Istituzionalizzazione debole

Il termine “istituzionalizzazione debole” é utilizzato da Riccardo Del Punta per indicare in che cosa potrebbe consistere (e forse sarebbe auspicabile che consistesse) l’obiettivo dell’azione della contrattazione collettiva nei confronti della RSI.
Sebbene appaia chiaro che la RSI debba sottrarsi a una contrattualizzazione integrale (nello stesso modo in cui non può essere giuridificata) a causa del requisito della volontarietà, per istituzionalizzazione debole si intende una qualche forma di inserimento del tema nel sistema delle relazioni industriali che permetta di poter verificare in modo migliore l’effettività degli impegni presi, senza snaturarne il concetto.
In particolare, le parole che l’autore usa sono “sospingere la CSR verso una possibile zona grigia, al di là della pura volontarietà ma comunque sempre al di qua della soglia della doverosità giuridica”.
A questo proposito l’autore prospetta due possibili strade: l’una, a monte, riguarda la possibilità che le parti sociali sottoscrivano (a latere rispetto al contratto collettivo vero e proprio) un protocollo in cui si impegnano a favorire la diffusione dell’RSI, come é avvenuto con il più volte citato protocollo del 16 giugno 2004 sullo sviluppo sostenibile del sistema bancario; l’altra, a valle, riguarda la possibilità che la contrattazione collettiva assuma un ruolo nel processo di verifica delle dichiarazioni rese in sede di social statement o di bilancio sociale.
A mio parere, qualunque strada la contrattazione scelga di percorrere, il problema centrale della questione sta sempre nel tipo di sanzione che potrebbe essere irrogata in caso di violazione degli impegni presi dalla controparte datoriale. L’autore suggerisce di adottare sanzioni intersindacali, ma in cosa potrebbero consistere tali sanzioni? E, soprattutto, in che modo potrebbero essere irrogate senza che l’istituzionalizzazione da “debole" diventi “forte”?

Anzitutto, credo che entrambe le soluzioni proposte dall'autore siano valide. Proprio per far sì che l'istituzionalizzazione rimanga "debole", determinare una disciplina unitaria dell'RSI e il controllo della sua effettiva applicazione attraverso la contrattazione collettiva è, a mio parere, la soluzione più efficace e possibile da realizzare. In tal modo, si potrebbe orientare le scelte gestionali/organizzative riguardanti l'utilità sociale e garantire la tutela dei lavoratori da eventuali abusi del datore.
Per quanto riguarda le sanzioni erogabili in caso di violazione di tale disciplina, potrebbero essere, sostanzialmente due:
1) una volta accertata la violazione, verificata attraverso metodi stabiliti dall'AI, le confederazioni sindacali firmatarie potrebbero far pressione sull'impresa in questione, attraverso atti scritti di avvertimento. Una volta inviati questi atti, decorrà un periodo di tempo entro il quale potrà adeguarsi a quanto stabilito dalle norme in materia di RSI. Nel caso non lo facesse, si potrebbe passare a una seconda fase sanzionatoria eventuale.
2) Una volta decorso il periodo di adattamento, i vari sindacati aziendali potrebbero agire in giudizio nei confronti del datore. Il giudice, visto che la violazione sarebbe già stata accertata, erogherebbe una sanzione amministrativa in via equirativa o seguendo criteri specificato dall'AI.

anche a mio avviso per far sì che l'istituzionalizzazione rimanga debole controllare la disciplina unitaria dell'RSI attraverso la contrattazione collettiva può essere la soluzione probabilmente più efficacie.
Vorrei però spendere due parole su cos'è la contrattazione collettiva.
Possiamo definire contratto collettivo l'accordo stipulato dalle organizzazione sindacali dell'una e dell'altra parte e regolare i rapporti mediante norme poste. Dall'evoluzione della contrattazione collettiva si registra lo stato dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratori, e si vede che vi possono dunque essere momenti di debolezza. Il contratto collettivo anche se privo di disciplina legale ha una sua tipicità sociale, ma anche un suo riconoscimento, perché la legge nomina e richiame il contratto collettivo.

Rispondendo al primo collega/alla prima collega che ha commentato, vorrei focalizzarmi su un punto specifico. Avendo detto che la RSI, per non essere snaturata e perché rimanga entro i confini della volontarietà (cui é strettamente connesso il tema dell'andare oltre gli obblighi legali), non può né essere giuridificata né essere resa parte di una contrattualizzazione integrale, ritengo che meccanismi sanzionatori che prevedano l'intervento di un giudice non rientrino in questo schema.
A lezione avevamo discusso del fatto che in altri paesi il peso dell'opinione pubblica é più forte di quanto non lo sia in Italia, e che le campagne di "boicottaggio" nei confronti di imprese considerate socialmente irresponsabili sono più efficaci perché più "sentite". In quest'ottica, forse, un possibile ruolo delle organizzazioni sindacali potrebbe essere quello di irrogare sanzioni che rimangano entro il confine delle sanzioni sociali, ad esempio promuovendo questo tipo di campagne, organizzando proteste e scioperi per incentivare l'opinione pubblica a rimanere ancorata a questi temi.
L'idea di utilizzare le forme di lotta del movimento sindacale non solo per le rivendicazioni tradizionali ma anche per porre l'attenzione su comportamenti socialmente irresponsabili delle imprese può essere, a mio avviso, una soluzione buona. In questo modo si permetterebbe di inserire la RSI all'interno del sistema di relazioni industriali, senza però ricorrere a sanzioni che la trasformino, di fatto, in qualcosa di dovuto e non più di volontario.