quindi, se le piccole imprese non assumono disabili, non stanno trasgredendo nessun obbligo. Questa iniziativa è molto carina, bisogna sempre vedere a chi è rivolta : alle imprese in generale, con più di 15 dipendenti o anche alle piccole imprese?
Rispondo alla domanda da te posta : "Perché la persona disabile dovrebbe essere destinata ad andare a lavorare in un’azienda diversa da quella alla quale si rivolge in prima istanza?"
Beh, nel caso in cui davvero l'impresa non possa in NESSUN modo far adattare il disabile a causa dell'attività svolta, penso che l'alternativa da te enunciata sia abbastanza comoda!

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Messaggio  0000723276 Dom Mag 15, 2016 9:55 am

Non concordo con la riflessione che ha espresso il/la collega che ha scritto l'ultimo post rispondendo alla mia domanda: "Perché la persona disabile dovrebbe essere destinata ad andare a lavorare in un’azienda diversa da quella alla quale si rivolge in prima istanza?"
Ritengo che SEMPRE, quando un'impresa lo vuole, è possibile inserire il lavoratore disabile nell'ambito lavorativo da lui scelto in prima istanza! Devo sottolineare però l'inciso "QUANDO UN'IMPRESA LO VUOLE": è necessario che tutte le imprese si mobilitino per abbattere le barriere architettoniche e le barriere mentali che impediscono l'accesso dei disabili. Anche se l'obbligo di assunzione, per legge, è previsto solo per le imprese con più di 15 dipendenti, credo che le piccole imprese, nel momento in cui si rifiutino di assumere un lavoratore disabile costringendolo magari a spostarsi e a dover dipendere da qualcuno che lo accompagni, non fanno altro che violare un obbligo morale e sociale.
Non concordo con l'espressione "far adattare": i disabili sono persone che hanno tanto da dare e si adattano facilmente quando sono messi nelle condizioni di poter svolgere la propria mansione. Non si devono "far adattare loro!" Si devono adattare i luoghi di lavoro alle loro esigenze.
Se un dirigente siede su una poltrona scomoda, provvederà sicuramente a farsela sostituire affermando che la poltrona non è più adatta a consentirgli di svolgere il suo lavoro in quanto, dovendo stare molte ore al giorno seduto in ufficio, potrebbe causargli dei problemi alla schiena. E' la poltrona che si deve sostituire e non il dirigente!
Inoltre, il concetto di comodità spesso non si concilia con il progetto di RSI poiché ciò che comodo spesso non è socialmente responsabile: è comodo non sostituire delle scale con uno scivolo! Eppure non è socialmente responsabile! La comodità dovrebbe essere intesa come qualità da raggiungere per agevolare le esigenze di TUTTI e per avvantaggiare tutti!

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