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Interpretare la volontarietà

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Messaggio  0000690678 Ven Mag 06, 2016 7:15 pm

Volontarietà, continuamente enunciata dal Governo europeo , oltre che nelle dichiarazioni del Ministero del lavoro italiano ,è il principio cardine della responsabilità sociale d'impresa ,bisogna però chiedersi se per "volontà" s'intenda la volontarietà non solo nell'assunzione del dovere, ma anche nel suo adempimento , come ripetutamente si afferma o almeno come non si smentisce .
Neppure il Libro Verde della Comunità europea dice di più, anche se ribadisce che si devono adempire i doveri di solidarietà sociale cosi come vanno osservate le norme di legge e i contratti collettivi , non chiarisce se tale impegno un volta assunto debba essere mantenuto , il tema quindi non viene ne smentito ne affermato..... Cosa ne pensate di questa non chiarezza?

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Messaggio  0000724448 Dom Mag 08, 2016 2:44 pm

Posso comprendere che l'Unione Europea abbia deciso di introdurre in maniera cauta la tematica della RSI nel mondo imprenditoriale, puntando esclusivamente sulla volontarietà come principio con cui rapportarsi con essa, ma allo stesso tempo ritengo che oggi questo principio si stia rivelando anacronistico.
A mio parere, per rispondere subito alla domanda posta dal mio collega, la volontarietà a cui si riferisce il Libro Verde riguarda sia l'adesione alla RSI che il raggiungimento degli obiettivi da questa preposti, poiché le istituzioni europee hanno ritenuto che la responsabiltà sociale, elemento alieno alla realtà imprenditoriale, potesse diffondersi meglio lasciando maggiore autonomia alle imprese che avrebbero dovuto in parte snaturarsi. Ad oggi, purtroppo, complice la crisi economica internazionale e il disinteresse di gran parte delle istituzioni, si sono raggiunti alcuni risultati nel campo della RSI, ma sicuramente non quelli sperati. Forse è arrivato il momento che la responsabilità sociale si evolva verso lo step successivo, vale a dire quello di una sua presenza in ambito legislativo; un simile progetto dovrebbe essere realizzato in modo graduale, integrando le normative già vigenti e in seguito creandone delle nuove, pur sempre nel rispetto della differenziazione delle varie tipologie di impresa e con la previsione di incentivi o premi da parte delle istituzioni per sopperire agli ulteriori costi che dovrebbero sopportare le attività imprenditoriali.
Lasciare troppa autonomia al sistema economico, da sempre caratterizzato da un interesse assoluto verso il profitto, per quanto riguarda lo sviluppo della RSI, ritengo sia stata una scelta errata, poichè in realtà servirebbe molto di più un concreto intervento istituzionale dato che la RSI potrebbe essere un ottimo alleato per la salavaguardia dell'ambiente (la cui situazione sta peggiorando in maniera catastrofica negli ultimi anni) e per il rilancio dell'economia globale, dato che la soluzione austerity non ha funzionato.

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Messaggio  660207 Dom Mag 08, 2016 4:33 pm

Personalmente ritengo che il concetto di volontarietà, come espresso nel Libro Verde, non debba essere necessariamente equiparato alla totale e incondizionata autonomia di ciascuna impresa in tema di RSI. Con questo intendo dire, senza pretese di esaustività, che è vero che manca a livello legislativo una discilplina normativa che consenta di avere strumenti per disciplinare e controllare l'effettività di modelli socialmente responsabili; è anche vero però che oggi si assiste al proliferare di iniziative che sottolineano e promuovono il ruolo strategico della responsabilità d'impresa e che assumono una certa forza globale, pur non essendo giuridicamente vicncolanti. E si tratta di una progressiva evoluzione della quale le imprese non possono non tener conto, se non vogliono avere ripercussioni sul mercato.
Vari e numerosi sono stati i tentativi di definire “ricette” universali in grado di assicurare allo stesso tempo la prosperità economica all’impresa ed un controllo statale, con risultati a volte controversi. Al riguardo, infatti, sembra necessaria un’evoluzione metodologica volta ad ottenere risultati economici positivi con modelli che focalizzino l’attenzione sulla governance dei processi piuttosto che su modelli di governo, basati su sistemi di norme giuridiche vincolanti. Questi ultimi, infatti, si rivelano spesso inadatti alla propria funzione proprio perché rigidi; mentre il sistema economico mondiale, sempre più interconnesso e interdipendente necessita di soluzioni flessibili.
E' l’impossibilità di trovare un accordo vero e proprio tra gli Stati in merito alla disciplina giuridica necessaria per regolamentare fenomeni storici nuovi e l’incapacità di affrontare le problematiche poste dalla globalizzazione dei mercati che non consentono ad oggi, a mio modo di vedere, di definire una disciplina unitaria di RSI, su base non volontaria e quindi giuridicamente vincolante.
Ciò non toglie, come sottolineato dal/la collega nel post precedente, che si possa e si debba fare meglio. E ritengo, considerata l'impossibilità di disciplinare normativamente la responsabilità sociale d'impresa, che attività di sostenimento, promozione e informazione rappresentino il punto di partenza di un iter che ancora è in progressiva formazione.
Le linee guida promosse dagli organi internazionali e la formazione di standard universali, la sempre più elevata attenzione dei consumatori e in generale di tutti gli stakeholders coinvolti nell'attività di impresa alle tematiche di RSI, se è vero che non sono sufficienti a creare un "obbligo" per le imprese, costituiscono comunque un onere che nell'esercizio dell'attività non può essere totalmente disatteso.

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Messaggio  723186 Dom Mag 08, 2016 6:47 pm

Il Libro Verde della Commissione Europea definisce la RSI come integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo di più nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. Il problema è che molte imprese si sono approciate alla RSI non per convinzione, ma per prevenire rischi o danni legati all'immagine della condotta aziendale. Secondo me al riconoscimento reputazionale per chi adotti comportamenti socialmente responsabili dovrebbe accompagnarsi la sanzione reputazionale per chi commetta abusi o diffonda informazioni non corrette. Perciò, concordando con quanto è già stato affermato, sarebbe più producente collocare la RSI in ambito legislativo, facendo sì che le imprese adempiano concretamente gli impegni assunti.

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Messaggio  0000688490 Dom Mag 08, 2016 7:45 pm

La mia interpretazione del carattere della volontarietà, prende le mosse da un ragionamento sull'attività di produzione.
L'economia tradizionale considera l'attività d'impresa dal punto di vista del valore dei rapporti che esso intrattiene con altri soggetti: il salario del lavoratore, il costo delle materie pagato ai fornitori e l'utilità fornita dal prodotto finale al cliente. Proprio per la sua capacità di essere il centro della produzione di questi valori, l' imprenditore è remunerato con un profitto. Dati questi elementi necessari, l' economia è in grado di riprodursi e svilupparsi. Recentemente hanno assunto rilievo altri aspetti dei rapporti collegati al processo produttivo, primo tra i quali il benessere, che è accessorio alla riproduzione del sistema economico, ma sta sempre più divenendo essenziale al mantenimento di un sistema sociale. Ebbene io ritengo che, essendosi sviluppato il mondo economico dei nostri giorni sulla base dei concetti di concorrenza e libero mercato e risiedendo l'interesse principale dell'imprenditore nel profitto, è proprio attraverso gli strumenti concorrenziali e non mutando "le regole del gioco" che possa venirsi a creare una vera coscienza sociale dell'impresa, come consapevole e volontaria assunzione di responsabilità, al fine di produrre non solo valore, ma anche benessere non economico.Il compito di promuovere la diffusione di tale coscienza secondo me, deve svolgersi tenendo conto del processo di osmosi e influenza reciproca tra sistema sociale e sistema economico. I risultati già raggiunti di cui si discute, indicano che tale influenza sta assumendo rilievo ed è degno di nota il fatto che il propagarsi  di quelle "misure" di RSI già intraprese sia capillare: sul forum si legge di come ormai ogni impresa di grandi dimensioni (per il caso PMI si dovrebbe ragionare in altri termini) abbia preso in carico interessi di parte dei propri stakeholders in innumerevoli forme. Mi sembra che il vantaggio competitivo di un'azienda responsabile nei confronti di una irresponsabile rispecchi quindi l' importanza del benessere sociale nella vita economica e che quindi la volontarietà, intesa come "scelta concorrenziale",  produca gli effetti desiderati. Ciò su cui mi pare si debba invece lavorare è il fatto che troppe volte tali misure, estremamente pubblicizzate, distorcono la percezione di quanto un'azienda sia effettivamente responsabile in ciascun rapporto che essa intrattiene. Tale distorsione ha l'effetto di garantire profitto ad un' impresa che avrebbe molto meno guadagno se fosse noto quanto non viene pubblicizzato. L' intervento legislativo potrebbe quindi intervenire, ora come ora, per rimuovere tale distorsione, obbligando le imprese a maggiore trasparenza.

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Messaggio  0000729289 Gio Mag 12, 2016 9:34 am

A mio parere, il carattere fondamentale della volontarietà rende il rispetto di attività socialmente responsabili ancora più doveroso del rispetto di una norma giuridicamente vincolante. Infatti, la scelta di RSI è volontaria in quanto prescinde,o meglio, va oltre gli obblighi legislativi. La volontarietà, ossia la piena libertà di decidere se praticare un'attività socialmente responsabile, è una scelta che non trova il vincolo dei precetti normativi ma, anzi, pone questi come base consolidata dalla quale partire per intraprendere un percorso volto a perseguire obiettivi superiori a quelli stabiliti dalle norme. A ciò aggiungiamo che gli scopi che la RSI vuole raggiungere coinvolgono altri aspetti di tipo etico-sociale di un'impresa che vanno oltre il raggiungimento di un profitto il quale rimane comunque l'obiettivo principale di un'impresa. Questi aspetti sono costituiti da un interesse particolare verso la collettività e l'ambiente in cui viviamo; soggetti verso i quali bisogna oggi rivolgere lo sguardo per garantire benessere all'intera società. E sono proprio questi aspetti che rendono la volontarietà ancora più rilevante in quanto basata sulla convinzione che bisogna guardare oltre alla semplice accomulazione di ricchezza fine a se stessa e quindi connotata da un valore superiore a quello dell'osservanza di obblighi legislativi.

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Messaggio  0000727032 Gio Mag 12, 2016 2:12 pm

Indubbiamente affrontare l'argomento della volontarietà per l'applicazione dei principi inerenti alla responsabilità sociale d'impresa è cosa complessa ed all'un tempo di fondamentale importanza. Il libro Verde qualifica la responsabilità sociale d'impresa come: "integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate."
Da questa definizione estremamente estesa ed "aperta" di RSI è facile comprendere come le azioni volontarie vadano oltre gli obblighi legali.
Su questo forum sono stati fatti numerosi esempi di imprese socialmente responsabili, ma anche esempi di imprese che hanno applicato male, per non dire in modo pessimo, il concetto di RSI. Credo, dunque, che per risolvere il problema della volontarietà sia necessario "giuridificare" i principi cardine della RSI e prevedere sanzioni relative in caso di inadempimento degli stessi.

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