Mobility Management

Tra gli strumenti di responsabilità sociale utilizzati dalle imprese possiamo rilevare il cosiddetto “Responsabile della mobilità”, ovvero colui che gestisce e sviluppa strategie per la mobilità delle persone e il trasporto di merci. Nel 1998, il decreto Interministeriale “Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane”, noto come “Decreto Ronchi” ha istituito la figura del Mobility Manager o Responsabile della mobilità.
Secondo il decreto, questa figura deve essere individuata da enti pubblici con più di 300 dipendenti per unità locale e dalle imprese con più di 800 dipendenti. E’ possibile individuare due categorie di manager, ovvero quello di azienda, che ha il compito di ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti (ad esempio attraverso Piani di Spostamento Casa-Lavoro), e il Manager di area, introdotto più recentemente nel 2000, e che coordina i responsabili della mobilità aziendale e gestisce i collegamenti con le strutture comunali. L'idea nasce, dunque dalla volontà di favorire il più possibile la mobilità sostenibile.
Tuttavia, nonostante formalmente il sistema del Mobility Management sembri nascere da una sincera preoccupazione per il futuro ambientale, tali figure non hanno riscontrato ultimamente una funzione particolarmente utile all’ interno dei sistemi aziendali, preoccupati più della gestione dei problemi economici piuttosto che quelli relativi la sostenibilità ambientale, soprattutto in considerazione della crisi del mercato attuale. Cosa ne pensate, quindi, di questo sistema?

Ritengo sia molto importante e fondamentale.. in ragione di ciò ho trovato un interessante puntata di Report che spiega cosa sostanzialmente faccia il Moblity Management. Riporto, pertanto, il link URL cosicché tutti possiate approfondire l'argomento in relazione ad una inchiesta di Report sull'inquinamento nelle 8 grandi città italiane con più di 250.000 abitanti

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fcbb7dfe-e7d8-4ca4-a87a-0ab66d0999c4.html

Anch'io reputo la figura del mobility manager di notevole rilevanza, tuttavia in Italia sarebbe necessaria una revisione del suo ruolo: i mobility managers delle pubbliche amministrazioni oggi si focalizza troppo spesso sugli spostamenti casa-lavoro, coordinando le iniziative delle aziende in questo senso. Il mobility manager d'area dovrebbe invece avere un campo d'azione più ampio legato a tutte le politiche di mobilità, per un cambiamento culturale anche attraverso campagne di comunicazione.
Fra le altre tematiche, anche di questa si è discusso alla ECOMM 2014 (la Conferenza Europea sul Mobility Management), da cui è poi emersa l'idea che il mobility management dovrebbe coinvolgere il mondo scolastico, per due motivi. Oggi in Italia le aziende con più di 300 dipendenti sono obbligate ad avere un mobility manager: se si considera che una scuola mobilita almeno il doppio o il triplo delle persone, appare necessario che questa figura sia presente anche nelle strutture scolastiche. Gli studenti inoltre sono gli automobilisti e i futuri adulti di domani: è qui che bisogna intervenire per cambiare la cultura della mobilità.
Si è poi sottolineata l'importanza di usare sistemi di misurazione e reporting dei benefici che derivano dalle politiche di mobilità. In questo, l'Italia non è indietro: il nostro ministero dell'Ambiente, per erogare i fondi a consuntivo dei progetti di mobilità sostenibile, chiede agli enti locali di compilare un questionario sui risultati ottenuti grazie, per esempio, alla costruzione di piste ciclabili o all'attivazione del bike sharing.
Per quanto riguarda nello specifico la normativa italiana, contando anche le imprese, i mobility manager italiani sono in tutto più di 860. Bisogna considerare però che non tutte le aziende con più di 300 dipendenti si dotano di questa figura. L'obbligo di legge è stato infatti introdotto con un decreto ministeriale, che non può stabilire sanzioni: per cui chi non lo rispetta non viene punito.
Ritengo che le città che difettano ancora di un mobility manager dovrebbero provvedere ad introdurlo quanto prima, dato che le politiche di mobilità possono dare un grande contributo alla qualità dell'aria e alla gestione del traffico, soprattutto se si pensa ai recentissimi problemi di inquinamento atmosferico nei grandi capoluoghi dalla nostra penisola.

in risposta al precedente intervento, che ha fatto riferimento alla necessità di introdurre un mobility manager negli istituti scolastici, vorrei richiamare la legge 221 del 28 dicembre 2015, "Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali" che prevede una serie di disposizioni che riguardano il settore scolastico, tra cui appunto l introduzione di tale figura: il Ministro dell'istruzione, secondo tale normativa ha adottato, sentiti i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, specifiche linee guida per favorire l'istituzione in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia amministrativa ed organizzativa, della figura del mobility manager scolastico.
tale ruolo è ricoperto su base volontaria (tra il personale docente) e senza riduzione del carico didattico, in coerenza con il piano dell'offerta formativa, con l'ordinamento scolastico e tenuto conto dell'organizzazione didattica esistente.
tra i compiti emergono:
a. organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni;
b. mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le aziende di trasporto;
c. coordinarsi con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune;
d. verificare soluzioni, con il supporto delle aziende che gestiscono i servizi di trasporto locale, su gomma e su ferro, per il miglioramento dei servizi e l'integrazione degli stessi;
e. garantire l'intermodalità e l'interscambio;
f. favorire l'utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale;
g. segnalare all'ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto dei disabili.
la finalità è anche quella di assicurare, in modo particolare, l'abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico; la riduzione dei consumi energetici; l'aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale; la riduzione al minimo dell'uso individuale dell'automobile privata e il contenimento del traffico.
la speranza è quella che non ci si limiti ad un adempimento meramente formale, ma le linee guida assumano il ruolo di strumento di reale cambiamento.