RSI - STOP ESPERIMENTI SUGLI ANIMALI

Pensate che la responsabilità sociale d'impresa possa essere dimostrata prendendo una ferma posizione e abolendo i test di laboratorio sugli animali ?! Vi propongo la lettura di questo articolo e invito chiunque fosse a conoscenza di iniziative simili di presentarle qui sotto.

"L'Oréal si impegna a commercializzare soltanto prodotti la cui sicurezza sia stata valutata in base a protocolli etici e rigorosi. L'obiettivo è evitare ai consumatori eventi avversi derivanti dall'uso dei prodotti. Tradizionalmente, la valutazione della sicurezza dei prodotti e degli ingredienti veniva effettuata tramite test sugli animali.
Tuttavia, fin dagli anni '80, L'Oréal ritiene che il futuro della valutazione della sicurezza risieda nello sviluppo di strategie "predittive" alternative. Questo approccio si basa sui sostanziali progressi scientifici conseguiti nei campi della ricostruzione dei modelli cutanei, della modellazione molecolare e della elaborazione dei dati ad alte prestazioni. Esso consente di sfruttare tutti i dati accumulati dal Gruppo nel corso di un secolo su oltre 50.000 ingredienti.
Queste nuove strategie, e il considerevole impegno di ricerca profuso che ne è alla base, hanno ripagato gli sforzi: nel 1989, L'Oréal ha posto fine a tutti i test sugli animali senza rendere per questo meno sicuri i suoi prodotti. Dal marzo 2013 il Gruppo ha fatto un altro passo decisivo: non effettua più test sugli animali in nessuna parte del mondo e non delega altri a farlo. Possono verificarsi eccezioni qualora le autorità normative lo richiedano per scopi legali o di sicurezza.
Grazie ai nostri progressi nei metodi alternativi, alle nostre collaborazioni con gli istituti di ricerca in tutto il mondo e alla straordinaria determinazione dei nostri team, L'Oréal è entrata nell'era "predittiva" delle previsioni della sicurezza e dell'efficacia di un ingrediente prima di sintetizzarlo. Tale ambizione, sostenuta dalla comunità scientifica internazionale e nota come "tossicologia del XXI secolo", è evidente nell'impegno dei nostri laboratori e alimenta la nostra innovazione."

Credo che come in ogni cosa vada visionato caso per caso. Dal punto di visto estetico posso capire che si preferiscano sperimentazioni alternative a quella animale (sia ben chiaro sono a favore di questo progetto) ma dal punto di vista medico credo che non siamo ancora pronti a rinunciare a tale pratica. Come dimostra la vicenda Stamina, se non si consente di acquisire informazioni precliniche sulla sicurezza ed efficacia dei trattamenti, sussiste il rischio concreto che personaggi senza scrupoli sperimentino le loro pseudo-cure direttamente su pazienti e bambini.In questo modo l’etica medica viene fatta regredire a stadi di inciviltà: sulla base di ragionamenti apparentemente non violenti si ammettono come preferibile il dolore e le sofferenze umane, pur di non consentire ricerche su animali. Forse un giorno avremo mezzi appropriati ad abolire tali metodi ma per ora credo che la responsabilità sociale delle imprese farmaceutiche sia quella di proteggere e curare gli esseri umani.

Innanzitutto dobbiamo precisare che l'etichetta apposta sui prodotti (solitamente si tratta del disegno di un coniglietto o della scritta 'cruelty free') non ha nessun valore perché si riferisce al prodotto finito. Per farci stare sicuri, dovrebbero porre un'etichetta per i singoli ingredienti che vanno a formare il prodotto finito.
Nel sito animaliamici.wordpress.com ho letto che molte delle marche diffuse in Italia sono da considerare 'cruelty-free' solo apparente...perché nella creazione dei loro prodotti la crudeltà c'è, eccome se c'è!
Parlo di Avon, Bottega Verde, Esselunga, Herbalife...un elenco abbastanza lungo purtroppo, che riporterò a fine intervento.
Le ditte 'cruelty free' sono quelle che "non testano il prodotto finito, non commissionano test su prodotto finito e ingredienti, e non usano ingredienti testati dai produttori dopo l’anno di adesione a questa policy. Così, di fatto, non incrementano la sperimentazione su animali. TUTTE lealtre NON sono da considerarsi "cruelty-free", anche se riportano sulle confezioni la dicitura "non testato su animali" o simili, finché non avranno dato conferma della propria politica aziendale in uno dei due modi prima descritti".
Comunque la lista delle ditte " cruelty free" è periodicamente aggiornata e penso possa essere scaricata online.

Le ditte solo apparentemente "cruelty-free":
_AVON – www.avon.it/PRSuite/info/contact.jsp
Non esegue e non commissione test su animali, ma non garantisce gli ingredienti comprati da terze parti.

_BOTTEGA VERDE – servizioclienti@bottegaverde.it
Affermano: "Il problema di testare o no le materie prime su animali non è di nostra competenza diretta".

_ECOVER (detersivi)
Giudizio negativo di Peta Usa e Naturewatch UK: gli ingredienti NON sono garantiti.

_L’AMANDE/GAVARRY – info@gavarry.it
Affermano che la maggior parte degli ingredienti che usano è in commercio da molto tempo e quindi non incrementano i test su animali, ma non rilasciano alcuna dichiarazione certa sulla totalità dei loro ingredienti, quindi non rispettano la policy.

_LINEA ESSELUNGA (supermercati Esselunga)
Non sono garantiti gli ingredienti, non esiste una politica della "cut-off date".

_OLIO CARLI – LINEA MEDITERRANEA – info@lineamediterranea.it
Non eseguono e non commissionano test su animali, ma affermano: "Non possiamo dare altrettante garanzie per quel che riguarda il comportamento dei fornitori dei singoli ingredienti".

_UNILEVER (fanno loro test su animali) – Lee.Hunter@unilever.com
L’azienda afferma che: "I test su animali vengono eseguiti solo quando non sono disponibili alternative".

E l’elenco, purtroppo, continua:
_AMWAY
_AVEDA
_BELLEBOLLE
_BLUEBERRY
_CLINIQUE (Estee Lauder)
_DIPROS
_ESI
_FOREVER LIVING PRODUCTS
_HETO
_HERBALIFE
_JUST
_MONTALTO NATURA
_REVLON
_SARA LEE PLANTER’S
_SOCIETÀ DEL KARITÈ

Vorrei segnalare, come ho già fatto in altri interventi, la linea di intervento di Lush: questa azienda di cosmetici, infatti, non solo non testa personalmente i propri prodotti su animali ma ha adottato una politica estremamente rigida anche nei confronti dei propri fornitori: questi, per poter essere fornitori Lush, non devono testare su animali nè prodotti destinati alla vendita a Lush né altri prodotti la cui vendita è destinata ad aziende diverse. Insomma, devono essere totalmente e intimamente cruelty-free e Lush se ne assicura per mezzo di controlli rigorosi.
Per quanto riguarda la Just, invece, nel sito dichiara esplicitamente di non testare i prodotti sugli animali; è vero anche, però, che dichiara di commercializzare prodotti completamente naturali quando, in realtà, molti prodotti contengono diversi derivati del petrolio. Non è escluso, dunque, che anche su questo fronte ciò che dichiara non corrisponda a verità.
Credo comunque che la dicitura "cruelty-free" sia oggi largamente abusata, dal momento che negli ultimi anni sempre maggiore è l'attenzione dei consumatori a elementi quali, appunto, i test sugli animali o la naturalità dei prodotti; il problema è che non tutti i consumatori prestano attenzione all'elenco degli ingredienti e non si informano approfonditamente, così da acquistare, in buona fede, prodotti che dichiarano qualità che poi non hanno.
In via generale, comunque, per rispondere alla domanda inziale, credo che anche adottare una politica precisa e rigorosa in relazione ai test sugli animali sia una delle possibili forme di responsabilità sociale d'impresa: in fondo, è un modo di farsi carico responsabilmente delle possibili conseguenze che quell'attività d'impresa ha e può avere nei confronti non soltanto degli stakeholders classici, ma anche dell'ambiente e della fauna.

Caro/a collega, sono davvero felice che tu abbia posto la questione.
A mio parere, le aziende che decidono di farsi carico di un sentimento ecologico e cruelty-free dove possono, sono più responsabili delle altre.
Il padre dell'Ecologia, Naess, afferma che "il diritto di vivere di tutte le forme (di vita) è un diritto universale che non può essere quantificato". Nessuna specie vivente può beneficiare maggiormente del particolare diritto di vivere e riprodursi più di qualsiasi altre specie."
Anche da semplice consumatore, la cosa ha un certo peso. Se l'Oreal ce l'ha fatta, perchè altri no? Forse, più che incapacità scientifica, potremmo convenire si tratti di una questione economica - cambio di attrezzature,procedure, gestione, figure professionali ecc.

Vi segnalo quindi con piacere il caso cosmetici Provenzali .

I PROVENZALI E LAV
Il Gruppo Gianasso, per i cosmetici naturali e biologici I Provenzali, ottiene tra le prime aziende in Italia, la Certificazione secondo lo Standard Internazionale "Stop ai test sugli animali" rilasciata da ICEA per LAV (Certificato n° 009).
Un’attestazione indipendente per un preciso impegno morale: oggi infatti l'Unione Europea vieta ogni test su animali in ambito cosmetico, ma la scelta de I Provenzali è quella di mantenere la Certificazione volontaria perché resta un’importante nostro impegno a garanzia di un progetto avviato già nel 2003, ben prima che il “No animal Testing” diventasse un obbligo di legge.

LA LEGA ANTI VIVISEZIONE
LAV dal 1977 lotta contro lo sfruttamento degli animali e per il riconoscimento dei loro diritti, promuovendo leggi che li difendano e controllando la loro applicazione. LAV inoltre, porta avanti campagne di sensibilizzazione e di informazione verso i cittadini e sviluppa progetti didattico-­educativi rivolti ai ragazzi e alle scuole. È così che ha ottenuto le sue vittorie, come le leggi che hanno dichiarato reato il maltrattamento degli animali e il traffico illegale dei cuccioli. L’Italia è oggi il secondo Paese al mondo a vietare le pellicce di cane e gatto e uno dei primi in Europa a vietare quelle di foca.
Le aziende certificate da ICEA per LAV si impegnano a non effettuare, né direttamente né commissionandoli a terzi, test su animali, monitorando anche i propri fornitori e produttori.

L'argomento in oggetto è senz'altro tema di profonda riflessione e importanza. Come è noto, le sperimentazioni sugli animali negli
ha portato a molteplici polemiche e critiche nei settori più vasti. L'articolo posto qui é senz'altro di estrema attualità e interesse, i protocolli "etici" promossi dalla famosa ditta Loreal al fine di salvaguardare la salute dei consumatori dovrebbero essere sottintesa è chiara al momento della creazione, e così al momento del pagamento e soprattutto al momento stesso in cui se ne fa uso. Dietro tutti questi prodotti cosmetici o no, si celano verità più reali che mai. La storia del nostro tempo ha portato ad uno stile di vita "pro-vita" sempre più importante, se la vita dell'uomo medio ha avuto miglioramenti e durabilità prolungata è purtroppo grazie, anche, ai farmaci e alle nuove tecnologie. La sperimentazione sugli animali è una cosa più vera che mai e presente nel nostro tempo. È un argomento più critico che mai, che colma due aspetti fondamentali di un popolo: la sensibilità e il fabbisogno. Se da un lato un popolo può essere più o meno interessato alla vita degli animali e ai trattamenti che subiscono, non solo nei laboratori, d'altra parte un popolo pensa a sè stesso, senza dubbi alcuni, mangiando la carne, lavando i capelli e acquisendo farmaci. L'assassinio delle balene alle isole Far Oer, la macellazione abusiva e inumana del bestiame nei c.d. "lager bovini", le sperimentazioni sui beagle nei laboratori, quante le questioni inerenti il trattamento degli animali nel mondo. Tale argomento è troppo ampio e delicato per trovare risposta in qualche riga. Purtroppo sta alle istituzioni tutte e ai capi di governo trovare una via umana e naturale di salvaguardia degli animali, poiché se è vero che è essenziale vivere sempre meglio e in modo ottimale è anche vero che gli esseri viventi e gli animali tutti, hanno diritto a essere rispettati come il resto del mondo.