Disney e RSI

Da anni, the Walt Disney Company Italia, svolge azioni di beneficienza e volontariato a favore dei bambini e delle famiglie. Disney partecipa a diversi progetti coerenti con i valori e le competenze dell'azienda, attraverso un impegno concreto e preciso. I progetti di maggiore rilevanza riguardano la protezione dell'infanzia e della famiglia ma pure il rispetto dell'ambiente e della natura. In collaborazione con il mondo associativo tanto italiano quanto internazionale, seleziona progetti innovativi ed importanti, offre contributi finanziari ed aiuti logistici e mette a disposizione propri mezzi e competenze. Si segnalano i voluntEARS, che sono gruppi di dipendenti e collaboratori Disney che, coordinati nell' azienda dedicano alcune ore del proprio tempo al volontariato. Addirittura, nel 2005, i voluntEARS sono stati impegnati in 126 progetti di solidarietà in Europa e hanno impiegato 6433 ore in attività di volontariato di cui 600 solo nel nostro paese. L' idea del progetto degli ospedali a colori è nata dalla volontà della Disney di entrare responsabilmente nel campo sociale dedicando una particolare attenzione ai bambini, e dall' esperienza dell' illustratrice dell'Accademia Disney Sally Galeotti. Quest' ultima ha iniziato con il disegnare le pareti degli ospedali della Romania in cui venivano curati i bambini ammalati di AIDS. Nell' Ottobre 2004 si ha il primo ospedale a colori a Sondrio, mentre a Novembre 2005 l' esperienza viene ripetuta nel reparto di ematologia pediatrica dell' ospedale San Gerardo di Monza. Inoltre, le riviste Disney dedicano particolare attenzione all' ambiente e promuovono campagne per la protezione della natura. Tra i partner di Disney per queste iniziative si ricordano: Make a wish Italia Onlus per l' aiuto ai bambini malati e il WWF per l' ambiente. Infine, secondo il Reputation Institute, organo che valuta la responsabilità sociale d'impresa delle maggiori compagnie a livello globale, la Disney è tra i primi posti nella classifica dei gruppi con il valore più elevato di RSI.

Non capisco come questa impresa possa essere collocata fra i primi posti nella classifica dei gruppi con il valore più elevato di RSI!
Le iniziative citate sopra dal/la collega sono ottime, ammirevoli..ma tutto questo è sufficiente per scalare una classifica incentrata sul tema della CSR?
È importantissimo porre l'attenzione sulla protezione dell'infanzia, della famiglia, dell'ambiente e della natura progettando iniziative degne di stima, ma ai poveri lavoratori chi ci pensa?
Su “la Repubblica” il 22 agosto 2005, è stato pubblicato un articolo, dove si discuteva sul fatto che a pochi giorni dall'apertura del nuovo centro di attrazione, Disneyland Hong Kong, nessuno si fosse mai sostanzialmente interessato e preoccupato di cosa ci fosse dietro a tutti quei gadget e giocattolini vari che vengono venduti ai bambini di tutto il mondo, prodotti dalla multinazionale Disney.
Dietro a questi bellissimi oggettini di vario tipo è nascosto lo sfruttamento di migliaia di operai cinesi che vengono pagati 60€ al mese, costretti a lavorare 13 ore al giorno e soggetti molto spesso a tragici incidenti in fabbrica (operaio di 24 anni schiacciato a morte dalla macchina che fa i buchi nella carta; un altro fulminato dalla corrente di una tagliatrice; operaie con le dita amputate o la schiena spezzata).
Le accuse sono state documentate da ricercatori dell'università di Hong Kong che sono stati in grado di raccogliere testimonianze reali di lavoratori.
Uno dei fornitori della Disney è l'azienda tipografica “Hung Hing”, dagli stabilimenti di questa escono fumetti , libri per bambini, giochi interattivi, manuali d'istruzione per l'uso dei giocattoli, scatole colorate e tanto altro (non solo con il marchio Walt Disney, infatti vengono fornite pubblicazioni per i bambini, anche ad altre multinazionali americane come Mattel e McDonalds).
Le divertenti illustrazioni di questi prodotti per bimbi sono assolutamente in contrasto con le condizioni di vita degli operai che le producono.
Ecco alcuni passaggi della lettera scritta da un operaio:
"I guardiani ci maledicono e ci trattano come criminali. Gli alloggi sono lontani, ogni giorno qualche operaio che rientra a dormire viene investito da un'auto, ferito o ucciso, e non c'è assistenza sanitaria. I nostri salari sono miserabili, 600-700 yuan al mese (60-70 euro, ndr) e solo per l'alloggio ne spendiamo 100. Dopo aver lavorato un mese cerchiamo cosa ci resta in tasca: pochi spiccioli. Onorevoli dirigenti, non potete trovare nel vostro cuore un po' di compassione?".
Dunque io mi chiedo come si possa rivolgere l'attenzione e impegnarsi ad adottare comportamenti socialmente responsabili, senza prima “guardare a casa propria” puntando i riflettori sulle condizioni di schiavismo a cui sono sottoposti i dipendenti di questa multinazionale.

ritengo tutti i post sul tema validi anche se tuttavia secondo me ci si allontana dal tema della RSI.
questo perchè le problematiche legate allo sfruttamento e alle condizioni pessime di lavoro esulano completamente dal tema trattandosi non di mancanza di responsibilità sociale ma di mancato rispetto vero e proprio dei diritti umani sanciti dalle numerose carte e dichiarazioni internazionali.

effettivamente però la problematica in questione non può passare in secondo piano o inosservata solo grazie ad una serie di iniziative volte ad evidenziare attenzioni verso il sociale (le quali hanno chiare finalità di marketing e incremento del profitto) ma allo stesso tempo ritengo si tratti di due binari distinti, uno da valorizzare e uno da ridisegnare completamente.

All'interno della The Walt Disney Company Italia, la funzione Risorse Umane è completamente integrata nelle varie divisioni operative. L’obiettivo è quello di rispondere ai bisogni specifici di ogni attività e di offrire un servizio di eccellenza nell'ambito della selezione, della formazione, dello sviluppo e della gestione amministrativa e contrattuale del personale. I dipendenti e collaboratori Disney sono consapevoli di essere parte di un’azienda creativa ed innovativa, la cui immagine è sinonimo di magia ed emozione per grandi e piccini. Lavorare in Disney è un privilegio ma anche una responsabilità: il pubblico è quanto mai esigente e le aspettative sono di eccellenza assoluta. Tutto il personale condivide i valori del Brand e si impegna ogni giorno perché l’eredità di Walt Disney continui ad essere attuale per bambini e famiglie.
Da quasi 10 anni, inoltre, The Walt Disney Company Italia svolge azioni di beneficenza e volontariato a favore dei bambini e delle famiglie.
In effetti, Disney partecipa a diversi progetti coerenti con i valori e le competenze dell’azienda, attraverso un impegno concreto e preciso. I progetti più importanti riguardano la protezione dell’infanzia e della famiglia ma anche il rispetto dell’ambiente e della natura. Lavorando in collaborazione con il mondo associativo sia italiano sia internazionale, seleziona progetti innovativi ed importanti, offrendo contributo finanziario, aiuto logistico o messa a disposizione dei propri mezzi e competenze. Un’area estremamente significativa è quella dei VoluntEARS, un gruppo di dipendenti e collaboratori Disney che, coordinati al'’interno dell’azienda dedicano alcune ore del proprio tempo alle attività di volontariato, si pensi all'idea progettuale "Ospedale a Colori" che vede Sally Galotti, storica illustratrice dell’Accademia Disney Italiana, disegnare le pareti degli ospedali di bambini malati di AIDS in Romania.

Io non credo che il tema del rispetto dei diritti umani si allontani più di tanto dal tema della rsi, forse più propriamente si sviluppa in modo diverso e molto più ampio ma non si tratta di due cose distinte; d'altra parte, credo, interessando la rsi anche la salute del lavoratore e le condizioni della persona  in generale in quanto soggetto facente parte della società, si tratti di un argomento sempre e comunque assimilabile al tema della responsabilità d'impresa. Più che altro credo che assuma una rilevanza particolare se si considera che tutte le grandi multinazionali (sono state citate Luxottica ed Apple ma voglio ricordare anche i grossi brand d'abbigliamento come H&M e Adidas) hanno sedi di produzione in paesi molto molto poveri o  nelle malfamate periferie delle grosse metropoli e tendono a sfruttare tutte,indistintamente, le condizioni di estrema povertà di queste persone disposte a sostenere turni di lavoro massacranti,senza assicurazione alcuna e in luoghi dove l'igiene è pressoché assente per un corrispettivo davvero misero. Mi pare però che questo sia un tratto comune a tutte le grosse aziende mondiali e sia un pò la facciata d'ipocrisia che connota le imprese del nostro tempo. Responsabilità dovrebbe essere anche e sopratutto volontà di eliminare queste situazioni cosi paradossali.

Concordo con i colleghi che sostengono la pertinenza del post, in quanto traduco l'impegno della Disney in termini di impegno sociale finalizzato o a risollevare situazioni concretamente e palesemente svantaggiate o, più propriamente in ambito lavorativo, ad incentivare la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. l'elencazione potrebbe continuare, ma mi limito a porre l'attenzione sul fatto che qui non disquisiamo su ciò che sia pertinente ai fini del Forum, bensì sulle buone e cattive azioni che migliorano e peggiorano il mondo in cui viviamo.

Le iniziative della Disney potrebbero in qualche modo apparire come azioni socialmente responsabili, tuttavia, leggendo i commenti qua sopra, è indubbio che si tratti di iniziative volte a migliorare la propria immagine per incrementare i propri guadagni, diversamente non è comprensibile la contraddizione posta in essere dall'impresa in questione. Sfruttare i dipendenti cinesi per poter "aiutare" i bambini malati, non è certo un atteggiamento socialmente responsabile, dato che gli stessi dipendenti cinesi non sarebbero in grado di curare i loro stessi figli malati grazie ai trattamenti che ricevono, o loro stessi finiranno per ammalarsi. E quindi no, non è un atteggiamento compatibile con la RSI.

Vero che dai dati emergenti dalla società di consulenza Reputation Institute, che ha affrontato il tema della RSI, a livello mondiale la Disney è ai primi posti e ammirevoli sono le iniziative esposte ma allo stesso tempo terribili sono le condizioni dei lavoratori.
Quindi concordo pienamente con quanto affermato dai colleghi, nonostante siano da apprezzare le varie iniziative non è da inserire (insieme ad altre) tra le aziende più ammirate per la responsabilità sociale, ma si tratta di strategia di marketing aziendale per distogliere l’attenzione dai vari scandali.

Buona sera, indubbiamente le azioni benefiche svolte dalla "Disney" sono da considerarsi davvero ammirevoli, in un periodo così critico della nostra storia dove la disoccupazione dilaga e il fabbisgono dei cittadini è sempre più elevato. Come visto nei commenti precedenti ritengo sia giusto puntualizzare sulla differenza tra merito e volontà: il merito di essere una società storica fin dalla prima parte del 900 e aver portato il mondo animato ai massimi livelli mondiali è fonte di grande soddisfazione per la Disney, ma d'altro canto la volontà di far del bene attraverso beneficienza, riviste e quant'altro è da valutare in modo differenziato e separato dalla qualità di società e impresa. La speranza è senza dubbio che la Disney e i suoi fondatori continuino le loro azioni benefiche senza sosta, per portare un sorriso nelle case e nelle vite di coloro che non godono di benefici di cui godono altri.

Quello della RSI non è certo un argomento nuovo delle moderne economie di mercato. Si sa, infatti,che l'impresa ha obblighi di natura morale, oltre che legale, nei confronti della società in cui è inserita ed opera e nei confronti dei propri clienti e dipendenti. Nel 2001 la Commissione Europea nel famoso Libro Verde evidenzia come "essere socialmente responsabili"significa non solo soddisfare a pieno gli obblighi giuridici ma anche andare al di là,investendo di più nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate.
La RSI negli ultimi anni è cresciuta anche sotto la spinta dei consumatori; si è assistito, infatti, ad un passaggio da "consumatore cliente"che non interagisce affatto con i soggetti d'offerta, al "consumatore cittadino"a cui non basta più il rapporto qualità/prezzo, ma vuole anche sapere come quel determinato bene è stato prodotto e se nel corso della sua produzione l'impresa ha violato, per esempio, i diritti fondamentali della persona che lavora oppure ha inquinato l'ambiente e così via. Negli ultimi anni si sono avuti esempi di imprese(Nike, Nestlé, Disney) messe sotto accusa dopo che alcune Associazioni di consumatori avevano denunciato lo scandalo del lavoro minorile mal pagato in India, Pakistan, Cina, con ripercussioni economiche sulle vendite. Disney è stata però una tra le diverse imprese che si è piazzata nei primi posti della classifica delle multinazionali più attente alla responsabilità sociale d'impresa. Il buon nome dell'impresa conta, spesso, più del prodotto quando si tratta di scegliere cosa acquistare. L'elenco, redatto dal Reputation Institute, è completato da Microsoft, Google, Rolex, Lego. Il risultato evidenzia quali sono le aziende internazionali meglio percepite in temi come comportamento etico, attenzione ai bisogni della comunità in cui sono inseriti, trasparenza, equità delle politiche salariali. Questo incide però relativamente sulla reputazione di una impresa,sappiamo infatti,come il passaparola negativo possa mettere in poco tempo in crisi l'impresa e distruggere l'immagine creatasi.
Recenti indagine mettono in evidenza come circa l 82% di consumatori europei si dichiarino propensi a favorire lo sviluppo di imprese impegnate, in qualche modo, nel sociale. E il 72% dei consumatori italiani intervistati ha dichiarato che sarebbero propensi a pagare un prezzo più elevato per i beni che acquistano se avessero certezza che le imprese in gioco si sottopongono alla certificazione sociale oppure si impegnano in iniziative socialmente rilevanti.
È ormai tramontata l'epoca del taylorismo e della catena di montaggio. Se si esclude il lavoro di routine, che può essere tranquillamente svolto dalle nuove macchine e delocalizzato in Paesi dove il costo della manodopera è basso (Cina), la gran parte del lavoro su cui le imprese italiane debbano concentrarsi è quello dove la ricerca, l'innovazione, la creatività sono dominati. Lavoro dove serve cervello piuttosto che muscoli.
L'impresa che pensasse di servirsi dei soli incentivi monetari per attrarre in personale è ormai votata al fallimento.
In conclusione possiamo dire, come già ribadito sopra, che rsi non significa semplicemente beneficenza, filantropia, mecenatismo ma molto di più. Ci fornisce strumenti per migliorare la nostra competitività.